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ANNO 361 d.C.
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riassunto del PERIODO
di GIULIANO dal 337 al 363 d.C.
L'ANNO 361
*** IL RIFIUTO DI GIULIANO
*** MORTE DELL'IMPERATORE COSTANZO II
*** GIULIANO UNICO IMPERATORE
- Anche se la citt� di Amida era stata distrutta ed era ormai persa, e SAPORE II, il re persiano con la sua immane tragedia era rientrato alla sua base, e quindi non c'erano immediati pericoli, COSTANZO II, quando arrivarono le prime informazioni, si convinse che gli era andata bene.
Una vittoria dovuta alla fortuna, che aveva il nome "alluvione". Ma non bisognava abbassare la guardia. Se Sapore si fosse nuovamente riorganizzato, un disastro simile ad Amida, l'avrebbe subito pure Costantinopoli.
GIULIANO si rese conto che non aveva truppe per difendere la citt�, e acceler� i preparativi. Del resto, prima ancora della fortunata conclusione ad Amida, fin dallo scorso anno, aveva gi� inviato corrieri in tutta Europa con la richiesta ai locali comandanti, pena gravi conseguenze, di prelevare da ogni reparto 300 uomini. Dalla Pannonia alla Gallia, dal Reno e dal Danubio poteva quindi contare su circa 30.000 soldati.
L'ordine arriv� anche in Gallia dove a Lutetia (Parigi) c'era il quartier generale di GIULIANO. Nessuna lettera era indirizzata a lui, ma solo ai generali, ai comandanti del suo reggimento, come se lui non esistesse. Lo abbiamo gi� letto: Costanzo quando visit� per la prima volta Roma, aveva conosciuto la popolarit� del giovanissimo cugino e il carisma che godeva fra i soldati, e lo temeva. Sapeva che era un vincente e metterlo alla guida di un esercito, la storia gli insegnava, era pericoloso. Ma questo fu un grave errore di COSTANZO. Aveva toccato la forte suscettibilit� di Giuliano e aveva fatto riemergere i vecchi rancori.
Ma non c'era solo questo problema.
Nelle file dei barbari, dei Galli-Goti, dei Germani Alamanni, tutti affrancati nell'esercito romano, si levarono delle proteste: avevano s� accettato di far parte dell'impero, ma lo avevano fatto con l'intenzione di rimanere nei propri territori, dove avevano famiglia, beni, dove insomma c'era la loro terra. Avevano fatto queste scelte - appoggiare i romani - solo e soprattutto per difendersi dalle scorrerie degli Unni che gi� premevano ai confini.
Rimproverarono a GIULIANO di non stare ai patti, e fra l'altro non gli nascosero lo stupore nel vederlo ignorato da COSTANZO. Rivolgersi ai suoi generali, era prima di tutto offensivo, inoltre voleva dire non far conoscere le vere intenzioni di una guerra che a loro non riguardava. Insomma gli fecero notare che tale atteggiamento di Costanzo in un certo senso era come averlo esautorato dal comando, perch� lui forse rappresentava un potenziale imperatore.
Per GIULIANO fu un bel dilemma! O tradire l'imperatore non muovendo un solo uomo, o tradire i suoi soldati trascinandoli in una guerra che nessuno sentiva come sua.
Il problema negli accampamenti e nelle cittadine di tutto il vasto territorio, cess� di esistere in una sola notte. Una specie di tam-tam corse dal Reno al Danubio, dalla Mosa alla Senna. Comparvero perfino dei manifestini anonimi di qualche promotore con un messaggio molto chiaro: "Sciopero! Vogliamo rimanere dalle nostre parti! La guerra in Persia non c'interessa, non � la nostra guerra."
In alcune cittadine e guarnigioni del Reno un generale zelante, ligio agli ordini dell'imperatore Costanzo, riusc� ad imporre la sua autorit� a un migliaio di uomini con ordini perentori. Si organizz� e si mise in marcia; ma invece di dirigersi a Costanza risalendo il Reno per imboccare la via Augusta (Lago Costanza - Passo Resia - Aquileia -Balcani) scelse il percorso Colonia Parigi, convinto che a Parigi i soldati di GIULIANO si sarebbero uniti a lui per poi scendere in Italia e proseguire verso Milano-Aquileia.
Non l'avesse mai fatto! Abbiamo gi� visto sopra il clima che c'era a Parigi.
I soldati di questo generale venuti a contatto a Parigi con quelli di GIULIANO, mugugnando insieme si trovarono d'accordo, i primi a non voler proseguire e i secondi a non voler pi� partire.
Decisero: ammazziamo questo generale e uniamoci tutti a GIULIANO, e gi� che ci siamo, visto che dovr� disubbidire agli ordini dell'Imperatore, facciamo per acclamazione lui imperatore.
A guidare questa rivolta c'� un personaggio, e ne sentiremo presto parlare.
Accadde tutto in una notte. All'alba, il ragazzino fatto rinchiudere per 6 lunghi anni da COSTANZO in una fortezza a languire, ora i raggi del sole nascente e l'urlo dei suoi soldati lo benedicevano e lo acclamavano Imperatore; lo "volevano" imperatore. E se avesse avuto ancora dei dubbi - gli comunicarono - che se era per buttare gi� dal trono Costanzo, in questo caso s�, con lui avrebbero marciato fino in fondo, cio� fino a Costantinopoli.
Giuliano non esult� per niente, abituato com'era ai silenzi claustrali, si ritir� per alcuni giorni in una stanza del palazzo, senza voler incontrare nessuno, a riflettere, a ricordare e a rivivere i giorni della fortezza, della solitudine, a pensare al fato, e cosa gli riservava ora.
A COSTANTINOPOLI COSTANZO ha capito che GIULIANO ormai � un suo nemico. Con l'esercito della Gallia, con quello dell'Italia e della Pannonia Giuliano sta marciando verso di lui non per aiutarlo com'era la richiesta, ma per spodestarlo. Si organizza richiamando attorno a s� tutte le forze disponibili per riceverlo e per sostenere lo scontro. Ad Antiochia � per� assalito da una letale febbre; in pochi giorni, il 3 Novembre, a 44 anni, muore; non molto lontano, ironia della sorte, da quella Fortezza dove aveva richiuso per 6 anni proprio GIULIANO.
COSTANZO lasci� cos� repentinamente l' esercito senza un Capo; allo sbando, anche perch� lui accentrando sulla sua persona tutto il potere non aveva lasciato degni eredi per capeggiarlo. La stessa Corte di Costantinopoli era indecisa cosa fare, anche se GIULIANO era l'ultimo discendente di Costantino e quindi era lui il potenziale successore. A risolvere il problema ci pens� lo stesso Giuliano, agendo subito: il suo esercito era gi� vicino alla capitale e le sue intenzioni erano abbastanza chiare. Se qualcuno gli avesse ostacolato il passo, lui l'avrebbe abbattuto.
Quando entr� a Costantinopoli, la sua figura imponente, la sua serenit�, e nello stesso tempo la sua fierezza e perch� no, anche il suo viso, dolce e sofferto, conquist� tutti. Lo stesso clero, che non dimentichiamolo era Ariano, non vide in un lui un capovolgimento della situazione sotto il profilo teologico, e quindi lo appoggi� senza interferire o complottare.
Non conoscevano GIULIANO, che aveva tante qualit�, ma non era cos� mite com'era nelle apparenze. Saranno dolori per tutti.
Seguiamolo nei prossimi anni......