DA
20 MILIARDI ALL' 1 A.C. |
1 D.C. AL 2000 ANNO x ANNO |
PERIODI
STORICI E TEMATICI |
PERSONAGGI E PAESI |
ANNO 751 d.C.
(Vedi
QUI i singoli periodi in
"RIASSUNTI DELLA STORIA D'ITALIA")
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I POPOLI DEL NORD
*** FRANCIA: PIPINO SPODESTA IL RE
*** ARABI: L'UBRIACATURA DELLA RICCHEZZA
I POPOLI DEL NORD - In Scandinavia dove c'e' ancora un territorio coperto di foreste e quindi pochissimo terreno di difficile coltura non vi è ancora penetrata la civiltà del continente. Vivono popolazioni che andranno a prendere il nome di NORMANNI (da North e man) o VICHINGHI ( da vik e ingo = dallo svedese baia e uomo, "uomo della costa".
Già in tempi molto antichi alcuni gruppi si erano insediati nella Penisola scandinava e nello Jutland ed erano già conosciuti dalle popolazioni vicine proprio con il nome Vichinghi, perché data l'asperità e la configurazione del loro terreno abitavano quasi tutti sulla costa, ben protetti dai numerosi fiordi che diventavano ottimi rifugi per i loro navigli e soprattutto erano degli ottimi sbarramenti per lo sfruttamento locale della pesca, evitando così di affrontare in tempi di burrasca il mare aperto.
Tuttavia, pur in queste difficili condizioni ambientali questo popolo conosceva fin dai tempi più remoti l'arte del navigare, e con la pratica e con l'ingegno ben presto erano giunti ad una tecnologia navale straordinaria. Più che nella grandezza le navi eccellevano per la prora alta e affilata, idonee a fendere anche le onde dell'oceano. Con navi di questo tipo i Normanni affrontarono per primi le immensità del vasto atlantico, in cerca di nuove avventure.
(di queste navi ne furono scoperte alcune nel secolo scorso, dissepolte in una tomba di un capo che, come era antica usanza, alla sua morte veniva sepolto con la nave sulla quale aveva compiuto le sue scorrerie. Esposta attualmente a Oslo, la nave e' lunga circa 24 metri, larga 5, alta 1, 80 cm.)
Nell'età di cui stiamo parlando -VI- VII sec., apparivano già chiaramente differenziati tre gruppi fondamentali dei popoli del nord: Danesi, Norvegesi, Svedesi. E proprio in questi anni si registrano delle migrazioni massicce forse dovute parallelamente ad un grande aumento demografico, ad un sovrappopolamento, alla povertà, alla instabilità politica, alle condizioni climatiche ambientali e forse ad altre cause che non conosciamo. Di certo è che si ha una prima forte migrazione lungo le coste meridionali del Baltico e risalendo il corso della Dvina i Vichinghi penetrano nelle regioni della Russia già abitate da stirpi finniche. Qualche storico aiutato dai nuovi metodi scientifici del DNA, ha ricostruito che queste popolazioni erano anticamente provenienti già da queste zone e che quindi questa migrazione all’interno del continente era una specie di ritorno a casa.
Lo abbiamo accennato che uno dei motivi (e questo è sempre quello che provoca delle fuoriuscite degli avversari ) potevano essere quelli politici, ed infatti da rari documenti storici pervenutici con le saghe, ci indicano in questo periodo, la presenza di una nuova dinastia di Re, che inizia con un capo tribù degli Yungligs, signori di Uppsala, che in contrasto con un'altra fazione, questa ha la peggio ed è costretta a un allontanamento dal territorio.
Sempre dalle saghe, apprendiamo che i capi di questo popolo avevano il costume radicato di distinguersi attraverso le imprese militari, considerato come mezzo più diretto per raggiungere il prestigio sociale. E forse queste furono le spinte decisive- insieme a quelle ricordate sopra- nel perfezionamento della tecnica navale che fornì gli strumenti nella loro espansione che registreremo nei prossimi anni. Fu, infatti, la nave la grande protagonista di tutta l'epopea vichinga: cantata nelle saghe come prodotto perfetto della perizia nautica e insieme emblema dell'avventura, dell'ardimento e del potere; la nave era amata in modo geloso ed esclusivo in quanto costituiva il principale mezzo di vita e simboleggiava la possibilità di affermazione. A tal punto, come abbiamo appena letto sopra, da farsi seppellire con la propria nave.
