ANNO 1937 (provvisorio)
63 ANNI FA

(terza parte - anno 1937)

ALTRI FATTI DEL 1937

IL 19 Aprile, anche se devono ancora iniziare ed essere applicate alcune disposizioni antiebraiche per "la difesa della Razza", in Africa, un decreto legge provvede gi� a fare una rigida separazione fra bianchi ed etiopi. Viene persino vietata la diffusione della canzone Faccetta Nera che parlava di "bellezze abissine". Pi� che un atto di razzismo era questo un provvedimento di carattere sanitario. Molti soldati italiani in Abissinia prendendo alla lettera lo slogan avevano rotto i cordoni della decenza e anche della prudenza. Accompagnandosi senza freno alle numerose indigene si erano prese delle micidiali malattie veneree. Si cerc� in quel modo di porre freno al dilagante flagello.

IL 27 Aprile muore a Roma ANTONIO GRAMSCI di tubercolosi. Messo in carcere fin dal 1926 si era ammalato in prigione fin dal 1933. Aggravatosi nei primi mesi di questo 1937, i primi di aprile era stato rimesso in libert�, ma ormai era a un passo dalla tomba.

Negli anni di prigionia si era dedicato a mettere per iscritto le complesse vicende storiche dell'Italia di questo periodo sui Quaderni del carcere. Li leggeremo solo alla fine del conflitto e ce lo far� apparire proprio come lui stesso si defini' "un combattente che non ha avuto fortuna nella lotta immediata".
(alla luce dei fatti del prima, durante e dopo il fascismo, visto che lui aveva grande ammirazione per la rivoluzione russa e per Lenin (fu suo ospite per quasi due anni - ma senza vedere il marcio) non fu certo un male se non riusc� a portare avanti la rivoluzione bolscevica in Italia. L'Italia sarebbe ancora a quel livello di arretratezza di quella Russia che poi, alla caduta del muro abbiamo visto tutti).(vedi anche 1921).

ANTONIO GRAMSCI
Uomo di cultura e azione Gramsci � una delle personalit� piu' importanti ma anche discusse della recente storia Italiana. Nato in Sardegna nel 1891, a 19 anni fu attratto dalla politica collaborando a un giornale del partito socialista al quale si era iscritto. Nei suoi scritti giovanili c'� la diffidenza e lo sdegnoso disprezzo per la retorica balza le amplificazioni verbose, il sentimentalismo fatturato di cui amava ammantarsi la pseudoscienza dei "professori". Criticava la democrazia facilona e chiacchierona e quindi nutr� una certa diffidenza verso gli atteggiamenti concilianti del PSI dove collaborava TOGLIATTI, TERRACINI, TASCA scrivendo sul settimanale Ordine Nuovo. Ma (affascinato) avvicinatosi nel dopoguerra a Lenin, la convivenza con l'ambiente socialista italiano (di tendenza pi� riformista che rivoluzionaria) gli era diventata impossibile. Infatti con i suoi collaboratori a Livorno nel 1921 costituisce il PARTITO COMUNISTA ITALIANO.

Dopo il Delitto Matteotti Gramsci cerc� di organizzare la protesta popolare con i suoi vecchi amici socialisti e altri gruppi che avevano dato vita all'Aventino (cio� l'abbandono del Parlamento). Lui e i suoi compagni vollero rimanere alla Camera e proporre alle forze politiche contrarie al fascismo, di erigersi in vero Parlamento del popolo italiano. Ma la proposta non venne neppure presa in considerazione. Fu quindi uno dei pochi a pronunciare discorsi contro la politica di Mussolini, e che proseguendoli, gli cost� l'8 settembre 1926 prima il confino per cinque anni a Ustica, poi la condanna a 20 anni e quattro mesi.

Nei lunghi e penosi undici anni di detenzione cerc� conforto nello studio e un serio ripensamento di tutta la storia e della cultura italiana. Queste riflessioni sono contenute nei gi� accennati Quaderni, (2848 pagine, in 32 quaderni). Su essi Gramsci cerc� soprattutto di rivisitare tutta la storia italiana, interpretandola alla luce della nuova esperienza leninista, il cui punto centrale era dato dalla partecipazione attiva delle masse contadine agli avvenimenti politici.

