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( QUI TUTTI I RIASSUNTI ) RIASSUNTO ANNI DIVERSI
DALLA CISALPINA AL REGNO
Nel 1802 nasce lo
stato democratico cisalpino. Con tanto di Costituzione voluta
dal liberatore francese. Cittadini entusiasti. Ma d'improvviso si trovano con
un re…
NAPOLEONE BONAPARTE
di MARCO UNIA
Un condottiero di talento
Tra il 1796 e 1815
i destini di Napoleone e quelli dell'Italia si incrociarono pi� volte, in un
alternanza di reciproche fortune e cadute. L'Italia fu, sotto un certo punto
di vista, il teatro nel quale ebbe inizio, ascesa e compimento la parabola di
Bonaparte.
Nel 1796, prima di iniziare la Campagna d'Italia, Napoleone era infatti uno
dei tanti, validi e coraggiosi generali dell'armata rivoluzionaria francese,
desideroso di gloria e imbevuto di patriottismo rivoluzionario. Un anno dopo,
il 17 ottobre 1797, quando costringeva gli austriaci al trattato di Campoformio
- con il quale ottenne l'annessione del Belgio, il riconoscimento del dominio
francese in Lombardia e in Emilia, il controllo della riva sinistra del Reno
- Napoleone era diventato un uomo politico di spicco nella Francia rivoluzionaria
e si apprestava alla conquista del potere. Al comando delle truppe francesi,
Napoleone aveva infatti dato prova del suo straordinario talento di condottiero,
sbaragliando gli eserciti alleati del Piemonte e dell'Austria e ponendo cos�
le basi per la realizzazione in Italia delle Repubbliche giacobine - la Repubblica
Cisalpina, la Repubblica Romana e le Repubblica Partenopea - che nel 1799 sancivano
il controllo francese in Italia e il diffondersi in Europa degli ideali rivoluzionari.
La battaglia di Marengo e la riconquista dell'Italia
Se l'ascesa di Napoleone si lega ai successi politico-militari conseguiti in
terra italiana, fu la battaglia di Marengo del 14 giugno 1800 a consacrare il
trionfo del condottiero corso in patria e in Europa. Dopo essersi fatto eleggere
Primo Console della Repubblica Francese con il colpo di stato del 18 brumaio
(9 novembre) 1799, Napoleone diede inizio a una nuova campagna contro gli austriaci,
avendo compreso che la propria fortuna politica dipendeva dai trionfi militari
e dal sostegno dell'esercito.
L'obbiettivo di Napoleone era la riconquista dell'Italia e in particolare della
Repubblica Cisalpina (composta in pratica dall'attuale Lombardia e dall'Emilia),
che i francesi avevano dovuto lasciare nel 1799 nelle mani degli Austriaci e
che era sottoposta da questi ultimi a gravi vessazioni e a ritorsioni nei confronti
dei simpatizzanti repubblicani.
Varcate le Alpi, Napoleone entr� una prima volta in Milano il 2 giugno del 1800,
senza incontrare resistenza da parte degli austriaci, che preferirono organizzare
le truppe nella pianura padana in vista dello scontro. Dopo diversi giorni in
cui prevalse una politica attendista, fu il generale austriaco Melas a sferrare
l'attacco nella pianura piemontese di Marengo, nei pressi di Alessandria.
L'offensiva colse di sorpresa Napoleone, che si vide costretto ad un'affannosa
quanto disordinata ritirata, incalzato dalle truppe austriache lanciate all'inseguimento.
I francesi furono salvati dall'inatteso e provvidenziale aiuto del generale
Desaix, che Napoleone aveva inviato in ricognizione ma che aveva fatto ritorno
udendo l'inizio della battaglia. Le truppe di Desaiz - che perder� la vita in
questo scontro - intercettarono e sconfissero la colonna degli inseguitori austriaci
e questa azione segn� la svolta nella battaglia.
