LA "PIEMONTESIZZAZIONE"

dell'Italia UNITA

Le vicende e i problemi del primo decennio post-unitario in Italia

L'unit� d'Italia si rivel� subito un'unit� politica, territoriale, burocratica, ma non certamente sociale.
Il giovane stato italiano mise insieme genti con problemi, storie e lingue diversi; ma, per di pi�, alla sua unificazione contribuirono frange della popolazione che si collocavano nei ceti dei professionisti, degli studenti, dei proprietari e, sporadicamente, degli operai e dei contadini.
In questa situazione quale significato hanno parole come "nazione" o "patria"?

Argutamente Massimo D'Azeglio afferma che "l'Italia � fatta, ma bisogna fare gli Italiani".
Bisogna dare loro, cio�, uno spirito civico ed una coscienza nazionale.

Il compito non � facile, specie se si considera il preoccupante quadro economico e sociale nazionale.
L'Italia all'inizio della sua storia unita, � un paese che si regge per il 70% sull'agricoltura e per il 18% sull'industria. La popolazione, quindi, nella stragrande maggioranza, � adatta al lavoro nei campi, mentre una percentuale minima � impiegata nelle attivit� industriali.
I terreni agricoli sono coltivati per prodotti destinati al consumo interno (cereali). Solo da poco l'aumento della coltivazione dell'olio, del vino e del formaggio ha inaugurato un timido avvio all'esportazione.
I prodotti industriali non hanno un mercato estero; solo nel campo estrattivo i prodotti sono destinati fuori dall'Italia.
Il decollo dell'industria non avviene anche per la carenza di capitali messi a disposizione dalle banche (ancora all'inizio della loro attivit�) e per le difficolt� legate alla scarsa rete viaria.
Neppure secondaria � la considerazione di una manodopera poco specializzata e di macchinari poco concorrenziali rispetto alle ultime scoperte tecniche.

Questa realt� diventa, poi, ancora pi� evidente, nel divario esistente tra nord e sud.
L'Italia centro-settentrionale sta creando un'agricoltura moderna e produttiva, sta bonificando ed irrigando zone pianeggianti e sta ottenendo buoni guadagni dall'esportazione dei prodotti. Al nord nascono anche centinaia di piccole industrie che lavorano la seta ed il cotone.

Il successo della attivit� agricolo-industriale, al nord, � dovuto alla politica perseguita dai governi piemontesi e lombardi a vantaggio della borghesia, alla capacit� di sfruttare le risorse naturali, allo sviluppo delle reti ferroviarie e stradali.
L'Italia meridionale vive, invece, nell'arretratezza pi� avvilente. I fiumi hanno eroso, in assenza di argini, molte terre coltivabili; le paludi abbondano, le strade di comunicazione sono rare e malandate.

L'aristocrazia nobiliare vive di rendita e non si preoccupa di investire i capitali per ammodernare il lavoro nei campi mentre i braccianti, privi di terra, ed i piccoli proprietari terrieri vivono una vita grama.
A questo quadro desolante va aggiunta, poi, la persistenza delle malattie, quali la malaria, dovuta alla presenza delle zanzare nelle zone paludose, la pellagra, dovuta alla scarsezza di vitamine nell'alimentazione, il tifo, dovuto a scarsa igiene ed a mancanza di acquedotti.

Non va taciuto, l'alto tasso di analfabetismo della popolazione ed un pauroso dissesto finanziario nel bilancio del nuovo Stato italiano, che aveva ereditato il pesantissimo debito pubblico degli stati preunitari, aveva sostenuto spese ingenti per la guerra e doveva compiere un notevolissimo sforzo finanziario nel campo dei lavori pubblici, delle costruzioni ferroviarie e delle infrastrutture in genere.
Ai governi postunitari si imposero dunque gravi problemi, quali:

La "piemontesizzazione" del paese, l'estensione, cio�, della struttura politica ed amministrativa del regno di Sardegna a tutte le regioni italiane, fu ritenuta una necessit� dei primi governi della Destra storica, che si adoperarono per rafforzare le basi del nuovo regno. Ci si orienta verso un modello di stato accentrato.
Cos� lo Statuto albertino diventa la costituzione del Regno d'Italia; lo stato � diviso in province ed ogni provincia � sotto l'autorit� di un prefetto. Il prefetto, di nomina regia, � quasi sempre un funzionario proveniente dal Piemonte o , comunque, dalle regioni settentrionali. Questo stretto legame alla corona, specie nell'Italia del sud, non � accettato di buon grado e spesso crea malcontento e incomprensione tra la popolazione.

Anche l'esercito si allinea sul modello del vecchio esercito sardo; si crea la leva obbligatoria, per tutti i giovani che hanno compiuto 20 anni, per la durata di ben 5 anni.

In campo economico i governi della Destra giungono all'abolizione delle barriere doganali interne, per favorire gli scambi tra le varie regioni. Introducono anche, al fine di creare un mercato nazionale, il sistema metrico decimale, un uguale sistema di pesi, la moneta gi� circolante in Piemonte.
Nel campo della cultura c'� ancora molto da lavorare. Nel nuovo stato solo il 2% della popolazione parla l'italiano; la restante parla il dialetto di appartenenza.
Il censimento del 1861, su una popolazione di 21.777.334 abitanti (esclusi, ovviamente, Lazio e Veneto), conta il 78% di analfabeti.
La lotta all'analfabetismo � affrontata dai primi governi italiani ed il problema dell'istruzione � risolto con il solo metodo della piemontesizzazione.
La legge Casati, approvata nel 1859 in Piemonte, � estesa a tutto il regno. Essa prevede 4 anni di scuola elementare gratuita, ma non richiede l'obbligatoriet�, per cui molte famiglie evitano di mandare i propri figli a scuola.


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