Ambiva al Nuovo Stato sul modello Russo (!) con il partito nelle vesti di un "Nuovo Principe di Machiavelli" che consisteva in un apparato governativo per esercitare il dominio, la direzione politica e culturale delle masse, operando attraverso una variet� di istituzioni (scuole, sindacati) che dovevano investire la societ� civile, modificare dunque il nesso societ� civile-stato, ed estendere  la importante funzione degli intellettuali, che Gramsci vuole ai lati dello stato stesso, salvo poi introdurre distinzioni nel senso di una gerarchia tra attribuzioni propriamente direttive e attribuzioni esecutive. (Era quello che fece inizialmente Lenin, ma poi dovette ricorrere nuovamente ai vecchi zaristi se non voleva paralizzare lo stato - e qui sembra che Gramsci non voglia proprio vedere la realt�; nel '37 gi� molto chiara per chi era attento).

Anche tutto il risorgimento veniva visto sotto questa angolazione, interpretato come una rivoluzione mancata perch� tutti, anche i democratici del partito d'azione, non avevano capito che l'unica classe che avrebbe potuto avere una funzione rinnovatrice di rottura, era la classe dei contadini, e invece  preferirono appellarsi alle classi colte realizzando una rivoluzione borghese e uno stato sostanzialmente reazionario.

Insomma tutte le riflessioni di Gramsci partono dalla vittoria del fascismo in Italia e la nuova forma di stato a cui esso da luogo e il fallimento della rivoluzione in Europa con lo sfascio dei partiti socialdemocratici. Lui � purtroppo convinto che la vittoriosa esperienza bolscevica guidata da Lenin sia l'unica strada da seguire e auspica una trasformazione della societ� in senso comunistico, finora gruppo sociale subalterno, che deve costituirsi unificarsi e quindi diventare classe dirigente (!?)  e fondatore di un nuovo stato.

Non si era minimamente accorto invece Gramsci che la rivoluzione russa aveva partorito un apparato coercitivo e che il proletariato come gruppo sociale ritornava ad essere nuovamente "subalterno" dei nuovi "giacobini" con la loro organizzazione gerarchica che poi Stalin e C.   portarono a livelli estremi (e anche tragici) con il Comitato, sia in termini di sviluppo politico, sociale, culturale, e ancora pi� drammatico in quello economico. Alla caduta del Muro, vedremo che al di la' di questo (effettivo muro) non era stato costruito Nulla in oltre mezzo secolo, o meglio era stato ripristinato l'assolutismo zarista. Con una aggravante che il fascismo dur� 22 anni, e gli italiani se ne sbarazzarono subito appena cominciarono un po' a soffrire, mentre il bolscevismo (pur avendo milioni e milioni di morti) rimase invece, prima, durante e dopo la caduta del fascismo, una sciagurata (?!* ) dittatura che senza interruzione fece soffrire ( ?!* ) il paese per 73 anni 

(*) Ma questo � un lungo discorso. Lo affronteremo in seguito. Nella sterminata russia zarista, modificare la "societ�" russa non era facile. Nella minuscola Italia, dopo il Risorgimento, occorse quasi un secolo, per modificare la mentalit� servile delle masse contadine italiane che fra l'altro possedevano pochissima terra; poca ma qualcosa possedevano.  Mentre nella Russia zarista,  cinque milioni di egoistici  proprietari di terreni, i kulaki, di terra ne possedevano il 90 per cento pur essendo solo il cinque per cento della popolazione. In Russia, n� un sovrano illuminato, n� una democrazia sarebbe riuscito nell'impresa di creare uno stato sociale;  solo un dittatore come Stalin. Che, nonostante la degenerazione, qualcosa modific�, anche se lo fece nel modo pi� brutale.

