LA SECONDA SCALATA ALLA MONTEDISON
Dopo le dimissioni di CARLI dalla Banca d'Italia, le nuove nomine al vertice delle grandi aziende pubbliche proposte da BISAGLIA sono caratterizzate da lotte furibonde tra il presidente dell'ENI RAFFAELE GIROTTI (segretamente appoggiato da Rovelli, Forlani, Giacomo Mancini, e Andreotti) e il presidente della Montedison EUGENIO CEFIS sostenuto non solo dalla corrente dei dorotei e dei fanfaniani, ma dallo stesso Carli che, quando fu chiamato in causa come designatore neutrale tra Cefis e Visentini, non dimentichiamo, lo incoron� re della Montedison.
Inoltre entrambi affiancarono lo scorso anno, a maggio, Agnelli come vicepresidenti alla Confindustria e il successivo novembre VISENTINI, nel governo Moro IV, fu chiamato, come rappresentante del PRI, a reggere il Ministero delle Finanze.Ora, dopo le elezioni, mutate le condizioni nei rapporti di forza dentro le correnti della DC (che abbiamo letto in luglio) le manovre per arrivare dentro il gigante che ha sede in Foro Bonaparte, cio� alla Montedison, sono state immediate, numerose e varie. Le mosse del nuovo corso della DC, non hanno conosciuto soste estive, ma sono state indirizzate a scoprire vere o presunte manovre occulte all'interno dell'ENI.
Il primo settembre GIROTTI proprio per alcune discrezioni � costretto a dimettersi da presidente dell'ENI dopo che gli sono state rivolte accuse di aver fatto una scalata azionaria per impossessarsi proprio della Montedison, il gioiello dell'ENI e di CEFIS. Che ripetiamo, ora affianca AGNELLI come vice alla presidenza della Confindustria, e dove alla stessa, dopo le recenti dimissioni alla Banca d'Italia (lo si d� per certo) approder� nel prossimo luglio proprio Carli.Al posto di GIROTTI cos� costretto a lasciare l'incarico, � nominato presidente dell'ENI, PIETRO SETTE, un uomo molto vicino alla corrente di Moro che sta guidando il suo quarto governo bicolore con i repubblicani. Qui, indubbiamente, come abbiamo visto, sia imponendosi dentro la segreteria del suo partito, sia nel governo che presiede, lo statista dimostra di manovrare molto bene le pedine nella grandi aziende di Stato e in particolare dentro il colosso ENI. Un gigante che presto sar� coinvolto nel prossimo Piano Energetico Nazionale che il Comitato interministeriale per la programmazione economica sta varando (lo voter� a dicembre) proprio il "governo Moro". Un grandioso progetto che prevede nuovi impianti nucleari, geo, idro e termoelettrici. Significa migliaia di miliardi subito, ma anche nei prossimi dieci/vent'anni. Un fiume, un oceano di denaro pubblico.
13 OTTOBRE - UGO LA MALFA come vice presidente del Consiglio, come al solito d� bacchettate di austerit� a destra e a manca, spesso facendo solo della pura demagogia. Questa volta le sue esternazioni pubbliche, di scandalizzato censore, le fa alla stessa Camera, accusando indirettamente chi la dirige: di fare sprechi, di dare alti stipendi ai dipendenti e di offrire un cattivo esempio d'immoralit� ai cittadini.
Sono solo manovre di piccolezza politica, fuorvianti dai problemi molto pi� seri che abbiamo appena accennato sopra, e dove sono in ballo invece migliaia di miliardi di denaro pubblico: questo tipo di interventi, con le casse dello Stato vuote, equivalgono a far accrescere spaventosamente il debito pubblico. Anche lui, UGO LA MALFA, ha proposto questi provvedimenti in luglio, che ora al governo, il suo partito e lui medesimo stanno approvando con tanta disinvoltura.
Il Presidente della Camera, � SANDRO PERTINI, che non accetta le spocchiose critiche e si dimette polemicamente dalla carica. Compatti, tutti i parlamentari rinnovano la fiducia al Presidente, ed infine riescono a far rientrare le dimissioni.FINE (!?) DELLA CONTROVERSIA DELLA FRONTIERA
ITALO-IUGOSLAVA.10 OTTOBRE - Definitivamente e formalmente si mette la parola fine alla lunga controversia tra Italia e Iugoslavia per la linea di confine nel territorio di Trieste. Era iniziata alla fine della guerra la vertenza, con alcuni momenti nel corso dei successivi anni anche drammatici, dove temendo una invasione delle truppe di Tito, era scattato in Italia anche l'allarme e la mobilitazione.
Inghilterra e Stati Uniti nel 1945 avevano occupato Trieste e l'avevano divisa in due territori. Nel 1954 le due potenze, rinunciando all'occupazione cedettero rispettivamente all'Italia la zona A, e alla Iugoslavia la zona B, garantendo ai cittadini delle due zone la facolt� di scegliersi nell'arco di un anno il territorio dove volevano risiedere, abbandonando per� case e averi.
Le insofferenze in entrambe le due zone erano poi continuate per anni. Infine dopo molti incontri e vari compromessi, in questo 10 ottobre, si � trovata una soluzione politica alle varie rivendicazioni. I due Paesi con i rispettivi ministri degli esteri, RUMOR e MINIC, a Osimo (AN), hanno con un accordo definitivo e formale deciso di accettare la "situazione di fatto" e finalmente di iniziare una cooperazione per i reciproci scambi e lo sviluppo del commercio Italo-Iugoslavo.
Ma ai politici non costa nulla l'accordo, non cos� per alcuni cittadini che vedono in questa definitiva chiusura, cadere tutte le speranze riposte. Da entrambi le parti, una minoranza della popolazione non ha gradito affatto questa spartizione. Ognuno ha rivendicato la sua appartenenza etnica, ma soprattutto le propriet� immobiliari e le attivit� che entrambi i cittadini avevano in precedenza nelle due zone e che sono andate perdute, perch� entrambi i due governi non hanno mai voluto prendere in considerazione l'indennizzo di case, terreni, attivit� e altri averi, e neppure fare un bilancio comparativo per eventuali compensazioni.
Nonostante gli accordi formali, la questione non appare nemmeno in questo anno 2000 ancora risolta. Molti cittadini di entrambe le zone sono ancora nomadi erranti in altri Paesi ospiti, perch� non adattandosi per tanti motivi personali (tutti da rispettare in entrambe le etnie) hanno dovuto lasciare le proprie aziende e le proprie case.
Del resto il cordone ombelicale del suolo natio � spesso pi� forte di ogni ideologia, anche se vincente e agli occhi degli altri pu� sembrare oggettivamente, col metro del venale opportunismo, una pi� opulenta dell'altra.29 OTTOBRE - Ancora un fatto di sangue nel terrorismo nei due schieramenti che si affrontano con la violenza sanguinaria della vendetta spietata e selvaggia. Siamo al quartiere Prenestino, davanti alla sede del MSI, nel gruppo appartenente al Fronte della Giovent� un ragazzo di sedici anni, MARIO ZICCHIERI cade fulminato da una pallottola. Ignoti gli autori. E' questa la loro "rivoluzione"!
FINE MESE OTTOBRE