la BATTAGLIA DI SOLFERINO
24 giugno 1859
IN CINQUE VERSIONI

< NELLE PRECEDENTI PAGINE
* Bollettino austriaco pubblicato sulla Gazzetta di Verona
* Bollettino ufficiale francese

IN QUESTE  PAGINE
* Rapporto a S. M. il Re di Sardegna.
* Rapporto Austriaco all'imperatore

NELLE SUCCESSIVE PAGINE > >
* Memorie del duca di Modena 
* Dal Diario di A. D'Assia

____________________________________________
Rapporto a S. M. il Re di Sardegna

Dal  capo di Stato Maggiore; 28 giugno 1859
L. G. Della Rocca

"Nel 24 giugno, mentre le truppe francesi sotto gli ordini del signor maresciallo Baraguey d’Hilliers procedevano sopra Solferino, tre divisioni dell’armata piemontese si avanzavano nella direzione di Peschiera, Pozzolengo e Madonna della Scoperta. Esse erano precedute da due distaccamenti, i quali dovevano servire di guida alla loro marcia e riconoscere il terreno.

La 3� Divisione (generale Mollard) doveva battere la pianura compresa tra la ferrovia ed il lago, e la 5� (generale Cucchiari) marciare sopra Pozzolengo, ove doveva tenere strada diversa da quella tenuta dalla 1� divisione (generale Durando) passando per Castel-Venzago e Madonna della Scoperta. Il distaccamento mandato in ricognizione dalla 5� divisione, composto di un battaglione di fanteria, di un battaglione di bersaglieri, di uno squadrone di cavalleggieri e di due pezzi di artiglieria sotto gli ordini del colonnello Cadorna, lasci� sulla sua destra le alture di San Martino che non eran ancora occupate dal nemico e continu� ad avanzarsi per la strada di Lonato e di Pozzolengo.
Gli avamposti austriaci, vigorosamente attaccati e abbattuti verso le ore sette del mattino furono ben tosto sostenuti da forze imponenti dinanzi alle quali fu d’uopo ripiegare.

Il generale Mollard, udendo la fucilata e il tuoneggiar del cannone, condusse la piccola colonna che guidava la marcia della sua divisione in soccorso del colonnello Cadorna e sped� due compagnie di bersaglieri alla cascina Succale per operare una diversione.
La 3� e la 5� divisione ebbero ordine di affrettare la loro marcia.
La colonna del colonnello Cadorna si ripieg� lentamente ed in buon ordine sostenuta da quattro pezzi di artiglieria e da un battaglione di fanteria posti a San Martino. Ma sulla destra il nemico con forti colonne guadagnava gi� le alture per Santo Stefano e San Donnino, e si avanzava rapidamente sulla cascina Contracania minacciando di tagliare la linea di ritirata.

Fu forza abbandonare San Martino. Erano allora le nove ore del mattino. La testa di colonna della 3� divisione cominciava a sboccare dalla ferrovia. Sperando di non lasciare al nemico il tempo di stabilirsi sulle alture il generale Mollard fece immediatamente marciare all’assalto il primo reggimento di cui poteva disporre (7� fanteria) e lo fece tosto sostenere dall’8�, con ordine di attaccare alla baionetta senza scaricare un’arma da fuoco.

Questi valorosi reggimenti, sostenuti da una batteria e da alcune cariche dei cavalleggieri di Monferrato, due volte toccarono con un ammirabile slancio la sommit� delle alture, impadronendosi di parecchi pezzi di cannone, ma per due volte dovettero cedere al numero ed abbandonare la loro conquista. Rimasero uccisi il colonnello Beretta ed il maggiore Lolaro, e feriti il generale Ansaldi, i maggiori Bordi e Longoni. Le perdite degli ufficiali subalterni furono del pari numerose.
Il nemico guadagnava terreno e si avanzava per la cascina Selvetta verso la ferrovia per tagliarci questa importante linea di comunicazione. Una brillante carica eseguita da uno squadrone di cavalleria diede il tempo di raccogliere alcune truppe sul punto minacciato.

