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ANNO 329 d.C.
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riassunto del PERIODO
di COSTANTINO dal 306 al 337 d.C.
L'ANNO 329
* COSTANTINO RELIGIOSO?
* "L'INEFFABILE IPOCRISIA DEI PAGANI"
* UNA MOLTITUDINE DI PRETI
Costantino come abbiamo visto negli scorsi anni aveva iniziato a occuparsi della fondazione di una nuova capitale dell'impero. A Bisanzio dopo straordinari lavori, la data dell'inaugurazione era ormai una questione di mesi. La narreremo il prossimo anno quando l'11 maggio con solenni cerimonie verr� consacrata la citt� che presto porter� il suo nome, Costantinopoli.
Dobbiamo invece ritornare sui fatti religiosi, che sono molto legati soprattutto alla sua politica come imperatore e statista e che vanno quest'anno a subire delle variazioni non di poco conto visto che avr� grande l'influenza in futuro nell'impero d'Occidente e in quello d'Oriente .
Le motivazioni di una sua conversione si sono sprecate, mentre sappiamo che cristiano non lo fu mai, salvo (forse) l'ultimo minuto quando volle "togliere le ambiguita'" , perche' effettivamente ambiguo era stato nel corso della sua vita politica, ma non ambiguo era stato il suo personale atteggiamento, era nato pagano e visse sempre da pagano.
Quando si rec� a Nicea a presenziare il Concilio, non doveva avere le idee molto chiare. Vi si rec� pensando che l� a Nicea in quel Concilio di ben 300 vescovi giunti da ogni parte, avrebbe trovato una unit� religiosa forte, quella che auspicava per la sua politica imperiale (universalista).
Invece per i tutti quei seri e futili motivi e gratuite accuse dentro le varie correnti, si erano creati contrasti, e quel progetto di unit� si era incrinato paurosamente creando non pochi problemi di intolleranza reciproca tra i litiganti.
Costantino credeva appunto ascoltando attentamente a Nicea di avere una certa illuminazione, invece trov� la discordia, lo scisma meliziano, il donatismo, l'eresia ariana. Credeva di poter dire la sua, ma i problemi teologici che tutti quei vescovi affrontarono non erano comprensibili ne' a lui, ne' -lo aveva capito subito- erano risolvibili fra di loro, pur essendo piu' preparati di lui.
Costantino � certo, firmo' quella condanna ad Ario e a Eusebio di Nicomedia ma non sapeva neppure lui perch� vi aveva acconsentito, forse perch� pensava (con una visione politica tutta sua) solo alla maggioranza, da dove poteva venire il male minore. Certo ottenne da loro l'adozione di un Credo che doveva rappresentare la base di una conciliazione delle parti in conflitto, e visto quel gran numero di consensi (300 contro 2) fece accettare la formula, ma non diede nessuna spiegazione o un'interpretazione ufficiale del significato della sua scelta, ne forse avrebbe potuto farlo.
Ma noi pensiamo, scorgendovi il politico, che lui cercava solo la concordia e non le liti. Si adopero' molto perch� tale intesa venisse fuori. Quando mor�, fra tutti i dissidenti, l' unico esiliato alla sua morte era solo Atanasio, che fra l'altro a Nicea era con lui e con gli altri d'accordo, ma cambi� opinione dopo, come del resto la cambi� lo stesso Costantino, ma sempre guardando di qu� e di l� ' della staccionata dei litiganti, sia nell'arena di Nicea che dopo Nicea. Cercando sempre di scorgervi la varie opportunit� politiche per ottenere i maggiori consensi.
Ed e' qui che emerge la sua figura contraddittoria, perseguiva l'unificazione dell'impero non solo con l'idea di essere un imperatore divinizzato come era stato Diocleziano (dagli dei), ma voleva diventare imperatore per volont� di un Dio unico monoteistico e nello stesso tempo essere lui stesso il pontefice assoluto, lui stesso un Dio. E quando il cristianesimo oper� una effettiva distinzione tra Cesare e Dio, la questione dei rapporti tra Chiesa e Stato si fece delicata.
Costantino la questione la tratt� in un modo molto superficiale pur ottenendo un grande successo. Lui era convinto che assicurandosi la fedelt� dei cristiani avrebbe potuto ancora esercitare nel modo pi� assoluto il suo potere, e che l'appoggio attivo delle chiese e dei vescovi portava questi a essere disposti a far parte del suo Stato.
Dai suoi comportamenti successivi si ha l'impressione che Costantino non aveva proprio capito nulla a Nicea, non aveva capito che i cristiani non si sarebbero lasciati inglobare in una religione monoteistica di stato, perch� il cristianesimo non � una filosofia monoteistica e basta, ma una vita nel Cristo.
