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ANNO 159 d.C.
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riassunto del
PERIODO ANTONINO - M. AURELIO ( dal 138 al 180 d.C. )
*** L'OZIO ROMANO
PROSEGUI NELL'ANNO 160 >Di questo periodo romano, soprattutto gli ultimi 3 anni che vanno dal 159 al 161, � da sempre che si vorrebbe sapere che cosa accadde, non � stato mai portato alla luce del tutto. Come vissero questo periodo lo sappiamo, ma di che cosa si occupavano sappiamo poco o nulla.
L'aristocrazia non era impegnata in nessuna disputa. Il Senato tutto fa supporre che si dedicasse solo a piccole questioni. I cittadini non esercitavano alcun lavoro perch� di schiavi ve n'erano cos� tanti che anche il pi� povero ne poteva avere a disposizione un paio. Il cibo e i divertimenti erano assicurati. I sussidi in caso di bisogno (come abbiamo gi� letto) erano a portata di borsa del munifico PIO ANTONINO, l'imperatore campagnolo, sempre pronto a intervenire con i suoi patrimoni, visto che le casse dello stato erano sempre vuote e non si faceva nulla per riempirle. Inoltre le milizie e i pretoriani non erano impegnati in nessun luogo, non vi erano importanti guerre, dispute, sommosse, tumulti, rivoluzioni, congiure; nulla.
ANTONINO guidava l'impero standosene in campagna, o al massimo in un piccolo studiolo in pantofole dove riceveva, alternandoli spesso con uno dei suoi tanti fattori, i funzionari o i re vassalli. Antonino non si era mai mosso dalla sua fattoria, mai visitato un'altra provincia, mai salito a cavallo a fianco di militari per la pur minima spedizione. Nulla!
Anche se in tutta l'Europa, in Africa e in Oriente c'erano segnali inquietanti, e dunque questo benessere era solo apparente.C'erano stati i tafferugli della plebe che aveva assaltato i forni e i magazzini cerealicoli perch� i ricchi importatori e i commercianti facevano accaparramento e aggiotaggio quando i rifornimenti dall'Egitto non erano stati regolari. C'erano anche state rivolte nei pressi dei confini di quelle popolazioni che pur assoggettate premevano per una loro autonomia o volevano riprendersi il proprio territorio che era stato a loro confiscato; ma per il resto tutto scorreva nella massima apparente tranquillit�.
Il merito andava tutto ad ANTONINO o meglio alla Fortuna che gli era diventata fedele compagna. Ma aveva anche la sua fortuna patrimoniale, talmente enorme, che quando mor� lasci� nelle casse dello stato una cifra che Roma non vide mai pi� in avvenire: due miliardi e settecento milioni di sesterzi. Che erano pari all'incirca alle intere entrate dello stato di cinque anni con le altre amministrazioni che lo avevano preceduto.
Tutto questo benessere e questa presunta e palpabile felicit�, nel non far nulla, ma solo mangiare e divertirsi, se da una parte pu� sembrare desiderabile e utopistico, dall'altra nasconde l'altra faccia della medaglia. Il benessere produce un certo ristagno delle idee, e senza queste non si sta al passo con i problemi che vengono sempre quando l'intera organizzazione sociale � diventata complessa. Il non muoversi, prima in pochi, poi per antagonismo in tanti, alla fine fece arrivare tutti alla totale mancanza di intraprendenza, di un singolo e una comunit� prima (quella che conta) di un popolo poi.
C'era ormai una intera generazione che era vissuta senza problemi, senza sacrifici, senza aver dovuto lottare per conquistarsi qualcosa. Questi sacrifici li avevano fatti prima i loro padri con Adriano, e loro nonni con Traiano, combattendo nelle varie contrade per anni; per anni non facendo mai ritorno a casa. Ma tutto questo era solo nei ricordi degli anziani, i giovani cresciuti nel benessere nemmeno volevano sentire raccontare quello che avevano patito, e i lunghi anni di miseria. Loro vivevano il presente.
E' il momento in cui la deprivazione nel popolo romano tocca i vertici pi� alti. Un neurologo direbbe che il gene-equilibrio si � modificato, che il fattore R (invasione di territori vitali) viene attivato quando necessita la conquista, disattivato quando arriva l'appagamento (� il livello della serotonina prodotta o non prodotta dal cervello, compreso quello pi� modesto dei piccoli animali)
La necessit� porta al desiderio-esigenza (vitale per la continuazione della specie), il desiderio- esigenza all'azione, l'azione all'emozione della conquista. Alla fine del percorso c'� l'appagamento, cio� la soddisfazione, ma in questo stato subentra anche la quiete, con la conseguenza dell'abbassamento della produzione di quelle encefaline, quelle che hanno dato all'inizio il loro contributo neurochimico all'iniziale desiderio-esigenza-azione, le tre componenti che portano all'appagamento e quindi alla soddisfazione.
La prolungata quiete e con le necessit� tutte appagate portano allo stato di deprivazione, moltissimo accentuato quando fin dalla nascita e per vent'anni com'� accaduto a Roma in questo periodo, non vengono stimolati i due fattori vitali che risiedono nell'ipotalamo da circa 300 milioni di anni, desiderio-esigenza e azione per l'appagamentoma proseguiamo l'argomento nel prossimo anno.....................