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STORICI E TEMATICI |
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ANNO 337 d.C.
QUI
riassunto
del PERIODO di GIULIANO dal 337 al 363 d.C.
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I FIGLI DI COSTANTINO - * STRAGE DI DISCENDENTI
* LOTTE FRA ARIANI E CATTOLICI - I CONCILI
* LA LOTTA MAGNENZIO - COSTANZO UNICO IMPERATORE
* GALLO, POI LE GRANDI IMPRESE DI GIULIANO
* MORTE DI COSTANZO - * GIULIANO IMPERATORE
* LA GUERRA IN PERSIA - * MORTE DI GIULIANO
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L'ANNO 337
*** 22 MAGGIO - MUORE COSTANTINO
Da alcuni anni la questione persiana stava ritornando al centro dell'attenzione. Il nuovo re di Persia SAPORE II, vuole rimpadronirsi quest'anno delle terre che gli sono state tolte dalle campagne militari di Diocleziano. E se la pace � durata quaranta anni, se Costantino non ha mai avuto preoccupazioni dall'est e si � occupato d'altro, Sapore ha invece avuto tutto il tempo di organizzare delle armate con una potenza aggressiva pronta a riprendersi ci� che era stato tolto a suo padre.
Il monarca non piu' disturbato da anni, dalla pace di Galerio nel 297, si era gi� annesso la Mesopotamia, e ora minacciava le cinque province armene e la stessa Armenia.
Il fatto religioso � anche qui determinante, perche' sia a Costantinopoli che in Armenia vi erano file dei soldati come nei cittadini una forte presenza di seguaci di altre religioni. Ma i cristiani sia ariani che romani, bollate tutte le altre come pagane in forma dispregiativa, non veniva usata quella tolleranza che invece aveva voluto iniziare Costantino.
L'imperatore Costantino aveva creato una gerarchia ecclesiastica, e questa svolgeva con molto zelo il suo compito che andr� sempre di pi� in crescendo, limitando o perseguitando certi riti, certi sacrifici; insomma la chiesa ariana e i suoi preti non tolleravano altre manifestazioni religiose se non quelle che erano state riconosciute dallo Stato, dimenticandosi di prendere atto che Costantino non le aveva imposte le espressioni e le manifestazioni del cristianesimo, le aveva solo indicate come possibili alternative personali, ognuno doveva decidere con la propria coscienza
Non per nulla che seguitava ad adornare la citt� di statue e templi pagani, e seguitava a costruirne degli altri. Lui del resto non era mai stato intimamente cristiano ariano, la corrente che attualmente e fino al 381 sara' la religione di Stato, ne' tanto meno era mai stato cristiano romano.
Quindi a Costantinopoli e nelle regioni vicine non c'erano, con la sua tolleranza, solo le due correnti cristiane, ma c'erano numerosi seguaci di altre religioni, e trovandosi vicino ai confini della Persia, � chiaro che molti, dopo i grandi cambiamenti avvenuti sul trono persiano (che abbiamo letto nel 250 e 289) molti erano ritornati a simpatizzare per il re dei re che si era dimostrato in questi quaranta anni capace di tenere a bada i romani nonostante questi si erano messi ora la residenza a Costantinopoli.
Insomma molti nostalgici del vecchio regime di un tempo sia in Armenia che a Costantinopoli parteggiavano per Sapore II, e alcuni non vedevano l'ora di una sua invasione che li avrebbe liberati da quello che consideravano un giogo. Gli estremisti c'erano nella societ� e anche dentro l'ambiente militare.
Non dimentichiamo che in zona il zoroastrismo � molto conosciuto e diffuso, e non � proprio per nulla una religione pagana ne' politeistica ma semmai ha un particolare spiritualismo molto simile al cristianesimo, anzi quest'ultimo, come abbiamo gi� letto, ha mutuato molte cose. (Vedi anno 250 per l'essenza, e dopo l'anno 289 nei riti e nei paramenti).Questa situazione di forti tensioni religiose non erano come leggeremo in seguito state create e perseguitate da Costantino ma non contribuivano di certo le sue disposizioni e i suoi editti a formare un clima di tranquillit�. Anzi salivano gli odi, il disagio, le animosit� verso il clero di Stato e nello stesso tempo anche fra i cittadini stessi, dove una buona parte non aveva cessato di nutrire simpatie per Sapore. Quindi ora c'era una resa dei conti. Una guerra che Sapore II intendeva sferrare per riprendersi l'intera Armenia anche con l'appoggio di questa gente che parteggiava per lui. E infatti non dovette nemmeno faticare, perche' dopo aver sferrato l'attacco alla Mesopotamia, una sommossa di palazzo (di suoi seguaci) gli consegno' l'intera Armenia nelle sue mani.
