I contrasti tra AUSTRIA e ITALIA 
(1903-1908)

La crisi della Triplice era imputabile anche al perdurare dei contrasti fra l'Italia e l'Austria; perché nonostante l'alleanza, i due paesi erano divisi:

*  dal problema delle terre italiane tuttora soggette all'impero austro-ungarico, che rinfocolava continuamente i sentimenti antiaustriaci dell'opinione pubblica;
* da conflitti di interessi nell'Adriatico e da rivalit� nelle regioni balcaniche.

La questione delle terre irredente si riaccese nel 1903, in seguito agli scontri avvenuti nel maggio di quell'anno fra studenti italiani e studenti tedeschi ad Innsbruck, ed alle manifestazioni irredentiste svoltesi a Trento e a Trieste per la mancata creazione di una universit� italiana che riconoscesse l'autonomia culturale degli italiani soggetti all'impero austro-ungarico.

Seguirono numerose manifestazioni in tutta Italia (maggio e giugno 1903) che acuirono la crisi dei non facili rapporti fra l'Italia e l'Austria. In quel momento le relazioni diplomatiche europee erano ancora fluide e il Primo Ministro GIOLITTI temette che la questione irredentista potesse finire col provocare una rottura irreparabile con l'Austria e quindi con la Triplice. Interessato alla soluzione di pi� immediati conflitti di interesse e di egemonia fra Italia ed Austria nell'Adriatico e nei Balcani, Giolitti accanton� di fatto la questione irredentista, non tollerando manifestazioni antiaustriache e limitandosi a chiedere all'Austria, con una diplomazia conciliante, un pi� equo trattamento per gli italiani ad essi soggetti.

L'Italia aveva considerato sempre con timore una espansione austriaca nei Balcani, che avrebbe pregiudicato i suoi progetti di penetrazione commerciale in quelle regioni. Per evitare che l'Austria rafforzasse la sua presenza sull'altra sponda dell'Adriatico, sia Prinetti che il suo successore Enrico Morin avevano tentato di far partecipare l'Italia alle discussioni fra Russia e Austria, in seguito ad alcune azioni di guerriglia e di agitazioni in Macedonia.

L'intesa austrorussa per i Balcani risaliva al 1897 e ora si riproponeva in termini nuovi a causa della crescente crisi dell'impero turco. Da questa intesa l'Italia era e rimaneva esclusa nonostante le pressioni fatte dallo stesso re Vittorio Emanuele per impedire che l'Austria allargasse la sua influenza verso l'Albania. L'Italia non voleva vedere sventolare a Valona e a Durazzo - fu detto - una bandiera diversa da quella turca o da quella di uno Stato albanese indipendente. La politica balcanica dell'Italia prospettava la possibilit� di contenere l'espansionismo austriaco e russo nei Balcani attraverso la costituzione di nuovi Stati indipendenti, senza aspirare perci� - almeno così affermava- ad alcuna conquista territoriale.

Durante le trattative austrorusse l'Italia cerc� inutilmente di ottenere garanzie di compensi, sulla base degli accordi della Triplice, in caso di una espansione austriaca: l'Austria si oppose con decisione alla richiesta italiana, e lo stesso fece la Russia. Nonostante la manifestazioni di simpatia espresse a Vittorio Emanuele in occasione del suo viaggio in Russia, l'accordo austro-russo fu sottoscritto a Murzsteg nell'ottobre 1903, senza alcuna considerazione per le richieste italiane.

Nonostante lo smacco subito, Giolitti e Tittoni riconfermarono la fedelt� dell'Italia alla Triplice rinnovando il patto nel giugno 1907. Ma la situazione peggior� nuovamente nel 1908 in seguito alla crisi bosniaca.

Il 6 ottobre, prendendo a pretesto la crisi dell'Impero per la rivolta dei Giovani Turchi, l'Austria decideva di annettere la Bosnia-Erzegovina, di cui aveva l'amministrazione fiduciaria dall'epoca del congresso di Berlino del 1878. L'azione austriaca colse di sorpresa il ministro Tittoni e suscit� forti critiche all'interno sulla condotta della politica estera da parte del governo giolittiano, che sembrava non tutelare gli interessi italiani nei confronti dell'Austria. Tittoni richiese compensi dall'Austria, nel rispetto degli accordi della Triplice Alleanza, ma ottenne solamente lo sgombero del Sangiaccato di Novi Bazar e la rinuncia dell'Austria a controllare la costa adriatica del Montenegro.

La crisi bosniaca favor� tuttavia un riavvicinamento diplomatico fra l'Italia e la Russia, entrambe preoccupate per il colpo di mano austriaco ed interessate ad impedire una ulteriore iniziativa dell'Austria nei Balcani. Tittoni avrebbe voluto un accordo a tre fra l'Italia, l'Austria e la Russia sulla questione balcanica, ma il suo progetto fall� per l'opposizione del ministro degli esteri russo. Di conseguenza, per evitare che l'Italia rimanesse esclusa per il futuro da un'intesa austro-russa come quella di Murzsteg, Tittoni lavor� per concludere accordi separati con le due potenze.

L'accordo con la Russia fu stipulato il 24 ottobre a Racconigi in occasione della visita dello zar in Italia, sotto forma di scambio segreto di lettere e l'impegno reciproco a negarne l'esistenza a qualsiasi altra potenza.

* Russia e Italia si impegnavano al mantenimento dello status quo nella penisola balcanica, all'applicazione del principio di nazionalit� per lo sviluppo degli Stati balcanici contro interferenze di potenze straniere e ad un'azione comune contro eventuali maneggi rivolti a contrastare queste condizioni.
*  Le due potenze si impegnavano a non concludere singolarmente nuovi accordi con una terza potenza senza la partecipazione dell'altra.
*  La Russia si impegnava a considerare benevolmente gli interessi italiani in Tripolitania e in Cirenaica e l'Italia gli interessi russi nella questione degli Stretti.

Pochi mesi dopo la sottoscrizione di questo accordo, il 14 dicembre, l'Italia concluse un nuova intesa segreta con l'Austria avviata da Tittoni e portata a termine dal suo successore Guicciardini (Primo Ministro era Sonnino). L'accordo stabiliva

* che una rioccupazione del sangiaccato da parte dell'Austria doveva essere preceduta da un'intesa preventiva con l'Italia per la definizione dei compensi;
* che nessuno dei due governi avrebbe sottoscritto accordi con un'altra potenza sulla questione balcanica senza la partecipazione dell'altro in piena eguaglianza;
* che l'uno e l'altro governo si impegnavano a comunicarsi qualsiasi proposta da parte di un'altra potenza volta a modificare lo status quo nei Balcani, nell'Adriatico e nell'Egeo e sulle coste ed isole dell'impero turco.

"Con la stipulazione quasi contemporanea dell'accordo con la Russia e di quello con l'Austria la politica estera italiana, gi� ambigua, era arrivata praticamente al limite del doppio giuoco", ma ci� permise all'Italia di conservare la sua posizione mediana nel difficile equilibrio europeo e, nello stesso tempo, di guadagnare solide garanzie per la riscossione della sua ipoteca sulla Tripolitania e sulla Cirenaica.

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