Parigi il 18 floreale, anno IV (7 maggio 1796)
Il Direttorio
esecutivo al generale in capo dell'esercito d'Italia
Il Direttorio
ha ricevuto, cittadino generale, vostre interessanti notizie dell'8,
9 e 10 floreale e il duplicato di quella del 7 dello stesso mese (prima
-come detto- quelle di Murat, poi quelle di Junot e Giuseppe Bonaparte
- Ndr. che annunciavano la presa di Mondovì, ecc. Quale successo
glorioso? La gioia generale, le speranze sono immense; ancora una
vittoria sugli austriaci e l'Italia è nostra.
Voi avete reso clamorosi servizi alla patria, voi ne troverete, cittadino
generale, la ricompensa più dolce nella stima di tutti gli
amici della repubblica ed in quella del Direttorio. Esso nuovamente
si congratula e vi incarica di congratulare per lui il bravo esercito
che fece riuscire felicemente i vostri piani, per la sua intrepidezza
e per la sua audacia. Gloria a tutti i francesi che con le loro vittorie
e con la loro intrepida condotta, contribuiscono a collocare la repubblica
su basi degne di rispetto.
Il Direttorio approva l'armistizio provvisorio che avete concluso
con i plenipotenziari del re di Sardegna. Esso è vantaggioso
sotto tutti i rapporti ed il Direttorio non può che lodare
le misure vigorose che voi prendeste accordandolo e facendone eseguire
immediatamente le condizioni più essenziali.
Ha visto con piacere che il cittadino Saliceti, suo commissario presso
l'esercito d'Italia, è stato consultato prima della conclusione
dell'armistizio. Siffatte specie di transazioni, nei casi urgenti
nei quali il Direttorio non può essere consultato, sono particolarmente
di competenza dei commissari del governo presso gli eserciti. I generali
francesi, ciònonostante, debbono essere gli agenti diretti
che i generali nemici riconosceranno, ma è necessario che i
primi non possano firmare alcuna transazione nè alcun negoziato
nelle circostanze sopra indicate, se non dopo gli ordini del Direttorio
o dopo le condizioni che i commissari del governo loro trasmetteranno.
Nel momento nel quale il Direttorio vi scrive voi siete senza dubbio
nel milanese. Possano i felici destini della repubblica aver portato
costà qualche colonna francese (i rinforzi che N. aveva chiesti
- Ndr - vedi in fondo la nota (*) ) prima che l'austriaco abbia potuto
ripassare il Po! Possano esse darvi modo di tagliare le sue comunicazioni
dirette con Milano e con la corte di Vienna! La vostra lettera del
9 indica il disegno di marciare il 10 contro Beaulieu: voi l'avrete
cacciato dinnanzi a voi. Non lo perdete un istante di vista. La vostra
attività e la più grande celerità nelle vostre
marce possono sole annullare questo esercito austriaco che bisogna
distruggere. Marciate! Nessun riposo funesto; vi restano altri lauri
da cogliere e lo sapranno i resti della perfida coalizione se voi
approfittate, come annunciate di voler fare, dei vantaggi che ci danno
le splendide vittorie dell'esercito repubblicano che voi comandate.
Il piano di campagna che voi avete tracciato nella vostra lettera
del 9 è degno dei francesi e dell'esercito che voi comandate
e conducete alla vittoria; ma esso presenta degli ostacoli maggiori
e delle difficoltà, per così dire insormontabili. Credete,
ciononostante, che il Direttorio sa accogliere tutto ciò che
gli si presenta di grande e di profittevole alla repubblica. Egli
deve, tuttavia, circoscriversi in un cerchio meno largo di quello
che voi proponete di percorrere ed al quale lo conduce la imperiosa
necessità di finire la guerra durante questa campagna: egli
deve temere tutto ciò che un insuccesso può trascinare
con sè di disastroso. Egli conta sulle vittorie dell'esercito
d'Italia, ma quali sarebbero le conseguenze dell'entrata in Baviera
dalle montagne del Tirolo e quali speranze si potrebbero concepire
in una ritirata onorevole in caso di insuccesso? Come, d'altronde,
contenere con le forze che voi comandate e qualche migliaio d'uomini
che il Direttorio potrebbe aggiungervi, i molti paesi sottomessi alle
nostre armi ed impazienti di sottrarsi alla vicinanza ed all'azione
della guerra? E quali sarebbero i nostri mezzi di resistenza se la
corte di Torino che noi forziamo alla pace, si lasciasse insidiare
di nuovo e riprende le armi per tagliare le vostre comunicazioni?
