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ANNO 72 d.C.
Qui
il riassunto PERIODO DEI FLAVI (Vespasiano, Tito, Domiziano) 69-96 d.C.
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VESPASIANO IMPERATORE
*** LA TOLLERANZA DI VESPASIANO
Vespasiano � al suo IV consolato con il figlio Tito che � al II.
Intanto la COMMAGENE, morto ANTIOCO IV e' definitivamente annessa alla provincia romana della Siria con la formazione di una nuova vasta provincia di Galazia e Cappadocia con una motivazione molto chiara: esigenze militari e per incrementare il reddito fiscale. Sempre per la stessa ragione Vespasiano annull� la precedente autonomia che Nerone filoelleno aveva dato alla Grecia, e tolse loro quella "libert�" che non stavano "meritando", visto che erano nuovamente accaduti fra di loro tumulti, ma anche rivolte per una insofferenza verso i romani.Una profonda riorganizzazione anche nella penisola Iberica (Spagna) dove vennero concessi i diritti latini su tutta la regione, che comport� una profonda riorganizzazione municipale che contribu� a romanizzare il territorio, pur romano da tre secoli.
Non di meno nelle provincie in Africa, in Egitto, dove terminate le rivolte Giudee si procedette a un ammodernamento e a una efficace amministrazione che gestiva da anni una delle piu' importanti risorse dell'impero, 500 milioni di sesterzi quando l'intero reddito totale romano su tutto l'impero (30 volte pi� grande dell'Egitto) era appena di 2.000 milioni di sesterzi (4 volte l'Egitto).
Vespasiano si pose un obiettivo di fare entrare nelle casse 4.000 milioni di sesterzi. Con questi soldi non voleva solo soccorrere le regioni della Gallia devastate, spendere nei limes per le difese ai confini, indennizzare chi aveva subito espropriazioni indebite e aiutare i deboli; ma li voleva anche spendere per realizzare ambiziosi programmi edilizi nella capitale, perch� divertire, rallegrare e nutrire i romani era una necessit� politica, non era n� voluttuario n� una elemosina.
Adott� quindi delle strategie che porteranno a risanare le precarie casse dello stato, che stavano diventando del tutto vuote quando si iniziarono a pagare le pensioni ai veterani che erano stati nel corso dell'anno congedati. Alle nuove direttive di carattere fiscale, aggiunse quindi provvedimenti che rimasero a lungo nella memoria popolare di alcune province, che da alcuni decenni (quasi dimenticate dai funzionari centrali) prosperavano con i commerci ma che pagavano tasse troppo basse in rapporto a quanto tale prosperit� produceva loro.
Vespasiano poi, uomo di gusti semplici, stravolse il palazzo. Non era abituato a sperperi, quindi mise fine ai lussi, alle stravaganze di Claudio e Nerone, e la sua vita quotidiana si svolse nella frugalit�, nella parsimonia e nel risparmio che si diffuse poi in tutte le classi. Abol� la gerarchia e i cerimoniali di corte, che rese accessibile a tutti, e abol� persino l'uso di perquisire tutti coloro che venivano portati alla sua presenza, definendo quest'uso umiliante e dichiarando che non temeva affatto un assassinio e che semmai gli davano fastidio pi� gli adulatori che i nemici dichiarati.
Un piccolo problema dovette affrontare Vespasiano: i vari attacchi mossi da particolari gruppi della popolazione. I "filosofi", "stoici" e i "cinici". Erano questi una setta di moralisti peripatetici che andavano predicando l'anarchia; molto anticonformisti, che pur non scagliandosi contro la monarchia come istituzione, predicavano la ribellione contro i cattivi monarchi in generale, quindi contro ogni regola e ogni ordine. Fra questi ELVIDIO, un vivace senatore, che non risparmiava a Vespasiano insulti in pubblico, incitando perfino il popolo alla rivolta.
Vespasiano port� pazienza, poi cap� che non poteva esporsi continuamente agli insulti n� che un senatore esortasse gli animi alla sedizione. Primo lo diffid�, poi lo esili�, e infine lo mise a morte (una delle poche vittime di Vespasiano). Contro questi "filosofi" che come disse Tacito, Quintiliano, Dione Cassio e Appiano "screditavano la filosofia", Muciano convinse Vespasiano a bandirli tutti in blocco, e si aggiunsero anche gli astrologi; erano di fatto e si dichiaravano anche, tutti sovversivi e anarchici. Vespasiano non li pun� con la morte, era tollerante, molto indicativa � la frase che ci � stata tramandata da uno storico: quando Demetrio, uno dei cinici, dall'esilio continu� a ingiuriarlo, l'imperatore gli mand� a dire "fai di tutto perch� io ti uccida, ma io non uccido i cani solo perch� abbaiano".
Nonostante questi inconvenienti che possiamo considerare pessimistiche stravaganze di fanatici moralisti anarchici, che, dice Dione Crisostomo, "volevano farsi solo della pubblicit�," Vespasiano prosegu� deciso verso una efficace riorganizzazione non solo militare, finanziaria ma anche culturale. Che vedremo nei prossimi anni.