Dopo aver riorganizzato le forze Napoleone pass� al contrattacco potendo sfruttare
l'effetto sorpresa, perch� gli austriaci erano ormai sicuri di aver conquistato
la vittoria e non riuscirono a creare un fronte difensivo. Il generale Melas,
constatata l'impossibilit� di organizzare una ritirata fu quindi costretto a
chiedere un armistizio, anche se l'ammontare delle sue perdite equivaleva all'incirca
a quelle subite dai francesi.
Il 16 giugno del 1800 Napoleone fece il suo ingesso trionfale in Milano, acclamato
come vincitore e liberatore della Patria dall'oppressione austriaca.
Il governo provvisorio della Cisalpina
I primi provvedimenti di Bonaparte furono ispirati ad una estrema cautela e
moderazione, perch� l'esigenza di presentarsi come l'alfiere degli ideali della
democrazia venne bilanciata dalla volont� di evitare gli eccessi patriottici
che avevano caratterizzato la storia delle Repubbliche giacobine.
In realt� il clima politico era ben diverso da quello rivoluzionario di pochi
anni addietro, perch� i francesi avevano ora come obbiettivo lo sfruttamento
delle ricchezze italiane e Napoleone era pi� interessato a rafforzare il proprio
potere che ad estendere i concetti di democrazia e libert� in altri paesi.
Pur gravato da queste pesanti pregiudiziali, l'operato dei francesi fu comunque
pi� democratico di quello austriaco, come attesta l'immediata creazione da parte
di Napoleone di un governo provvisorio della Cisalpina, che ebbe il compito
di amministrare la ristabilita Repubblica. I nuovi organi di governo erano composti
da una Consulta legislativa di 50 membri, da una Commissione straordinaria di
governo di nove membri (ridotti poi a tre) cui spettava il potere esecutivo
e da un Ministro straordinario nominato dalla Francia con l'incarico di sovrintendere
a tutte le attivit�. Questo nuovo assetto di governo rispettava almeno in parte
una delle idee centrali della rivoluzione francese, ossia il diritto all'autodeterminazione
dei popoli, poich� consentiva agli italiani una forma di autogoverno seppure
sotto il controllo della Francia.
A questi primi provvedimenti riguardanti l'amministrazione politica se ne aggiunsero
altri, che migliorarono la condizione sociale e culturale della Repubblica Cisalpina,
come la riapertura del celebre Ateneo Pavese e i primi passi diplomatici per
ottenere la liberazione dei prigionieri politici deportati dall'Austria.
In questa lunga fase di transizione dal vecchio al nuovo ordinamento vi furono
per� anche gravi contrasti tra italiani e francesi, causati soprattutto dall'ingente
pressione fiscale a cui venne sottoposta la Repubblica Cisalpina e dall'ingombrante
presenza sul territorio repubblicano dei reggimenti francesi comandati da Murat.
Il malcontento verso i francesi si manifest� a Milano con le proteste popolari
al Teatro della Scala del 27 giugno del 1801, mentre l'insoddisfazione della
borghesia e dei ricchi proprietari terrieri si fece sentire nelle lamentele
dei governanti italiani e nelle insistenti trattative diplomatiche per ottenere
riduzioni delle tassazioni.
I Comizi di Lione
Il definitivo riconoscimento della Cisalpina sancito dal trattato di pace di
Lun�ville (febbraio 1801) pose fine ad una lunga stagione di precariet� e rese
evidente la necessit� di un nuovo ordinamento per la Repubblica Italiana. Napoleone,
che si convinse a compiere questo passo anche per il ripetersi di episodi di
malcontento popolare e per la pressione della diplomazia italiana, riprese cos�
in mano il progetto per un'assemblea costituente che gli era stato sottoposto
nell'ottobre del 1800 da Francesco Melzi D'Eril.
Sia Melzi (il pi� autorevole uomo politico della Cisalpina) che Napoleone erano
consapevoli dell'alto valore simbolico e politico che avrebbe assunto un'assemblea
costituente della Cisalpina, esplicito riconoscimento dell'autonomia dell'Italia
e condizione preliminare per il riconoscimento di un'identit� nazionale. La
lotta per la Costituzione - espressione del diritto del popolo a scegliere le
proprie leggi i e le proprie istituzioni, affermazione dei diritti dell'uomo
e del cittadino, definizione dei limiti nell'esercizio del potere - fu un tratto
caratteristico della politica delle nazioni europee della prima met� dell'Ottocento.