Costantino si era reso conto che per fermare Sapore II, non bastava un generale qualsiasi, perche' per la coscienza collettiva una guerra persiana non era una guerra qualunque, erano da tre secoli che l'Armenia era la spina nel fianco dell'impero romano e nell'immaginario di entrambi i due popoli confinanti era la questione quella armena che divideva da secoli due mondi completamente diversi per tanti motivi. I romani vi avevano fatto conquiste cercando sempre di imitare Alessandro Magno, infatti ogni imperatore romano come abbiamo visto aveva addosso "l'alessandrite"; tutti cercavano di ripetere la leggenda di quel mito, ma nessuno era mai venuto a capo della situazione asiatica. Di Alessandro ne era nato solo uno.
Costantino quindi si aspettava l'attacco di Sapore II, e nella primavera di quest'anno si prepar� quindi ad assumere personalmente il comando delle operazioni.
Ma non riusci' nemmeno a partire, a Pasqua si ammal�, inizi� a peggiorare e il 22 maggio and� incontro alla sua ultima ora terrena.
Poco prima di spirare Costantino chiamo' Eusebio il vescovo ariano che gli aveva di fatto dato in mano l'impero ma non era mai riuscito a convincerlo a battezzarsi. Avvicinandosi la fine l'imperatore acconsent� a ricevere l'imposizione delle mani e accettare il battesimo, spiegando al primate, che aveva sperato per anni di poterlo ricevere nella acque del Giordano. Fu poi vestito con una candida veste dei neofiti e subito dopo spir�.Eusebio � solo lui a raccontarci queste cose, e nella stesura della sua Storia di Costantino, ci narra che giunta a questa sua ultima ora Costantino gli disse " bando alle ambiguita', battezzami ". Ma la sua storia � un panegirico, quindi da prendersi con beneficio di inventario.
Malgrado il suo interessato appoggio alla cristianita', pare che Costantino sia invece rimasto fedele, sino all'ultimo giorno al culto del dio Sole. La storia del battesimo di Eusebio, vescovo di Nicomedia, se la vogliamo credere vera, allora Costantino e' morto eretico perche' Eusebio era vescovo della setta ariana.
Nello stesso racconto Eusebio ci parla della " ineffabile piaggeria di alcuni vescovi" e "ineffabile ipocrisia di altri", quando li vide subito dopo a corpo ancora caldo dividersi i compiti, le sostanze, stravolgere le sue idee, e a comportarsi in un modo che lui in vita non avrebbe mai consentito di fare.
Accanto, in quel trapasso, Costantino non aveva nemmeno uno dei suoi tre figli, non si poteva quindi dare a loro l'immediata investitura della successione, fare le tre spartizioni dell'impero come aveva deciso nel 335. Cosicche' i funzionari continuarono a governare per altri tre mesi prima di dare le consegne ai tre giovani figli che avevano rispettivamente 17, 19, e 20 anni
Ma nel frattempo massacrarono tutti gli altri eventuali pretendenti, i parenti, i figli e i nipoti di Teodora (che ricordiamo era la figliastra di uno dei tre tetrarchi, Massimiano, che spos� Costanzo, dopo che questi aveva ripudiato Elena e il piccolo Costantino).
Ma i carnefici ne risparmiarono uno, un piccolo bambino che era cos� magro e cagionevole di salute che gli diedero pochi giorni di vita; lo abbandonarono ed evitarono di sgozzarlo. Si chiamava GIULIANO, e fu affidato a un monastero. Dove anche se visse come in una prigione, sotto le cure degli abati si rinvigor� sia nel fisico che nella mente. Ne sentiremo ancora molto parlare.
Si fecero i preparativi per le esequie di Costantino e venne quindi seppellito nel centro della citt� imperiale, nella non ancora terminata cattedrale dei Dodici Apostoli, dove gli ariani (ma ancora oggi viene cos� chiamato) lo nominarono uomo "pari agli apostoli" "il Tredicesimo Apostolo". A onorarlo come abbiamo detto sopra furono i cristiani ariani e non il clero ortodosso.
