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( QUI TUTTI I RIASSUNTI )  RIASSUNTO ANNO  1796

NAPOLEONE BONAPARTE IN ITALIA 
 
( 1796)
DISPOSIZIONI DEL DIRETTORIO
PER NAPOLEONE IN ITALIA DOPO LA PACE DI CHERASCO


Sopra- I Francesi passano il Po davanti a Piacenza (19 aprile 1796)


Dopo aver Napoleone comunicato i suoi successi coronati dalla pace di Cherasco, la risposta del Direttorio al Capo dell'Armata in Italia fu questa, firmata da Carnot.

Innazitutto chi era Carnot.


Lazzaro Carnot (1753-1823) emergeva sopra tutti nel Direttorio. Capitano del genio ed ingegnere, nel 1791, venne nominato membro dell'Assemblea Legislativa ed, in seguito, della Convenzione. Nel 1793, il 16 ottobre, nel giorno stesso in cui cadeva sotto la ghigliottina la testa di Maria Antonietta, Carnot contro gli Austriaci e gli Olandesi, riportava insieme a Jourdans, la famosa vittoria di Wattignies, che coprì per lungo tempo la Francia al nord, e permise sul Reno la difesa ed i successivi attacchi. Fu anche presidente della Convenzione ed entrò a far parte del Comitato di Salute Pubblica assieme a Robespierre, Couthon e Saint Just, ecc.
In occasione del rifiuto di Sieyes ad entrare nel primo Direttorio, egli venne chiamato a sostituirlo. Bonaparte seppe abilmente sfruttare la confidenza dell'austero repubblicano, il quale credette di riconoscere nel giovane generale il felice connubio dei talenti militari e le più alte vitù civili.
Carnot aveva il genio dell'organizzazione militare. Creò quattordici armate della repubblica e ne tracciò tutti i piani di campagna. Fu per questo soprannominato "l'organizzatore della vittoria". Napoleone disse di lui "Carnot aveva il compasso nell'occhio, tutto misurava e riusciva in tutto".

Anche il "Piano" e le istruzioni date a Napoleone per l'invasione dell'Italia, come abbiamo già detto, sembra che sia stato concepito da Carnot. Molti storici attribuiscono a lui la paternità del "Piano", ma altri con più forte ragione (che spieghiamo sotto) ritengono invece che tale "Piano" sia stato ricalcato su di un precedente progetto consegnato proprio dal generale Bonaparte al Direttorio nel gennaio del 1796. E sia il progetto come i particolari del "Piano", testimoniavano una sicura conoscenza dei luoghi e delle situazioni che non potevano essere possedute che da un generale il quale avesse già combattuto in Italia.
E guarda caso, nell'indicare il generale che doveva condurre la campagna, fu scelto proprio Napoleone.
Stendhal nella "Vita di Napoleone - pag. 13 - afferma: "Nel 1794 (!) Napoleone Bonaparte era capo di battaglione e comandante l'artiglieria dell'Armata d'Italia. In tale qualità compì l'assedio di Oneglia. In quella circostanza propose al generale in capo Dumerbion un piano per l'invasione d'Italia".

E il "Piano della Campagna d'Italia tracciato dal Direttorio", e le "istruzioni per il generale in Capo", che Carnot presentò al Direttorio nel marzo 1796, era lo stesso; Napoleone infatti, lo aveva ripresentato nel gennaio 1796.
Che il piano fosse affidato ed eseguito dal suo ideatore, il destino c'entrava poco; fu affidato ed eseguito a chi lo aveva concepito.
Certo non immaginavano che il giovane generale Corso, pur con quell'idea geniale, andasse così lontano.
Ed ecco quindi le "nuove istruzioni" del Direttorio firmate da Carnot.


Parigi il 18 floreale, anno IV (7 maggio 1796)

Il Direttorio esecutivo al generale in capo dell'esercito d'Italia

Il Direttorio ha ricevuto, cittadino generale, vostre interessanti notizie dell'8, 9 e 10 floreale e il duplicato di quella del 7 dello stesso mese (prima -come detto- quelle di Murat, poi quelle di Junot e Giuseppe Bonaparte - Ndr. che annunciavano la presa di Mondovì, ecc. Quale successo glorioso? La gioia generale, le speranze sono immense; ancora una vittoria sugli austriaci e l'Italia è nostra.