La lotta di classe proletaria in Russia,  mentre l'apparato e il vertice politico era diventato forte con i suoi comitati, era gi� al tempo di Gramsci, come aveva detto proprio Mussolini "ormai una favola, e il bolscevismo con il suo apparato una nuova tirannia delle mezzemaniche" , e su questo non si era proprio sbagliato. Stalin con i grandi processi a Mosca proprio in questo 1937 fece fuori tutti quegli uomini che ammirava  Gramsci, trasformando la dittatura del proletariato (in verit� non solo analfabeta come quella italiana, ma subumana)  in dittatura del suo partito, facendo del terrore, dell'arbitrio poliziesco e del dispotismo i pilastri della sua assoluta dittatura personale. Gramsci mor� in tempo per non vedere tutto questo, avrebbe stracciato molti dei suoi quaderni. Sarebbe stato un male perch� comunque sono da leggere per approfondire lo storicismo storico, quello dialettico e soprattutto il suo "storicismo assoluto", una concezione gramsciana dell'agire politico, nel suo significato pi� ampio, di attivit� trasformatrice degli uomini.

Paolo Avanti fornendo un analisi conclude che nella " ...sintetica rivisitazione della vicenda e della cultura gramsciana si potrebbe dire, un po' provocatoriamente, che, pur tra qualche originalit�, all'alba del Terzo Millennio gran parte dei giudizi e delle previsioni del pensatore sardo difficilmente possono fuggire a quella bocciatura della storia che ha gi� travolto tanti punti di riferimento del mondo comunista. Fermo restando il massimo rispetto per il Gramsci antifascista"

Non molta fortuna ebbero anche gli altri antifascisti nel corso di questo 1937. Compresi quelli rifugiati all'estero, come i fratelli ROSSELLI che furono assassinati in Francia il 9 giugno. Mentre pochi giorni dopo a Parigi, il 28 si svolgeva il congresso del PSI dove PIETRO NENNI finalmente confermava una unit� d'azione con i comunisti, indicando l'obiettivo della costituzione di un "partito unico della classe operaia". Ma gi� a dicembre troviamo alcune divergenze tra le componenti comunista e repubblicana dove in quest'ultima  ALBERTO TRACHIANI  va a fondare la Jeune Italie, organizzazione antifascista di ispirazione repubblicana; lui pensa al "comunismo" mazziniano (come Rosselli) non a quello russo.

ALTIERO SPINELLI pure lui al confino, � l'unico invece a capire, dentro la sua sinistra, cosa sta accadendo in Russia con le epurazioni che sta facendo Stalin ai processi di Mosca, sbarazzandosi dei capi storici della rivoluzione. Spinelli vede in questi processi il sintomo di una grave crisi del comunismo internazionale e si inserisce negli accesi dibattiti che divampano all'interno dei partiti di sinistra, dove alcuni, molti, moltissimi, non vogliono vedere queste crude realt�. Infatti, lo stesso Spinelli per queste riflessioni e quindi critiche oggettive, viene espulso dal PCI con l'accusa di voler "minare l'ideologia bolscevica, e di essersi lui trasformato in un presuntuoso piccolo borghese".

L'azione quindi in funzione antifascista nell'anno in cui Mussolini sta raggiungendo il suo apice come popolarit� in Italia e all'estero, non solo � blanda, ma porta a clamorosi fallimenti nel non essere capaci a costituire una linea comune. Molti sono rientrati in Italia chiedendo il perdono (come Arturo Labriola, Sem Benelli, ecc) a Mussolini, mettendosi a sua disposizione, mentre gli altri, ormai pochi, non hanno una strategia comune, piani d'azione o alternative, ma solo divergenze ideologiche, quando invece i primi scricchiolii gi� si avvertono nel regime pur trovandosi il Paese a vivere la sua stagione d'oro. Queste incrostazioni e molte ottusit� rimasero poi fino al 1943, quando rientrando in Italia dimostrarono fin dal primo giorno di essere fermi ancora al 1922, e di non avere una strategia comune n� un piano d'azione. I successivi e non previsti altri due anni di guerra acutizzarono ancora di pi� le divergenze. E queste nel dopoguerra causarono altre incomprensioni e altre fratture.
Senza questi forti contrasti, con un po' di moderazione, il Partito Popolare nel '48 avrebbe vinto.

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