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ANNO 1910 - MUORE TOLSTOJ
( PENSIERI DI PACE - RICREDETEVI ! )
la voce di Tolstoj
(richiede plug-in RealAudio� o
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"Tutte le felicità si assomigliano, solo le infelicit�
sono diverse.
Non commettete mai nulla che sia contrario all'amore"
Lev Tolstoi nacque nel 1828 in Russia. Ufficiale dell'esercito zarista fino al 1856...
... nel 1877 cambiò radicalmente la propria vita e divenne un ardente antimilitarista.
Già nel 1882, così scriveva all'amico Engelgardt:
""Non si deve usare la forza per soccorrere e difendere i propri simili, perché il bene non può essere compiuto con la violenza, ossia con il male...
A chi pretende che fare la guerra e combattere per i fratelli, sia un diritto di legittima difesa, risposi sempre: Presentare il petto ai colpi altrui, sì; ma fucilare i nostri simili, non è difesa, ma assassinio...
Approfondite con lo spirito le parole del Vangelo e voi vedrete come il terzo comandamento così breve, così categorico, che ordina «di non resistere al male, cioè non rendere male per male» (Matteo V, 38-39), se non il massimo è però uno dei principali ammaestramenti di Cristo...
È evidente che se per combattere un male, usassi anche la più leggere violenza, un altro male sopravverrebbe, poi un secondo, un terzo; e così milioni di violenze isolate, genererebbero di nuovo questo terribile flagello che regna e ci opprime...
Il cristiano sa che solo combattendo il male col bene e con la verità, egli fa tutto ciò che può per compiere la volontà del Padre. Non si può spegnere il fuoco col fuoco, asciugare l'acqua coll'acqua, combattere il male col male. (Lettera all'amico Engelgardt - 1882)
La condanna della guerra, pronunciata da Tolstoj nei suoi scritti filosofici-religiosi appare sempre più ferma, inequivocabile, ripetuta, circostanziata; e anche profetica.
Soprattutto quando la Russia stava andando inconsapevolmente (?) verso l'abisso.
Infatti, l'autore di "Guerra e Pace", dedica interamente alla guerra il saggio "RICREDETEVI", nel 1904, al momento del conflitto russo-giapponese, terminato poi con la cocente sconfitta della Russia.
Che fu solo il prologo delle successive disgrazie della Russia e dei Romanov.
Lo scritto fu censurato dallo Zar, ma venne ugualmente pubblicato in Inghilterra.
"RICREDETEVI!""Di nuovo la guerra! Di nuovo sofferenze che non servono a nessuno, e che non hanno nessuna ragion d'essere, e di nuovo le menzogne, e di nuovo l'istupidimento universale, l'imbestiarsi degli uomini che vivono a decine di migliaia di distanza gli uni dagli altri, centinaia migliaia di questi uomini, da una parte i buddisti, la cui legge proibisce d'uccidere non soltanto gli uomini ma anche gli animali, e dall'altra parte i cristiani, che professano una legge di fratellanza e di amore, e invece ora si cercano gli uni gli altri, bestie selvagge, sulla terra e sul mare per uccidersi, torturarsi, storpiarsi a vicenda nel modo più crudele.
Ma cos'è tutto questo? È sogno o è realtà? Si sta commettendo qualcosa che non bisogna commettere, qualcosa che non può esistere - e si vorrebbe credere che sia un sogno, e svegliarsi...
Ma come possono le cosiddette persone istruite predicare la guerra, contribuire ad essa, prendervi parte, e, quel che è più tremendo, chiamare altri a prendere parte alla guerra, restandosene dal canto loro al sicuro dai pericoli di essa, e mandare alla guerra i propri fratelli disgraziati, ingannati?
Giacché queste cosiddette persone istruite non possono non essere a conoscenza di quel che è stato scritto, e si scrive, ed è stato detto e si dice di tutta la crudeltà, l'inutilità, l'insensatezza della guerra - per tacere poi della legge cristiana, se quelle persone ritengono di professarla. Giacché se essi si considerano persone istruite, è precisamente perché sanno tutte queste cose.
