DA
20 MILIARDI ALL' 1 A.C. |
1 D.C. AL 2000 ANNO x ANNO |
PERIODI
STORICI E TEMATICI |
PERSONAGGI E PAESI |
(pagine in continuo sviluppo (sono graditi altri contributi o rettifiche)
vedi stesso periodo "RIASSUNTI STORIA D'ITALIA"
ANNO
1735
*** LA 2nda DELUSIONE DEI SAVOIA
*** PRELIMINARI DI PACE A VIENNA
*** UN BORBONE DI SPAGNA A NAPOLI
*** NASCE "LA GAZZETTA DI PARMA"
*** ITALIA - I francesi oltre che essere allarmati per l'avanzata dei Russi sul Reno, sono allarmati di una vincitrice offensiva dei loro alleati Spagnoli in Italia contro le truppe Austriache (gli spagnoli hanno occupato la Toscana e stringono d'assedio Mantova) decidono di aprire delle trattative di pace, che si realizzeranno in ottobre a Vienna (definitivo trattato "Pace di Vienna" nel 1738), con le quali le grandi potenze mettono fine alla guerra.
L'imperatore Carlo VI riceve Parma e Piacenza ma deve lasciare i regni di Napoli e di Sicilia a don Carlo di Spagna (con l'impegno a non riunire le due corone di Napoli e Madrid).
( vedi CARLO DI SPAGNA - UN BORBONE ILLUMINATO A NAPOLI)
Stanislao l'ex sovrano della Polonia (per lui � stata combattuta questa guerra) riceve in cambio la Lorena ma con l'impegno di trasmetterla alla Francia (cio� a sua figlia Maria, moglie di Luigi XV). Mentre il duca di Lorena, Francesco III Stefano, deve far buon viso a cattiva sorte, deve cedere la Lorena in cambio di una futura successione al granducato di Toscana ora retto dall'ultimo dei Medici, Gian Gastone che non ha eredi maschi.
IL Re di Sardegna Carlo Emanuele III di Savoia deve restituire agli Austriaci il Milanese, ottenendo solo il Novarese, il Tortonese e alcuni feudi del Monferrato, conservando anche la Savoia.
I SAVOIA sono delusi. Se con gli austriaci pur avevano guadagnato qualcosa (la Sicilia, poi sottratta in cambio della Sardegna) con i francesi ai Savoia va peggio, non ottengono quasi nulla, loro che sognavano il Milanese.
Accadr� la stessa cosa nel 1859 con Napoleone III - I Savoia devono fermarsi (decisione di Napoleone III) prima della conquista del Veneto oltre che cedere Nizza e la Savoia.
*** VOLTAIRE molto caustico, con le sue "Lettere" attacca l'arretratezza culturale della Francia; e la mostruosit� della sua politica bellica; per la guerra di successione polacca; che dopo aver scatenato la guerra, sta ora firmando la pace a Vienna.
Le lettere come al solito le fa circolare a migliaia, manoscritte, per non correre rischi.
LINNEO in Olanda pubblica "Classificazione dei viventi"; suscita scalpore in tutti gli ambienti scientifici retrogradi, oltre che mettere in agitazione la Chiesa, che condanna la vergognosa iniziativa, quella di catalogare senza alcun rispetto, come animali anche le creature di Dio.
--------------------------------Dal sito: www.gazzettadiparma.it
Nasce la "Gazzetta di Parma", quotidiano d'informazione tra i più antichi giornali d' Europa.
A metà del '700 usciva con regolarità riportando notizie da tutte le corti europee e talvolta anche da altri continenti. Da 1772 al 1779 è stampata dal principe dei tipografi, Giovan Battista Bodoni. Il primo gennaio 1850 la pubblicazione diventa quotidiana e il formato viene allargato. Dieci anni dopo, con l'unità d'Italia, la "Gazzetta" cessa di essere il giornale ufficiale del governo, ma solo nel 1876 passa in mano ai privati, a una società per azioni nel cui consiglio di amministrazione siede pure Giuseppe Verdi. Nel 1928, durante il periodo fascista, il giornale si fonde con il "Corriere Emiliano", ma nel 1941 riprende l'antica e gloriosa testata di "Gazzetta di Parma", che mantiene, unico quotidiano italiano, anche dopo la Liberazione.
Nell'immediato dopoguerra (gennaio 1948) la società viene acquistata dalla Segea che nel 1960 costruisce la nuova sede in via Casa, iniziando quel rinnovamento tecnologico che costituisce una delle costanti dell'attuale gestione e pone il giornale all'avanguardia del settore. Un nuovo grande centro stampa viene inaugurato nell'ottobre del 1987.
Contemporaneamente il quotidiano, guidato dal 1957 al 1992 da Baldassarre Molossi, ha un forte incremento delle vendite arrivando nel 1992 a una media di 50mila copie giornaliere distribuite quasi esclusivamente nel territorio provinciale che conta 390mila abitanti. Tra i quotidiani di provincia la "Gazzetta" sia come diffusione che come numero di lettori, si pone all'avanguardia dei giornali della
sua categoria.