Le potenze d'Italia ci richiamano verso la vostra destra, cittadino
generale, e questa marcia ci deve sbarazzare dei perfidi inglesi,
da tanto tempo padroni del Mediterraneo. Essa deve metterci in grado
di recuperare la Corsica (Nel 1794-96 la Corsica venne occupata dagli
Inglesi, chiamati dai Corsi, stanchi del Terrore. - Ndr) e strappare
questi dipartimenti francesi all'ambiziosa casa di di Brunswick-Lunebourg
(l'attuale casa regnante d'Inghilterra - Ndr) che vi si è stabilita
con tanto orgoglio: ecco, a questo riguardo, le intenzioni del Direttorio.
Fate prima la conquista del milanese, sia che si debba restituire
alla casa d'Austria come cessione necessaria per assicurare la nostra
pace con essa, sia che convenga darlo in seguito ai Piemontesi, come
ricompensa per gli sforzi che potranno impegnarsi a fare per aiutare
questa conquista, o come risarcimento dei dipartimenti del monte Bianco
e delle Alpi marittime, costituzionalmente riuniti alla Repubblica.
Respingete il nemico fino sulle montagne del Tirolo o mettetelo nel
timore di esservici forzato.
Dividete in seguito l'esercito d'Italia in due: che la parte più
piccola resti nel Milanese e ne assicuri il possesso con la sua presenza;
essa vi sarà assecondata dalle truppe piemontesi, se il re
di Sardegna accetta l'alleanza offensiva e difensiva di cui si tratterà
incessantemente con i suoi agenti; e queste ultime saranno particolarmente
incaricate della conservazione delle gole del Tirolo e di spingere
più avanti i successi quando le circostanze lo permettessero;
il nostro interesse comanda di lasciarle agire e di indurle perfino
ad essere audaci; ma le truppe repubblicane resteranno nel Milanese,
vi leveranno le contribuzioni e vivranno in questo paese fertile e
di cui il possesso è stato così prezioso agli Austriaci
durante questa guerra. Voi vi arriverete al momento del raccolto,
fate che l'esercito d'Italia non abbia d'uopo del concorso della Francia.
Il Direttorio destina al generale Kellermann il comando delle forze
francesi nel Milanese, dal momento in cui avrete operata la divisione
dell'esercito d'Italia, ingrossato da quello delle Alpi; e la sua
intenzione è di lasciar sussistere in questo nuovo stato di
cose il decreto che ha emanato il 9 floreale, che conferisce ai commissari
Garrau e Saliceti il diritto di disporre dei movimenti delle truppe.
Queste disposizioni assicureranno l'unione
fra i due generali, se l'amore della repubblica ed il desiderio di
far trionfare le nostre armi non li legassero anche più intimamente.
La seconda colonna, che sarà la più forte possibile,
costeggierà in parte il mare. Dopo che vi sarete assicurato
del libero passaggio attraverso Gavi, se é necessario, o che
voi avrete occupata anche questa piazza, essa si porterà prima
su Livorno e minaccerà in seguito Roma e Napoli.