Costantino negli ultimi anni si era reso conto che non bisognava far entrare nelle file dei prelati degli opportunisti, com'erano diventati in questi ultimi anni certi sacerdoti. Non dimentichiamo che di 300 vescovi che nel 325 a Nicea avevano condannato la dottrina di Ario, era rimasto solo Atanasio (ortodosso) sulle sue posizioni, mentre gli altri -tutti- avevano fatto atto di apostasia e accettarono, rinnegando la sua tesi, pur di dar ragione all'imperatore.
A Costantino non era certo sfuggito il voltafaccia, ma lui era un uomo politico non di chiesa, e guardava ai numeri del consenso politico e non alla sostanza teologica. Infatti si lamento' proprio con Eusebio (ormai capo indiscusso degli Ariani) affermando che i vescovi e quindi anche i colleghi di Eusebio, avevano votato la sua tesi di condanna ad Atanasio "solo per piaggeria" e che delle tesi giuste o sbagliate che fossero non gli importava proprio niente a nessuno. (nel riportarci queste cose, Eusebio � forse onesto, ma un po' ipocrita. In tutto il libro ci parla del concilio di Nicea e del sinodo di Tiro senza mai nominare l'eretico Ario n� l'ortodosso Atanasio).
Aveva tentato Costantino nell'ordinazione dei sacerdoti di far entrare nella curia solo i poveri e qualche funzionario capace. Ma non poteva pensare a tutto, anzi non ci voleva proprio pensare, delegava sempre, e quindi in definitiva la "sua chiesa" - intesa come una struttura politica-religiosa - alla sua morte non era esattamente come lui avrebbe voluto che fosse.
A corpo ancora caldo, oltre che le beghe di palazzo dei militari, sia i funzionari di corte che erano ormai un esercito pari come numero a quello militare e sia gli ecclesiastici ariani che guidavano la chiesa a Costantinopoli, si scatenarono nelle persecuzioni dei cristiani ortodossi ritenuti eretici, infierirono contro i pagani e contro tutti quelli che ostacolavano il cammino che Costantino aveva indicato con il famoso editto dopo Gerusalemme e Costantinopoli.
Compreso il falso editto, quello della proprieta' che solo nell'800 lo si mise in dubbio ma che comunque anche se ora il documento non esisteva, il suo contenuto di fatto era applicato e la Chiesa di entrambe le due correnti con o senza editto continuarono nei secoli ad applicare quella pseudo volont�, cio� a impadronirsi delle coscienze degli uomini con le varie istituzioni, compresi i loro beni materiali con delle donazioni non certo molto spontanee.
Costantino aveva detto... "Che la volont� divina aveva scelto lui per costruire il nuovo mondo, a guidare la missione sulla terra", ed infatti ci si accostava a lui come Dio in terra con quegli atti formali mondani di adorazione alla sua persona, che l'animo dei veri greci ne fu perfino sdegnato.
Diocleziano prima di Costantino - dopo il periodo anarchico dei trenta tiranni- aveva dato vita a corte a una pompa magna e al culto della sua persona per far nascere e far attecchire un reverente timore ai sudditi e a tutti quei funzionari che con un comportamento ambiguo servivano l'impero. Gente che spesso dopo aver ricevuta una carica imperiale o il comando di una armata si sentivano subito pari all'imperatore o onnipotenti come lui nelle loro funzioni. Cos� agendo minavano il carisma che invece un imperatore doveva avere: cio� l'autorit� indiscussa. Era quindi una contingente scelta politica la sua monarchia assolutista, una necessit� il carisma di uomo superiore per governare l'impero. Questa scelta (e accantoniamo la "estrema presunzione") come abbiamo visto poi cess� quando Diocleziano si ritir� (vedi 305) con i suoi problemi di coscienza a Solona (Spalato) e con il fisico emaciato e una mente senile, non certo di un "divino".
Ma poi arrivo' Costantino!
Infatti con Costantino ci troviamo davanti a una sua vera e propria convinzione di essere un uomo di Dio, inviato da Dio, e impose a coloro che venivano portati davanti a lui gli baciassero le vesti; poi si and� oltre, impose la genuflessione (*), il bacio del piede, e con il capo sempre chino (fino a suo ordine, e avveniva eccezionalmente); una rigorosa gerarchia su chi doveva parlare prima o non parlare affatto, portava il grande diadema da sultano persiano sul copricapo, assumeva toni distaccati, e tante altre formalita' cerimoniali, che se tali atteggiamenti fossero state fatti a Roma i romani scandalizzati prima o poi lo avrebbero fatto uccidere e -in spregio, come era in uso- buttato il cadavere nel Tevere. Non avrebbero risparmiato nemmeno un Cesare, un Adriano, un Augusto, un Marco Aurelio e tanti altri.