Fu allora, verso le dieci del mattino, che la divisione Cucchiari arriv� sul campo di battaglia per la strada di Rivoltella. Tre battaglioni del 12� reggimento furono immediatamente posti a disposizione del generale Mollard onde aiutarlo a riprendere le cascine Canova, Arnia Selvetta e Monata, e liberar pure gli accessi alla ferrovia.
Sulla sinistra, il 4� battaglione del 12� ed il 14� reggimento di fanteria furono ordinati in colonne d’attacco, a cavallo sulla strada di Lonato. Si slanciarono all’assalto sotto un fuoco micidiale. Il villaggio di San Martino, il Roccolo, come pure tutte le cascine sulla destra, che comprendeva la Contracania, furono tolti al nemico con distinta prodezza. Vennero presi tre pezzi di artiglieria, ma il nemico pot� nuovamente ricuperarli. In quest’attacco un maggiore rimase ucciso, furono feriti due altri maggiori ed un colonnello, e queste sono le perdite in ufficiali superiori.

Nel frattempo la 2� brigata e la 5� divisione (17� e 18� di linea) con un battaglione di bersaglieri si ordinarono in colonna d’attacco sulla sinistra della strada di Lonato lasciando la 18� in riserva; due battaglioni del 17� e due compagnie di bersaglieri marciarono sulla chiesa di San Martino e sulla cascina Contracania ricadute in potere del nemico, e due altri battaglioni con alcuni bersaglieri, piegando a sinistra, si volsero sopra cascina Corbi di Sotto e Vestone. Il 18� si avanz� per sostenere l’11� impegnato alla sua fronte. Si ricuper� ovunque il perduto terreno, si tocc� il punto culminante delle alture, e le posizioni vennero un’altra volta ancora tolte al nemico.
Intanto la brigata Pinerolo (divisione Mollard) arrivava a Desenzano e Rivoltella. Ordinata sopra due linee e diretta colla sua artiglieria sulla cascina Contracania essa aveva gi� cominciato il suo fuoco e compiva il successo della 5� divisione allorquando questa divisione, schiacciata dalla mitraglia e posta a fronte di un nemico che continuamente riceveva nuovi rinforzi, fu costretta a fare la sua ritirata, e questo avvenne in buon ordine sulla strada di Rivoltella.

Il generale Mollard ritenne allora dover sospendere l’attacco cominciato dalla brigata Pinerolo fino a che arrivassero nuove truppe. L’attacco di San Martino non poteva pi� effettivamente rinnovarsi senza dar prima alcune ore di riposo ai soldati che avevano combattuto tutta la mattina sotto un sole ardente e senza essere sostenuti da truppe fresche.
La 2� divisione (generale Fanti) erasi avviata verso Solferino onde, all’uopo, concorrere all’attacco diretto sopra quel punto dal maresciallo Boraguey d’Hilliers.
Il Re, vedendo che la posizione era stata valorosamente tolta al nemico dalle truppe francesi, e da altro lato ritenendo essere necessario di rinforzare la nostra sinistra, diede ordine alla 2� brigata di quella divisione di recarsi immediatamente a San Martino ed alla prima di marciare verso Pozzolengo per sostenere la divisione Durando da parecchie ore impegnata in un combattimento ove aveva sofferto gi� molte perdite.

Allorquando Sua Maest� fu informata che la brigata Aosta (della seconda divisione) si avvicinava a San Martino, sped� l’ordine di attaccar nuovamente quella posizione e di impadronirsene prima di notte. La brigata Aosta arriv� sotto San Martino verso quattr’ore pomeridiane e fu posta sotto gli ordini del generale Mollard.
Essa prese posizione sulla sinistra della brigata Pinerolo rimpetto alla cascina Contracania. L’artiglieria aveva l'ordine di non aprire il suo fuoco che a breve distanza dal nemico. Ai soldati si fece deporre i sacchi e verso le cinque ore si cominci� ad andare innanzi.
Un battaglione e due pezzi di artiglieria dovevano procurar di girare il nemico colla sua sinistra. La 5� divisione, che si era ripiegata sulla strada da Rivoltella, era in movimento per raggiungere il campo di battaglia. Fu allora che dal lato del lago si elev� un terribile uragano seguito da una dirotta pioggia.