Nel caso della Repubblica Cisalpina il problema costituente era per� assai complesso,
perch� se da un lato la Costituzione doveva essere una realizzazione autonoma
degli italiani, dall'altro non poteva certo scontrarsi con le direttive politiche
francesi. La soluzione diplomatica scelta da Napoleone fu quindi quella di far
apparire il progetto di un'assise costituente come un'iniziativa autonoma della
Cisalpina, che egli avrebbe dovuto soltanto approvare; tuttavia una lettura
della corrispondenza privata dei protagonisti politici di quest'iniziativa mostra
Bonaparte quale unico regista dell'intera operazione.
Aldini e Serbelloni, rappresentanti della Cisalpina a Parigi, furono perci�
incaricati di proporre formalmente a Napoleone la riunione di "una consulta
straordinaria di 500 o seicento membri, incaricata di discutere definitivamente
la Costituzione Cisalpina", e la proposta venne ovviamente approvata dal Primo
Console francese. La particolarit� del luogo di convocazione della Consulta,
la cittadina francese di Lione, era motivata dalla necessit� di evitare eccessive
pressioni politiche sui delegati e consentiva a Napoleone di controllare pi�
agevolmente lo sviluppo dei lavori, sia attraverso propri rappresentanti sia
recandosi personalmente nella cittadina francese.
Ai Comizi di Lione, indetti nel dicembre del 1801, parteciparono i rappresentanti
del governo provvisorio, i membri della consulta, gli esponenti del clero, i
membri dei tribunali, i rappresentanti delle universit� di Pavia e Bologna,
i funzionari dell'amministrazione dipartimentale, i rappresentanti delle principali
citt�, il personale della ricostituita guardia nazionale, i notabili di ogni
dipartimento scelti su base di censo e di influenza sul territorio.
All'inizio effettivo dei lavori - nel gennaio del 1802- i deputati si riunirono
in 5 sessioni e il compito a loro assegnato fu di modificare e postillare una
progetto di Costituzione gi� preparato in precedenza da Napoleone e approvato
in prima istanza dai rappresentanti del governo della Cisalpina. Si trattava
pertanto, pi� che di una vera e propria assemblea Costituente, di una riunione
per convalidare e a ratificare un disegno gi� predisposto, garantendo almeno
nella forma il rispetto della volont� del popolo italiano.
La nascita della Repubblica Italiana del 1802
Al termine dei lavori, a cui sovrintendeva il ministro degli Esteri francesi
Talleyrand (le cui fortune politiche iniziarono con l'ancien r�gime,
proseguirono sotto Napoleone e perdurarono anche nella Restaurazione), la nuova
costituzione della Repubblica venne adottata per acclamazione dall'assemblea.
Il 26 gennaio 1802 sanciva cos� l'inizio di una nuova fase per la Repubblica,
testimoniata anche dal cambiamento di nome da Cisalpina a Italiana,
cambiamento richiesto a gran voce dai membri dell'assemblea a Napoleone durante
il suo discorso di proclamazione del nuovo assetto costituzionale. Nel corso
della stessa assembla, Napoleone venne nominato Presidente della neonata Repubblica,
Melzi D'Eril fu eletto vicepresidente e furono anche prescelti gli altri ministri
del nuovo governo.
La nuova costituzione si componeva di 128 articoli e i primi tre, quelli relativi
alla stessa Repubblica, cos� recitavano:
Art. I. - La religione Cattolica Apostolica Romana � la Religione dello Stato.
Art. II. - La sovranit� risiede nell'Universalit� dei cittadini.
Art. III.- Il territorio della Repubblica si divide in Dipartimenti, Distretti
e Comuni.
