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20 MILIARDI ALL' 1 A.C. |
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D.C. AL 2000 ANNO x ANNO |
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STORICI E TEMATICI |
PERSONAGGI E PAESI |
ANNO 1846
LA CRISI ECONOMICA DEL 1846-1847
- I
Personaggi politici di questo periodo
VEDI ANCHE I RIASSUNTI DI QUESTO PERIODO IN STORIA D'ITALIA
*** UN CARLO ALBERTO
SCHIACCIATO DAGLI INCUBI
*** UN "NUOVO" PAPA - PIO IX
*** LE SCONCERTANTI CONCESSIONI DI PIO IX
*** IL CLAMOROSO OPUSCOLO DI D'AZEGLIO
*** LA GUERRA DOGANALE AUSTRIACA
*** BIOGRAFIA DI UN APPARENTE "PAPA LIBERALE"
Un anno che doveva essere decisivo per le scelte che avrebbe dovuto fare CARLO ALBERTO. Ma il re sabaudo, anche se con molta insofferenza, � sempre ancorato alle direttrici di Vienna, sempre impegnato a dar prove concrete della sua fedelt� ai principi assolutisti, sempre perfettamente aderente allo spirito della Restaurazione, � nonostante questo, nello stesso tempo sempre invitato dai moderati a prendere l'iniziativa per guidare e gestire il processo di formazione di una confederazione di Stati e conseguire l'indipendenza nazionale. Una unificazione che in fin dei conti doveva coincidere con i tradizionali interessi espansionistici di casa Savoia. Eppure, ancora dal famoso invito di Mazzini nel '31 quando Carlo sal� sul trono, questa idea di guidare un popolo, quell'intenzione di dare vita a una grande nazione, con una vena di ambizione l'ha sempre sollecitato ma mai spinto ad agire. E quando lo aveva fatto, sta facendo ora, e far� nei prossimi due anni, o in buona fede o in mala fede si era tirato, si stava tirando, e si tirer� indietro. Un comportamento che scontentava tutti; nasceva la diffidenza fra chi era alleato, crescevano gli odi chi palesemente si sentiva tradito, creava polemiche tra chi lo promuoveva come unico sovrano capace di guidare l'unificazione e chi invece temeva che a spingerlo erano solo interessi territoriali, che dell'Italia unita non gli interessava proprio nulla, anzi temeva questa unione.
In settembre Carlo Alberto faceva gi� velate allusioni al suo desiderio che l'Italia fosse indipendente dall'Austria, e nello stesso tempo ripet� solennemente la promessa di non fare ulteriori concessioni nel suo regno e che considerava ancora l'indipendenza italiana incompatibile con una costituzione.
Quando a Genova in dicembre ci fu una sobria manifestazione che nulla aveva a che vedere con la ribellione, sempre preso dall'incubo di uno sbocco repubblicano, Carlo ordin� alle sue truppe di stroncarla, convinto che era un tentativo di restaurare l'indipendenza genovese.
Eppure nei primi mesi di quest'anno i segnali di una debole trasformazione di Carlo Alberto ci sono. Non � estraneo Massimo d'Azeglio dopo il suo "giro propagandistico" tra i ribelli romani e -esponendosi e vivendoci accanto per due mesi- in mezzo ai rivoluzionari pontifici romagnoli. Il programma moderato che aveva proposto era quello imperniato sui Piemontesi, adoperarsi in un azione comune, dov'era necessaria la silenziosa disciplina, la fiducia in Carlo Alberto e la pazienza dell'attesa. Nel tentativo di convincerli a non fare le solite fallimentari ribellioni, ma unirsi al Piemonte nella missione nazionale, non ascoltato subito, gli venne in aiuto l'ultima disgraziata rivolta di Rimini dello scorso settembre (che non riusc� a fermare) finita miseramente. D'Azeglio ne approfitt� subito nell'indicarla come "Gli ultimi casi di Romagna"; questo il titolo dell'opuscolo che diede alle stampe; e non era una cronaca di una delle tante rivolte mazziniane e carbonare, ma una denuncia vera e propria su queste infelici scelte. Chi leggeva l'opuscolo doveva essere portato a fare delle riflessioni; invitato a prendere le distanze dalle rivolte sollecitate dagli estremisti, a staccarsi dalle cospirazioni delle varie associazioni segrete, che fino allora non avevano concluso nulla.