Le colonne, affrontando tutti gli ostacoli, andarono risolutamente incontro al nemico, che, libero da ogni attacco sulla sua destra, aveva portato tutta la sua artiglieria sulla cima delle alture tra le cascine Contracania e Colombara, da cui fulminava con un vivissimo fuoco gli accessi alla posizione. La brigata Pinerolo si scagli� verso la cascina Contracania. Obbligata a conquistare palmo a palmo il terreno prov� sensibili perdite. Tra gli ufficiali superiori rimasero uccisi due colonnelli e ferito un maggiore. La brigata Aosta marci� sulle cascine Canova, Arnia e Monata, delle quali s’impadron�, poi attacc� la Contracania e la chiesa di San Martino e procur� di mantenersi in queste diverse posizioni accanitamente combattendo. Essa aveva gi� il suo generale, due colonnelli feriti ed un maggiore ucciso. Onde sostenere la fanteria con un imponente fuoco di artiglieria il Capo di stato maggiore fece collocare 18 pezzi presso la casa Monata per battere la cascina Contracania.

Ben presto tutti gli sforzi vennero diretti verso questo punto. Il nemico, attaccato di fronte dal 3� e dal 6� di fanteria che si avanzava da casa Monata; sulla destra dalla brigata Pinerolo e successivamente dai 7�, 12�, 17�, 18�, e dai battaglioni di bersaglieri, cominciava a ripiegare. Onde assicurare un esito acquistato a s� caro prezzo fu dato l’ordine a tutta l’armata disponibile di portarsi di galoppo sulla sommit�.
Ben presto 24 pezzi coronavano le alture ed aprivano il loro fuoco. Il nemico, che si trovava a breve distanza, minacciava di scagliarsi sui nostri cannoni. Uno squadrone di cavalleria, con due brillantissime cariche, mise il disordine fra le sue fila gi� diradate dalla mitraglia, ed inseguito dalla fanteria il nemico lasci� in nostro potere le formidabili posizioni, difese un’intera giornata con tanto accanimento.
Mentre fin dal mattino si era impegnato il combattimento sull’estrema sinistra, dal lato opposto, sulle colline di Solferino, il 4� corpo d’armata francese era alle prese col nemico e sosteneva un vivissimo combattimento.
Una ricognizione composta di truppe della 1� divisione (Durando) 3� battaglione di bersaglieri, un battaglione di granatieri ed una sezione di artiglieria della 10� batteria, condotta dal Capo di stato maggiore colonnello de Casanova, partita all’alba da Lonato, arriv� verso le cinque e mezzo all’altezza della posizione Madonna della Scoperta che trov� occupata dal nemico.

Il nemico fu tosto attaccato dalle truppe della ricognizione, da vicino seguite dalla brigata dei granatieri. Questi corpi sostennero soli sino a mezzogiorno gli sforzi del nemico, superiore in numero, ma furono poscia obbligati a ripiegare sino all’intersecazione delle strade di cascina Rondotto. Col� rinforzati da quattro battaglioni della brigata Savoia, comandati dal colonnello de Rolland, ripresero vivamente l’offensiva e caricarono il nemico alla baionetta. Due battaglioni di granatieri, fin dal mattino mandati per Castellaro e Cadignolo, entravano in linea, mentre la 11� batteria mettendosi in posizione, apriva il suo fuoco. Questi sforzi combinati decisero il nemico ad abbandonare le posizioni nel mattino conquistate.

Il generale La Marmora era stato incaricato dal Re di prendere il comando della 1� e della 2� divisione. Respinto il nemico a Madonna della Scoperta, il Generale, seguendo gli ordini di Sua Maest� diresse una parte delle truppe contro San Martino, ove la 3� e la 5� divisione continuavano a combattere.
La 1� divisione (Durando) pass� per San Rocco, cascina Taverna e Monte Fami, cammin facendo urt� in una colonna nemica, composta dal reggimento Prohaska e di altre truppe che avevano combattuto a San Martino, e probabilmente tentavano di girare le forze che attaccavano quella posizione. Questa colonna, venendo respinta, si ripieg� in fretta, ma ci� produsse un ritardo nel movimento della 1� divisione. Inoltre l’ora era avanzata e quelle truppe avevano combattuto tutta la giornata contro tre brigate nemiche. Le perdite di questa divisione furono: in ufficiali 6 morti e 25 feriti, in soldati 97 morti e 580 feriti.

La brigata Piemonte della 2� divisione Fanti aveva egualmente cooperato all’attacco delle posizioni di Madonna della Scoperta. Respinto il nemico, questa brigata fu dal genrale La Marmora diretta contro Pozzolengo. Giunta all’altezza di cascina Rondotto, incontr� un corpo nemico fortemente stabilito nelle cascine Torricelli, San Giovanni e Predra e sulle alture di Serino.

