ANNO 1921
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STORIA D'ITALIA"
(terza parte) 1921 b
Con prudenza, nel suo programma politico, MUSSOLINI parl� di nazionalismo, di anticlassismo e di antisocialismo, non necessariamente antiproletario. Si disse agnostico tra repubblica e monarchia. Riconobbe il suffragio universale di cui per� disse "il popolo se ne infischia". Difese il liberismo economico e quindi anche il ritorno alla propriet� privata delle industrie di Stato. Sostenne che la religione era un fatto di coscienza individuale. Annunci� che in Russia si era tornati ai dittatori di fabbrica e che il bolscevismo sarebbe stato la rovina dell'economia russa. Replic� che in Italia l'orgia dell'indisciplina, con il fascismo sarebbe cessata. Afferm� che il capitalismo nostrano non era pi� odioso perch� non era pi� il tempo del padrone delle ferriere. Sostenne che si stava avviando verso altre funzioni e che in futuro non avrebbe pi� accumulato il capitale, ma lo avrebbe diviso. Sentenzi� che "le dottrine socialiste sono crollate, i miti internazionalistici caduti, la lotta di classe � una favola".
E' la svolta verso il corporativismo, ma non si ferm� qui, ma mand� (ricordiamo che ha solo 35 deputati) un chiaro messaggio a tutti: "Il fascismo � pronto a sostituirsi allo Stato tutte le volte che esso si riveler� incapace di fronteggiare e di combattere la disgregazione della solidariet� nazionale, ed � anche disposto a schierarsi contro lo Stato qualora dovesse cadere nelle mani di coloro che minacciano e attentano alla vita del Paese".
I latifondisti, gli industriali (dopo si aggiunsero anche le potenze occidentali) gli tessero gli elogi, aveva allontanato dall'Italia il bolscevismo. L'esperienza Russa, con Mussolini "uomo dell'ordine e della provvidenza" sembrava ormai lontana. Lui non esita a imporre quest'ordine al Paese, prima con il dominio, in seguito con la dittatura di un partito, e infine la sua, su un crescendo soprattutto a partire dalla prossima primavera. Nel '26 l'Italia era ormai uno stato totalitario, non certo stabilito solo da Mussolini. Nessuno pu� inventarsi di fare il dittatore se non ha le spalle coperte, n� pu� continuare a farlo per vent'anni se non si ha un largo consenso.
Quando Mussolini il 30 OTTOBRE del prossimo anno assume il potere, scrive ROSENBERG "non comp� altro che un semplice atto formale". L'appoggio lo aveva dopo essersi candidato garante dell'ordine e aver promesso a tutti "una bella pulizia" del bolscevismo in Italia. Alcune (inette) formazioni politiche pensarono di poter utilizzare lo squadrismo fascista come mezzo per battere il movimento operaio e contadino (nobili intenzioni, non c'� che dire; di socialisti e cattolici!) e gestire (o ancora sfruttare?) .... poi loro... in seguito.... una situazione pi� "normalizzata", ma sottovalutarono le doti e l'intuito politico di Mussolini, che si era ripromesso nei loro confronti di "prenderli come polli e di spennarli lentamente uno a uno".
L'appoggio l'aveva forse persino dal Re. Quando il 25 ottobre organizzer� la sua "marcia su Roma", i suoi quattro quadrunviri insurrezionali (DE BONO, DE VECCHI, BALBO e BIANCHI) che stavano decidendo il piano d'azione, alcuni giorni prima, erano a pranzo dalla regina MARGHERITA, dove troviamo EMANUELE FILIBERTO DUCA D'AOSTA (VEDI MARCIA SU ROMA) con molte simpatie per il fascismo. Lui e la regina sono le carte vincenti di Mussolini di fronte alle esitazioni del Re il 30 ottobre prossimo. Le idee di Mussolini erano gi� chiare nei confronti dei reali, il suo piano era di restare al potere sotto la parvenza della legalit�, del rispetto della Costituzione e della monarchia sabauda, almeno per una generazione. Avrebbe solo costretto gli italiani ad obbedire. Voleva, disse "incidere con la mia volont� un segno nel tempo, come fa il leone con il suo artiglio".
ALBERTINI il direttore del Corriere della Sera cos� lo salut� "il fascismo ora interpretato � l'aspirazione pi� intensa di tutti i veri italiani" e aggiunse " ha eliminato per sempre il pericolo socialista".
NITTI fece i suoi calcoli invece sbagliati: "Se tutto va bene i fascisti ci avranno reso un gran servigio". Alcuni socialisti invece commentarono: "E' la fine del Parlamentarismo borghese".