Carlo Alberto in prima persona non si era ancora esposto, era sempre diviso fra speranze e timori. Una atteggiamento costante questo che lo consegner� alla storia come una figura complessa, pieno di giovanili entusiasmi rivoluzionari da una parte (era vissuto in Francia cadetto a fianco di Napoleone) ed il clima di rigido conformismo della corte dall'altra (con un Carlo Felice ancora convinto sostenitore del diritto divino come ai tempi dei faraoni egiziani (a tale proposito fu lui a fondare a Torino il Museo egiziano) e campione integerrimo dell'assolutismo e del conservatorismo pi� retrivo.
Crisi e ambivalenze di Carlo che si possono anche comprendere; Carlo si trov� a vivere in un periodo di transizione cos� complesso, a esistere in momenti di trapasso da una forma politica (e soprattutto sociale) ad un altra cos� "fenomenale" (il temine e proprio questo - si pensi alle scoperte scientifiche e alla rivoluzione industriale che sta sconvolgendo i rapporti tra nazioni) che giudicarlo a posteriori si incorrerebbe sempre nell'errore di esprimere un giudizio troppo superficiale.
Fare dei programmi ben definiti non era semplice per nessuno in una Europa sconvolta da Napoleone, sovvertita dalla Restaurazione, rivoluzionata in questi anni non pi� da guerre per questioni territoriali ma da guerre per il dominio economico, fino allora sconosciute. (Prima si facevano spedizioni per conquistare l'Oriente, le Nazioni, ora ci si mobilita per un porto strategico, per un isoletta che ha le materie prime.
A queste difficile crisi europee di carattere oggettivo, c'era poi il resto che si andava ad aggiungere ai tanti dubbi: il desiderio di espandere i domini della sua casa era legittimo, il rispettare la Chiesa anche, i geni e l'imprinting ambientale cos� lo avevano forgiato. A questo naturale bagaglio si aggiunsero e quasi si sovrapposero gli entusiasmi della sua giovinezza. Disgraziata, perch� sottrarsi improvvisamente, quasi ventenne, agli entusiasmi rivoluzionari e al fascino napoleonico e ripiombare nel grigio palazzo di Torino, non potevano che provocare danni alla sua personalit�. Doveri dinastici, i moti del '21, il matrimonio con l'austriaca, la prova in Spagna (Trocadero) per dimostrare che era un assolutista, le sette segrete, il mondo che si stava muovendo pi� velocemente di prima, le incertezze negli ultimi tempi perfino dei cattolici, la sociologia che stava analizzando le masse fino allora considerate inerti, senza anima, obiettivi, desideri, ambizioni, servirono ad aggiungere enormi dosi di incertezza. Insomma fare il sovrano in questo periodo era il mestiere pi� difficile del mondo, perch� il mondo era mutato. Non era pi� lo stesso, quand'era nato Carlo Alberto, nel 1798!.
Ma non dimentichiamo che quando cadr� Carlo Alberto, anche il pi� scaltro, diabolico, cinico e potente uomo politico, Metternich, che port� alla sconfitta Napoleone, che costru� gli equilibri tra le cinque maggiori potenze, che per quarant'anni condizion� tutti i sovrani d'Europa, che aveva reso l'Austria la pi� grande potenza, fu anche lui travolto nel '48, e dovette fare fagotto. Visse altri dieci anni a contemplare amaramente i suoi errori.
Carlo Alberto non ebbe questa disgrazia di vivere; dopo quattro mesi dalla sconfitta era gi� morto di crepacuore, e paradossalmente la sua rapida fine suscit� intorno a lui un alone di simpatia di cui non aveva mai goduto quand'era in vita.
Ritorniamo a questo periodo. Sembrano esserci da alcuni mesi i segnali di una sensibile trasformazione nell'atteggiamento di Carlo Alberto. Si sta staccando sempre pi� da Vienna, ed improvvisamente sostiene l'idea giobertiana. In aprile quando scoppia la guerra doganale con l'Austria (ne abbiamo gi� parlato a fine dello scorso anno di che cosa si trattava) fa le sue rimostranze a Vienna, chiede un arbitrato e sceglie la Russia. Che intenzioni aveva e cosa sarebbe accaduto non lo sapremo mai.