Il nemico vivamente attaccato nelle sue posizioni dal 9� battaglione di bersaglieri (maggiore Angelini), dal 4� reggimento Piemonte e da una sezione della 4� batteria sotto il comando del generale Camerana, ced� il terreno e fu inseguito sino al di l� della borgata Pozzolengo.
Questa stessa brigata della 2� divisione (Fanti) avendo occupato S. Giovanni, una batteria di quattro obici vi prese posizione ed apr� un fuoco, che colpiva a tergo le difese di San Martino. Questo attacco contribu� potentemente ad obbligare il nemico a cedere quella posizione disputata con accanimento sin dal mattino.

La 2� divisione, oltre le gravi perdite provate dalla brigata Aosta, che si era appostata sulla sinistra, cont� ancora in questa giornata 1 ufficiale ucciso, 5 feriti, 16 soldati uccisi e 36 feriti. Le quattro divisioni che in quel giorno componevano l’armata Sarda in linea furono tutte impiegate, e le loro perdite totali si elevarono a 49 ufficiali morti, 167 feriti, 642 sottufficiali e soldati morti, 3405 feriti, 1258 soldati dispersi, in complesso 5525 mancarono all’appello. Parecchi corpi ebbero il quarto del loro effettivo fuori di combattimento, ed un battaglione di bersaglieri sopra 13 ufficiali ne ebbe 7 morti o feriti e tre colonnelli della stessa divisione gloriosamente soccombettero.

Il nemico alla fine della giornata era stato scacciato da tutte le posizioni, e quella di Pozzolengo era stata occupata dalle nostre truppe. Cinque pezzi di cannone rimasero in nostro potere qual trofeo di questa sanguinosa vittoria, in cui le nostre truppe ebbero a lottare contro forze superiori. Le forze del nemico secondo ogni verisimiglianza possono calcolarsi a 12 brigate, perch� furono fatti prigionieri appartenenti a tutti questi corpi.
L’armata austriaca aveva spiegato tutte le sue forze che si elevavano a circa 200.000 uomini. Riprendendo l’offensiva essa aveva ripassato il Mincio ed occupate le posizioni di Pozzolengo e Solferino, e stendendo la sua sinistra nella pianura di Guiddizolo, ma alla sera su tutti i punti di quel vasto campo di battaglia dovette ripiegarsi, e porre tra essa e il vittorioso esercito alleato la bandiera del Mincio e le sue fortezze.

Il capo di Stato Maggiore
L. G. Della Rocca
Monzambano  28 giugno 1859


Rapporto del Quartier Generale Austriaco
 sulla battaglia di Solferino

 28 giugno 1859

"L’imperiale regia armata aveva occupato, nel giorno 21 le posizioni ad essa assegnate dietro il Mincio. L’8� corpo d’armata si trovava all’estremit� dell’ala destra fra Peschiera e Casa Nova; il 5� fra Brentina e Salionze; il 1� ed il 7� di riserva presso Quaderni e San Zenone di Mozzo; la riserva di cavalleria a Rosegaferro vicino a Villafranca, dove era stato trasferito sino al 20 giugno il quartier generale di S. M. l’Imperatore.
Della 1� armata trovavasi il 3� corpo presso Pozzolo, il 9� in Goito e dintorni, l’11� giunto nel frattempo, era a Roverbella, la divisione di cavalleria, tenente maresciallo conte Zedwitz, presso Mozzecane.

L’esercito austriaco era dunque riunito coi rinforzi disponibili arrivati, e quindi posto in grado di poter eseguire contro un nemico tuttora preponderante, almeno con qualche prospettiva di successo, un vigoroso colpo offensivo.
Oltre a ci�, le recenti notizie ricevute intorno ai movimenti e presumibili intendimenti del nemico, facevano apparire come desiderabile che si sollecitasse possibilmente l’attacco.
Per conseguenza il 23 giugno fu destinato per passaggio del Mincio.

Il nemico si era per intanto limitato ad occupare fortemente la linea del Chiese senza seguire l’armata imperiale nella sua ritirata oltre il Mincio. Uno squadrone di ussari Imperatore ed uno di ulani delle Due Sicilie, con due cannoni, sotto il comando del maggiore Appel, del nominato reggimento d’ulani, incaricati di riconoscere gli alti piani fra li due fiumi, non incontrarono in nessun sito colonne considerevoli, ma singoli distaccamenti. Presso Chiodino e Castel Venzago, si venne a scaramucce, che finirono colla ritirata del nemico, e nelle quali perdemmo due ufficiali, cinque soldati e nove cavalli.
Anche da parte della prima armata furono spediti distaccamenti scorridori verso il Chiese, per altro essi non ritrovarono in nessun sito il nemico.

