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20 MILIARDI ALL' 1 A.C. |
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1 D.C. AL 2000 ANNO x ANNO |
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ANNO 538 d.C.
( QUI
riassunto dell'intero periodo ( guerra gotico-bizantina) dal 536 al 540 ) >
* L'ASSEDIO DI ROMA
Quando inizia l'anno 538, Roma � quasi in ginocchio. Sono gia trascorsi 9 mesi dal giorno che Vitige ha iniziato l'assedio della citt�. E' trascorsa una intera primavera, una afosa estate che ha seminato morte, e si � andati incontro a un autunno con un pensiero fisso, come sarebbe passato l'inverno quando a Roma non c'era pi� nulla da bruciare non solo per scaldarsi ma nemmeno per fare il fuoco nelle cucine delle case.
A Roma si ripetono le scene che gi� abbiamo conosciute quando ALARICO costrinse alla fame tutta Roma con il suo assedio. Ma quello in confronto a questo era poca cosa, perch� questa volta VITIGE e i suoi 150.000 uomini accampati nell'intero perimetro delle mura non permettono che entri in citt� neppure un sorcio di fogna, perch� le stesse fogne in citt� sono asciutte, non entra e non esce acqua. I bellissimi acquedotti che portavano le acque anche in cima ai sette colli sono asciutti: unica risorsa per quelli che abitano sulle rive � il Tevere, gli altri a sobbarcarsi continui viaggi con brocche e anfore piene di acqua sporca, limacciosa, infetta che provocava pi� morti della stessa fame.
In questi anni Roma contava pressappoco tanti abitanti quanti erano gli assedianti.
L'assedio dopo 364 giorni, un anno intero, senza acqua, senza rifornimenti, senza alimenti, Roma l'aveva resa spettrale, le figure umane erano spettri non esseri umani. Era una citt� che stava non declinando ma morendo.Le stesse immondezze erano accatastate a montagne, chi le aveva buttate nel fiume avendolo i goti ostruito a valle, la montagna di sporcizia si ingolfava, si accatastava, rifluiva nelle rive formando a sua volta altre dighe. Mentre a monte lo stesso fiume era stato sbarrato da carogne morte di animali di ogni genere, e le malattie che provocavano fecero presto a diffondersi.
Cani, gatti non ve n'era pi� traccia a Roma e questo fece moltiplicare i topi che per� non erano un male male, visto che finivano anch'essi in padella.
In questa disperazione come sia riuscito Belisario a non esaurire le sue energie e la sua fiducia a resistere � un mistero. Pi� che energia fisica ci riferiamo a quella della condizioni psicologica. Era stato totalmente abbandonato. Come se lui, i suoi uomini e tutta Roma non contassero nulla. Non poteva comunicare con l'esterno, ma tutti sapevano che Belisario e i suoi uomini erano assediati. Ma nessuno a Costantinopoli si mosse in soccorso.
Il colera si era gi� diffuso nell'estate scorsa, ma con l'autunno non accenn� a diminuire, continu� a fare vittime. I cadaveri degli infetti non venivano nemmeno pi� seppelliti, ma venivano buttati oltre le mura dove sostavano gli assedianti con i loro accampamenti, con l'intenzione di infettare pure loro. Anche se non ce n'era bisogno; infatti le malattie di ogni genere avevano colpito anche gli assedianti. I goti non muovendosi, vivendo sempre nello stesso luogo gomito a gomito, pure loro immersi nella sporcizia, non tardarono ad essere decimati da pestilenze, dissenteria e altro. Questa e altre ragioni fecero in modo che un bel mattino di marzo, dopo 364 giorni di assedio, i romani si affacciarono dalle mura e videro gli accampamenti deserti. I goti avevano abbandonato il campo.
Anche loro avevano esaurito le energie quando ripetutamente pi� volte avevano provato a sfondare in qualche punto le mura. La pronta risposta del disperato Belisario li aveva ricacciati sempre indietro.
A far decidere Vitige a togliere l'assedio non erano state solo le malattie. I goti troppo impegnati a Roma a fare questo ostinato assedio, avevano trascurato il nord Italia, e qui l'arcivescovo di Milano ne aveva approfittato per far convergere sulla Liguria e poi su Milano alcune truppe greche, togliendo cos� a goti questo territorio. Ma anche nel Piceno erano sbarcate altre truppe.