Voi avete reso clamorosi servizi alla patria, voi ne troverete, cittadino generale, la ricompensa più dolce nella stima di tutti gli amici della repubblica ed in quella del Direttorio. Esso nuovamente si congratula e vi incarica di congratulare per lui il bravo esercito che fece riuscire felicemente i vostri piani, per la sua intrepidezza e per la sua audacia. Gloria a tutti i francesi che con le loro vittorie e con la loro intrepida condotta, contribuiscono a collocare la repubblica su basi degne di rispetto.
Il Direttorio approva l'armistizio provvisorio che avete concluso con i plenipotenziari del re di Sardegna. Esso è vantaggioso sotto tutti i rapporti ed il Direttorio non può che lodare le misure vigorose che voi prendeste accordandolo e facendone eseguire immediatamente le condizioni più essenziali.

Ha visto con piacere che il cittadino Saliceti, suo commissario presso l'esercito d'Italia, è stato consultato prima della conclusione dell'armistizio. Siffatte specie di transazioni, nei casi urgenti nei quali il Direttorio non può essere consultato, sono particolarmente di competenza dei commissari del governo presso gli eserciti. I generali francesi, ciònonostante, debbono essere gli agenti diretti che i generali nemici riconosceranno, ma è necessario che i primi non possano firmare alcuna transazione nè alcun negoziato nelle circostanze sopra indicate, se non dopo gli ordini del Direttorio o dopo le condizioni che i commissari del governo loro trasmetteranno.
Nel momento nel quale il Direttorio vi scrive voi siete senza dubbio nel milanese. Possano i felici destini della repubblica aver portato costà qualche colonna francese (i rinforzi che N. aveva chiesti - Ndr - vedi in fondo la nota (*) ) prima che l'austriaco abbia potuto ripassare il Po! Possano esse darvi modo di tagliare le sue comunicazioni dirette con Milano e con la corte di Vienna! La vostra lettera del 9 indica il disegno di marciare il 10 contro Beaulieu: voi l'avrete cacciato dinnanzi a voi. Non lo perdete un istante di vista. La vostra attività e la più grande celerità nelle vostre marce possono sole annullare questo esercito austriaco che bisogna distruggere. Marciate! Nessun riposo funesto; vi restano altri lauri da cogliere e lo sapranno i resti della perfida coalizione se voi approfittate, come annunciate di voler fare, dei vantaggi che ci danno le splendide vittorie dell'esercito repubblicano che voi comandate.

Il piano di campagna che voi avete tracciato nella vostra lettera del 9 è degno dei francesi e dell'esercito che voi comandate e conducete alla vittoria; ma esso presenta degli ostacoli maggiori e delle difficoltà, per così dire insormontabili. Credete, ciononostante, che il Direttorio sa accogliere tutto ciò che gli si presenta di grande e di profittevole alla repubblica. Egli deve, tuttavia, circoscriversi in un cerchio meno largo di quello che voi proponete di percorrere ed al quale lo conduce la imperiosa necessità di finire la guerra durante questa campagna: egli deve temere tutto ciò che un insuccesso può trascinare con sè di disastroso. Egli conta sulle vittorie dell'esercito d'Italia, ma quali sarebbero le conseguenze dell'entrata in Baviera dalle montagne del Tirolo e quali speranze si potrebbero concepire in una ritirata onorevole in caso di insuccesso? Come, d'altronde, contenere con le forze che voi comandate e qualche migliaio d'uomini che il Direttorio potrebbe aggiungervi, i molti paesi sottomessi alle nostre armi ed impazienti di sottrarsi alla vicinanza ed all'azione della guerra? E quali sarebbero i nostri mezzi di resistenza se la corte di Torino che noi forziamo alla pace, si lasciasse insidiare di nuovo e riprende le armi per tagliare le vostre comunicazioni?

Le potenze d'Italia ci richiamano verso la vostra destra, cittadino generale, e questa marcia ci deve sbarazzare dei perfidi inglesi, da tanto tempo padroni del Mediterraneo. Essa deve metterci in grado di recuperare la Corsica (Nel 1794-96 la Corsica venne occupata dagli Inglesi, chiamati dai Corsi, stanchi del Terrore. - Ndr) e strappare questi dipartimenti francesi all'ambiziosa casa di di Brunswick-Lunebourg (l'attuale casa regnante d'Inghilterra - Ndr) che vi si è stabilita con tanto orgoglio: ecco, a questo riguardo, le intenzioni del Direttorio.