Nel mattino del giorno 23 cominci� l’avanzamento dell’esercito austriaco. L’estrema ala destra era formata dalla brigata Reichlin, del 6� corpo, la quale, arrivata da Roveredo, si spinse pel campo trincerato da Peschiera verso Ponti onde riunirsi col� coll’8� corpo, il quale pass� il Mincio presso Salionze e raggiunse Pozzolengo senza incontrarvi resistenza.
Il 5� corpo d’armata esegu� il passaggio del fiume presso Valeggio, ed avanz� a Solferino.
Il 1� corpo d’armata segu� il 5� e si spinse verso Cavriana.
Il 7� corpo d’armata e la divisione di cavalleria di riserva, tenente maresciallo conte Mensdorff, passarono il Mincio sopra un ponte di guerra presso Ferri, fra Massimbona e Pozzolo, e si spinsero, il primo fino a Foresto e la seconda ancora oltre Foresto fino alle Tezze presso Cavriana.

Tutte le truppe della seconda armata posta sotto il comando del generale di cavalleria conte Schlick, raggiunsero nel corso del pomeriggio i punti loro assegnati, senza incontrare il nemico, e nella sera furono stabiliti gli avamposti da Casa Zapaglio, Contrada Mescolaro e Madonna della Scoperta fino alle Grole. La prima armata, sotto il comando del generale d’artiglieria conte Wimpffen, formava l’ala sinistra dell’avanguardia; essa pass� il Mincio presso Ferri, col 3� corpo d’armata, e presso Goito, col 9� ed 11� corpo, non che colla divisione di cavalleria, tenente maresciallo conte Zedwitz. Questa divisione di cavalleria, appoggiata da distaccamenti del 9� corpo d’armata, si avanz� fino a Medole; il 3� ed il 9� corpo d’armata si accamparono intorno a Guiddizzolo, e l’11� corpo, come riserva presso Castel Grimaldo.

Del 2� corpo d’armata, la divisione del tenente maresciallo conte Iallachich, fu spedita da Mantova a Marcaria per prendere parte alle operazioni dell’armata principale e poter operare per Castel Goffredo contro il fianco nemico.
Il comandante di corpo, tenente maresciallo principe Eduardo Liechtenstein, assunse personalmente il comando di quella divisione. Il 6� corpo d’armata aveva l’ordine di appoggiare, secondo le circostanze, l’ulteriore avanzamento dell’armata mediante distaccamenti inviati dal Tirolo meridionale.
Laonde, mentre il grosso dell’esercito austriaco aveva preso nella sera del 23 una posizione da Pozzolengo fino a Guiddizzolo, onde poi operare concentratamente nella direzione del Chiese, ed attaccare l’esercito nemico nelle sue posizioni principali presso Carpenedolo e Montechiaro, il nemico, o informato delle nostre intenzioni od eseguendo un piano gi� stabilito, aveva, nel frattempo, intrapreso ugualmente un avanzamento generale e raggiunto nel 23 con tutta l’armata Piemontese ed alcuni distaccamenti francesi (60 in 70 000 uomini) i luoghi di Esenta, Desenzano e Rivoltella, non che le posizioni di Castel Venzago e San Martino, mentre il grosso dell’esercito francese occup� fortemente Castiglione delle Stiviere, Carpenedolo e Montechiaro, ed avanz� alcuni distaccamenti verso Solferino e Medole.

I due eserciti si incontrarono.
Allo spuntar del giorno 24 il nemico intraprese, con forze imponenti, un attacco generale contro la linea delle posizioni austriache.
Sull’ala destra riusc� alle truppe dell’8� corpo, sotto il comando del tenente-maresciallo Benedeck, di far vigorosa resistenza fin da principio contro il violento urto dell’armata piemontese, e non solo di respingere decisamente il loro attacco, ma anche di spingersi innanzi fino a San Martino, di sostenere quella favorevole posizione e di mantener ivi il combattimento. Le truppe piemontesi furono respinte con considerevoli perdite fino a Rivoltella e Desenzano.
Nel centro della posizione austriaca, la chiave della quale formavano le dominanti alture di Solferino, fu egualmente di buonissimo mattino attaccata violentemente, nella sua posizione avanzata, ed avvolta in vivo combattimento la brigata Bills, avanguardia del 5� corpo d’armata.