Costoro per la maggior parte hanno scritto essi stessi di queste cose, o ne hanno parlato. E anche a voler tacere qui della conferenza dell'Aja che suscitò a suo tempo un encomio universale, e di tutti i libri, gli opuscoli, e gli articoli di giornale, e i discorsi che han trattato della possibilità di risolvere i contrasti internazionali mediante i tribunali internazionali, tutte le persone istruite non possono non sapere che questo universale armamento degli Stati l'un contro l'altro dovrà inevitabilmente condurli tutti a guerre senza fine o a una totale bancarotta, o all'una e all'altra cosa insieme; non possono non sapere che nelle guerre, a parte il folle, insensato spreco di miliardi di rubli - ovverosia di un'enorme quantità di lavoro umano - spesi per prepararsi ad esse, periscono a milioni gli uomini più energici, più forti, in quel periodo della loro vita che li vede più adatti ad un lavoro produttivo (le guerre del secolo scorso han causato la morte di 14.000.000 di uomini).
E tutti sanno e non possono non sapere la cosa principale, e cioè che le guerre, destando negli uomini le passioni più basse, più bestiali, corrompono gli uomini e li rendono simili a bestie...
E però poi, all'improvviso, incomincia una guerra e tutto ciò viene tutt'a un tratto dimenticato, e quegli stessi uomini che soltanto ieri andavano dimostrando la crudeltà, l'inutilità, la follia delle guerre, adesso non pensano, non parlano, non scrivono d'altro se non di come fare per ammazzare il maggior numero possibile di persone, per rovinare e distruggere il maggior numero di prodotti del lavoro umano, per suscitare nel modo più violento l'odio per il prossimo in quegli uomini pacifici, innocui, amanti del lavoro, che con le proprie fatiche nutrono, vestono, mantengono quelle stesse persone pseudoistruite, e di come costringerli a compiere queste cose terribili, che sono contrarie alla loro coscienza, al loro bene e alla loro fede.
Lo zar russo, quello stesso che aveva esortato tutte le nazioni alla pace, annuncia al popolo che, nonostante tutte le sue iniziative volte a mantener quella pace che è così cara al suo cuore (iniziative che in realtà si son tradotte in una usurpazione di terre altrui e in un potenziamento delle truppe mandate a presidiare queste terre usurpate), e in conseguenza dell'attacco giapponese, ha ordinato di fare ai giapponesi quel che costoro fanno ai russi, e cioè d'ucciderli; e nell'annunciare questa sua chiamata all'omicidio lo zar menziona Dio, chiedendo la Sua benedizione per questo che è il crimine più spaventoso che esista al mondo.
Le medesime cose ha dichiarato pubblicamente nei riguardi dei russi l'imperatore giapponese. Due dotti giuristi, i signori Murav'év e Martens, dimostrano diligentemente che tra l'esortare i popoli a una pace universale e il causare una guerra per aver occupato terre altrui non vi è alcuna contraddizione.
E i diplomatici, nel loro raffinato francese, pubblicano e spediscono ovunque circolari in cui altrettanto diligentemente dimostrano - pur sapendo che nessuno crederà mai alle loro parole - che soltanto dopo aver tentato tutti i mezzi possibili per giungere a una soluzione pacifica (in realtà, dopo aver tentato tutti i mezzi possibili per imbrogliare gli altri Stati) il governo si è visto costretto a ricorrere all'unico mezzo ragionevole per appianare la questione, ovverossia all'uccisione di esseri umani.
E le stesse cose scrivono i diplomatici giapponesi. I dotti, gli storici, i filosofi, dal canto loro, paragonando il presente con il passato, e traendo da tali confronti deduzioni quanto mai profonde, trattano diffusamente delle leggi delle migrazioni dei popoli, dei rapporti tra la razza gialla e quella bianca, tra il buddismo e il cristianesimo, e in base a tali loro deduzioni e considerazioni giustificano l'uccisione di uomini della razza gialla da parte dei bianchi, così come anche i dotti e i filosofi giapponesi giustificano, di contro, l'uccisione di uomini della razza bianca.
I giornalisti, senza nascondere la propria gioia, e facendo di tutto per eclissarsi l'un l'altro in bravura, e non arrestandosi dinanzi a nessuna menzogna, financo alla più sfrontata e palese, dimostrano in vario modo che i giusti, i forti e i buoni da ogni punto di vista son solamente i russi, mentre i malvagi, i deboli e i cattivi son da ogni punto di vista tutti quanti i giapponesi, così come son cattivi anche tutti coloro che mostrano o possono mostrare inimicizia nei confronti dei russi il che viene intanto dimostrato nell'identico modo, nei riguardi dei russi, ad opera dei giapponesi e dei loro sostenitori.