A modificare tutti i piani che non conosciamo, pochi giorni dopo giunse la notizia della morte del papa: Gregorio XVI ( per 15 anni un retrivo assolutista !). Morte e elezione del nuovo pontefice colgono alla sprovvista gli austriaci che hanno messo il veto della successione sul cardinale GIOVANNI MARIA MASTAI FERRETTI, da pi� parti indicato come un favorito nel conclave. A Vienna molto preoccupati fanno subito precipitare a Roma il cardinale di Milano, filo austriaco. Ma non giunge in tempo.
Troppo tardi, il conclave ha gi� eletto proprio Ferretti col nome di PIO IX.
Da quattordici anni a Imola come vescovo e cardinale, della Romagna il nuovo papa ha una profonda conoscenza; non ignora le opere di Gioberti e di Balbo e sa tutto sulle intenzioni di d'Azeglio (il suo rapporto sulla Romagna non gli � proprio piaciuto - non ne parla ma giocher� di rimessa). Inoltre il cardinale Ferretti a Imola non ha mai nascosto alcune "simpatie" liberali; e fu proprio questo il motivo del veto austriaco.
Sembr� dunque quest'elezione coronare le attese e le speranze del neoguelfismo, dei riformatori moderati, e perfino dei mazziniani. Pio IX poi elimina ogni dubbio quando come segretario di Stato, sceglie il cardinale GIZZI anche lui romagnolo di Forl�, con "simpatie" liberali pi� forti e risapute dello stesso papa.
A pochi giorni dalla sua elezione, Pio IX fa sciogliere la famigerata Commissione speciale in Romagna (quella che inquisiva, celebrava i processi e condannava senza appello). Dopo un mese delibera l'amnistia per i prigionieri e gli esiliati politici; a Roma, Bologna, Ferrara e in altre citt� la popolazione impazzisce dalla gioia. Processioni, fiaccolate nella notte, e piazze e chiese gremite in ogni contrada.
A settembre manda una delegazione pontificia al Congresso degli scienziati. A novembre istituisce una commissione per costruire ferrovie nello Stato Pontificio. A dicembre forma varie Commissioni, per le riforme economiche, giuridiche e assistenziali, per la riforma dei codici civili e penale, infine prende alcuni provvedimenti per organizzare l'insegnamento scolastico, il mondo del lavoro, ristabilire la libert� di stampa. Ma l'avvenimento pi� rivoluzionario � una Consulta di Stato con la partecipazione di laici. E sta adoperandosi in uno Statuto.
Una rivoluzione! Insomma Pio IX sta concedendo ai suoi cittadini non solo quanto non era mai stato prima nemmeno preso in considerazione dallo Stato Pontificio, ma nemmeno quanto avevano concesso ai loro sudditi Leopoldo di Toscana e Carlo Alberto.
Quest'ultimo inizia a credere, ma non si espone ancora, di poter contare ora su un effettivo appoggio del Papa alla sua causa, e quindi l'idea giobertiana neoguelfista inizia talmente a prendere corpo, che non partecipa nemmeno pi� all'arbitrato sulla "guerra del dazio", che proprio lui aveva chiesto a Vienna.
Tutto faceva pensare a Carlo Alberto - ma non era il solo a pensarlo- che questo atteggiamento del Papa non era solo un comportamento puramente anti-austriaco, ma era una vera e propria sfida a Vienna. E non aveva torto, perch� anche a Vienna, Metternich iniziava a preoccuparsi. Il Papa stava riuscendo in quell'operazione dove tutti gli altri avevano fallito; cio� a riunire le masse, stava creandosi un carisma, stava diventando una guida di fatto.
In diciotto mesi la condotta del Papa sollev� un tale entusiasmo nelle varie popolazione degli altri Stati, che si ebbe per la prima volta l'impressione che stava veramente nascendo quella coscienza nazionale auspicata da Gioberti, da Balbo, e infine da Mazzini che da quindici anni era impegnato a promuoverla agli italiani di ogni regione.
Le concessioni del Papa (si disse poi "perch� era sensibile agli applausi della folla") furono cos� numerose e cos� liberali, che Leopoldo di Toscana e Carlo Alberto dovettero anche loro con indolenza fare altrettanto con i propri sudditi. Infatti, Pio IX in diciotto mesi conceder� quello che loro non avevano accordato nemmeno in quindici anni.