La "Gazzetta di Parma" con "La Gazzetta di Mantova" sono tuttora in disputa per la paternità di "giornale più antico d'Italia". La verità è che la "Gazzetta di Mantova" è nata prima ma ha cambiato spesso il nome della testata ed ha interrotto la pubblicazione nel periodo fascista, mentre la "Gazzetta di Parma", pur essendo nata dopo, ha la costante della pubblicazione ed ha un solo cambio temporaneo del nome della testata.
Dal sito: www.gazzettadimantova.quotidianiespresso.it
IL PRIMO numero della «Gazzetta di Mantova» - il quotidiano più antico d'Italia e indubbiamente tra i più antichi del mondo - fu stampato nel 1664 ad opera di Federico, Pietro e Guglielmo Osanna stampatori ufficiali di corte. Si chiamava però «Aviso». Le sorti del ducato erano rette, in quel momento, da Carlo II di Gonzaga Nevers.
La «Gazzetta di Mantova» non parlava dei fatti «politici» della corte. Ma dava largo spazio agli avvenimenti militari ed è tuttora preziosa fonte d'informazionne per le guerre di successione, che spesso integra, o addirittura corregge, i riepiloghi libreschi di quegli eventi. Ma pure argomenti di notizie le solennità religiose, le visite di principi e di alte personalità e altri fatti che riguardavano i notabili del ducato.
Fino a qualche anno fa si riteneva che la «Gazzetta» fosse stata stampata per la prima volta nel gennaio del 1670 perché il più antico esemplare della raccolta, custodito nella Biblioteca comunale di Mantova, è datato ottobre 1670. Ma un documento d'archivio, scoperto dall'ex direttore del giornale, Giuseppe Amadei, ha consentito di retrodatare di almeno sei anni la nascita del giornale al 1664.
Il periodico mantovano - che inizialmente era definito «Foglio di notizie su Mantova», o anche «Foglietti», o «Avisi» - tra il 1741 e il 1759 assunse la denominazione di «Ragguagli universali d'Europa e d'altri luoghi». Così dava notizia, l'8 febbraio 1793, dell'esecuzione capitale di Luigi XVI a Parigi:
«Ci troviamo nella dolorosa circostanza di annunziare il più tristo avvenimento, l'attentato il più orribile nella persona di Luigi XVI. Dopo l'ingiusta, irregolare e incompetente sentenza della Convenzione, si fissò il tempo dell'esecuzione nel giorno 27 (gennaio), ch'ebbe luogo alla mattina alle ore 10, nella piazza della rivoluzione, a lato del piedistallo su cui, quattro mesi sono, esisteva la statua del suo avo. Tetro silenzio...Luigi ha dimostrato la maggior fermezza».
Il 3 gennaio 1857 apparve la testata «Gazzetta di Mantova», che però aveva già avuto una prima consacrazione in supplemento del 12 agosto 1705, apparso con il titolo «Supplimento della Gazzetta di Mantova».
Il passaggio dei Gonzaga agli Asburgo (1707) avvenne in modo indolore. Il nuovo governo austriaco non interferiva nell'attività del giornale. Il foglio mantovano fu diretto prima da Alberto Pazzoni, poi (1737) da Giuseppe Ferrari, a cui successe (1781) il figlio Salvatore. Qualche blanda sterzata in senso filogiacobino, con l'arrivo dei Francesi a Mantova.
Il giornale di Mantova, dopo essere uscito periodicamente ma non a scadenze fisse, diventò ufficialmente bisettimanale dal 1807, anno in cui assunse stabilmente la testata «Gazzetta di Mantova». Dopo la caduta di Napoleone, il giornale ovviamente abbandona l'atteggiamento filofrancese e diventa blandamente austriacante, con accenni di aspirazione all'italianità durante le guerre di indipendenza. Negli anni di Belfiore la Gazzetta interpretò il desiderio di indipendenza e l'orgoglio italiano, ma con prudenza perché la censura era severissima. Solo nel 1866 Mantova diventerà italiana. Il giornale tenne una linea di equilibrato liberalismo progressista. Anche perché ebbe direttori di eccezionale spessore culturale e umano, come Alessandro Luzio (periodo 1882-1893), grande storico, e come Salvatore Cognetti De Martiis. Ma nel 1920 il giornale fu chiuso e costretto ad assumere una veste prima nazionalista, poi fascista cambiando anche testata.
Nel 1945 la «Gazzetta» potè rinascere col suo volto libero, prima come organo del Cln, poi col suo antico glorioso nome. La società editrice era la la CITEM, Cooperativa industriale editrice mantovana. Nel 1981 la cooperativa cedette la testata alla Arnoldo Mondadori Editore rimanendo come società stampatrice. Il giornale divenne un tabloid e fondò nuove testate: Gazzetta di Modena, Gazzetta di Carpi, Gazzetta di Reggio e la Nuova Ferrara. Nel 1989 la società e la Gazzetta passò alla Finegil del Gruppo l'Espresso che avviò un rinnovamento del giornale sia nei contenuti che sotto il profilo tecnologico.