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( QUI TUTTI I RIASSUNTI ) RIASSUNTO ANNO 1924 (4)
MUSSOLINI: IL FASCISMO, IL GOVERNO, IL POPOLO SOVRANO
« L'aggettivo di sovrano applicato al popolo è una tragica burla. Il popolo tutto al più, delega, ma non può certo esercitare sovranità alcuna. I sistemi rappresentativi appartengono più alla meccanica che alla morale.»
"Al popolo non resta che un monosillabo per affermare e obbedire. Voi vedete che la sovranità elargita graziosamente al popolo gli viene sottratta nei momenti in cui potrebbe sentirne il bisogno.
"Gli viene lasciata solo quando è innocua o è reputata tale, cioè nei momenti di ordinaria amministrazione. Vi immaginate voi una guerra proclamata per referendum? Il referendum va benissimo quando si tratta di scegliere il luogo più acconcio per collocare la fontana del villaggio, ma quando gli interessi supremi di un popolo sono in gioco, anche i Governi ultrademocratici si guardano bene dal rimetterli al giudizio del popolo stesso. V'è dunque immanente, anche nei regimi quali ci sono stati confezionati dalla Enciclopedia - che peccava, attraverso Rousseau, di un eccesso incommensurabile di ottimismo - il dissidio fra forza organizzata dello Stato e il frammentarismo dei singoli e dei gruppi.
Regimi esclusivamente consensuali non sono mai esistiti, non esistono, non esisteranno mai.
[Preludio al Machiavelli, in "Gerarchia" dell'aprile 1924. "Scr. e Disc.", vol. IV, pag. 109.]
« Il Governo italiano é fedele interprete dell'anima e della coscienza nazionale nell'esprimere il senso vivo dell'importanza primordiale dell'industria agricola fra tutte le occupazioni umane. L'anima della nostra razza, che ha storicamente vissuto il passaggio dalla vita agreste a quella dell'urbe e che ne ha tratto mirabili espressioni di arte, di vita sociale e religiosa, ispirazioni ed istituzioni che sono non piccola parte nel patrimonio comune di ogni popolo, ben sa come sull'agricoltura sia costruito l'intero edificio della prosperità sociale, come altre attività produttive possano essere più impressionanti nella grandiosità localizzata delle loro manifestazioni, più facili apportatrici di guadagno, ma nessuna altrettanto augusta ed essenziale. Poi che infine tutto potrebbe immaginarsi ritolto all'umanità delle sue superbe espressioni di forza e di conquista, ma non mai, o signori, finché la razza umana esista, non mai l'arte di trarre dalla terra madre quanto è necessario a sostentare la vita. »
[All'Assemblea dell'Istituto Internazionale di Agricoltura, 2 maggio 1924. "S. e D.", vol. IV, pagg. 111-112.]
« Bisogna fare del Fascismo un fenomeno prevalentemente rurale. In fondo alle città si annidavano tutti i residui - stavo per dire i residuati - dei vecchi partiti, delle vecchie sètte, dei vecchi istituti. Il popolo italiano é prevalentemente rurale: su quattro milioni di combattenti, certamente tre e mezzo erano rurali. I fascisti rurali sono i più solidi; i militi rurali sono i più disciplinati. Si può chiedere loro la resistenza alla fatica, la sopportazione dei disagi e una disciplina assoluta. »
[Articolo "Vivere pericolosamente...", 2 agosto 1924. "S. e D." vol. IV, pag. 226.]
« Quello che é stato fatto non è dipeso da me, ma dal popolo che lavora e che collabora; lavora nei cantieri e nelle officine ed i risultati di questo lavoro ancora non si vedono perché tutto é coperto. Ma presto l'impalcatura che lo nasconde cadrà. »
[Disc. al popolo di Bibbiena, 26 agosto 1924. "S. e D.", vol. IV, pag. 251.]
« Che cosa è la Nazione? La Nazione è una realtà, siete voi. Moltiplicatevi sino a diventare la cifra imponente di quaranta milioni di italiani che hanno lo stesso linguaggio, lo stesso costume, lo stesso sangue, lo stesso destino, che hanno gli stessi interessi: questa è la Nazione, è una realtà. Bisogna rispettarla. Che cosa in questo momento io vedo dinanzi a me? La Nazione. Vedo il popolo, il popolo che non ha più le classi e le categorie dai confini insuperabili.
« ... Voi avete inteso la verità profonda di questa dottrina, e, soprattutto, avete inteso che il Fascismo non é contro il popolo che lavora. O perché dovrebbe essere il Fascismo contro il popolo che lavora? Perché? Mi sapete dare una ragione?