Fate prima la conquista del milanese, sia che si debba restituire alla casa d'Austria come cessione necessaria per assicurare la nostra pace con essa, sia che convenga darlo in seguito ai Piemontesi, come ricompensa per gli sforzi che potranno impegnarsi a fare per aiutare questa conquista, o come risarcimento dei dipartimenti del monte Bianco e delle Alpi marittime, costituzionalmente riuniti alla Repubblica. Respingete il nemico fino sulle montagne del Tirolo o mettetelo nel timore di esservici forzato.
Dividete in seguito l'esercito d'Italia in due: che la parte più piccola resti nel Milanese e ne assicuri il possesso con la sua presenza; essa vi sarà assecondata dalle truppe piemontesi, se il re di Sardegna accetta l'alleanza offensiva e difensiva di cui si tratterà incessantemente con i suoi agenti; e queste ultime saranno particolarmente incaricate della conservazione delle gole del Tirolo e di spingere più avanti i successi quando le circostanze lo permettessero; il nostro interesse comanda di lasciarle agire e di indurle perfino ad essere audaci; ma le truppe repubblicane resteranno nel Milanese, vi leveranno le contribuzioni e vivranno in questo paese fertile e di cui il possesso è stato così prezioso agli Austriaci durante questa guerra. Voi vi arriverete al momento del raccolto, fate che l'esercito d'Italia non abbia d'uopo del concorso della Francia.
Il Direttorio destina al generale Kellermann il comando delle forze francesi nel Milanese, dal momento in cui avrete operata la divisione dell'esercito d'Italia, ingrossato da quello delle Alpi; e la sua intenzione è di lasciar sussistere in questo nuovo stato di cose il decreto che ha emanato il 9 floreale, che conferisce ai commissari Garrau e Saliceti il diritto di disporre dei movimenti delle truppe. Queste disposizioni assicureranno
l'unione fra i due generali, se l'amore della repubblica ed il desiderio di far trionfare le nostre armi non li legassero anche più intimamente.

La seconda colonna, che sarà la più forte possibile, costeggierà in parte il mare. Dopo che vi sarete assicurato del libero passaggio attraverso Gavi, se é necessario, o che voi avrete occupata anche questa piazza, essa si porterà prima su Livorno e minaccerà in seguito Roma e Napoli.

Ecco la condotta da tenere in faccia a Livorno e nella Toscana: bisogna arrivarvi nel momento in cui meno sarete atteso. La Repubblica non é punto in guerra col granduca, ed é opportuno mantenere i nostri rapporti con lui. Il suo ministro a Parigi non ha dissimulato la soggezione nella quale gli Inglesi tenevano il suo paese e la tirannia ch'essi esercitavano nel porto di Livorno. E' degno della Repubblica liberarlo da questa soggezione ed importa soprattutto che i colori nazionali francesi siano rispettati nei porti della Toscana. Che le truppe francesi arrivino a Livorno con quell'ordine che é voluto dalla fiducia e che é indispensabile nei paesi neutri. Prevenite il granduca della necessità nella quale ci troviamo di passare sul suo territorio e di mettere guarnigioni in Livorno. Calcolate l'invio di questo corriere e l'arrivo delle truppe repubblicane in questa città in modo che il corriere entri in Firenze nello stesso momento o poco prima che le truppe francesi entreranno in Livorno. Prendetene possesso con le stesse formalità che furono testè impiegate occupando Vado; impadronitevi dei vascelli inglesi, napoletani, portoghesi, e degli altri bastimenti nemici che troverete nel porto, fatevi padrone, in una parola, di tutto ciò che appartiene ai diversi stati che sono in guerra con noi e mettete pure il sequestro su tutto ciò che appartiene ai particolari di tali stati, fatene immediatamente erigere gli inventari, vegliate soprattutto, cittadino generale, vegliate a che queste ricchezze non diventino la preda della cupidità e dei dilapidatori: il granduca non potrà rifiutarsi a queste misure rigorose; il Direttorio non pensa ch'egli abbia a frapporre ostacoli che non potrebbero esser messi che dalla cattiveria che é nostro interesse annientare. Voi gli dichiarerete, cittadino generale, a nome del Direttorio esecutivo, che é necessario ch'egli immediatamente dia ordini perché tutto ciò che nei suoi stati appartiene ai nostri nemici sia subito rimesso in nostro possesso e ch'egli sia garante del sequestro: senza di che la Repubblica francese si vedrebbe costretta a trattare la Toscana come alleata dell'Inghilterra e dell'Austria.
Il granduca sarà tenuto responsabile del successo e del compimento di queste misure; voi esigerete inoltre in questo paese i soccorsi che si renderanno indispensabili all'esercito che voi comandate e saranno rilasciati dei buoni o biglietti di stato pagabili dopo la pace generale, in corresponsione delle derrate ed altri oggetti che ci saranno somministrati.
Il rumore che avrete destramente seminato sul numero, che voi esagererete, delle truppe francesi in Italia, aumenterà il timore dei nostri nemici e raddoppierà comunque i vostri mezzi d'azione.

