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CRONOLOGIA

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ANNO 197 d.C.

QUI riassunto del PERIODO: di SETTIMIO SEVERO (dal 193 al 211)


*** BATTAGLIA DI LIONE
*** SETTIMIO SEVERO E IL MORBO DELL'"ALESSANDRITE"

SETTIMIO SEVERO messosi in marcia verso la Gallia, strategicamente attraverso la Rezia e il Norico, per riservare l'effetto sorpresa e quindi operare con un oculato accerchiamento. Affronta presso Lione la battaglia contro ALBINO e i suoi generali, che sconfigge il 19 febbraio, come aveva previsto, spingendoli tutti in una sacca con un colossale blocco di tutte le vie di comunicazione.
Senza possibilit� di fuga Albino vistosi accerchiato si suicida. Mentre i generali catturati che lo avevano appoggiato vengono trascinati tutti in catene a Roma, macabramente  con davanti a loro la testa di Albino innalzata su una lancia, per teatralmente riaffermare che erano stati vinti e che lui Severo era il solo unico imperatore per volont� divina, militare e dinastica.
Il trionfo non fu solo una festa di giubilo, ma anche una mattanza. I ventinove senatori che avevano sostenuto Albino, furono messi a morte, mentre gli altri divinizzarono Commodo con tutti gli onori. Poi  altri nobili che avevano partecipato al golpe o avevano appoggiato Albino Severo li scov� uno per uno, dandogli la caccia, senza mai smettere per dieci anni, anche se si erano tutelati fuggendo in sperdute contrade.

Lo schema che adott� per il governo fu quello basato sull'esercito, quindi una gerarchia di potere militaresco con compiti ben precisi. Vigilare, intervenire, stroncare ogni opposizione.

In quanto alla plebe, questa si era divertita dieci anni con Commodo, ricordava con nostalgia le sue feste, la sua spartana compagnia cos� poco principesca, le bevute fatte insieme nelle osterie che Commodo non disdegnava di entrarci anche con il pi� umile dei servi; insomma il popolo ricordava i giochi, le baldorie, le scene erculee, in una parola la vita godereccia che da cinque anni nella capitale era assente. C'era un cappa di piombo che negli ultimi anni aveva resa piuttosto triste la vita quotidiana romana; dove oltre al grigio esistenziale c'era sempre pi� spesso il rosso del sangue che scorreva. Inoltre dopo Commodo non c'erano stati pi� donativi, regalie e una grave carestia dello scorso anno aveva prostrato dalla fame anche i pi� scalmanati.

Ma Severo fu molto abile nel far tornare il buonumore; le confische dei beni dei senatori e dei nobili condannati a morte furono tutti dirottati a una speciale cassa, la res privata, cio� a sua disposizione, che gli serv� per fare una distribuzione alla plebe di viveri, dare un donativo all'esercito, aumentare di un terzo la paga dei soldati, fare le feste di massa.

Forse Severo cap� cosa voleva la gente, il popolo, la plebe e i militari che gli erano vicini e che ora lo applaudivano. In certe occasioni, in certi appuntamenti importanti della storia la plebe, il popolo non  manca mai di applaudire chi da un palco o da un balcone, trae dall'inconscio delle masse le primordiali pulsioni, e alle volte il peggio dell'uomo; la violenza portata con i giubili in superficie e abilmente poi guidata per degli scopi che solo il dittatore di turno conosce, che poi opportunisticamente attacca al suo carro sfruttandole nel modo pi� cinico. Per farsi ubbidire, per farsi rispettare, per incutere timore agli oppositori, Severo aveva bisogno del giubilo irrazionale della folla. E ne approfitt� anche per riceverli oltre se stesso.

Infatti, Severo mentre si trovava davanti a questa folla entusiasta, che era in attesa di ritornare ai fasti perduti e alle belle abitudini, sfrutta abilmente gli applausi, presenta ufficialmente al popolo suo figlio  Caracalla,  lo fa acclamare Cesare,  e dopo questo consenso popolare anche il Senato formalmente ratifica la successione dinastica, il titolo e la nomina a pontefice maximo.

Cos� nell'entusiasmo popolare Severo mette una buona ipoteca sul figlio. Dobbiamo per� anche ricordare che  CARACALLA ha soli 9 anni, mentre GETA suo fratello ne ha invece 8, e sentiremo ancora parlare anche di lui.

Assicuratosi a Roma il potere, il prestigio e la successione, l'imperatore riparte verso l'Oriente; sa che l� puo' fare grandi campagne militari, grandi conquiste, conquistare allori. Affronta Vologese IV re dei Parti e occupa Nisibi. 
Quella voglia di farsi onore sui regni e sulle rovine delle grandi civilt� Babilonesi, Assire, Sumeriche, Persiane, divenne da Alessandro in poi -in ogni imperatore- una battaglia contro se stessi e la propria inferiorit�. Nessuna conquista era ambita come quella in Asia. Solo quella dava smisurati onori e fama imperitura.

Tutti conoscevano (cos� in seguito)  le gesta del leggendario Alessandro, e tutti volevano prima o dopo cimentarsi nella grande avventura del macedone;  nell'immaginario collettivo, negli sterminati territori che si dicevano favolosi per la loro ricchezza, l'impresa veniva sempre ricordata o desiderata come un'avventura stupefacente, come una conquista del mondo, che dava gloria immortale; e i condottieri piccoli o grandi, inetti o audaci, non vedevano l'ora quand'erano al vertice di poter emulare la sua impresa. Divenne la malattia di tutti, nessuno ne fu immune, perfino nei successivi secoli, fino a Napoleone; il morbo dell' "Alessandrite" ha colpito nella storia delle grandi guerre sempre tutti.

Per Settimio Severo questo � il suo anno di "malattia", sta infatti pensando come conquistare Ctesifone, Seleucia, Babilonia, Ninive... i territori della Mesopotamia.
I romani ci stanno provando da oltre due secoli. Ora ci prova lui.

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