« Prima di tutto voi siete degli italiani e io dichiaro che prima amo gli italiani e poi conservo un po' di simpatia per tutti gli altri popoli della terra. In secondo luogo voi siete dei lavoratori, cioé gente che produce, lavora e che accresce la ricchezza della Nazione. Poi, nel complesso, siete bravi. La popolazione lavoratrice italiana può dirsi all'avanguardia per probità, per onestà, per laboriosità, per diligenza, per intelligenza. Non c'é quindi nessuna ragione perché il Fascismo non debba andare fraternamente incontro al popolo che lavora. « ... La civiltà si misura anche e soprattutto dal progresso degli utensili da lavoro. »
[Disc. Agli operai del Monte Amiala, 31 agosto 1924. I "S. e D.", vol. IV, pagg. 253-254 e 256.]
« Ricordatevi delle mie parole. Ricordatevi che in me avete un amico. Un amico severo però, non un amico lusingatore, non un amico che voglia farvi più grande di quello che non siete. E se dico che avete in me un amico, ve lo dico con assoluta sincerità: io sono un amico che conosce i vostre diritti, ma che vi dice anche che i vostre diritti devono avere la corresponsione nel dovere compiuto. Giuseppe Mazzini non disgiungeva diritti da doveri, li considerava come termini di un binomio assoluto: il diritto è la risultante del dovere compiuto. Compite il vostro dovere e voi avrete diritto di rivendicare la tutela dei vostre interessi dalla Nazione fascista, oggi e domani. »
[Agli operai di Dalmine, 27 ottobre 1924. "S. e D." vol. IV, pag. 328.]
« Il Fascismo vuole che nella Patria rinnovata, redenta, il lavoro abbia il premo posto, i lavoratore siano all'avanguardia, abbiano rivendicati tutte e loro diritti quando esse abbiano compiuti i loro doveri.
« ... Io sono amico degli operai, ma un amico severo. Io non inganno, non vendo fumo, non dico loro che sono grande quando sono piccoli, non dico che sono sapienti quando sono ignoranti, non dico che essi siano il motore ed il perno dell'universo, perché io allora dovrei mettere sullo stesso piano ed in prima linea coloro che, lavorando col cervello, mandano avanti sulla via della civiltà pura la società umana. Sono un amico severo. Appunto per questo voi dovete valutare al giusto la mia amicizia.
« Tristi amici sono coloro che ingannano; tristi amici sono coloro che seguono il carro quando si trionfa e si squagliano immediatamente non appena il vento cambia direzione.
« Nessuno di voi nutra delle illusioni o dei dubbi. Noi teniamo la Nazione non per servircene, ma per servirla, in umiltà, con devozione assoluta, con senso che io vorrei quasi chiamare religioso del nostro dovere. E tutte dobbiamo considerarci servi della Nazione. »
[Bissolali, 29 ottobre 1924. "S. e D.", vol. IV, pagg. 340-341.]
« Cosa é la grandezza della Patria, questa parola che a pronunciarla ci infiamma? È il benessere, il prestigio, la potenza della Nazione italiana, benessere del popolo lavoratore, procurato con il lavoro e la disciplina metodica; il prestigio affinché il nostro popolo, anche nei paesi più lontani e più barbari, abbia la difesa di una bandiera e di una forza; e finalmente la potenza dei mezzi e delle anime che non é soltanto eredità del passato, ma che deve essere anche creazione e fatica quotidiana del nostro spirito. Chi osa ancora dire che il Fascismo rappresenta piccoli uomini e interesse meschini?
« Il Fascismo è tutto il popolo italiano; voi dunque, che siete popolo, siete anche Fascismo. E tra voi i banchieri, i plutocrate e i ricchissimi sono infima minoranza. Voi appartenete a quel popolo che si guadagna la vita col diuturno lavoro. Voi ascoltate la voce de un uomo che i false pastori e i putrefatti oppositori dipingono come un liberticida, come un uomo che vi tiene avvinti in catene, che si rallegra di tenervi nel suo pugno de ferro, come un tiranno, mentre io mi rallegro soltanto quando compio un'opera utile al popolo italiano. »
(Discorso di Vercelli, 28 settembre 1925. "S. e D.", vol. V, pag. 136)
SIAMO IN TEMA DI POPOLO, LAVORO E FASCISMO
AGGIUNGIAMO I SUCCESSIVI INTERVENTI E DISCORSI FINO AL 1929
« E a questo popolo che io amo, ma del mio amore severo, a questo popolo il Governo fascista non ha dato ancora nulla di quello che si può intendere come concezione materialistica della vita, anzi gli ha posto innanzi necessità sempre più rudi, responsabilità sempre più pesanti. Ma allora, perché questo popolo si raccoglie in masse sempre più compatte intorno all'invincibile simbolo del Littorio? Perché il popolo italiano aveva sete di obbedienza, aveva sete di disciplina, voleva essere governato!