Era la virilit�, il forte carattere, la genialit� politica e militare le doti con la quale i romani rendevano omaggio ai loro imperatori, mica per le vesti che portavano.
(*) (la genuflessione e il chinare il capo era una pratica non di servilismo inventata dai sovrani, ma proveniva dagli adoratori del dio Sole, che quando si riunivano per adorarlo nella grande festa del sole, chinavano il capo, per non essere accecati dall'astro).
Appare ipocrita quella frase che ci riferisce Eusebio (proprio lui!), quel lamentarsi di Costantino sulla "piaggeria" di chi gli stava attorno. Non poteva certamente Costantino lamentarsene visto che era lui che aveva statuito questo principio, imponendo ai suoi funzionari non solo il timore del "Costantino imperatore", ma il timore del "Costantino divino". E non volendosi occupare di cose celesti aveva delegato a loro ogni cosa.
Quindi era lui stesso ad applicare il suo assolutismo (il cesaropapismo della religio instrumentum regni) nelle faccende imperiali terrene, e a delegare in quelle religiose gli uomini da lui scelti per far loro propagandare il suo carisma di "Sovrano Eletto" in un modo universale, perch� affermava, la sua potest� gli era stata data da una unica volonta': quella divina, e che dunque non si discuteva. E ne furono cos� convinti i pochissimi uomini a cui Costantino aveva dato alcuni poteri che continuarono anche dopo la sua morte a comportarsi nello stesso modo, anzi peggio. Gli incarichi ricevuti da Costantino erano ormai diventati sacri e il potere che avevano ricevuto intoccabile.
Morto Costantino costoro diedero disposizioni spietate, come la repressione nel sangue in Africa (fatta fare forse in buona fede da COSTANZO, suo figlio, che presto conosceremo), contro gli eretici cristiani; IEROCLE (apologista pagano, degno quindi di fede) racconta che perfino l'opinione pubblica disapprov� gli stermini, tanto che i pagani nascondevano i cristiani nelle loro case per non farli finire nelle loro mani; che non perdonavano perch� tagliavano le gole ai poveri malcapitati.
Si potrebbero imputare queste persecuzioni a certe deviazioni, a schegge impazzite del potere o ad altre giustificazioni; altrettanto dicasi delle tragedie e delle persecuzioni che seguirono poi fino alla Santa Inquisizione e oltre. Secondo alcuni tutto era invece era nel disegno divino. Infatti troviamo in LATTANZIO delle giustificazioni singolari, quando scrive su "L' Ira di Dio":
"Dio aveva permesso la persecuzione dei pagani e degli eretici per portare i pagani e gli eretici in seno alla comunit� della Chiesa". Non rimasero nel vuoto queste parole, saranno le bandiere nere della morte nei prossimi secoli che sventoleranno in un modo sinistro sull'Europa.
A Roma, i pagani, non erano riusciti a giustificare e a teorizzare cos� tanto bene le persecuzioni di cui i cristiani (a posteriori) si lamentarono e ingigantirono per secoli e secoli. (Tutto merito sempre di Eusebio, che per la prima volta le raccont� nella sua Storia della Chiesa.----------------------
DALMAZIO a cui avevamo visto dare il titolo di cesare da Costantino, (quarto personaggio scomodo e quindi considerato un intruso) viene subito eliminato; i territori che lui aveva, la Tracia, la Macedonia, l'Acaia vengono distribuite ai tre figli di Costantino. Ma attenzione a questi fratelli, fra di loro c'e' gi� il tarlo dell'onnipotenza. Ognuno di loro vuole imitare il padre, cio� diventare unico padrone assoluto dell'impero (cesaropapista). Ma non possedendone le qualit�, le stanno aggirando iniziando a tramare congiure fra di loro. Ognuno pensa di far fuori l'altro. Li seguiremo nei prossimi anni.....
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A ROMA, viene nominato papa GIULIO I, romano, che sostituisce PAPA MARCO. Regnera' per 15 anni, fino al 352
Di papa Marco abbiamo già parlato del suo brevissimo pontificato nel 336 (morì nello stesso anno)
Durante l'impero di Costantino in pratica, non vi furono pontefici ma un imperatore che si arrogò anche la carica papale. Altro che il benefattore dei cristiani! Il popolo di professione religiosa cristiana fu solamente usato "pro domo sua".
