DA
20 MILIARDI ALL' 1 A.C. |
1 D.C. AL 2000 ANNO x ANNO |
PERIODI
STORICI E TEMATICi |
PERSONAGGI E PAESI |
ANNO 594
d.C.
(
QUI riassunto del periodo ( longobardo ) dal 591 al 652 ) >
*** IL RE DEI
LONGOBARDI E PAPA GREGORIO MAGNO
***L'ASSEDIO DI ROMA - LA "SCENA" A SAN PIETRO
*** ITALIA - La notizia del successo diplomatico ottenuto da papa Gregorio con il duca di Spoleto Ariulfo, era arrivata a Ravenna; qui troviamo sempre l' esarca bizantino ROMANO rinchiuso nella sua fortezza, impotente ad agire anche perch� forse poco coraggioso di affrontare quei pochi disgraziati di longobardi che l'assediavano. Disgraziati perch� stavano peggio degli assediati, sparpagliati com'erano nelle infide paludi che circondavano la citt�.
Avuto la gradita notizia della resa del duca di Spoleto a Roma, incoraggiato dai suoi generali che ritenevano giunta la loro ora di attaccare, Romano prende l'iniziativa di sferrare un attacco all'esterno di Ravenna, intenzionato poi a proseguire per ripulire la strada di longobardi dalla citt� adriatica fino a Roma. Una decisione che appena diventata operativa mise in allarme il re dei longobardi AGILULFO; questa ripresa delle operazioni da parte dell'impero bizantino che credeva gi� moribondo, o almeno fragile, lo mise nuovamente sul piede di guerra. Pass� all'azione.
Dirigendosi a sud, con il grosso delle sue truppe riconquista Perugia, cattura e mette a morte MAURIZIO, che appena aveva visto arrivare i bizantini di Ravenna si era schierato con loro affiancandoli per marciare anche lui su Roma.
Morto lui, a circondare Roma e a metterla sotto assedio sono ora gli uomini dello stesso Agilulfo.
GREGORIO MAGNO assediato, con rassegnazione leggeva e illustrava ai romani con un linguaggio popolare le profezie di Ezechiele. "A punire il male, a cacciare gli stranieri, a salvare Roma, ci avrebbe pensato la Provvidenza" cos� stava scritto nella Bibbia. Era insomma fiducioso e cercava di trasmettere questa fiducia.
Poi forse cap�; esaminando la situazione che stava diventando sempre di pi� critica, con prospettive tragiche, come la devastazioni delle campagne e la distruzioni delle citt� vicine, e si persuase che bisognava affrontare la realt� in un altro modo; non solo con i sermoni sulla morale o sulla fatalistica predestinazione, ma qui ormai ci voleva azione.
Chiuse i suoi libri, li ripose in biblioteca e si prepar� a difendere la citt� non solo con le armi spirituali ma se fosse stato necessario anche con quelle vere.
Era del resto rimasto sconvolto quando i longobardi dopo averli catturati, rimandarono indietro a Roma migliaia di prigionieri, in fila con la cavezza al collo, legati uno all' altro con delle catene e con entrambe le mani amputate. Una barbaria pi� indegna delle pi� infami iene. Come si poteva rimanere passivi davanti a questa disumanit�.
Gregorio fu convinto che era la fine di Roma, dell'impero, la fine del mondo.
Ma adott� e tent� ancora una volta con l'arte diplomatica; mand� incontro al re Longobardo una delegazione che lo invitava a Roma per avere un colloquio con il Papa.
AGILULFO accett� e, giunto a Roma, gli and� incontro sulla gradinata di San Pietro. GREGORIO sull'ultimo gradino lo stava aspettando contornato da quegli uomini senza mani che si adopravano con i moncherini a tenergli i libri delle preghiere, le stole, e ogni servizio del cerimoniale; quando inizi� a parlare, la saggezza del prelato, in suo dimesso abbigliamento con addosso uno straccio di grezzo saio, la sua dialettica acuta e graffiante, sconcertarono il re Longobardo, come prima di lui, Ariulfo il duca di Spoleto.
Agilulfo aveva davanti a s� il potente capo della chiesa cattolica, che parlandogli con grande umilt� ma con un portamento degno di un imperatore cercava accoratamente di dissuaderlo di risparmiare la citt� e il suo "gregge". Parl� come un uomo orgoglioso, regale come atteggiamento, ma mite. Perfino affabile.
Gli chiese con tanta bonariet� come stavano i suoi figli, notizie di sua moglie TEODOLINDA, gli promise che avrebbe inviato anche a lei la sua benedizione, che nelle sue preghiere l'avrebbe ricordata sempre; era anche lei una creatura di Dio, e lui come pastore era a sua disposizione come con tutti i suoi sudditi che desideravano conoscere l'infinita bont� del Cristo e del suo messaggio a tutti gli uomini di buona volont�.
Poi cambi� atteggiamento e scena, Gregorio in ginocchio, ma non pi� davanti a lui, si rivolse al cielo con impeto come un condottiero a cavallo che guida una battaglia; gridava e chiamava sulla terra con un comando perentorio tutte le divinit� a dargli forza, coraggio e determinazione.
Poi si raccolse sui gradini e in silenzio ignorando completamente Agilulfo, Gregorio inizi� le sue preghiere in silenzio, imbarazzandolo con i suoi gesti di monaco pio, con la risolutezza del suo sguardo tagliente che ogni tanto vagava attorno, poi quando incrociava quello di Agilulfo lo trafiggeva come una spada.
AGILULFO come prima Ariulfo, si sent� anche lui un verme; imbarazzato, impacciato, infilzato da altri mille occhi di quegli uomini senza mani, senza profferir altro, si accomiat� e come un perdente; tolse il disturbo, mont� a cavallo, fece togliere ai suoi uomini l'assedio di Roma, se ne ritorn� a Milano sconvolto.
A Milano non solo le lettere di papa Gregorio erano gi� conosciute, ma con le ultime notizie della resa prima del duca poi la resa del re, la sua fama si stava gi� diffondendo con quell'alone di mistero, di santit�, di infallibilit�; imperatore di un Dio che non ammetteva ingiustizie, e che gli permetteva a mani nude e senza soldati di lottare e vincere.
GREGORIO MAGNO, tenne fede subito alle promesse fatte sui gradini di San Pietro, inizi� a scrivere a TEODOLINDA (che non dimentichiamo era figlia del duca bavarese franco GARIBOLDO, quindi non ariana come il marito, ma cristiana).
Il Papa inizi� una fitta corrispondenza con questa donna; lettere che faceva recapitare di persona dal Vescovo Costanzo, raccomandandogli per filo e per segno come doveva comportarsi; come agire per negoziare una pace tra l'impero e i longobardi e come predicare la religione cattolica.
La mediazione doveva avvenire senza ritorsioni, usando solo la carit� cristiana e la tolleranza religiosa, "usando l'umilt� -scriveva- si ottiene di pi� che con la spada".
La sua saggezza cominci� a scuotere le certezze del barbaro; e la moglie Teodolinda -ancora una volta una donna, come in Francia e in Spagna - far� il resto. Tuttavia non riuscir� a convertire il marito fino alla morte, anche se la leggenda vuole che sul punto di spirare Agilulfo volle essere battezzato. Ma siamo nella leggenda.
*** FRANCIA - Childeberto II, Re di Austrasia, invade la Britannia, ma � costretto a ritirarsi