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ANNO 350 d.C.
QUI riassunto del PERIODO di GIULIANO dal 337 al 363 d.C.
L'ANNO 350
*** ASSASSINIO DI COSTANTE
*** MAGNENZIO QUASI CREA LA FRANCIA
- 18 Gennaio - L'imperatore COSTANTE in quest'inizio anno era in Gallia. In una pausa di questa campagna militare, si assent� per fare una battuta di caccia nei dintorni dell'accampamento. I soldati in quest'occasione ne approfittarono per organizzare una grande festa per la nascita del figlio del loro generale: FLAVIO POPILIO MAGNENZIO (il nome sembra romano, ma lui era di nascita un goto)
Fra bevute e feste varie questo generale - o per scherzo o con intenzione e un preciso calcolio (� lui ad aver organizzato la festa, � lui che ha provveduto alle libagioni e vino a volont�), si ritir� in tenda e indoss� tutti i vestiti dell'imperatore assente; poi avvinazzato com'era anche lui (o recitando bene) si present� ai suoi sodati altrettanto ubriachi (questi s�), per fare un'allegra estemporanea pantomina.
Possiamo immaginare il tripudio dei suoi soldati (molti dei quali goti come lui) sotto i fumi dell'alcool. Alcuni, pochi, sono ancora sobri e trasecolano, ma gli altri pi� numerosi ormai vanno in delirio per quel generale bontempone ma scaltro. Infatti, costui non fa altro, vista l'occasione propizia, che recitare la parte fino in fondo, in questa messinscena che presto si trasformer� in un mimodramma. "Io sono il nuovo imperatore, lo volete Voi?". Prima il consenso di chi aveva in antipatia Costante per non aver ricevuto favori, poi l'effetto dell'alcool negli altri, la sceneggiata divent� invece molto seria e realistica.
Costante lo abbiamo gi� letto, prima era stato un virtuoso, un saggio e un intelligente condottiero, poi inizi� a cambiare di carattere, divent� arrogante, imparziale, inizi� a disprezzare perfino l'esercito, divent� indolente, amante dei piaceri, insomma era diventato odioso. Dentro il suo esercito molti aspettavano la resa dei conti. E questa venne in questa circostanza singolare; non sappiamo fino a che punto, ma tutti si prestarono al gioco, cos� nessuno si sarebbe sentito responsabile.
Costante al rientro dalla caccia trovando queste avvinazzate ostilit� che non promettevano nulla di buono, non gli rimase altro da fare, se voleva evitare il peggio, che prendere una decisione, quella di allontanarsi nell'attesa che rinsavissero tutti, che passasse insomma l'ubriacatura collettiva.
Purtroppo non and� molto lontano, la febbre del potere di Magnenzio forse arm� la mano di qualche suo fidato, forse fu qualcuno pi� pieno degli altri di vino e che non sapeva cosa faceva, o forse altri con qualche rancore covato da tempo, prese l'iniziativa. In conclusione lo inseguirono, lo catturarono e lo uccisero sul posto.
Quel generale era dunque MAGNENZIO, e attenzione, era un ottimo generale. Pi� era un goto, quindi della zona dove operava, e comandava truppe di suoi concittadini pure essi del luogo; proprio quelli che Costante aveva voluto affrancare con quello spirito liberale che abbiamo descritto pi� sopra nel 342. Cio� li aveva resi liberi, cio� franchi su quel territorio che stava ora diventando la Francia.
Erano passati solo otto anni da quella data, ma nei Franchi la nuova mentalit� che si era creata stava andando verso un'unica direzione: prima o poi prendersi non solo la terra che avevano gi� ottenuto, affrancati da Costante, ma prendersi l'indipendenza. Rompere per sempre i ponti con i romani, visto che questi erano entrati da un po' di tempo in un periodo di grave crisi amministrativa, economica, demografica, politica e religiosa su tutto l'impero.