I due sovrani in ritardo si adeguarono subito, anche perch� con gli entusiasmi che si stavano scatenando in ogni regione d'Italia, la folla stava gi� creando il "mito" del "papa liberale". Se non si agiva in fretta il "capo", la "guida", di fatto la assumeva il Papa. Gi� si gridava per le piazze "Viva Pio IX".
La situazione poi cre� anche soddisfazione e imbarazzo a due intellettuali protagonisti. Da una parte la figura del nuovo pontefice coincideva con quella neoguelfista che Gioberti aveva solo astrattamente ipotizzato: l'armonia fra italianit� e fede cattolica e la riconciliazione nazionale da opporre alle aspirazioni rivoluzionarie. Mentre dall'altra, il fresco libro di stampa di D'Azeglio, pubblicato a gennaio, con le sue denunce sull'arretratezza dello Stato Pontificio in pochi mesi era gi� sorpassato.
Pio IX si spinse perfino a proporre, per escludere senza traumi l'Austria dall'Italia, la formazione di una lega doganale. Sembra incredibile che nessuno ci avesse pensato. Ma non meraviglia visto che Carlo Alberto era perfino riluttante a fare simili patti con Leopoldo di Toscana, pur non avendo altri sbocchi della sua produzione - dopo i dazi che gli erano stati imposti dall'Austria.
Tutte queste concessioni di Pio IX furono purtroppo prese come un'apertura ai movimenti liberali, che allarmarono il Sacro collegio dei cardinali (gi� si parlava a Roma di scisma, e il prossimo anno si scoprir� una congiura sanfedista ordita dalla polizia insieme ad alcuni briganti), misero in agitazione Metternich, e avevano illuso i moderati, i neoguelfisti, e come vedremo in seguito anche lo stesso Carlo Alberto.
Pio IX aveva simpatie liberali, ma non era in realt� un liberale in senso politico; concedendo quanto abbiamo letto sopra, era solo per allentare la tensione che si era andata accumulando in questi anni nello Stato Pontificio; di inquietudine, ribellioni, congiure, ne abbiamo lette molte nei resoconti passati, e il cardinale Ferretti che era in terra di Romagna li aveva vissuti in prima persona, aveva avuto anche il coraggio di criticare certe direttive della gerarchia ecclesiastica, ostinatamente retriva. Alcune concessioni nelle autonomie locali, lui, di idee illuminate, non le respingeva in blocco, molto attento ai cambiamenti che si stavano verificando, giudicava a ragione che non era un lusso concederle ma era una necessit�. Le ferrovie, l'istruzione, le riforme economiche, gli interventi sociali, gli scambi commerciali, non erano fantasie ma realt� incontenibili . I congressi degli scienziati non bisognava ignorarli ma seguirli. Se il modernismo iniziava ad essere il nemico della Chiesa, bisognava conoscere il nemico!
Insomma Pio IX fu frainteso dai retrivi conservatori che stavano quasi ribellandosi, e fu erroneamente interpretato dai liberali, dai moderati di ogni specie, dai mazziniani e da Carlo Alberto. Tutti si risveglieranno con la "doccia fredda" che Pio IX gli vers� addosso il 29 aprile del '48, quando si ritir� dalla coalizione anti-austriaca e dichiar� la sua volont� di non presiedere "una certa nuova Repubblica da costituirsi con tutti i popoli d'Italia". - Il movimento neoguelfo fu congelato per sempre. I moderati e i non moderati che aspiravano all'azione non sapevano con esattezza cos'altro fare. Carlo Alberto concentr� in poche settimane tutte le dosi di incertezze, di ambiguit�, di incapacit�, di crisi di coscienza accumulate in venti anni, e si avvi� al disastro militare ed esistenziale. Risultato: per altri dieci anni gli Austriaci continuarono a dominare o a condizionare gli Stati italiani.
Ma abbiamo corso in fretta. Quindi dobbiamo riprendere il susseguirsi dei fatti in ordine cronologico ripartendo dall'inizio anno.
