ANNO 1975 (Pagine in costruzione) mese di FEBBRAIO

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Anticipiamo quello "conclusivo" (l'ultimo!) dopo i tanti dialoghi e  incontri  iniziati a partire da questo 1975.
Qui siamo nella sede della DC. E' il 9 marzo del 1978.
In un altra sede hanno gi� firmato la sua condanna a morte.
Infatti, trascorrono solo 7 giorni; il 16  Moro viene rapito, e va incontro al suo drammatico destino.

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9 FEBBRAIO - Per la prima volta due politici , EDGARDO SOGNO e RANDOLFO PACCIARDI propongono per eliminare i mali che affliggono l'Italia, una Repubblica Presidenziale. Le motivazioni, affermano, sono per mettere freno all'intrallazzo, alla corruzione, alla spartizione di poteri che si danno a gente che al massimo possono fare appena il portaborse.  Siamo nel periodo dove stanno scoppiando i pi� grossi scandali delle "mazzette" e   coinvolgendo gli alti papaveri della politica: Rumor, Gui, Tanassi ecc. Gi� si comincia a temere, che lo scandalo andr� a coinvolgere anche il presidente della Repubblica.
Pacciardi cerca di rendere l'idea in modo brutale "dobbiamo mettere fine in Italia ad un regime parlamentare che sembra un baccanale orgiastico di delitti e di rapine".

18 FEBBRAIO - Un commando delle Brigate Rosse con un assalto alle carceri di casale Monferrato faranno evadere RENATO CURCIO, capo riconosciuto del gruppo terroristico.

 

25 FEBBRAIO - FANFANI prima del 18 marzo accennato sopra (ritiro della delegazione al Congresso PCI) e prima delle elezioni regionali, non sopporta che alle elezioni universitarie i giovani democristiani siano stati sconfitti. Per curare il malessere impiega la pi� drastica delle medicine. Scioglie addirittura il movimento giovanile; in passato fin dal dopoguerra  base portante di tante battaglie politiche studentesche, indubbiamente favorite e con buoni appoggi dell'ambiente accademico che non era certo finita la guerra in mano alla sinistra. TOGLIATTI, non dimentichiamolo, anche lui aveva fatto un grosso regalo a De Gasperi. Nessuna epurazione; e nelle Universit� erano rimasti tutti quelli che vi erano entrati su scelte unicamente fasciste, e che per un ventennio (fino al '68) rimasero a dominare negli atenei.

Quello di Fanfani � ora ritenuto un atto autoritario e contestato violentemente, fino ad assediare la sede del partito della DC, dove le discussioni all'interno non mancano certo fra i capi correnti e soprattutto fra quelli che si stanno imponendo per spaccare le correnti e farsene ognuno   una propria mettendo in minoranza addirittura uno dei fondatori della pi� potente corrente democristiana, la Dorotea di Mariano RUMOR, con lui quest'anno nel ciclone tangenti.

Disagio sull'appartenenza a vecchie  ideologie politiche sono presenti non solo dentro i giovani della sinistra (come gli extraparlamentari); o fra i giovani della destra (come Ordine Nuovo); ma anche dentro le file dei giovani democristiani. E qui ci viene in soccorso un dato: nel 1960 all'Azione Cattolica erano iscritti 3.000.000, in questo 1975 sono appena 635.000, e considerando che i giovani studenti (anche anagraficamente) sono ora il doppio di quelli che erano presenti  nel 1960, il dato � indubbiamente  sconcertante e umiliante per la DC..

Fanfani ha capito  -  ed ecco i motivi dello scioglimento - che le riunioni del movimento giovanile servivano a una cosa sola, a far aumentare e a dirottare verso sinistra i giovani, che dal '68 in avanti, sono  diventati    sempre pi� attenti e sensibili ai problemi sociali, e nonostante il riflusso (l'apparente disimpegno di cui abbiamo gi� accennato) di questi met� anni Settanta, sono sempre e comunque coinvolti in questi problemi (studio, lavoro, famiglia, rapporti interpersonali). Principalmente non dovuto a una maggiore istruzione (la scuola del resto si � sempre disinteressata di coinvolgere i soggetti su  problemi esistenziali)   ma per essere a contatto quotidianamente con i problemi reali che stanno investendo ormai tutti i settori della vita civile, economica e sociale, e in ogni ceto.  La stessa informazione � vaga, molte volte distorta e faziosa, e spesso assente. 

La frequentazione, la promiscuit� dei ceti, � invece massiccia, ed � quella che a distanza abissale dagli inquilini del "Palazzo",  con un'energia spesso ignorata e sconosciuta anche agli addetti, � quella che non fa affondare del tutto l'Italia nel suo periodo pi� critico (anche dentro il grande capitalismo).  L'equilibrio che trova nella sua autonomia e la capacit� di sapersi gestire, � la grossa scoperta che fa l'italiano in tutto il decennio degli anni Settanta; diventa, creativo, produttivo, abile, accorto e vincente in ogni settore, e proprio quando (scorrendo la storia di questi dieci anni) sono del tutto vacanti  i poteri delle istituzioni, e assenti  uomini politici capaci e validi.-  "La cosa pi� sensata che fecero i politici fu quella di non far niente -  ricitiamo il senatore industriale Bassetti  - e visto che non ci capivano niente, hanno scelto di lasciarsi guidare dal Paese.  L'hanno lasciato nella logica della foresta e per fortuna ci � andata bene, perch�  il  paese, fuori, era pi� forte della politica, e anche pi� intelligente".