L’attacco nemico si svilupp� presto con importante superiorit� di forze su tutta la line del 5� corpo d’armata.
Valorosamente con rara costanza le due brigate Bills e Puchner (fanti Kinsky e Culoz, 1� battaglione di Ogulini ed il 4� battaglione di cacciatori Imperatore) si mantennero in prima linea, respingendo ogni attacco colla baionetta e senza vacillare, fino alle ore 11, contro un nemico tre volte superiore, che conduceva sempre fresche riserve, e che portava nuove batterie al fuoco, e che da quasi 3000 passi di distanza lanciava con successo granate sul luogo di Solferino.
Peraltro, allorquando il nemico penetr� anche nella valle al nord di Solferino ed in Val di Quadri con una forte divisione di esercito, e per tal modo minacciava di oltrepassare la posizione delle suddette due brigate, non bast� nemmeno la resistenza delle brigate Koller e Gaal del 5� corpo d’armata, chiamate nel frattempo, per poter ristabilire con buon successo il combattimento, che fin dal mezzo giorno avea cominciato a prender piega sfavorevole.

Non essendo sostenute dal 1� corpo d’armata con sufficiente efficacia le truppe del 5� corpo, dopo che, ripetutamente respinte e di nuovo andando all’assalto colle riserve, avevano riprese le anteriori posizioni, furono finalmente forzate ad abbandonare le dominanti alture anteriori ed a ritirarsi, prima sulle cime del Monte Mezzano, e poscia, avanzandosi forti colonne nemiche sulla strada, che conduce da Castiglione per le Grole a Solferino, a sgombrare il luogo da Solferino, a limitarsi ad occupare il castello, il cimitero e la Rocca, e finalmente ad abbandonare anche quei siti dopo eroica resistenza.
Soltanto dopo il pi� sanguinoso combattimento, e dopo sacrifici immensi, il nemico strappar pot� al valoroso reggimento Reischach quel punto dominante; reggimento, che pieno di abnegazione protesse e copr� la ritirata delle truppe del suo corpo e di quelle del 1� corpo d’armata, non senza soffrire le pi� rilevanti perdite. Le truppe del 5� corpo si ritirarono verso Mescolaro e Pozzolengo, quelle del 1� retrocedettero sino a Cavriana e da questo luogo verso Volta e Valeggio.

Il 7� corpo d’armata, avanzatosi intanto da Foresto, parte della pianura per San Cassiano verso Solferino, parte per le eminenze situate al sud di Cavriana, verso quest’ultimo luogo, non giunsero pur troppo pi� a tempo per impedire la perdita di Solferino, e per dare in su quel punto al combattimento piega favorevole. Invece esegu� con successo l’assunto di coprire, occupando Cavriana e le circostanti file di colline e sommit�, la ritirata del centro, fino a che anche quell’ultimo luogo non pot� pi� essere conservato, a fronte del nemico che spingevasi innanzi dalle alture dominanti di Solferino ed a fronte della forte artiglieria nemica.
La divisione di cavalleria Mensdorff, composta di tre brigate, aveva nel mattino avanzato nella pianura per Val del Termine, onde guadagnare il terreno aperto ed atto alla cavalleria, fra Casa Moriana e San Cassiano, ed attacc� le batterie nemiche ed i corpi di cavalleria che stavano a cavaliere della strada. Trovossi per� avvolta in un gagliardo fuoco incrociato nemico di quattro o cinque batterie, e dovette ritirarsi. Mentre il 7� corpo d’armata avanzava, quella divisione di cavalleria tent� di appoggiare colla propria artiglieria, i movimenti di questo corpo, ma non pot� nulla fare atteso il fuoco del nemico, il quale aveva a sua disposizione un maggior numero di cannoni.

Sull’ala sinistra, i distaccamenti della prima armata, gi� spinti a Medole, nella sera del 23, cio� due battaglioni del reggimento di fanteria Arciduca Francesco Carlo, furono allo spuntare del giorno violentemente attaccati, e dopo ostinato combattimento, furono respinti verso Guiddizzolo.
Il nemico, che l’inseguiva, s’impadron� del villaggio di Rebecco, situato tra Guiddizzolo e Medole, e vi si stabil� con forze imponenti.