Ecco la condotta da tenere in faccia a Livorno e nella Toscana: bisogna
arrivarvi nel momento in cui meno sarete atteso. La Repubblica non
é punto in guerra col granduca, ed é opportuno mantenere
i nostri rapporti con lui. Il suo ministro a Parigi non ha dissimulato
la soggezione nella quale gli Inglesi tenevano il suo paese e la tirannia
ch'essi esercitavano nel porto di Livorno. E' degno della Repubblica
liberarlo da questa soggezione ed importa soprattutto che i colori
nazionali francesi siano rispettati nei porti della Toscana. Che le
truppe francesi arrivino a Livorno con quell'ordine che é voluto
dalla fiducia e che é indispensabile nei paesi neutri. Prevenite
il granduca della necessità nella quale ci troviamo di passare
sul suo territorio e di mettere guarnigioni in Livorno. Calcolate
l'invio di questo corriere e l'arrivo delle truppe repubblicane in
questa città in modo che il corriere entri in Firenze nello
stesso momento o poco prima che le truppe francesi entreranno in Livorno.
Prendetene possesso con le stesse formalità che furono testè
impiegate occupando Vado; impadronitevi dei vascelli inglesi, napoletani,
portoghesi, e degli altri bastimenti nemici che troverete nel porto,
fatevi padrone, in una parola, di tutto ciò che appartiene
ai diversi stati che sono in guerra con noi e mettete pure il sequestro
su tutto ciò che appartiene ai particolari di tali stati, fatene
immediatamente erigere gli inventari, vegliate soprattutto, cittadino
generale, vegliate a che queste ricchezze non diventino la preda della
cupidità e dei dilapidatori: il granduca non potrà rifiutarsi
a queste misure rigorose; il Direttorio non pensa ch'egli abbia a
frapporre ostacoli che non potrebbero esser messi che dalla cattiveria
che é nostro interesse annientare. Voi gli dichiarerete, cittadino
generale, a nome del Direttorio esecutivo, che é necessario
ch'egli immediatamente dia ordini perché tutto ciò che
nei suoi stati appartiene ai nostri nemici sia subito rimesso in nostro
possesso e ch'egli sia garante del sequestro: senza di che la Repubblica
francese si vedrebbe costretta a trattare la Toscana come alleata
dell'Inghilterra e dell'Austria.
Il granduca sarà tenuto responsabile del successo e del compimento
di queste misure; voi esigerete inoltre in questo paese i soccorsi
che si renderanno indispensabili all'esercito che voi comandate e
saranno rilasciati dei buoni o biglietti di stato pagabili dopo la
pace generale, in corresponsione delle derrate ed altri oggetti che
ci saranno somministrati.
Il rumore che avrete destramente seminato sul numero, che voi esagererete,
delle truppe francesi in Italia, aumenterà il timore dei nostri
nemici e raddoppierà comunque i vostri mezzi d'azione.
Nel passare
sul territorio della Repubblica di Lucca dichiarerete, in nome del
Direttorio esecutivo, che la Repubblica francese non ha intenzioni
ostili di nessuna sorta nei suoi riguardi.
Conviene rimandare il nostro dibattito con Genova fin dopo la spedizione
di Livorno; contentiamoci dapprima di ricavarne, sopra ricevute, le
sussistenze ed i mezzi di trasporto di cui il nostro esercito abbisogna,
salvo concretare in seguito le modalità del rimborso; ma ciò
che vi è stato prescritto relativamente a Livorno può
applicarsi alla repubblica di Genova; quantunque sia nostro interesse
di non spingerla alla disperazione e di assicurare che la sua neutralità
ci diverrà altrettanto utile quanto essa lo è stato
fin qui ai nostri nemici.
La condotta ch'essa ha tenuto ultimamente a nostro riguardo non é
atta a farci dimenticare il tratto di perfidia di cui la fregata «
La Modeste » è rimasta vittima nel tempo che ci fu meno
favorevole. Il momento sta per venire nel quale noi domanderemo una
riparazione autentica, e che coloro i quali han fatto bruciare «La
Modeste» e chiamati gli Austriaci saranno giudicati come traditori
della patria.