Le speranze patriottiche e democratiche che la stessa Francia rivoluzionaria
aveva fatto nascere nel cuore di molti italiani furono deluse da questo testo
costituzionale. La presidenza- plenipotenziaria sia in campo legislativo che
in quello esecutivo- era affidata ad uno straniero e era congegnata in modo
tale da assomigliare pi� ad una monarchia costituzionale che ad una presidenza
democratica; la chiesa cattolica si vedeva nuovamente riconosciuto un ruolo
importante all'interno dello stato e i principi liberali in materia di culto
venivano abbandonati; per quanto si facesse cenno alla sovranit� dei cittadini
(i citoyen repubblicani) non c'era pi� alcun riferimento ai diritti dell'uomo
e del cittadino.
Il cambiamento di rotta nei confronti della religione cattolica, espresso anche
dalle Leggi organiche sul culto proclamate dagli stessi Comizi, era espressione
del nuovo corso della politica bonapartista. Napoleone prendeva le distanze
dall'anticlericalismo rivoluzionario e procedeva verso una pacificazione con
il cattolicesimo, reputando essenziale l'accordo con la Chiesa per stabilizzare
in patria e in Italia il proprio potere.
Il progetto politico di Bonaparte si sarebbe poi compiuto con il Concordato
italiano del 1803, nonostante l'avversione che anche i liberali pi� moderati,
come il vicepresidente Melzi, dimostrarono nei confronti delle nuove leggi in
materia di culto. Melzi, che pure era sincero cattolico e amico di preti e vescovi,
disapprovava la disinvoltura con cui Napoleone abbandonava i principi di laicit�
dello stato, ritenendo invece necessario "difendere con solide barriere la societ�
contro lo sviluppo eccessivo dei beni della Chiesa, e lo Stato contro i tentativi
d'ingerenza della Santa Sede".
Melzi D'Eril e l'amministrazione della Repubblica Italiana
La polemica sulle leggi del culto e sul Concordato fu una delle rare occasioni
in cui il pensiero e l'azione politica di Francesco Melzi D'Eril si trovarono
su posizioni pi� progressiste rispetto a quelle, gi� di per s� conservatrici,
dello stesso Napoleone. Sin dal momento dell'insediamento del governo, il 14
febbraio del 1802, la politica di Melzi - che era incaricato di amministrare
la Cisalpina sotto la supervisione a distanza di Napoleone - si dimostr� infatti
cauta e conservatrice, ispirata pi� dalle forme di governo tipiche dell'ancien
r�gime che da quelle rivoluzionarie. Uomo moralmente impeccabile, con forte
senso dello Stato e dotato di buon ingegno, Melzi guardava con simpatia alla
passata monarchia illuminata di stampo austriaco mentre aveva orrore per le
recenti repubbliche giacobine.
L'attivit� del governo Melzi venne cos� ad accentuare le caratteristiche censitarie
e elitarie presenti nella Costituzione del 1802, affidando alla classe dei possidenti
(in gran parte aristocratici terrieri) i ruoli pi� importanti dell'amministrazione
pubblica. In nome del censo e del presunto prestigio derivante dalla ricchezza
si assistette perci� al recupero di personaggi pesantemente coinvolti con gli
austriaci e alla nomina ai vertici dell'amministrazione pubblica dei personaggi
pi� conservatori sia in campo politico che sociale; simmetricamente Melzi inizi�
un'opera di epurazione e di esclusione dalle cariche pubbliche dei democratici
e di chi aveva partecipato al governo della Repubblica in epoca giacobina.
Come not� Carlo Zaghi - uno dei pi� autorevoli studiosi della prima Repubblica
Italiana - "la propriet� � il cardine attorno a cui ruota tutta l'organizzazione
dello stato. La propriet� intesa come centro motore delle nuove �lites;
come cemento che unisce la vecchia classe nobiliare e aristocratica alla nuova
classe dirigente dei ricchi borghesi, vecchi e nuovi, chiamati ad un ruolo dirigente
ed organizzativo della societ� nata con la rivoluzione. La condizione di povero
o di nullatenente non aveva ricetto nei quadri del nuovo stato."