27  FEBBRAIO - A Genova al XXXI congresso del partito repubblicano  UGO LA MALFA ritiene che sia accettabile la collaborazione offerta dai comunisti di BERLINGUER;   il suo "compromesso storico" lo giudica realizzabile.

Dopo alcuni accordi con i comunisti sugli interventi straordinari nel Mezzogiorno,  dopo il successo dei sindacati con la Confindustria a gennaio, La Malfa guarda avanti e non tiene conto delle critiche avanzate dal PSI che si sente scavalcato pur stando con la DC nel governo. Il loro segretario, DE MARTINO, continua a polemizzare; � persino inferocito, e parla di "palese disprezzo" della DC verso i socialisti. Il culmine della polemica ci sar� poi a dicembre quando De Martino scrivendo un terribile articolo, senza mezzi termini,  accusa i democristiani  "che non resta loro altro da fare nel chiedere la  benevolenza dei comunisti, e inginocchiarsi e fare a loro anche  la riverenza".

La proposta dei comunisti di fatto � gi� stata presa in considerazione dalla DC, del resto altro non pu� fare. Gli scandali che hanno investito alcuni grossi personaggi democristiani, e con grande risonanza sui giornali, stanno coprendo di fango la DC proprio al cuore del  gruppo dirigente. E' quindi gi� scontato: sia accettando il compromesso, sia ignorandolo, alle elezioni amministrative di giugno i comunisti, sull'"effetto ridondante", guadagneranno voti.

MORO intuisce questo grosso pericolo e corre ai ripari,  dialogando spesso con Berlinguer, e nel medesimo tempo lavorando in profondit� per un cambiamento dentro e al vertice della DC. Che diventer� urgente e  necessario quando proprio alle amministrative i comunisti si aggiudicheranno, come vedremo pi� avanti, le giunte in cinque regioni e nelle principali citt� e province. Cio� il primo terremoto politico dal dopoguerra, conquistando i comunisti in un sol colpo  pi� 5,5% dei voti,  e per soli due punti non raggiungono la DC.  

Attanagliata dalla corruzione; con  i socialisti inconcludenti che stanno dissolvendo la maggioranza;  con il Paese nelle spire dell'inflazione a due cifre e in austerit�, MORO e la DC non possono far altro che accogliere l'invito fatto da Berlinguer   il 10 dicembre scorso al Comitato centrale: quello di stabilire un "clima di comprensione" con le masse cattoliche, anche se dentro di queste una buona parte, pi� per questioni ideologiche-integraliste in cui sono assenti le diverse realt� oggettive del paese,  respingono con bigottismo ogni tentativo d'avvicinamento.

(Dopo anni, si affermer� che Berlinguer qui commise un grosso errore; che doveva andare per la sua strada, e se i democristiani facevano vedere lo "spauracchio del sorpasso dei rossi", lui con migliori carte in mano (i giornali con i grandi titoloni erano dei provvidenziali  "assi") era in grado di far vedere non solo uno spauracchio ma semmai che la corruzione era una realt�, e i democristiani  erano i soli responsabili di quella Italia che stava andando sulla via della bancarotta.

Senza appoggi del segretario del PCI, nell'arco di nemmeno un paio d'anni, la DC isolata, sia politicamente sia dall'opinione pubblica  si sarebbe messa fuori gioco da sola. Berlinguer doveva solo pazientare e aspettare la caduta per dissoluzione, per autolesionismo, la DC era entrata su un terreno di sabbie mobili, non ne sarebbe mai uscita da sola.

Invece Berlinguer fa un grosso regalo alla DC, che stava rischiando non solo di perdere voti ma di andare a fondo. Non per nulla sul Popolo del 13 luglio prossimo, Mario Angius accennando alla "magna charta" del "compromesso storico" e al discorso di Berlinguer in Spagna,  che fu una sorta di proclama di buone intenzioni, scriver� "ci ha convinti il discorso pi� ancora della esattezza della dizione". Insomma i comunisti pi� che convincere sono utili anche se tenuti alla debita distanza.

Se Berlinguer commette questi clamorosi errori, quelli dei socialisti furono ancora pi� plateali. Alla fine dell'anno (come leggeremo pi� avanti) "offesi" dalla DC che li teneva sempre in disparte, i socialisti si dimisero dal governo, sicuri che alle nuove eventuali  elezioni del giugno '76, avrebbero colto dei vantaggi. Fu invece una Caporetto, che subito dopo i deludenti  voti,   port� alla "rivolta dei quarantenni" (Craxi e C.) e alle dimissioni di De Martino.

