DA
20 MILIARDI ALL' 1 A.C. |
1 D.C. AL 2000 ANNO x ANNO |
PERIODI
STORICI E TEMATICi |
PERSONAGGI E PAESI |
ANNO 607 d.C.
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QUI riassunto del periodo ( longobardo ) dal 591 al 652 ) >
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EDITTO DI FOCA
*** ITALIA - MUTAMENTI EPOCALI
NASCONO TRE ITALIE
*** ITALIA - Nella Chiesa sembra proprio finita l'epoca d'oro di Gregorio Magno. Alla sua morte nel 604 era salito sul soglio Sabiniano, che per� � durato poco; il 22 febbraio dello scorso anno era gi� morto.
La sede papale rimase vacante per un anno intero. Il 19 febbraio di quest'anno viene eletto il romano BONIFACIO III, che dura ancora meno, nove mesi; alla fine dell'anno, il 12 novembre muore. Fino al prossimo 25 agosto, la sede rimase di nuovo vacante. Salir� poi sul soglio BONIFACIO IV nativo di Valeria de' Marsi.
Quindi oltre 4 anni una Italia senza pi� quella straordinaria guida e quell'autorit� che aveva in pochi anni cambiato e stava cambiando tutta la scienza di governo europeo non solo religioso ma anche politico:
Gregorio aveva convertito l'Inghilterra, convertito la Spagna, convertito molti duchi Longobardi, rafforzato con i potenti sovrani il cristianesimo in Francia; e stava per compiere il suo ultimo capolavoro con Bisanzio.
Una mancanza quella di Gregorio che si far� sentire. Anche se quel suo "seminare" diede qualche piccola piantina dopo la sua scomparsa, che divent� una pianta rigogliosa solo pi� tardi.
EDITTO DI FOCA -
L'imperatore di Costantinopoli quest'anno con un editto indirizzato al Papa (Bonifacio III, successore di Gregorio, ma che camper� pochi mesi) afferma che la Chiesa apostolica cattolica di San Pietro � riconosciuta capo di tutte le Chiese.
E' molto singolare questa dichiarazione; l'imperatore MAURIZIO che era nobile come dinastia e nobile come cristiano, aveva sempre negato a Gregorio Magno questo riconoscimento; mentre questo semibarbaro di origine oscure che con una rivolta sanguinaria ha usurpato il trono di Costantinopoli e che sta attuando un regime terroristico, nonostante fosse morto Gregorio, d� al suo successore ci� che ambiva proprio papa Gregorio.
Come possa essere questo accaduto � un mistero, Gregorio doveva aver fatto un altro miracolo. Un miracolo che BONIFACIO III forse non ebbe nemmeno la percezione di quanto grande era; o nemmeno tent� di cambiare qualcosa, trovandosi per caso sul soglio e per pochi mesi.
Inoltre la situazione era quella che era, e se adesso il Papato nella grande sua giurisdizione (che comprendeva quasi tutta l'Italia centrale) poteva imporre questo primato, nelle altre zone la situazione era ben diversa. A nord i longobardi in parte ariani e in parte convertiti; al sud il renitente ad ogni potere -regio longobardo, papale e bizantino, Duca di Benevento; in mezzo il Papato dove c'era bisogno di un altro Gregorio. Purtroppo come lui ne nascono uno ogni cinque secoli; dovremo infatti aspettare un suo omonimo Gregorio VII, dopo l'anno 1000.
Facciamoci caso, per quanto le vicende d'ora in avanti faranno assumere a tutto il territorio indirizzi politici diversi, e si succederanno altri governanti di estrazioni diverse, i confini accennati sopra non subiranno pi� grandi mutamenti.
Sono confini che si restringeranno o si allargheranno ma che conserveranno fino ai nostri giorni una distinzione culturale, politica, economica, mentale e religiosa.
Molte di queste caratteristiche rimarranno per sempre; l'influenza caratteriali dei governanti cos� diversi in queste tre zone territoriali tracciano i definitivi confini fin da questo momento; la "romanit�" che abbiamo conosciuta in quasi tutte le province romane (le 10 regioni) non ha pi� una continuit�.
Nascono perfino nei tre territori tre diverse concezioni della vita. Quella che caratterizza fortemente il Sud e il Centro � una trasformazione ambientale epocale: una ormai scomparsa societ� militare, si traforma in una societ� agricola-pastorale; che entra nelle spire feudali e ne rimarr� in secoli e secoli stritolata; le sole fonti di una pi� alta visione della realt� e della vita saranno nel Meridione solo la chiesa e una vita religiosa che � una combinazione di riti bizantini, riti magici, riti pagani, non tutti sostituiti da quelli cristiani ma spesso fusi insieme.
Una visione esistenziale su un territorio dove l'antico nome Italia, paese inteso come "Italia Romana", anche se sopravvive in certe sacche, diventa in breve tempo privo di ogni sentimento, coscienza di stato, unit� culturale e politica; e questo avviene non solo nei piccoli paesi all'interno inaccessibili, ma anche negli ambienti intellettuali delle grandi citt� una volta cosmopolite. Una rottura epocale con il resto del territorio, dovuta a una pi� accentuata sottomissione, non essendoci poteri forti, e in alcune zone uno solo che domina incontrastato.
Nel Nord invece seguita a esserci fra i duchi pi� insofferenza, quindi pi� numerosi contrasti e conflitti;
ma anche nelle popolazioni proprio per queste continue ostilit� c'� meno sottomissione.