Quest'anno registriamo questa prima grande migrazione piuttosto estemporanea, ma altre numerose seguiranno, e diventano massicce e meglio organizzate, quando queste migrazioni non avranno più una motivazione di carattere esistenziale e sussistenziale, ma si trasformeranno in organizzati gruppi di guerrieri navigatori, e al tempo stesso di predoni, mercanti e anche colonizzatori, ed infine protagonisti della grande espansione scandinava fino all' XII secolo in mezza Europa. E fu un'ondata quella Normanna, inarrestabile.
Pur non possedendo la bussola i vichinghi percorrevano i mari e le rotte oceaniche, aiutandosi con un particolare strumento per il calcolo approssimativo della latitudine basandosi su una perfetta conoscenza dei venti e dei punti di riferimento. Abbiamo delle documentazioni dove le rotte erano espresse in giorni di navigazione in modo esatto, e questo ci fa pensare che erano abituati a percorrerle. Furono certamente i primi a sapere dell’esistenza dell’Islanda, i primi ad approdare in Groenlandia, e da questa testa di ponte, sbarcare poi in America nel 980. Di questo sbarco oggi abbiamo una documentazione sufficiente e importanti ritrovamenti archeologici in questo paese chiamato dai Vichinghi Vinland. Ma di questo parleremo a suo tempo.
Quello che è invece interessante è sapere che in questo periodo non esiste una lingua ben definita, inoltre il vichingo non conosce la scrittura. Nella lingua abbiamo un protonorvegese che è un dialetto pieno di miscugli, quindi assente un modello originario, infatti vi si trovano in prestito un lessico latino, tedesco, franco che diventerà poi in seguito ed esiste ancora il landsmall, lingua del posto, in contrapposizione a quella che nascerà dopo, più letteraria e di massa come il bokmal (lingua libresca) e il riksmal (lingua di Stato), o lingua Neonorvegese.
Nella scrittura le prime testimonianze sono quelle del runico, che è documentato da circa 500 iscrizioni che partono dall' 800 e terminano nel 1150, quando cioè inizia il cosiddetto antico norvegese che a sua volta termina nel 1370, quando, assimilata la cultura europea si verifica una profonda revisione e si aggiungono tutti gli adattamenti che le nuove politiche comportano nella loro cultura, lingua, e scrittura che in certi casi si discosta molto dalla stessa lingua parlata.
Del runico si è parlato molto. Le prime iscrizioni del periodo più antico sembra che vanno dal III al VIII secolo, e comprendevano 24 segni che non corrispondono a nessuno degli alfabeti conosciuti. Le ipotesi sono tante, Etrusco, Italico, Greco o un misto di questi con modificazioni e modelli locali che diedero origine non a una vera e propria scrittura ma a una funzione quasi esclusivamente epigrafica, che conteneva elementi legati anche al simbolismo magico. E questo è confermato da quanto abbiamo appena detto sopra, in circa 350 anni conosciamo non più di 500 iscrizioni, un po' poco per dire che esistesse una scrittura vera e propria, tanto più che tali segni sono riportati quasi unicamente su oggetti d'uso come lance, scudi, fibule, pettini e alle volte constano di pochi segni, per lo più uno solo. Così in certe pietre runiche funerarie; ad un disegno centrale si aggiunge intorno a questo dei segni runici, che alle volte sono gli stessi che si trovano nello scudo del guerriero sepolto. (una di queste epigrafi venne ritrovata in America; ma ne parleremo molto piu' avanti).
IN ITALIA il re longobardo ASTOLFO (sostenuto dalla fazione longobarda più ostile nei confronti di Romani e Bizantini) appena eletto al posto di Rachi che ha abdicato e si e' fatto monaco, stabilisce di non riconoscere le donazioni fatte dal suo predecessore al papa.
Prepara una nuova milizia e con un editto istituisce delle categorie di soldati in base alla loro ricchezza, in modo che chi possiede beni in una certa quantità deve a sue spese approvvigionarsi e dotarsi di particolari strumenti di guerra. E' una soluzione che permette al re di avere a disposizione uomini attrezzati, oltre che motivati, visto che a rischio oltre che la sua vita mette in gioco anche il materiale e le armi.