E istupidita dalle preghiere, dalle prediche, dai proclami, dalle processioni, dai dipinti, dai giornali, la carne da cannone - ovverosia centinaia di migliaia di uomini vestiti allo stesso modo, con i loro svariati strumenti d'omicidio - abbandonano i genitori, le mogli, i figli, e con l'angoscia nel cuore, ma affettando ardimento, partono per luoghi in cui, rischiando la morte, dovranno commettere la cosa più orribile: l'omicidio di uomini che essi non conoscono e che a loro non han mai fatto nulla di male.
E al loro seguito partono medici, e infermiere, convinti sia gli uni che le altre di non poter essere utili, qui a casa loro, alla gente semplice, alla gente pacifica che soffre, e di poter invece essere utili soltanto a coloro che siano impegnati nel darsi la morte l'un l'altro. Quelli che rimangono a casa, intanto, si rallegrano ad ogni notizia d'omicidi, e quando sentono dire che son stati uccisi molti giapponesi, ne rendono grazie a colui che essi chiamano Dio.
E di tutto ciò si parla come d'un manifestarsi di nobili sentimenti, e non solo, ma coloro che si astengono da tali manifestazioni, non appena cercano di far ragionare la gente vengono considerati traditori, e corrono il pericolo di venire insultati e massacrati da una folla imbestialita che per difendere la propria follia e la propria crudeltà non ha altro mezzo, all'infuori d'una violenza grossolana...
È proprio come se non fossero mai esistiti né Voltaire, né Montaigne, né Pascal, né Swift, né Kant, né Spinoza, né le centinaia di altri scrittori che han denunciato con tanto vigore l'insensatezza, l'inutilità della guerra, e che han dipinto la crudeltà, l'immoralità, l'assurdità di essa; ed è come se, soprattutto, non fosse mai esistito Cristo, con tutto quel che predicò sulla fratellanza degli uomini e sull'amore verso Dio e verso gli altri.
Ripensi a tutto ciò e ti guardi attorno, guardi tutto quel che si fa oggi: e provi un senso di orrore, e non già - non più, ormai - per gli orrori della guerra, bensì per ciò che è più orrendo d'ogni orrore: per la consapevolezza dell'impotenza della ragione umana...
Tutti i possibili ragionamenti antimilitaristici possono contribuire alla cessazione della guerra ancor meno di quanto potrebbe placare due cani che si azzuffano una serie di eloquentissime e quanto mai persuasive deduzioni logiche circa il fatto che sarebbe assai più vantaggioso per entrambi dividere a metà quel pezzetto di carne per il quale essi si azzuffano, invece di sbranarsi l'un l'altro e di perdere al contempo quel pezzetto di carne, che un terzo cane passando di lì si porterà infatti via, guardandosi bene dal prender parte alla zuffa.
Abbiamo preso la rincorsa verso quell'abisso, e non possiamo fermarci e ci stiamo volando dentro.
E dunque che fare?...
Già duemila anni fa Cristo disse agli uomini «se non vi ricrederete, perirete tutti» (Luca, 13, 5).
Ma gli uomini non l'ascoltarono. E quella rovina che egli aveva preannunciato è già vicina. E noi, uomini del nostro tempo, non possiamo non vederla. Noi già periamo, e perciò non possiamo fingere di non udire quella via di salvezza, antica di secoli, ma nuova per noi. Noi non possiamo non vedere come, oltre a tutte le altre sventure che ci cagiona il nostro modo di vivere malvagio e irragionevole, basterebbero questi perenni preparativi alla guerra e le guerre che con essi divengono inevitabili, a farci perire tutti quanti, inesorabilmente.
Noi non possiamo non vedere come tutti i mezzi concreti escogitati dagli uomini per liberarsi da questi mali si stiano rivelando e debbano rivelarsi impotenti, e che la calamitosità della situazione in cui si trovano ora i popoli che continuano ad armarsi l'un contro l'altro non potrà che accrescersi sempre più. E perciò le parole di Cristo, ora più che in qualsiasi altra epoca, e più che a qualsiasi altra gente, si riferiscono a noi, e all'epoca nostra.
Cristo diceva: ricredetevi, e cioè: si fermi ogni uomo, quale che sia l'azione che ha intrapreso, e si domandi: chi sei tu? da dove sei venuto e qual è il tuo fine? E una volta che avrà trovato una risposta a queste domande, veda se ciò che egli fa si concilia o no con tale suo fine...