E che lui vivesse nell'ambiguit� ce lo rivelano le sue ultime parole prima di morire, chiedendo il battesimo in punto di morte disse infatti "bando alle ambiguita'".
Lui aveva sempre pensato che la differenza fra paganesimo e cristianesimo non era poi tanto grande, entrambi potevano confluire nel monoteismo, purch� entrambi rinunciassero a qualcosa, ai propri idoli i primi e al dogma della divinita del Cristo i secondi.
Costantino proveniva da un mondo largamente pagano e di origine pagana era lui stesso, e pagano rimase per tutta la vita. E quando approd� al misticismo religioso che i suoi panegiricolisti ci hanno tramandato nella storia essere solo cristiano, noi sappiamo che invece dentro di lui conviveva ancora l'anima pagana. Le sue scelte, le prime e le successive, non erano certamente mosse da scelte teologiche precise, ma dall'esigenza di assicurarsi una salda alleanza con la poderosa gerarchia cristiana che avrebbe fornito a lui e all'impero quel sostegno che gli abbisognava.
Voleva mantenere l'unit� con la chiesa nascente cui, quella era la sua intenzione, avrebbe affidato e delegato vari compiti; che sono poi quelli che abbiamo gi� visto (di cooperazione) ma che poi morto lui la Chiesa ritenne essere solo un suo privilegio. Un corpus di vita civile e religiosa. Un insieme di tutte le forme di cultura e di civilt� riconducibili solo a una matrice cristiana che non poteva confondersi con nessuna altra religione monoteistica, ne' poteva venire a patti di sudditanza o subalternit� con un sovrano terreno.
In questo insieme di regole civili, morali e politiche, in seguito si and� anche oltre. Si invasero altre sfere della vita privata (le motivazioni sono tante quanto i volumi che hanno trattato la questione rivisitando sia questo periodo che tutto il medioevo).
L'intolleranza fu forte e fu drastica, compresa quella di vietare manifestazioni religiose di altri culti, cosa che Costantino non voleva affatto, visto che aveva avuto sia nei confronti dei cristiani dissidenti che di quelli della Roma pagana un atteggiamento di conciliazione; infatti mantenne con una ambivalenza straordinaria una certa forma di rispetto (certamente da vero politico non certo da vero cristiano).
E che � cosi' lo dimostreremo subito con Costantinopoli, la sua citt�. Roma gi� esisteva, e sarebbe stata impossibile cambiarla. Il "paganesimo" dei romani, non solo quello arcaico (da villaggio, del pagos) ma anche quello nella forma pi� evoluta (quello di Mitra non era certo come quello dell'antica Roma tribale, senza nessuna spiritualit� e con dentro solo spiriti, demoni e streghe) era una realta'; in seicento anni infatti non era mai esistita una religione universale, neppure concepita, anche se negli ultimi tempi una tale necessit� era sentita dalla popolazione, per via della crisi ormai gi� visibile sulle porte di casa.
E proprio per questo tutti erano sempre pronti a uniformarsi a quelle cerimonie che erano una espressione della religione dell'imperatore che si avvicendava sul trono, cosa che abbiamo visto fare molte volte nel corso di questi secoli che abbiamo passato in rassegna.
Se un imperatore salendo sul trono si schierava a favore di Giove, il giorno dopo i ministri di questo culto si erano gi� raddoppiati e moltiplicati. Era un business.
Lo stesso comportamento mantennero i romani appena Costantino mand� in tutte le province la sua famosa lettera dove affermava apertamente di schierarsi con il cristianesimo. Eusebio ci racconta che "tutti gli opportunisti erano ora cristiani, in una ineffabile ipocrisia".
Una moltitudine di gente (visti i vantaggiosi sgravi fiscali e i numerosi privilegi goduti, gli incarichi offerti) volle subito diventare prete di questa nuova religione dell'imperatore, tanto che Costantino si vide costretto prima a limitare poi a vietare l'ordinazione di nuovi preti agli ordini sacri. Insomma i romani si attaccavano al carro che passava, per salirci sopra come avevano sempre fatto.
Costantinopoli invece, se veramente fosse entrato Costantino nella pi� sincera e profonda convinzione cristiana capendone l'essenza, l'avrebbe potuta costruire dalle fondamenta con una sincera e profonda impronta cristiana. Invece la citt� come vedremo diventa con le sue costruzioni la sfera di cristallo dove noi - se vogliamo- possiamo vedere in ogni pietra di ogni suo edificio la sua personalit�, il suo carattere, la sua impronta, il suo credo politico e la sua pluri-religiosit�. In una parola tutta la sua ambiguit� sulla questione religiosa.Conosceremo dunque questa citt� nel prossimo anno, alla sua inaugurazione e consacrazione.
In Grecia si svolgono i giochi della CCXXVII OLIMPIADE