GENNAIO - Esce l'opuscolo di MASSIMO d'AZEGLIO, Degli ultimi casi di Romagna. Come abbiamo gi� accennato vi espone le sue concezioni politiche di patriota piemontese liberale e moderato, condanna aspramente le insurrezioni. Criticando apertamente Mazzini, D'Azeglio asseriva che la guerra per l'indipendenza fatta con le insurrezioni e con le bande, era inconcepibile in Italia per ovvie ragioni geografiche, e perci� tutto sarebbe dovuto dipendere da Carlo Alberto e dal suo esercito regolare. Bisognava avere fiducia e molta pazienza nel Re piemontese. - Quello che vuol dire � un invito a rinunciare alla rivoluzione, ma � anche un invito ad abbandonare il repubblicanesimo. Lascia pure capire che se un giorno avessero rinunciato all'una e all'altro, Carlo Alberto avrebbe un giorno potuto aiutarli. Lo diceva lui, ma non ancora Carlo Alberto.
11 GENNAIO - Si inaugura il ponte ferroviario sulla laguna di Venezia. Da questo momento il collegamento ferroviario voluto dagli austriaci � assicurato da Venezia fino a Vicenza.
15 FEBBRAIO - Si inaugura il tronco ferroviario costruito dagli austriaci da Milano a Treviglio (BG). Con il tratto sopra accennato per coloro che vogliono andare fino a Venezia viene inaugurato un curioso connubio fra treno e carrozze. Si caricano le carrozze sui vagoni, i passeggeri e carrozze scendono a Treviglio e proseguono per Vicenza per risalire un'altra volta sul treno che li porta a Venezia. Il tragitto lo si copre in 26 ore.
20 APRILE - In Lombardia e in Piemonte la tensione sale e l'insofferenza pure, verso gli austriaci. Il dazio in Lombardia sui vini piemontesi viene raddoppiato. I consumatori lombardi - non pochi - sono inferociti, e i produttori piemontesi stanno peggio, sono sul lastrico; non hanno altri sbocchi alla loro produzione che � una delle principale attivit� della regione. E' una questione seria, chiamata "guerra doganale" che Carlo Alberto vuole risolvere energicamente a Vienna, in un arbitrato, schierando al suo fianco la Russia. Forse � una prova di forza, forse un pretesto anche se valido per far scoppiare prima un conflitto commerciale, poi quello militare.
Non lo sapremo mai perch� l'arbitrato non avverr�. La morte del Papa e l'elezione di Pio IX, creano altre speranze in Carlo Alberto, un'alleanza militare con i pontefici per marciare assieme contro gli austriaci.
Abbiamo visto gi� sopra come andr� a finire.
1 GIUGNO - Muore papa GREGORIO XVI. Era sul soglio pontificio dal 2 febbraio del 1831. Bellunese filo-austriaco, era stato eletto dopo sessantaquattro giorni in un lungo e polemico conclave, poi prescelto su precisa sollecitazione asburgica (Francesco IV, duca di Modena - morto proprio quest'anno, il 21 gennaio) per il timore che la sede pontificia cos� a lungo vacante potesse far scoppiare una insurrezione nelle citt� papaline e poi estendersi in quelle vicine.
Non aveva torto dopo pochi giorni la Romagna esplodeva. Cos� appena salito sul soglio, la politica reazionaria di Gregorio, la repressione e i suoi tribunali speciali, dissemineranno subito odio fin dal primo istante di pontificato. Bologna insorse appena dopo 3 giorni dalla sua elezione, poi proseguirono nei successivi anni in tutto il suo pontificato, e le condanne al carcere duro e le sentenze di morte, in Emilia e Romagna non si contarono pi�.
17 GIUGNO - Dopo soli tre giorni di conclave e prima ancora che giungessero i delegati austriaci, che volevano imporre l'arcivescovo di Milano, viene eletto Giovanni Maria Mastai Ferretti, col nome di PIO IX.
Nato a Senigallia nel 1792, vescovo di Imola dal 1832, fu nominato cardinale nel 1840.
LUGLIO - Primi popolari provvedimenti di Pio IX che fanno gridare al "miracolo". Primo fra tanti � la delibera dell'amnistia per i prigionieri e gli esiliati politici. Bench� fosse un tradizionale atto di clemenza ogni qualvolta volta saliva sul soglio pontificio un papa, la liberazione (fra l'altro approvata da Metternich) di un migliaio di prigionieri, la si volle interpretare ( ma soprattutto strumentalizzare) come un'adesione al programma dei neoguelfisti, e furono questi a creare subito il mito del "papa liberale". I mazziniani sembravano tutto ad un tratto scomparsi.