Per cui, a chi chiede che cosa bisogna fare adesso che la guerra è già incominciata, io, uomo capace di comprendere il mio fine, qualunque posizione io occupi, posso rispondere soltanto che, quali che siano le circostanze - abbia o non abbia già avuto inizio la guerra, e siano o non siano già stati uccisi migliaia di giapponesi o di russi, e anche se ci avessero già preso non soltanto Port-Arthur, ma anche Pietroburgo o Mosca - io non posso agire in nessun altro modo se non come esige da me Dio, e perciò io, in quanto uomo, non posso prender parte a nessuna guerra, né direttamente né per interposta persona, né dando ordini, né cooperandovi in qualsiasi forma, né incitando ad essa, non posso, non voglio e non lo farò.
Cosa possa avvenire adesso o poi in conseguenza del fatto che io abbia smesso di far ciò che è contrario alla volontà di Dio, non lo so e non lo posso sapere, ma credo fermamente che dal mio adempiere alla volontà di Dio non potrà venire null'altro che bene, sia per me sia per tutti quanti gli uomini.
Voi parlate con spavento di quel che potrebbe accadere se adesso noi russi smettessimo di combattere e cedessimo ai giapponesi tutto ciò che essi vogliono da noi.
Ma se è vero che una sola è la via di salvezza dell'umanità dall'imbestiamento, e dall'autosterminio e consiste nell'instaurare tra gli uomini la vera religiosità, la quale esige che si ami il prossimo e lo si serva (sulla qual cosa non si può non convenire), allora ogni guerra, ogni ora di guerra e il mio cooperare ad essa può solamente intralciare e allontanare la realizzazione di quest'unica salvezza possibile...
Prima che cominciasse questa cosa che si chiama GUERRA, chiunque sia stato a incominciarla - così dovrà rispondere ogni uomo che si sia davvero ricreduto -, era già cominciata innanzitutto l'opera della mia vita. E l'opera della mia vita non ha nulla in comune con i diritti che accampano su Port-Arthur i cinesi, i giapponesi o i russi. L'opera della mia vita sta nell'adempiere alla volontà di Colui che mi ha mandato in questa vita. Questa volontà è che io ami il mio prossimo e lo serva....
Non finirei mai questo articolo sulla guerra, se continuassi a inserirvi tutto ciò che viene a confermare quella che è la sua idea centrale. Ieri è giunta la notizia dell'affondamento delle corazzate giapponesi, e nelle cosiddette alte sfere della nostra nobile, ricca, intellettuale società, senza alcuno scrupolo di coscienza ci si rallegra della morte di migliaia di persone. Oggi, invece, ho ricevuto da un marinaio al fronte, un uomo che si trova al gradino più basso della scala sociale, la seguente lettera:
«Lettera del marinaio... (seguono nome, patronimico e cognome) in cui si scrive fra l'altro: «Scrivetemi per gentilezza se è giusto o no davanti a Dio che il comando qua, ci dice di ammazzare... Scrivetemi per favore se c'è oggi nel mondo la verità o non c'è. Ma è vera questa cosa o no che Dio diceva di farle le guerre?...»
Questo dubbio è sorto, adesso, e vive nell'anima di migliaia e migliaia di persone, non soltanto tra i russi o i giapponesi, ma anche in tutti quegli sventurati che vengono costretti con la violenza a compiere ciò che più d'ogni altra cosa è contrario alla natura umana.
L'ipnosi con cui alcuni hanno stordito e cercano tuttora di stordire gli uomini passa presto, e la sua azione sulle menti umane si fa sempre più labile; il dubbio, invece, «se sia giusto o no davanti a Dio che il comando ci obblighi ad ammazzar la gente» sta diventando sempre più forte, e non può venir distrutto da nulla e si diffonde sempre più.
Il dubbio che sia giusto davanti a Dio che il comando ci obblighi ad uccidere è la scintilla di quel fuoco che Cristo ha portato sulla terra e che sta incominciando a divampare.
E sapere e sentire ciò è una grande gioia".
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Molti anni dopo, era una famosa scrittrice, VIRGINIA WOOLF, che angosciata dalla guerra, scriveva:
"PENSIERI DI PACE DURANTE UN BOMBARDAMENTO A LONDRA"
PENSIERI DI PACE DI GANDHI
"GIU' LE ARMI ! DITELO A TUTTI"
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