« Noi governiamo il popolo italiano con assoluta purezza di intenti. Noi non siamo mosse da stupide vanità e da ridicole ambizioni, non ci consideriamo ipadrone, sebbene gli educatore di questo popolo che merita e avrà un sempre migliore destino. (7
« Quando mi volto indietro a rammentare questi quattro anni di dura fatica, io vedo che del lavoro ne abbiamo fatto, io vedo che l'attivo supera di gran lunga il passivo, io vedo che la disciplina oggi è accettata da tutti con spirito altamente lodevole, io vedo che il popolo lavora, che la collaborazione tra le classi è un fatto compiuto, che lo Stato corporativo fascista è nato ieri e vivrà. È nato ieri seppellendo lo Stato demoliberale, lo Stato della irresponsabilità collettiva, dove non si trova mai un responsabile che abbia nome, cognome e domicilio, lo Stato dei parlamentari ciarlatori sino alla noia. Questo Stato noi lo abbiamo sepolto e vi abbiamo messo sopra la pietra tombale della nostra incrollabile ed invincibile volontà di fascisti. Nello Stato corporativo tutte le classi hanno il loro posto, tutte le classi trovano il loro riconoscimento, tutte le classi trovano la loro protezione. »
[Disc. XXIV Maggio a Genova, 1926. "S. e D.", vol. V, pagg. 340-341.]
« La verità vera è che in Italia solo dal 1922 si può parlare di un regime di popolo, perché prima c'era il regime delle camarille, delle cricche, delle camorre, dei parassiti i quali avevano scelto per i loro giochi e per le loro manovre quel palazzo che non è molto lontano da voi.
« Avevano mortificato, questa è la verità, lo spirito della Nazione con una politica interna debole e con una politica estera perennemente rinunciataria. Noi invece, parliamo direttamente al popolo. »
[Disc. Al popolo di Roma per il XXVIII Ottobre, 1926. "S. e D.", vol. V, pag. 450.]
« Ma voi credete che, quando parlo della ruralizzazione dell'Italia, io ne parli per amore delle belle frasi, che detesto? Ma no! Io sono il clinico che non trascura i sintomi, e questi sono sintomi che ci devono far seriamente riflettere. Ed a che cosa conducono queste considerazioni? Primo, che l'urbanesimo industriale porta alla sterilità le popolazioni; secondo, che altrettanto fa la piccola proprietà rurale. Aggiungete a queste due cause d'ordine economico la infinita vigliaccheria delle classi così dette superiori della società.
« Se si diminuisce, signori, non si fa l'Impero, si diventa una colonia! Era tempo di dirle queste cose; se no, si vive nel regime delle illusioni false e bugiarde, che preparano delusioni atroci. Vi spiegherete quindi che io aiuti l'agricoltura, che mi proclami rurale.
[Il discorso dell'Ascensione, 26 maggio 1927. "S. E D.", vol. VI, pagg. 45-46.]
« Operai! Chi è testimonio immediato della mia fatica sa che non ho che una passione, quella di assicurarvi del lavoro, di aumentare il vostro benessere e di elevarvi moralmente e spiritualmente. »
[Disc. Agli operai milanesi, 29 aprile 1928. "S. e D', vol. VI, pag. 158.]
« Non ho bisogno di ripetervi tutto quello che il Regime fascista ha fatto per il popolo italiano. Prima di essere criminoso, é semplicemente idiota pensare che un Governo cosciente dei suoi fini, com'é il Governo fascista, non vada con cuore aperto verso le masse del popolo italiano. Il Fascismo, sarà bene riproclamarlo ancora una volta, non é sorto a difesa di determinate classi, a difesa di determinati interessi o di determinate categorie, ma é stato un movimento sano del popolo italiano e movimento di popolo intende restare.
Tutta l'opera del Governo fascista, anche quella minuta, quotidiana, tutta la legislazione del Governo fascista è stata diretta a un solo scopo: quello di migliorare materialmente e moralmente il popolo italiano. Da questo punto di vista il Regime fascista - che secondo taluni sarebbe impersonato in quel bieco tiranno che in questo momento ha il piacere di parlare a voi -, il Regime fascista è, in fatto di legislazione sociale, all'avanguardia di tutte le Nazioni, anche di quelle che battono bandiera sovietica o bandiera democratica.