Si � scritto che spontaneamente tutta Roma si rivers� nelle strade a festeggiare per tutta la notte, a fare processioni con le luminarie e ad esporle nelle case. Magnificamente strumentalizzata, gestita e spinta dai neoguelfisti, le entusiastiche ovazioni eccitarono gli animi delle genti e dello stesso papa. Non essendo Pio IX un consumato politico, ma subiva il fascino degli applausi e delle lodi, di concessioni inizi� a farne una dietro l'altra, scatenando perfino le ire, l'indignazione e lo sgomento dentro i vertici del clero, che gi� pensava di destituirlo. Quando poi, si rivel� per quello che era, un antiliberale, un antimodernista, un assolutista anche lui come gli altri, fra due anni, gli stessi che ora erano scesi in piazza quest'anno, lo costringeranno a fuggire a Gaeta. I neoguelfisti riuscirono nell'impresa quest'anno; i mazziniani nel '48; usando a proprio piacimento il popolo. Che alla fine delle due avventure, disse poi No ad entrambi.
1 AGOSTO - Eccitazioni non solo a Roma ma anche in molte citt� della Romagna. Soprattutto a Bologna dove i festeggiamenti continuarono per diversi giorni, con luminarie e feste. Il regista indubbiamente era lo stesso. E fra due anni come a Roma altro regista, e la stessa conclusione. Non avranno n� il Papa, n� la Repubblica, ma solo la sudditanza ai Savoia!
8 - AGOSTO - Pio IX si prende accanto come segretario di Stato il cardinale PASQUALE GIZZI, che era noto soprattutto per aver ricevuto degli apprezzamenti da Massimo d'Azeglio durante il suo soggiorno, poi riportati sul famoso opuscolo. Gizzi non era nemmeno lui, come Pio IX, un liberale in senso politico, ma solo un illuminato prete, e nonostante questo, anche lui contrario al modernismo e all'unificazione degli Stati italiani.
15 SETTEMBRE - L' VIII Congresso degli scienziati questa volta scelse la citt� di Genova. Come al solito, nutrita la partecipazione, con oltre novecento studiosi di ogni disciplina. La novit� di quest'anno � la partecipazione - voluta dal nuovo papa Pio IX - di alcuni scienziati dello Stato Pontificio. - LUnit� Cattolica non manc� piu tardi di esprimere il suo disappunto; notava quanto fosse stata invece oculata la politica dei precedenti Sommi Pontefici, che non permisero mai ladunarsi de Congressi scientifici in Roma. "Essi, -affermava -l' articolista- sapevano bene dove il diavolo tiene la coda, lo sapevano assai meglio degli altri Principi, che si sprofondavano in ossequii verso i Congressi, riscaldandosi la serpe in seno: ma non Gregorio XVI, che non solo non acconsent� mai di concedere la Citt� eterna a sede dei complotti pi� o meno scientifici, ma proib� perfino agli scienziati romani di intervenirvi, esempio imitato ben tosto dallaccortissimo Duca di Modena. Quando poi il sapiente Pontefice Pio IX, appena seppe, che Carlo Bonaparte era stato il promotore di quelle scientifiche adunanze, non tard� ad avvedersi dove esse miravano". E difatti, nel 1849, Carlo Bonaparte non presiedeva pi� un Congresso scientifico, ma lassemblea nazionale della Repubblica Romana, avendo dichiarato distrutto il regno secolare dei Papi!" E Pio IX in esilio a Gaeta!
OTTOBRE - Nonostante Pio IX "si avvedette dove miravano" i Congressi, rientrati a Roma i partecipanti, volle subito formare con loro e altri addetti, una societ� nazionale per progettare e costruire pure nello Stato Pontificio le prime ferrovie. Anche perch� - si era convinto- le ferrovie non erano solo un mezzo di trasporto, ma era un importante mezzo strategico militare; in poche ore si potevano muovere materiali ed eserciti interi a distanze enormi.
4 NOVEMBRE - Pio IX continua a emanare decreti e a prendere iniziative, che lo stanno rendendo famoso come "papa liberale". Nomina una serie di commissioni con dentro laici, per fare riforme, prendere delle misure a favore dei lavoratori, modificare le leggi civili e penali.