PETACCO in Storia del Fascismo, nel capitolo "Le benevola attesa della grande stampa" cosi' riassume gli articoli della stessa. "I fascisti sono violenti. Ma appaiono anche i pi� forti e pertanto decisi - come dicono - a usare questa forza per bonificare il Paese sia pure passando attraverso l'ineluttabile fase della violenza". E aggiunge "Sono in definitiva il vero prodotto della guerra e si propongono come gli interpreti pi� autentici dei "tempi nuovi", delle attese pi� vive di tutti gli "autentici" italiani"...."Possono contare, sulla figura carismatica di Mussolini al quale gli stessi avversari, seppure a denti stretti, non negano abilit�, fascino e grande determinazione".
Si dissocia la Stampa di Torino, ma tutti gli altri giornali, in maniera pi� o meno esplicita, affermano che "Il governo Mussolini � l'unica strada da percorrere per ridare agli italiani quell'"ordine" che tutti ormai reclamano intensamente".
In seguito, quando il potere fu chiaro che non l'avrebbero pi� preso, i giornali passarono alla fase critica, ma nel frattempo Mussolini era diventato forte, troppo forte e presto li metter� a tacere, facendoli chiudere, cambiando i direttori o le stesse propriet� dei giornali. E' in arrivo il regime, la repressione sulla stampa "per operare senza reazionari". La Milizia volontaria. Il Gran Consiglio. La dittatura fascista "per far marciare diritto gli italiani".
A molti quest'ultima conveniva, consolidarono o crearono imperi industriali e banche, molti fecero fortuna e se ne avvantaggiarono. Poi quando si accorsero che Mussolini era stato utilizzato abbastanza per i loro piani, lo scaricarono. Il 25 ottobre del 1938 lo stesso Mussolini si accorse di questa ingratitudine, quando nel suo discorso accenn� al "tradimento della borghesia" e a "quel mezzo milione di vigliacchi che si annidano nel Paese".
Il suo dramma inizi� da quel giorno. Gli rimase a fianco la borghesia solo per altri scopi, quello di stimolarlo a una guerra, per incrementare la produzione bellica, ripetere il "miracolo" '14-'18. A nessun industriale conveniva una pace con quella autarchia industriale che aveva imposto Mussolini. Il mondo si stava aprendo ai nuovi mercati, ai consumi delle masse, al liberismo che stimolava gli ingegni e l'imprenditoria, che poi si traduceva in benessere diffuso e tanta altra ricchezza anche a chi ne aveva gi� molta.
Forse Mussolini cos� lucido in questo 1921 (lo leggiamo fra poco sotto), il 25 Ott del '38 non lo era pi� (nelle sue parole, molto amare, sente gi� la sconfitta) forse aveva perso contatto con il mondo, e anche con coloro (gli stessi industriali) che in quel particolare periodo furono chiamati ad operare in una fase storica di particolare complessit�, la tecnologia, dentro un processo di maturazione collettivo, che stava correndo in parallelo e allargando il suo regno in ogni settore. Il corporativismo era insomma finito. Era stato utile, ma ormai era obsoleto, le comunicazioni rimpicciolivano sempre di pi� il mondo e i mercati non avevano pi� bisogno di nazionalismo provinciale. Con l'autarchia non si finiva nel limbo, ma nell'inferno dei paesi sottosviluppati.
Eppure Mussolini sembra che sappia queste cose gi� vent'anni prima! Infatti....
Agli operai in questo 1921 MUSSOLINI afferm� " Voi non siete tutto, siete soltanto una parte, nelle societ�' moderne. Voi rappresentate il lavoro, ma non tutto il lavoro e il vostro lavoro � soltanto un elemento, nel gioco economico. Finch� gli uomini nasceranno diversamente "dotati", ci sar� sempre una gerarchia delle capacita'".. Nel 1938, questo era ancora pi� vero. Il sistema economico che pi� si adattava alla societ� in trasformazione, era quello della libert� d'impresa, della libera iniziativa e non era certo quello del collettivismo n� tanto meno quello del corporativismo.
Ma seguiremo gli sviluppi di questa evoluzione in questi anni, nel bene e nel male............mettendo a fuoco oggettivamente molti errori, ma anche molte di quelle intuizioni geniali che sono giunte fino a noi e che rappresentano oggi fiori all'occhiello sia nel panorama industriale sia nel settore delle istituzioni. Come l'Iri, Ina, Inps, Stet, Imi, Eiar, Coni, CNR, e la Banca d'Italia come controllo del sistema bancario, e tante altre che divennero nei tardi anni quaranta, la base del sistema delle partecipazioni statali che continua in un certo senso in modo nuovo l'"economia mista" varata dal fascismo.
Ne riparleremo..........abbiamo davanti 22 anni di cronaca................