Il modello austriaco � l'esempio a cui Melzi si ispir� anche per la riforma
e l'ordinamento della pubblica amministrazione, opera quanto mai necessaria
per uno Stato che aveva vissuto anni di precariet� e incertezza. Per il vicepresidente
si trattava soprattutto di formare un personale amministrativo competente e
fedele alle istituzioni, estraneo ai movimenti politici e interessato esclusivamente
al buon funzionamento della macchina burocratica. Il progetto di riordinamento
dello Stato costitu� una delle operazioni meglio riuscite del triennio di governo
Melzi, perch� grazie alla sua azione l'amministrazione torn� ad essere regolare,
la spesa pubblica divenne trasparente e accorta, il diritto venne finalmente
amministrato con certezza e puntualit�.
All'interno di questo nuovo sistema, un ruolo importante fu affidato ai prefetti,
la cui istituzione costitu� la pi� profonda e duratura influenza esercitata
dalla Francia napoleonica nell'ambito dell'organizzazione statale italiana.
Con il decreto del 24 luglio 1802 della Repubblica Italiana (ricalcato sull'omologo
francese), ai prefetti fu assegnato l'incarico di gestire i dipartimenti, le
cui dimensioni corrispondevano all'incirca a quelle delle attuali province.
Il prefetto era nominato direttamente dal governo, era dotato di amplissimi
poteri a livello locale ed era pertanto il rappresentante del potere centrale
nell'ambito locale: " il prefetto � l'agente pi� diretto, pi� tipico ed efficace
del centralismo napoleonico."
Tra le riforme pi� importanti nel settore amministrativo, va anche segnalata
la nuova legge sulla Pubblica Istruzione, che fu proclamata dal governo Melzi
con il decreto del 4 settembre 1802. La riorganizzazione delle scuole prevedeva
tre diversi ordini di studio: l'insegnamento elementare, quello superiore e
quello universitario. A questa suddivisione per gradi corrispondeva una precisa
ripartizione amministrativa, perch� la nuova legge stabiliva l'istituzione di
scuole elementari in tutti i principali Comuni, la creazione dei licei nei capoluoghi
dei distretti e l'organizzazione su base nazionale delle universit�, nelle sedi
storiche di Bologna e Pavia.
Completava il progetto di riforma dell'istruzione pubblica la creazione dell'Istituto
Nazionale, con sede a Bologna, il cui scopo era quello di "raccogliere le scoperte
e perfezionare le scienze e le arti" (come recitava la Costituzione di Lione);
l'Istituto era composto di 60 membri, met� onorari e met� pensionati ed era
diviso in tre sezioni: scienze fisiche e matematiche, scienze morali e politiche,
letteratura e belle arti.
L'attenzione nei confronti dell'istruzione e della cultura fu d'altronde un
aspetto caratterizzante della dominazione francese, i cui rappresentanti conoscevano
per esperienza diretta la forza e il potere delle idee e il ruolo centrale svolto
dagli intellettuali nella societ� della prima met� del XVIII secolo. Da tale
consapevolezza nasceva anche il progetto di Brentano de Grianty (responsabile
dei teatri e dei musei della Repubblica Cisalpina) per la creazione di un Conservatorio
di musica a Milano. Nel progetto, presentato nel 1803, si evidenziava la decadenza
dell'arte musicale italiana e si proponeva la creazione di un istituto che avesse
come scopo l'educazione musicale dei cittadini e la conservazione della tradizione
musicale. Il progetto di Grianty trover� infine la propria realizzazione nel
1807, quando Eugenio Napoleone, vicer� d'Italia, stabilir� con un editto la
creazione del Conservatorio a Milano.
In campo culturale, la Repubblica Italiana si avvalse del talento e dell'impegno
di importanti scienziati e intellettuali, che operarono soprattutto a Milano,
capitale della Repubblica. Tra gli intellettuali, ebbe grande successo Vincenzo
Monti, convertitosi agli ideali repubblicani e patriottici dopo un passato conservatore,
le cui opere celebrarono Napoleone e rivendicarono orgogliosamente il prestigio
dell'Italia nella scienza e nelle arti. Con il Monti occorre ricordare anche
Vincenzo Cuoco, esule da Napoli e autore del famoso Saggio storico sulla
Rivoluzione napoletana. Cuoco, attivissimo divulgatore e convinto democratico,
fu anche il promotore nel 1803 del progetto per la creazione del Giornale
Italiano, che fu stampato per la prima volta il 2 gennaio 1804.