Con questa nuova milizia, Astolfo marcia contro Ravenna, assale la capitale, mette in fuga l'esarca EUTICHIO, si impossessa della città, quindi di Comacchio, Ferrara e l'Istria. Poi scrive a Roma a papa Zaccaria comunicandogli il non riconoscimento del territorio donatogli dal predecessore.IN FRANCIA - PIPINO SPODESTA IL RE – In questo anno 751, Pipino si sente più forte, e trova subito un pretesto (di questi se uno li cerca sempre li trova ) in una fazione che gli rimprovera di fare solo gli interessi di un re che è invece solo un uomo di paglia. Pipino prende l'occasione per dare a quella fazione la soddisfazione che lui personalmente va cercando da qualche tempo: detronizza il povero reuccio CHILDERICO III, lo fa tosare ben bene e lo spedisce in un convento.
Dietro il catenaccio della porta di quel monastero-prigione, termina la dinastia merovingia.
Fatto questo (ma Bonifacio non è lontano, ed è lui un po' l' ispiratore, anche se a certe condizioni) Pipino invia il Vescovo BURCARDO (vescovo di Wurzburg) e il prete FULCARDO (due creature di Bonifacio di Sant Denis) a Roma per chiedere al papa la sua approvazione.
Cosa che papa Zaccaria fa, ma si ripromette a suo tempo di far pagare a Pipino questa cambiale in bianco; per il momento dà la sua approvazione incondizionata, ma il Papa ha altri progetti, e questa approvazione, è solo il primo passo, che non si esclude portato avanti dal solito Bonifacio che è in contatto con il Pipino e Carlomanno, quindi come abbiamo già accennato è lui l'ispiratore di questo grande progetto politico elaborato da varie generazioni di papi. E lo stesso Bonifacio dopo aver unto il Sacro re, riceve nello stesso novembre sia dal Papa che dallo stesso Re la concessione di metropolitano su tutta la Germania e la Francia; e vediamo pure elevare sia Sant Denis sia il monastero di Fulda a capitali della cristianità monastica, esenti da ogni pagamento di tributi e la libertà a ricevere donazioni dai fedeli, che come vedremo in pochi anni ammonteranno al considerevole numero di 15.000 donazioni formati da terreni e immobili.
ARABI E CINESI si scontrano a Talas nelle vicinanze del lago Balhas. I primi si sono alleati ai Turchi per ottenere un risultato comune; cioè contrastare l'avanzata dei Cinesi dell' impero T-ANG in Occidente, e se possibile entrare nel loro territorio e razziare le loro belle città piene di tesori, così come stanno facendo gli Arabi in Spagna e in Francia e fra poco pure in Italia.
Sconfitti i cinesi - non in grado di mettersi contro gli Arabi e i Turchi- questi in comune ora dominano fino ai valichi del Pamir e oltre l' Indo fino ai confini orientali della regione del Sind Cinese. Con queste conquiste gli Arabi mettono uno grossa ipoteca sulla via della Seta, che in breve tempo è chiusa dai cinesi nel versante orientale e dai turchi nel versante occidentale. Questi ultimi infatti avevano partecipato con gli Arabi, ma avevano mirato al controllo della Via, lasciando i loro alleati a dipendere da loro.
Ma le risorse arabe non conoscono limiti e quindi dalle coste dello Jemen e dello Oman nella Penisola Araba si sviluppa una attività navale considerevole verso l' India e quindi verso i porti della Cina come Canton. Che in breve diventa il piu' grande emporio del mondo orientale con scambi commerciali -ora che gli arabi dominano tutto il Mediterraneo- di entità enorme per le casse dei mercanti Arabi, che in breve diventano gli unici a commerciare le merci asiatiche in Europa, dove esiste una capacità potenziale di assorbimento incalcolabili.
Fiumi di denaro scorrono nelle tasche degli armatori, fiume di denaro nei porti dove i mercanti stoccano le merci, montagne di monete d'oro cambiano di mano per ottenere concessioni di distribuzioni nei mercati, nei trasporti via terra, l’esclusività di alcuni merci, l'acquisto di negozi e grandi centri distributivi. Negli uffici degli import-export gli impiegati non bastano mai, di ragionieri c'è penuria, e abili o almeno capaci nella finanza nelle banche pure.