GIUSTINIANO con le brutte notizie provenienti dall'Italia da oltre 10 mesi, finalmente invi� un esercito di rinforzo con a capo il generale NARSETE che sbarc� nel Piceno. Ma invece di portare aiuto a Belisario a Roma che finalmente si era liberato dall'assedio dei goti e avrebbe voluto con dei rinforzi inseguirli, Narsete si mise a operare per proprio conto. Procopio insinua che era sbarcato in Italia solo per spiare Belisario, forse istruito da Giustiniano o da Teodora che del generale, malgrado i servigi resi fin dal giorno della rivolta di Nika, non si fidava tanto. Mentre Giustiniano - sempre secondo lo storico Procopio - i motivi erano solo personali, invidiava la tempra e la fama del bravo generale.Nonostante questo mancanza di coordinamento, ma anche attriti fra i due comandanti dell'esercito bizantino presente sulla penisola, Belisario a Roma si era gi� nuovamente riorganizzato, e cogliendo l'occasione della crisi dentro le truppe gotiche piuttosto malconce, aveva iniziato a inseguirli fino a Bologna poi a Rimini. Ma Anche Narsete risalendo la costa adriatica dal Piceno dove era sbarcato , pure lui si trov� a Rimini. I due generali si ritrovarono faccia a faccia senza aver concluso nulla.
Questa dispersione di forze, con forse poi a Rimini anche qualche litigio fra i due generali, resero facile la fuga ma anche il ricompattamento dei goti che indietreggiando si portarono su Milano riconquistandola. Nel frattempo non disturbati a ovest, i Franchi con in testa Teodoberto, sfruttando queste due occasioni varcarono i confini e si misero a razziare tutta la valle Padana.
Vitige con ormai un indebolito esercito non trov� di meglio che rinchiudersi dentro la supeprotetta (dal mare e dalla infida laguna che la circondava) nella fortezza di Ravenna.
Da questa citt� Vitige manda segnali di pacificazione a Giustiniano.
Vitige spera su due cose; che gruppi di longobardi scendano dai passi del Veneto per aiutarlo; spera che le notizie che giungono da Costantinopoli circa una nuova guerra dei Persiani siano vere, cos� i bizantini sarebbero stati costretti ad abbandonare l'Italia; e spera nel negoziato con Giustiniano.
Cosa accade in questo periodo fosco, lo sappiamo solo da Procopio, che ovviamente essendo di parte, ci racconta solo i fatti negativi che hanno poi danneggiato il felice proseguimento dell'azione in profondit� che Belisario voleva portare a compimento con una totale vittoria.
"Nel 'De bello Gothico' Procopio ci informa di un fallimentare tentativo del re Ostrogoto Vitige di stringere un'alleanza militare con il re Longobardo Vacone contro Giustiniano: Vacone risponde di essere vincolato da una precedente alleanza stipulata proprio con i Bizantini".
Indubbiamente a Costantinopoli ci devono essere stati non solo motivi strategici, ma solo motivi personali se questo poi non accadde.
Ma le conseguenze le pag� poi solo l'Italia con altri quindici anni di distruzioni. E a credere a Procopio, in questo stesso periodo in Italia si contarono oltre cinque milioni di vittime, fra assedi, massacri, epidemie e carestie, provocate da barbari di ogni contrada ma anche dai bizantini. Questi ultimi lontani dalla patria, con Giustiniano che lesinava fondi e aiuti, con la scusa che volevano "liberare" la penisola dagli ostrogoti, razziarono citt�, paesi e campagne. Le citt� pi� popolose si svuotarono, le migliori coltivazioni vicine alle grande citt� furono abbandonate e lasciate alle sterpaglie; strade, ponti, fiumi e porti senza la manutenzione degradarono fino a scomparire del tutto.
Esazioni, avidit�, saccheggi, violenze dei bizantini, fecero rimpiangere agli italiani la dominazione barbarica.
Anzi come vedremo pi� avanti i barbari di Totila si comportarono meglio.
Purtroppo la follia si impadron� di tutti, e tutti si misero a fare i folli, quelli che si credevano saggi e che volevano portare e insegnare la civilt� ai barbari (seminando per� la distruzione), e quelli che scesi come barbari diventarono saggi ma che capirono subito che era superfluo esserlo e si misero a imitare i folli (seminando anche loro distruzione).Mentre Vitige attende la risposta.....