Sempre a Milano ag� anche per un breve periodo Ugo Foscolo, il pi� grande tra
tutti gli intellettuali italiani del periodo e il vero rappresentante del patriottismo
romantico. Nel periodo del suo soggiorno a Milano - dal 1801 al 1804- Foscolo
scrisse un'Ode per Napoleone Bonaparte in occasione dei Comizi di Lione,
inizi� il capolavoro Le ultime lettere di Jacopo Ortis e pubblic� dodici
sonetti, l'Ode a Luigia Pallavicini e All'amica risanata. Il Foscolo
abbandoner� poi Milano anche perch� deluso dalla svolta autoritaria e monarchica
impressa da Napoleone alla Repubblica Italiana. Nel campo scientifico la
Repubblica Italiana vant� tra i suoi rappresentanti un personaggio di fama internazionale
come Alessandro Volta, l'inventore della pila , al quale lo stesso Napoleone
riserv� attenzione e onori.
Fine della Repubblica e inizio del Regno d'Italia
Il sentimento patriottico che pervade la maggioranza degli intellettuali della
Repubblica Italiana e che ne impronta l'azione e il pensiero � specchio fedele
di un nazionalismo crescente in tutto il popolo italiano. La creazione della
Repubblica Italiana costitu� infatti una delle prime tappe del percorso risorgimentale
e fu questa la principale e pi� duratura conquista del governo Melzi.
Per quanto sottoposta al comando straniero, la Repubblica dimostrava la capacit�
d'autogoverno degli italiani, rafforzava il senso dell'unit� di popolo attraverso
un ordinamento territoriale che unificava due delle pi� importanti regioni della
penisola e poneva le basi per la formazione di una coscienza e una cultura nazionale
attraverso il progetto di riforma della pubblica istruzione. In questa prospettiva
unitaria una conquista di estrema importanza fu la creazione di un esercito
nazionale, progetto che prese l'avvio con la legge sulla coscrizione obbligatoria
del 13 agosto del 1802 e che nel 1805 rese possibile la formazione di un esercito
composto da circa 32.000 uomini.
Il passaggio dalla Repubblica Italiana al Regno d'Italia del 1805 rappresent�
invece una pesante battuta d'arresto per le ambizioni nazionali degli italiani,
la cui condizione parve ritornare al tempo delle dominazioni austriache. La
svolta monarchica di Napoleone - che si fece nominare re d'Italia affidando
la reggenza a Eugenio Beauharnais (figlio di prime nozze di Giuseppina) - era
espressione della volont� di dare una svolta dinastica e autoritaria al proprio
potere e andava a completare un processo iniziato nel 1804 con l'incoronazione
ad Imperatore dei francesi.
La trasformazione dell'Italia in Regno dinastico, fortemente avversata e ostacolata
da Melzi, allontan� da Napoleone non solo i sostenitori del pensiero democratico
e repubblicano, ma anche quella parte di borghesia imprenditoriale e illuminata
che si richiamava ai principi di un moderato liberalismo sia in campo economico
che politico. Con la creazione del Regno, l'Italia vide accentuarsi la propria
dipendenza dalla Francia e questa repentina perdita d'autonomia riaccese il
malcontento nei confronti di Napoleone, determinando altres� il riavvicinamento
alla monarchia austriaca da parte di ampi strati della popolazione.
MARCO UNIA
BIBLIOGRAFIA
torniamo a Napoleone che diventa imperatore
dei Francesi, e Re d'Italia.
E' il periodo degli anni che vanno dal 1804 al 1805
> > >
< < AI
RIASSUNTI con i rapporti di Pio VII e Napoleone
oltre gli anni dal 1801 al 1805