Inoltre anche l'indotto decolla, e in parallelo vi è bisogno di migliori infrastrutture; ma mancano geometri per le nuove case, architetti per le grandi dimore dei ricchi, mancano ingegneri per i nuovi porti, per i nuovi ponti, per le grandi opere civili, private, industriali. Le offerte di lavoro sono altissime, le domande invece calano sempre di più, provocando tutto questo fiume di denaro circolante un’inflazione galoppante. Si ricorre all'amministrazione per emanare leggi severe nell'istruzione che è carente in questo anarchico sviluppo; diventa obbligatorio saper leggere e scrivere, perché manca una categoria all'altezza del veloce sviluppo economico; si offrono così incentivi statali per gli studi superiore e si fanno arrivare professori da ogni parte del mondo.
L'industria e l'artigianato non riescono a soddisfare i consumi, la domanda di beni è altissima, sembra un paese incline al benessere più sfrenato, soprattutto all'ostentazione di chi in poco tempo si è inserito in modo opportunistico nella classe imprenditoriale che oltre che produrre ricchezza crea il potere politico-economico. E spesso queste trasformazioni avvengono in poche settimane. Infatti, basta un po' d’intraprendenza, un accordo commerciale di qualsiasi tipo, e subito si è fiondati nelle alte sfere dell'economia del paese, nei templi della finanza pubblica e privata, e quindi anche nei palazzi della politica che a sua volta riceve ed elargisce disinvoltamente privilegi e denari.
L'ubriacatura della ricchezza è contagiosa, denari e consumismo arriva pure nei piccoli paesi, e anche con la buona volontà nelle amministrazioni locali si ha poco tempo per regolamentare ogni cosa. L'anarchia diventa diffusa, l'egoismo per fare oppure per difendere ciò che si è fatto, fa ignorare ogni altro tipo d’interventi nelle infrastrutture e nel settore sociale, culturale, istruzione. Se si fa qualcosa, si fa senza varare un serio programma di sviluppo a lunga scadenza, e altrettanto nel sociale; non tutti sono stati baciati dalla fortuna, ma girando tanti soldi, si risolvono questi problemi molto in fretta, ricorrendo all'assistenzialismo.
E, visto che abbiamo parlato sopra di Canton e Cina, in questo periodo ciò che sta accadendo nel mondo arabo, si sta verificando nell’impero della dinastia T-ANG. Dopo il favoloso periodo del gran benessere, la flemma che la ricchezza ha fatto nascere, questa sta provocando disinteresse e distacco in quasi in tutti gli altri settori vitali del paese. Dopo aver toccato nei precedenti anni l'apice economico, politico e culturale, l’indifferenza e l’indolenza di certe categorie, tronfi dei loro successi, ha fatto imboccare la strada in discesa della decadenza.
In questa critica situazione, ci penseranno fra breve i turchi-mongoli, a dare alla dinastia il colpo di grazia e a far precipitare il paese in un nuovo medioevo.
Il 751 è la grande svolta negativa per la potenza cinese. Sconfitta a Talas, essa deve subire: una disfatta per opera delle tribù della Manciuria nel nord; una ripresa degli attacchi ad ovest del Tibet degli Uighuri di Po-Hai; ed infine gli attacchi di Silla in Corea. Il paese con i T-Ang ha vissuto una sua epoca d'oro; con il benessere diffuso ma che è privilegio solo di un certo ceto, le nuove generazioni hanno dimenticato come si combatte, e soprattutto non hanno la minima idea di come difendere quel benessere conquistato dai loro padri. L'individualismo sfrenato trasformando ogni singolo in un egoista ha fatto precipitare nell'anarchia il Paese.Come gli arabi, i nuovi borghesi hanno dato vita ad un nuova casta, baciata dalla fortuna e dalla ricchezza, ma si sono interessati solo più a questa, ed ognuno alla propria: Hanno così permesso –spesso con la corruzione dei politici e dei funzionari dell’Impero- la nascita del permissivismo più selvaggio, hanno messo in crisi non solo il sistema sociale ma anche quello economico; cosicché il menefreghismo impera su ogni cosa che riguarda l'unità del Paese, e le discordie fra città e città hanno provocato solo disunione e di conseguenza non più in grado il Paese di affrontare certi problemi che d'ora in avanti l’impero sarà chiamato a risolvere.