La DC,  aveva a fine di questo 1975, posto dei limiti ai socialisti, e De Martino infuriato per diversi giorni cercher� di riallacciare i rapporti con il PCI incontrandosi con Berlinguer  per studiare una strategia unitaria che isolasse una buona volta   la DC dentro gli intrallazzi e le sue congiure interne che non erano poche,   nelle tante serpi allevate in seno.

  Inutilmente, i giochi di reciproca convenienza erano stati fatti tra DC  e PCI. Un'occasione perduta per la sinistra, che sull'Unit� del 19 gennaio, e insieme ai sindacati (LAMA lo fa su La Stampa lo stesso giorno) polemizzano e accusano a chiare lettere i socialisti  di essere stati i responsabili della crisi, e addirittura  entrambi non vogliono lo scioglimento delle Camere e quindi nuove elezioni. Insomma dentro la sinistra comunista, Moro deve aver fatto un   "miracolo".

Non che tutta la DC sia d'accordo, infatti,  ad allarmare nuovamente con i "fantasmi rossi" una parte della DC, e nello stesso tempo i ceti medi, la borghesia, e perfino gli elettori cattolici di sinistra e i liberisti,  questa volta non � l'Est, ma l' Europa, dove Berlinguer  e  il segretario del PC francese Marchais stanno lavorando da tempo (il 15 ottobre s'incontrano a Roma) per dare l'avvio  a una grande azione politica che sar� definita dalla stampa "eurocomunismo". I due dirigenti dichiarano di ispirarsi a "ideali di socialismo delle libert�, con il rispetto delle regole  democratiche". 
Certi democristiani non credono a questa favola, a un comunismo "confezione regalo modello euro" e vanno predicando e scrivendo:   "In URSS seguitano ad esistere condizioni oppressive, perch� mai dovrebbe essere ora qui diverso visto che per i PC europei il punto di riferimento � sempre quello sovietico; quella la loro costante radice ideologica".

A dare una mano a questi allarmisti, a farli entrare in   fibrillazione, giungono le notizie dal Portogallo (e siamo in Europa!)   con la decisione improvvisa dei comunisti (� accaduto il 20 gennaio scorso) di approvare una costituzione  di   una centrale sindacale unitaria solo da loro dominata (escludendo perfino i socialisti) e appoggiata (chi lo avrebbe mai detto!) da alcune unit� militari ribelli al governo. Una situazione che in poche settimane diventa esplosiva. Infatti, il prossimo 11 MARZO,  c'� un colpo di Stato militare proprio influenzato dai comunisti portoghesi con a fianco alcune caserme.

Vedremo FANFANI pochi giorni dopo, il 18 MARZO,   ritirare platealmente per protesta la sua delegazione al XIV congresso del PCI a Roma, con un Berlinguer  infuriato e sdegnato che lo accusa di faziosit� e di voler strumentalizzare ai sui fini elettorali il Portogallo.

Fanfani non aveva del tutto torto a sdegnarsi.  Ristabilita in Portogallo la calma, alle concesse elezioni di aprile - per fortuna democratiche, che mettono  fine a una dittatura durata quarant'anni -  i comunisti risultano (e scoppia una contraddizione macroscopica) avere nel paese solo il 12,5% dei voti. Cio� una "rivoluzione" beffa,  fallita nell' "evoluzione" democratica di un Paese e di un popolo dimostratosi imprevedibile. Un mezzo respiro per l'Europa.

Un mezzo respiro, perch� lasciano uno strascico. Le suggestioni portoghesi portano il fantasma comunismo ad aggirarsi ancora in Europa il 20 NOVEMBRE scuotendo ancora una volta la "buona coscienza" del capitalismo, quando in Spagna muore il CAUDILLO FRANCO. L'uomo che � indicato dalla sinistra come l'ultimo famigerato dittatore fascista d'Europa, si teme in Spagna dalla militanza antifascista - anche qui quarantennale e spesso anche terroristica - una forte spinta verso una svolta a sinistra. Il 21 novembre (vedi NOVEMBRE) il Manifesto esce dando per certa questa svolta. Ma anche qui, alle elezioni democratiche va peggio che in Portogallo, su 350 seggi i comunisti ne ottengono solo 20, 112 vanno ai socialisti operai di Gonzales, 165 ai democratici di Suarez, e 47 a partiti minori.
L'Europa liberale, cattolica, anticomunista, ebbe un sospiro di sollievo: due deboli fantasmi erano passati sull'Europa.

27 FEBBRAIO - LA MALFA ha anche lui le sue "gatte da pelare" dentro il XXXI Congresso di Genova del PRI. ARISTIDE GUNNELLA, sottosegretario alle partecipazioni statali, � espulso dai probiviri del partito per corruzione e clientelismo elettorale. I dirigenti non ci stanno e chiedono ai delegati il voto contro la decisione. Il 68% lo assolve. (!)

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