Il 9� ed il 3� corpo d’armata avanz� per� da Guiddizzolo. L’ultimo, spintosi sulla strada maestra fino alla quagliara, non pot� andar oltre quel punto, perch�, malgrado ogni sforzo, non era riuscito al 9� corpo d’armata di sloggiare il nemico da Rebecco.
Per molte ore dur� il combattimento intorno a questo luogo ove venivano inviate al nemico di Medole sempre riserve fresche, mentre dal nostro lato fu disposto che l’11� corpo d’armata sopraggiunto nel frattempo da Castel Grimaldo adoperasse tosto la divisione Blomberg (brigate Dobrzensky e Host) per appoggiare il 9� corpo d’armata e la brigata Baltin a fine da coprire il 3� corpo d’armata. Il luogo di Rebecco fu pi� volte preso e perduto. Ripetute volte si ferm� il combattimento, ma ogni volta fu ordinato di riprendere e si riprese l’offensiva.
Ma, sebbene sostenute da energico attacco dal 3� corpo d’armata a Medole, le truppe del 9� e del 11� corpo d’armata, malgrado grandi sforzi e rilevanti perdite ottener non poterono successi durevoli. Cos� fu trattenuto anche l’avanzamento del 3� corpo, che con meravigliosa costanza resistette ai gagliardi e sempre pi� forti attacchi nemici.

Manc� l’appoggio indispensabile onde disimpegnare l’ala sinistra, e sempre aspettato, dalla divisione Zedwtz, giacch� questa, in seguito al combattimento che aveva avuto luogo nel mattino presso Medole, era retroceduto fino a Ceresara e Goito. L’ordinato movimento di fianco di due brigate del 2� corpo d’armata, che esercitar potea influsso decisivo in fianco ed alle spalle del nemico, non venne del pari eseguito, giacch� notizie che un corpo principale nemico marciasse da Cremona a Piadena (dove per certo si trovava la divisione d’Autemarre), fecero che quella divisione si fermasse presso il passaggio dell’Oglio a Marcaria.
Per comando dell’Imperatore l’ala sinistra tent� un’altra volta, verso le 3 pom. di riprendere l’offensiva.

Dopo che la brigata Greschke, dell'11� corpo d’esercito, si era prima avanzata a Guiddizzolo, onde raccogliere le parti gi� scosse del proprio e del 9� corpo, furono fatte uscire le due ultime batterie di riserva protette da due battaglioni e da due divisioni di cavalleria, onde colpire la cavalleria nemica, mentre, sperando sempre di essere sostenute dalla cavalleria di riserva, le truppe dovevano unite scagliarsi un’altra volta sul nemico. Ma invano. Sempre gagliardamente strette sul fianco sinistro, quelle truppe nemmeno questa volta poterono ottenere favorevoli risultati.

Nel frattempo, anche Cavriana, dopo valorosa resistenza, era caduta in potere del nemico, dopo che due brigate del 7� corpo d’armata, incoraggiate dalla personale presenza di S. M. l’Imperatore si erano sostenute, in quel luogo e nelle sommit� circostanti per lungo tempo e con varia vicenda, giacch� l’ala sinistra di quel corpo sostenuto dalla divisione di cavalleria Mensdorff, avanzando per la terza volta, aveva fatto un ultimo tentativo onde difendersi contro la superiorit� di forze irrompenti da San Cassiano e Cavriana.
Avendo cos� il centro retroceduto da Solferino a Cavriana, e non potendo l’ala sinistra pi� farsi strada, alle 4 pom. venne decisa la generale ritirata.
Essa fu protetta all’ala sinistra con grande bravura dei due battaglioni intatti del reggimento di fanteria Arciduca Giuseppe e dal prode 10� battaglione di cacciatori personalmente guidato dal comandante il corpo d’armata tenente feld-maresciallo Weigl, ed il luogo di Guiddizzolo non fu abbandonato che alle ore 10 pom. dopo che tutte le truppe avevano sgombrato quel luogo, dopo che erano stati trasportati i feriti e dopo che le batterie furono condotte al sicuro.
Al centro, la ritirata fu protetta con costanza e devozione dalle truppe del 7� corpo d’armata e si pass� per Bosco Scuro dietro Cavriana combattendo nell’ordine migliore.