Tutte componenti che non sfuggirono ai saggi salici, e iniziarono a pensare seriamente al grande passo che ora si poteva e si doveva fare. Non si era mai verificata un'occasione cos� favorevole, e mai fra le trib� e i clan tanta unit� d'intenti, coesione, spirito di corpo. In poche parole stava nascendo il nazionalismo, la difesa della propria terra, delle proprie tradizioni; non pi� dentro fazzoletti di terra di singoli gruppi, come nel passato e con le tribali reciproche contese, ma stava nascendo, loro sempre pi� uniti, un unico popolo che aveva in comune molte cose, tutte molto distanti da quelle di origine latina, inoltre da un po' di tempo era unito da un unico comune sentimento: l'odio verso i romani. L'imperialismo romano era sinonimo di terrore, evocava stragi e deportazioni. Tutte cose che erano raccontate con tanta amarezza ai figli e ai nipoti da tre secoli, e con tanto desiderio di rivalsa.
Qui viene da pensare che forse la pantomina di Magnenzio e il vino bevuto in quella congiura cos� bene orchestrata c'entravano fino a un certo punto. Forse era per crearsi un alibi. Se a Magnenzio andava male, poteva dire sempre che lui aveva scherzato e che erano stati gli altri sotto i fumi dell'alcool ad andare oltre le sue involontarie intenzioni.
Gli and� invece bene, gli riusc� il colpo. Fu l'occasione per i Franchi di darsi, dopo aver ricevuto le terre, anche un imperatore e creare in anticipo di qualche anno un abbozzo di FRANCIA. Infatti, ucciso Costanzo, non solo i "suoi" soldati lo acclamarono, ma da tutte le contrade, la "sua gente" si precipit� a fargli festa, a portarlo in trionfo. Non era ancora (come vedremo) il predestinato a fondare la Francia, ma aveva fatto il primo passo, e rimase nella leggenda di questo popolo. (Sentiremo ancora molto parlare di lui e di sua moglie).
Non possiamo a questo punto dimenticare di dire chi era questo generale: perch� and� quasi vicino al suo progetto, e perch� � rimasto un protagonista nella storia della Francia.
Magnenzio era figlio di un giovane schiavo goto catturato in Gallia e poi deportato a Roma. Uno schiavo che per le sue qualit� era poi entrato a servizio, prima nell'esercito, poi distinguendosi, fu scelto per la guardia nei palazzi reali, e con quella crisi di soldati che c'era a Roma ricevette l'onore di affrancare suo figlio e riusc� perfino a farlo entrare nell'alta scuola militare romana.
Il figlio non trad� le aspettative, e distinguendosi come suo padre, inizi� presto a fare carriera, fino a diventare appunto generale al fianco di COSTANTE proprio in Gallia; nella terra di suo padre (ex deportato) e dei suoi avi (in massa trucidati). Possiamo immaginare cosa dovette provare nel suo animo nel ritornare nelle sue contrade con un grado cos� alto, e per comandare un esercito composto di goti affrancati (la "sua gente") e ad un passo (bastava una coltellata) dal potere assoluto. La trafila per arrivarci del resto l'aveva imparata dai romani stessi. L'occasione gli si present� e lui l'avvert� forse come una missione.
A COSTANTINOPOLI si venne a sapere del colpo di mano di Magnenzio. Nel frattempo lo scenario in Oriente era cambiato da quando l'avevamo lasciato con i due contendenti, l'imperatore COSTANZO II e il re persiano SAPORE II, a farsi una guerra a oltranza senza per� riuscire a risolvere le eterne questioni dei confini. Proseguivano quindi le scaramucce senza grandi risultati, ma entrambi i due monarchi dovevano mantenere un esercito vigile per non essere sopraffatti, e questo era diventato un dispendio d'energie, costoso e ultimamente anche rischioso.
COSTANZO II improvvisamente ricevette offerte di pace dal re Persiano che era molto preoccupato di non potercela fare dopo le continue invasioni di UNNI che aveva a tergo che lo impegnavano ora anche a est. Sapore era disposto a chiudere le ostilit� con i romani con una pace onorevole avanzando delle buone proposte all'imperatore romano.
Costanzo non aspettava altro che questo, accett� subito questa pace; era ansioso di liberarsi dall'incubo persiano e nello stesso tempo poteva subito rivolgere il suo esercito contro l'usurpatore MAGNENZIO in Gallia.