Nel passare sul territorio della Repubblica di Lucca dichiarerete, in nome del Direttorio esecutivo, che la Repubblica francese non ha intenzioni ostili di nessuna sorta nei suoi riguardi.
Conviene rimandare il nostro dibattito con Genova fin dopo la spedizione di Livorno; contentiamoci dapprima di ricavarne, sopra ricevute, le sussistenze ed i mezzi di trasporto di cui il nostro esercito abbisogna, salvo concretare in seguito le modalità del rimborso; ma ciò che vi è stato prescritto relativamente a Livorno può applicarsi alla repubblica di Genova; quantunque sia nostro interesse di non spingerla alla disperazione e di assicurare che la sua neutralità ci diverrà altrettanto utile quanto essa lo è stato fin qui ai nostri nemici.
La condotta ch'essa ha tenuto ultimamente a nostro riguardo non é atta a farci dimenticare il tratto di perfidia di cui la fregata « La Modeste » è rimasta vittima nel tempo che ci fu meno favorevole. Il momento sta per venire nel quale noi domanderemo una riparazione autentica, e che coloro i quali han fatto bruciare «La Modeste» e chiamati gli Austriaci saranno giudicati come traditori della patria.

Si può dire in effetto ai Genovesi: o voi avete lasciato prendere questa fregata e massacrare il suo equipaggio per inimicizia verso la Francia, o voi l'avete sacrificata per debolezza. Nel primo caso noi reclamiamo una vendetta legittima; nel secondo caso noi dobbiamo esigere che voi trattiate i nostri nemici come avete trattato noi stessi. Necessita che l'indennità che ci sarà accordata sia sufficiente; necessita che i parenti dei Francesi che sono periti a bordo della « Modeste » vi partecipino; bisogna che la riparazione di un torto così grave sia pronunciata, sia solenne.
È dopo la spedizione di Livorno che noi cercheremo di avere un prestito dalla città di Genova, ma dovremo guardarci dal vessarla; noi le faremo sentire di esser più generosi dei nostri nemici, che si eran proposti di consegnarla al re di Sardegna; noi domanderemo, in maniera da non essere rifiutati, che tutto ciò che appartiene ai nostri nemici, agli Inglesi soprattutto, sia nel porto o nella città di Genova, sia nel resto degli stati di questa repubblica, ci sia immediatamente rimesso; noi faremo sequestrare le proprietà ed i fondi dei negozianti e dei particolari dei paesi che ci fanno la guerra, e il governo genovese risponderà della fedeltà dei sequestri; noi continueremo a dare in cambio di ciò che Genova ci fornirà, dei buoni di riscatto, dei quali si tratterà in seguito, alla pace generale; infine noi esigeremo che gli emigrati siano tutti cacciati, senza eccezione, dagli stati di Genova e da quelli della Toscana, come voi li avrete fatti senza dubbio espellere dalla parte del Piemonte che occupate, nel caso che essi fossero stati così audaci di restarvi.

Quanto alla condotta che noi dobbiamo tenere nei confronti del duca di Parma é giusto che egli paghi la sua ostinazione a non volersi distaccare dalla coalizione: i suoi stati dovranno fornirci tutto ciò che ci abbis
ogna e soccorsi in numerario, ma i nostri rapporti con la Spagna ci consigliano di non fare alcuna devastazione inutile e di usare tutti i riguardi maggiori a tutti gli altri possedimenti dei nostri nemici.

È il Milanese soprattutto che non bisogna risparmiare: levatevi immediatamente delle contribuzioni in numerario durante la prima impressione di terrore che inspirerà l'avvicinarsi delle nostre armi; e che l'occhio dell'economia ne sorvegli l'impiego. Bisogna che i canali ed i grandi stabilimenti pubblici di questo paese, che noi non conserveremo, risentano un poco della guerra; ma siamo prudenti.
Voi troverete, sotto il N. 1, una nota interessante, che vi metterà in grado di prendere qualche misura salutare; non dimenticate nulla di quanto può contribuire alla salute dei difensori della Repubblica.
Venezia sarà trattata come una potenza neutra, ma essa non deve aspettarsi di esserlo come una potenza amica; essa nulla ha fatto per meritare i nostri riguardi.