La dimostrazione definitiva avvenne sotto il pontificato di Marco, quando Atanasio (vescovo di Alessandria d'Egitto), per protestare contro la propria deposizione dall'incarico, si recò direttamente a Costantinopoli dall'imperatore il quale, per tutta risposta lo esiliò a Treviri, accordando invece ad Ario la riamissione al clero di Alessandria, il quale però risultò essere morto lo stesso giorno dell'incontro tra Costantino ed Atanasio.
Marco fu papa dal 18 gennaio al 7 ottobre del 336. A questo pontefice venne attribuita liinizio della costruzione della basilica Juxta Pallacinis, dedicata a San Marco evangelista.
Dopo la morte fu sepolto nel cimitero di Santa Balbina sulla via Ardeatina, durante il papato di Gregorio IV le spoglie furono traslate nella basilica voluta da Marco stesso.
San Marco papa ancora oggi risulta nel calendario universale dei santi e festeggiato il 7 ottobre, in commemorazione della sua morte.PPAPA GIULIO I nato a Roma probabilmente da un ramo della Gens Julia, fu consacrato papa il 6 febbraio di quest'anno 337. Dopo pochi mesi morì anche l'imperatore Costantino (22 maggio 337), forse fu dovuta a questa opportunità la vera indipendenza cristiana dalle spire delle soppressioni. Ma fu altrettanto vero che il carattere di Giulio I innescò l'invadenza religiosa di corrente contraria, nei confronti di uno stato sempre più debole ed avviluppato in se stesso. Come sempre accade quando alla regola subentra la volontà di dissolvere la stessa.
La storia vuole (presente era però solo Eusebio - lui a raccontare questa storia) che, l'imperatore sia stato battezzato, poco prima della morte, con rito "ariano".
I figli (Costantino II Treviri e Costanzo) si spartirono l'impero in due parti : quella occidentale e quella orientale.
In altre parole, la magnitudine dell' impero romano si dissolse su questioni di interesse interfamigliare, per lasciar posto ad altrettante diatribe di carattere spirituale, ma che alla fine convergevano su ben precisi interessi temporali.
Dal punto di vista religioso, la teoria di "Ario" si contrappose come un'equazione matematica a Giulio I in Roma : "Ario stava all'oriente, attraverso il vescovo Gregorio di Cappadocia e quindi all'imperatore Costanzo, così come Giulio I in Roma stava all'occidente, attraverso l'imperatore Costantino II Treviri e le sue armate cristiane".
(nda: non è vero che l'umanità abbia sempre cercato lo scontro per risolvere i propri problemi, spesso i saggi hanno tentato l'inverso. Non è dato sapere come furono risolte alcune questioni, certo è che in qualche maniera si risolsero, senza grossi spargimenti di sangue o contrapposizioni ideologiche. In fondo sugli affari e sulle economie i cristiani riuscirono ad "occidentalizzare" il mondo intero)
Si presuppone che durante il pontificato di Giulio I il "diritto romano, fondato su tre princìpi fondamentali:
Honeste vivaère
alterum non laedère
uniquìquem suum tribuère
si sia notevolmente complicato con l'introduzione dei "Dieci Comandamenti" di origine ebraica e quindi con norme etico-morali che nulla avevano a che vedere con la sopravvivenza del culto in sè stesso.
Tanto è vero che i "concili ecumenici" si susseguirono in maniera vorticosa: a Roma nel 340, ad Antiochia nel 341 e nel 343 a Sardica (nda: odierna Sofìa).
Durante questo ultimo concilio comunque, i cristiani arrivarono ad un comune modo di intendere ovvero: regole univoche per celebrare i propri riti religiosi.
Le trame imperiali, avvalendosi di opposte interpretazioni canoniche e bibbliche, pur di mantenere il potere riuscirono, nel frattempo a spaccare l'impero in due tronconi ben definiti
Nel 353 Costanzo rimase sovrano assoluto dopo che il fratello fu ucciso all'interno di una chiesa, da sicari prezzolati in un tentativo di usurpazione da parte di Magnenzio.
Anche questa figura pontificale si distinse più per la lotta alle eresie, con l'appoggio delle legioni imperiali, che non per meriti "cristiani".
Giulio I morì il 12 aprile del 352 e fu sepolto nel cimitero di Calepodio, ove era riuscito ad erigere una chiesa.
Le sue spoglie, successivamente traslate da Giulio II, dovrebbero trovarsi nella basilica di Santa Maria in Transtevere.
In Grecia si svolgono i giochi della CCLXXIX OLIMPIADE