[Disc. Al Congresso dei sindacati fascisti, 7 maggio 1928. "S. e D.", vol. VI, pagg. 163-164.]
« Nel sistema fascista, gli operai non sono più degli sfruttati secondo le viete terminologie, ma dei collaboratori, dei produttori, il cui livello di vita deve essere elevato materialmente e moralmente, in relazione ai momenti ed alle possibilità. »
[Disc. Agli industriali, 22 giugno 1928. "S. e D..", vol. VI, pagg. 231-232.]
« In regime di lotta di classe si presuppone, o si può presupporre che, ad un dato momento, a scaglioni successivi, o in massa, tutto l'esercito proletario debba marciare contro il contrastante esercito borghese.
« Noi abbiamo fatto giustizia di questa vecchia letteratura, che non è più del nostro tempo, ed abbiamo dichiarato che nel Regime fascista l'unità di tutte le classi, l'unità politica, sociale e morale del popolo italiano si realizza nello Stato e soltanto nello Stato fascista.
« Del resto gli operai italiani ai quali non chiediamo nessun attestato di particolare riconoscenza, poiché non siamo cortigiani né verso l'alto né verso il basso, gli operai italiani hanno avuto innumerevoli prove della mia operante simpatia, innumerevoli prove delle realizzazioni pratiche effettuate dal Regime fascista.
« Noi non teniamo nemmeno alla loro memoria. Questo é il fatto che la storia deve registrare. »
[La diana del nuovo tempo, 9 dicembre 1928. "S. e D.", vol. VI, pag. 282.]
« Tra il mare e le montagne, si stendono valli e piani: la terra nostra è bellissima, ma angusta: 30 milioni di ettari per 42 milioni di uomini. Un imperativo assoluto si pone: bisogna dare la massima fecondità a ogni zolla di terra. Il Fascismo rivendica in pieno il suo preminente carattere contadino. Di qui la politica rurale del Regime nei suoi diversi aspetti: il credito agrario, la bonifica integrale, l'elevazione morale e politica delle genti dei campi e dei villaggi. Solo col Fascismo i contadini sono entrati di pieno diritto nella storia della Patria. Volgete gli occhi sull'Agro romano e avrete la testimonianza della profonda trasformazione agraria in via di esecuzione.
« ... Il popolo che lavora è inquadrato nelle istituzioni del Regime: attraverso il sindacalismo e il corporativismo tutta la Nazione é organizzata. Il sistema che si basa sul riconoscimento giuridico dei Sindacati professionali, sul contratto collettivo, sul divieto di sciopero e di serrata, sulla Carta del Lavoro, documento fondamentale di cui si valuterà la portata sempre maggiore, sulla Magistratura del lavoro, si é già appalesato vitale. Il lavoro e il capitale hanno cessato di considerare i loro antagonismi come un'insuperabile fatalità della storia: i contrasti inevitabili trovano il loro sbocco pacifico attraverso a una sempre più consapevole collaborazione di classe. Sono stati stipulati centinaia di patti nazionali concernenti milioni di operai. La legislazione sociale del Regime fascista é la più avanzata del mondo: va dalla legge sulle otto ore all'assicurazione obbligatoria contro la tubercolosi.
« Le classi dei datori di lavoro sono anch'esse all'avanguardia; sopra tutto in Italia, gli industriali si sono liberati dalla mentalità classista e mentre la disciplina delle masse operaie é assoluta, il senso di civismo e di solidarietà umana nelle classi industriali italiane costituisce un loro titolo di onore.
« La formidabile esperienza italiana, che si riassume nella "Organizzazione giuridica di tutte le forze concorrenti alla produzione", é oggetto di studio e viene già indicata a modello in parecchi Paesi del mondo, che soffrono delle dispersioni e dei conflitti della lotta di classe. Niente socialismo di Stato, e niente qualsiasi altro socialismo, come qualche orecchiuto ed orecchiante osservatore può ritenere, perché il Regime rispetta e fa rispettare la proprietà privata; riconosce e fa riconoscere l'iniziativa privata, e si rifiuta agli esperimenti socializzatori che volgono altrove alla catastrofe; ma niente nemmeno liberalismo indifferente dinanzi alle coalizioni degli interessi il cui urto, quando non sia contenuto, può mettere a repentaglio il benessere e la vita stessa della Nazione. »
[Disc. all'Assemblea Quinquennale del Regime, 10 marzo 1929. "S. e D." vol. VII, pagg. 14 e 15-16.]
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