Dopo aver un violento temporale interrotto il combattimento d’ambe le parti per mezz’ora, il nemico tralasci� totalmente d’avanzarsi nel detto Bosco Scuro. Le brigate Brandenstein e Wussin (i valorosi reggimenti d’infanteria Arciduca Leopoldo ed Imperatore, il 19� battaglione di cacciatori ed un battaglione di Liccani) si ritirarono condotti dal tenente maresciallo principe d’Assia, bene ordinati, a Volta; punto questo, che raggiunsero verso le 8 pom. e che convenientemente occuparono onde coprire la ritirata del treno dell’esercito per le difficili gole di Borghetto e di Valeggio.
La brigata Gablenz della suddetta divisione tenne occupate con due battaglioni d’infanteria Grucher e col 3� battaglione dei cacciatori Imperatore le alture immediatamente in faccia a Cavriana, fino alle 10 pom. Si ritir� poscia dopo aver raccolto tutti i piccoli distaccamenti che retrocedevano, a tarda notte, a Volta, e soltanto allo spuntare del giorno pass� il Mincio sul ponte di Ferri.

All’ala destra l’8� corpo d’armata si era mantenuto nelle pi� favorevoli condizioni di combattimento. Solo quando il 5� corpo d’armata intraprese la propria ritirata per Pozzolengo, anche il tenente maresciallo Benedeck ritorn� a Salionze, dopo aver respinto due preponderanti attacchi nemici e dopo aver fatto 400 prigionieri.
Pozzolengo rimase fino alle 10 pom. occupato da truppe dell’8� corpo d’armata. Cos� fu resa possibile la ritirata in ordine per parte del 5� e del 1� corpo.
Anche in questo combattimento le imperiali truppe si batterono con mirabile valore.
Superiore ad ogni elogio fu specialmente il contegno delle truppe del 5� e dell’8� corpo d’esercito, condotte con gran senno, operosit� e abnegazione personale.

Il reggimento italiano di fanteria Wernhardt del 1� corpo d’armata, che si batt� molto valorosamente, ha menzione onorevole nella circostanziata relazione del comandante dell’esercito. Nella cavalleria merita menzione onorevole principalmente il reggimento ussari Re di Prussia, che con raro ordine esegu�, in mezzo al fuoco il pi� gagliardo delle batterie nemiche, un attacco contro il reggimento francese dei cacciatori d’Africa, che rec� danni rilevanti e fece molti prigionieri al nemico.

La nostra perdita, specialmente in ufficiali, � assai ragguardevole. In alcuni corpi di truppe arriva al quarto dello stato totale. Le perdite particolareggiate, con indicazione dei nomi furono pubblicate nella Gazzetta di Vienna. Ma anche il nemico, specialmente negli assalti a Cavriana ed a Solferino, ha sofferto perdite immense. Esso in nessun punto os� minimamente inquietare la ritirata delle nostre truppe.
Nel centro, esso non penetr� oltre Cavriana. In ambedue le ali non pot� guadagnare terreno sulle nostre truppe.

Dal lato nostro, presero parte al combattimento il 1�, 3�, 5�, 7�, 8�, 9� e 11� corpo d’esercito e con una brigata del 6� corpo. Da parte dei nemici, a detta dei prigionieri, stavano in battaglia cinque reggimenti di cavalleria e i corpi d’esercito di Niel e di Mac-Mahon, all’ala destra, in faccia all’ala sinistra degli austriaci; nel centro i corpi d’esercito di Canrobert e di Baraguey d’Hilliers e le guardie; finalmente tutto l’esercito piemontese all’ala sinistra: fu dunque in battaglia tutto l’esercito nemico.

L’esercito austriaco sta intiero anelante alla battaglia nelle posizioni ad esso assegnate dal suo duce supremo. Se anche questa volta, per la superiorit� del nemico e pel concorso di contrarie circostanze gli fu tolta la palma della vittoria, e perci� incoraggiato e sollevato dalla coscienza non solo di aver dato all’orgoglioso assalitore ripetute prove del proprio valore e costanza, ma eziandio di avergli arrecato in questo scontro gravi perdite da avere essenzialmente scosso la sua forza, o di aver per tal modo, almeno in parte, contribuito a raggiungere il successo finale.

Quartier Generale Austriaco
Villafranca, 28 giugno 1859

NELLE SUCCESSIVE PAGINE > >
* Memorie del duca di Modena 
* Dal Diario di A. D'Assia

  ALLA PAGINA PRECEDENTE

TORNA A CRONOLOGIA