Se i contrasti fra duchi porteranno a guerre fratricide, creano per� anche uno spirito di gruppo, in tanti gruppi locali, e sono forze alternative, che spesso nella nella buona o nella cattiva sorte, hanno sempre la capacit� di ribellarsi, sono quasi sempre all'attacco, sempre coscienti di una realt� che � possibile modificare dalla mattina alla sera.
Nel Nord i tanti duchi, con le liti, le congiure, gli scontri, le guerre, provocano continui avvicendamenti nei territori; e se i duchi non sono mai soddisfatti, spesso sono anche i locali che con ribellioni cambiano i potenti, spesso cacciandoli, sperando in un altro migliore.
Nel Sud, a Benevento abbiamo visto invece con quanta determinazione il duca pu� dominare da solo su un territorio in continua dilatazione, poco ostacolato dai bizantini ma anche dagli altri duchi longobardi che raramente si sono spinti a sud. Il grande ducato Benevento fu insidiato solo a tratti dai tentativi militari di Liutprando o da quelli matrimoniali di Desiderio.
Sta prendendo forma quel ducato di Benevento che dalla Calabria arriva fino a Tagliacozzo (AQ), in pratica tutto il meridione, meno qualche porto bizantino.
E mentre il Nord si impegnava in una politica di unificazione e centralizzazione - e che non riusc� proprio per questo a realizzare una unit�- nel sud seguendo una linea autonomistica -il duca ribelle di turno e i suoi successori- riuscirono a ottenere un'effettiva indipendenza dal potere regio, creandosi un proprio regno.
Nel Nord nasce un tentativo di unione che non � per� una unit� politica, ma � e seguiter� ad essere forse proprio per la mentalit� barbara longobarda, un raggruppamento solo di guerrieri, mai soddisfatti, continuamente in movimento. Si alterneranno poteri, si conquisteranno e si perderanno territori e si distruggeranno citt� e paesi che poi si devono per� subito ricostruire se gli invasori vogliono insediarsi; Parma, Pavia, Padova, Brescia, Verona, Milano, Mantova verranno distrutte e ricostruite pi� volte sulle stesse fondamenta, tutte Arabe Fenice che risorgono ogni volta dalle ceneri. Ma intanto si forgiavano anche le genti locali.
Verranno poi le lotte comunali, le leghe, le signorie, che anch'esse si scioglieranno e si ricostruiranno, con le alleanze pi� disparate, ma sempre con lo stesso obiettivo: attaccare, difendersi, morire e rinascere, per diventare o ridiventare potenti.
Non dimentichiamo che i longobardi che sono entrati, ancora ai tempi di Alboino, sparsi come sono sull'intera penisola, sono diventati nei territori una minoranza. Non pi� di 100/200 mila, su una popolazione che dovrebbe essere di circa 5/6 milioni.
In mezzo, il potere sempre pi� temporale della Chiesa, che dal Lazio arriva all'altra sponda, sull'Adriatico; creando cos� il cuscinetto, la separazione del nord con il sud che ha alle spalle solo il mare e al di l� di questo, imperi, regni, esarcati in piena disgregazione politica ed economica, il cui aiuto (spesso sono spoliazioni) � una disgrazia ancora maggiore.
Al Nord invece nei tre confini ovest-nord-est ci sono le porte dove entrano eserciti pi� compatti, sovrani pi� potenti, carismatici, stirpi che si fondono si assimilano, si integrano; colture e tradizioni diverse, dinamismi guerrieri, dominazioni individualistiche, ma anche propulsori di tante dinamiche attivit�, economiche e anche culturali.
Il clero al nord diventa pi� che mai una autorit� rivale di altri poteri e di altre autorit�; quindi sempre meno influente. Al concilio romano del 743, ne verr� messa in evidenza la profonda trascuraggine, l'ignoranza e il servilismo. Claudio vescovo di Torino nel 827 si lamenta che il clero � disperso, e che � sempre pi� dipendente dai potentes locali. Il vescovo Raterio a Verona, ancora verso la met� del X secolo, denunciava la presenza tra il clero di preti che conoscevano appena il salterio di vecchia data e che erano incapaci di tenere una predica al popolo (e lui stesso da Verona fu cacciato tre volte per conflitti col conte e con la citt� medesima). O Attone a Vercelli che si lamentava che nella sua diocesi i riti erano ancora agrari, collegati non alle feste religiose prescritte dal canone, ma a festivit� e mitologie pagane, magiche, superstiziose. Un cristianesimo povero insomma, con scarsa spinta pastorale.
Solo alla fine del secolo X la situazione comincer� a mutare, ad opera di monaci (e che monaci!) che sono oltre che religiosi, uomini di grande cultura (si pensi a Cluny) con una pi� viva attenzione verso le manifestazioni dei ceti popolari; un'azione che corrisponde a una rinnovata spinta pastorale verso un popolo che ha bisogno di alleati preziosi, per iniziare quelle lotte che alla met� del secolo cominciano a lacerare l'unit� della classe dirigente laica ed ecclesiastica. E che permetter� una lenta ripresa della vita economica e civile, capace di far maturare in breve tempo le popolazioni.
Dopo Gregorio Magno, di cui si siamo occupati fino ad ora, dovremo aspettare un altro Gregorio: GREGORIO VII. Un altro gigante! (vedi in tematica la "Crisi feudale" , l'"Anno 1000" e seguenti;)