DICEMBRE - L'anno si chiude parlando solo di Pio IX in ogni parte d'Italia. Tutti si aspettano un anno nuovo molto diverso, con sviluppi clamorosi, con svolte epocali. Insomma tante speranze, diffuse, avvertite, gi� nell'aria, anche se a Torino un Re � in pena, non sa ancora esporsi, inizia perfino ad essere infastidito da questa popolarit� che sta diffondendosi per il nuovo papa. Gli informatori glia hanno gi� riferito, che a Roma gi� si grida "Viva Pio IX", in Romagna pure, ancora pi� forte. A infierire ci si mette il suo collaboratore Solaro, che senza peli sulla lingua gli fa notare che ora Pio IX sta incrinando il progetto di Balbo-d'Azeglio, e che non avrebbe pi� potuto, fra poco, se stava in attesa di agire, aspirare alla guida del movimento nazionale; il baricentro si stava spostando a Roma. A rincarare la dose di allarmismo ci si mette anche Balbo in persona, che gli riferisce che Leopoldo e Pio IX stavano superandolo nel ruolo di guida morale d'Italia.
Insomma per Carlo Alberto l'anno si chiudeva con un altro grande interrogativo su due uniche parole: cosa fare?
I fantasmi delle incertezze li conosceva ormai tutti, ma come se non bastassero quelli che lo rincorrevano da anni, indugiando ancora, lui stesso ne stava creando altri, li stava moltiplicando. Lo vedremo il prossimo anno prendere delle iniziative sconcertanti per non vedere e non far vedere la realt�. Ha 48 anni, avrebbe davanti ancora una vita, e sta invece imboccando la strada della fine. Non ha entusiasmi ma solo fantasmi! Bast� una piccola brezza a Genova per fargli ritornare gli incubi repubblicani.
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*** GRAN BRETAGNA: Il governo conservatore di PEEL si risolve, in contrasto con l'ala destra del partito guidata da Disraeli, ad abolire la legislazione protezionistica sul grano e d� inizio ad una politica basata sulla libert� degli scambi. Questo atto � una vittoria della scuola economica di Manchester che divide il partito conservatore al suo interno e fa cadere gli ultimi ostacoli alla piena affermazione di un'economia basata sull'industria e sul commercio. L'anno successivo (1848) verr� introdotta la giornata lavorativa di dieci ore ed il movimento cartista si avvier� verso il tramonto. (By: Pier Paolo Chiapponi) ""----------------------------
*** HOWE un provetto meccanico, inventa e si costruisce la MACCHINA PER CUCIRE; gli si guasta, la porta a riparare a un meccanico anche lui autodidatta, fra l'altro semianalfabeta; non ha mai visto nulla di simile, ne costruisce una uguale, ne capisce subito il business e corre a brevettarla.
Inizia una piccola produzione artigianale, ma in pochi anni costruisce 12 stabilimenti in tutto il mondo (ne vender� infatti milioni di esemplari): Questo meccanico si chiamava SINGER, in breve tempo � miliardario vendendo le sue macchine a credito a tutte le donne del mondo. In Italia divent� per ogni promessa sposa l'oggetto pi� indispensabile (e ambito) da portare con la dote. I "sensali" di matrimoni non indulgevano, nel corredo di una sposa non doveva assolutamente mancare la "macchina da cucire" perch� cos� la futura donna di casa non avrebbe gravato sul bilancio della famiglia perch� "si fa i vestiti da s�".
I venditori Singer nel fare le vendite "porta a porta", perfino nei pi� sperduti paesi di montagna, concedevano lunghissime rateazioni ai genitori delle future spose, spesso ancora adolescenti. E Singer con i contratti in mano non aveva problemi per avere finanziamenti dalle banche. Prima ancora di costruire uno stabilimento in un Paese si era gi� assicurato il lavoro per anni e anni (ne costru� 12 di stabilimenti in pochissimo tempo)Il costo al pubblico in relazione alle economie dei vari Paesi, in questi anni variava dagli 8 ai 10 salari mensili di un operaio comune. Dai 20 ai 30 di un salariato agricolo.
Ancora nel 1929 la Rinascente a Milano la vendeva a 475 lire quella a manovella, 565 lire quella a pedale; quando la paga mensile di un contadino era di lire 90, di un operaio 200, impiegato di 270, ragioniere impiegato 350, alto dirigente dalle 900 alle 1000 lire.