Se Roma fa dei passi, la prima cosa da esigere é che il papa ordini immediatamente delle preghiere pubbliche per la prosperità ed il successo della Repubblica francese. Qualcuno dei suoi bei monumenti, le sue statue, i suoi quadri, le sue medaglie, le sue biblioteche, i suoi bronzi, le sue madonne d'argento ed anche le sue campane, ci indennizzeranno delle spese che ci costerà la visita che gli avrete fatta.
Nel caso in cui la Corte di Napoli, spaventata dal vostro avvicinarsi facesse fare qualche proposta alla Francia, bisognerà esigere ch'essa ci consegni senza nessun indugio i vascelli e tutto quanto di pertinenza delle nazioni in guerra contro di noi. Essa ci risponderà dell'esecuzione immediata di queste misure e s'impegnerà solennemente a non più ricevere nei suoi porti alcun vascello inglese o nemico della Repubblica, e soprattutto a non permettere l'entrata ad alcuno che porti bandiera neutra.

L'esercito delle Alpi ha ordine di fornirvi immediatamente quattro mezze brigate e voi vedrete, dallo stato qui allegato, quali sono le disposizioni adottate dal ministro della guerra per far giungere parecchie compagnie d'artiglieria leggera su quello d'Italia, per la strada più corta; é stato d'uopo prenderle dove si trovavano ed é con rincrescimento che il Direttorio vede che qualcuna di esse vi arriverà assai tardi.
Il ministro della guerra ha disposto anche per un altro commissario ordinatore; il cittadino Foullet, che era all'esercito delle Alpi è già passato a quello che voi comandate; voi avete inoltre i cittadini Lambert, Sucy e Gosselin. Nel caso che uno dei due ultimi o il cittadino Foullet convenissero meglio che il cittadino Lambert per il posto di commissario ordinatore in capo, il Direttorio autorizza il cittadino Saliceti a nominare tal posto a colui dei tre che voi gl'indicherete.

Se l'esercito delle Coste dell'Oceano può fornirvi della cavalleria, il Direttorio la farà dirigere sull'esercito d'Italia e si occuperà di procurarvene. Esso sta trattando la pace con la Sardegna e vi terrà in corrente delle negoziazioni: la Repubblica francese sarà generosa e cercherà di farsene un alleato il quale, per interesse e per amicizia, gli sia sempre fedele.
Il Direttorio aspetta con impazienza la notizia dei vostri successi contro l'esercito austriaco.
Picchiate e picchiate fortemente!

CARNOT

 

 

(*) Il 28 aprile, tramite Murat. oltre che comunicare a Parigi i successi e la pace di Cherarsco, Napoleone aveva scritto e aggiunto una nota, chiedendo rinforzi al Direttorio Esecutivo:
"Ordinate che quindicimila uomini dell'Armata delle Alpi siano ai miei ordini e vengano a raggiungermi; con essi mi formerò un'armata di quarantacinquemila uomini, della quale mi sarà possibile spedirne una parte a Roma. Se voi mi continuate la vostra confidenza ed approvate i miei progetti, io son sicuro della riuscita e l'Italia è vostra".
E più avanti: "..Inviatemi: 1°, dodici compagnie di artiglieria leggera; io non ne ho nessuna; 2°, della cavalleria ed un Commissario ordinatore in capo, abile, distinto e di genio. Io non ho che dei pigmei che mi fanno morir di fame nell'abbondanza, pur trovandomi nel paese più ricco dell'universo». Napoleon

Due giorni dopo, il 30 aprile, sul medesimo argomento dei rinforzi che gli necessitano, Bonaparte scrive ancora a Parigi:
«Se io dovrò correre qualche pericolo in Lombardia sarà in causa della cavalleria nemica. Mi sono arrivati quaranta artiglieri a cavallo i quali non hanno ancor fatto la guerra e sono smontati. Inviatemene dunque dodici compagnie e non incaricate dell'esecuzione di questa misura gli uomini d'ufficio perché a questi occorrono dieci giorni per spedire un ordine, ed avrebbero l'inettitudine di farli venire dall'Olanda per farli arrivar qui nel mese di ottobre... ». Napoleon
Recueil par ordre cbronologique de ses letlres, proclamations, bulletins, discours sum lei matières civiles et politiques, ecc. formant une Histoire de son règne, écrite par lui mème et accompagnée de notes historiques; par M. Kermoyasan - Tome premier, Pris - Librairie de Firmin Dìdot frères, fils et C.ie Imprmeurs de l'Istitut de France - Rue Jacob 56 - pagine 8 e 11.

Il commissario ordinatore in capo Chauvet, che Bonaparte aveva richiesto e ottenuto alla partenza, era morto a Genova il 2 aprile, alla vigilia della campagna. Lo sostituì Lambert, dimostratosi però incapace al disimpegno delle sue funzioni e particolarmente a reprimere i gravissimi abusi e gli illeciti lucri degli imprenditori, degli ispettori e degli impiegati nei servizi della intendenza e dell'amministrazione dell'Armata d'Italia.

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