Si può dire in effetto ai Genovesi: o voi avete lasciato prendere
questa fregata e massacrare il suo equipaggio per inimicizia verso
la Francia, o voi l'avete sacrificata per debolezza. Nel primo caso
noi reclamiamo una vendetta legittima; nel secondo caso noi dobbiamo
esigere che voi trattiate i nostri nemici come avete trattato noi
stessi. Necessita che l'indennità che ci sarà accordata
sia sufficiente; necessita che i parenti dei Francesi che sono periti
a bordo della « Modeste » vi partecipino; bisogna che
la riparazione di un torto così grave sia pronunciata, sia
solenne.
È dopo la spedizione di Livorno che noi cercheremo di avere
un prestito dalla città di Genova, ma dovremo guardarci dal
vessarla; noi le faremo sentire di esser più generosi dei nostri
nemici, che si eran proposti di consegnarla al re di Sardegna; noi
domanderemo, in maniera da non essere rifiutati, che tutto ciò
che appartiene ai nostri nemici, agli Inglesi soprattutto, sia nel
porto o nella città di Genova, sia nel resto degli stati di
questa repubblica, ci sia immediatamente rimesso; noi faremo sequestrare
le proprietà ed i fondi dei negozianti e dei particolari dei
paesi che ci fanno la guerra, e il governo genovese risponderà
della fedeltà dei sequestri; noi continueremo a dare in cambio
di ciò che Genova ci fornirà, dei buoni di riscatto,
dei quali si tratterà in seguito, alla pace generale; infine
noi esigeremo che gli emigrati siano tutti cacciati, senza eccezione,
dagli stati di Genova e da quelli della Toscana, come voi li avrete
fatti senza dubbio espellere dalla parte del Piemonte che occupate,
nel caso che essi fossero stati così audaci di restarvi.
Quanto alla condotta che noi dobbiamo tenere nei confronti del duca
di Parma é giusto che egli paghi la sua ostinazione a non volersi
distaccare dalla coalizione: i suoi stati dovranno fornirci tutto
ciò che ci abbisogna
e soccorsi in numerario, ma i nostri rapporti con la Spagna ci consigliano
di non fare alcuna devastazione inutile e di usare tutti i riguardi
maggiori a tutti gli altri possedimenti dei nostri nemici.
È il Milanese soprattutto che non bisogna risparmiare: levatevi
immediatamente delle contribuzioni in numerario durante la prima impressione
di terrore che inspirerà l'avvicinarsi delle nostre armi; e
che l'occhio dell'economia ne sorvegli l'impiego. Bisogna che i canali
ed i grandi stabilimenti pubblici di questo paese, che noi non conserveremo,
risentano un poco della guerra; ma siamo prudenti.
Voi troverete, sotto il N. 1, una nota interessante, che vi metterà
in grado di prendere qualche misura salutare; non dimenticate nulla
di quanto può contribuire alla salute dei difensori della Repubblica.
Venezia sarà trattata come una potenza neutra, ma essa non
deve aspettarsi di esserlo come una potenza amica; essa nulla ha fatto
per meritare i nostri riguardi.
Se Roma fa dei passi, la prima cosa da esigere é che il papa
ordini immediatamente delle preghiere pubbliche per la prosperità
ed il successo della Repubblica francese. Qualcuno dei suoi bei monumenti,
le sue statue, i suoi quadri, le sue medaglie, le sue biblioteche,
i suoi bronzi, le sue madonne d'argento ed anche le sue campane, ci
indennizzeranno delle spese che ci costerà la visita che gli
avrete fatta.
Nel caso in cui la Corte di Napoli, spaventata dal vostro avvicinarsi
facesse fare qualche proposta alla Francia, bisognerà esigere
ch'essa ci consegni senza nessun indugio i vascelli e tutto quanto
di pertinenza delle nazioni in guerra contro di noi. Essa ci risponderà
dell'esecuzione immediata di queste misure e s'impegnerà solennemente
a non più ricevere nei suoi porti alcun vascello inglese o
nemico della Repubblica, e soprattutto a non permettere l'entrata
ad alcuno che porti bandiera neutra.
L'esercito delle Alpi ha ordine di fornirvi immediatamente quattro
mezze brigate e voi vedrete, dallo stato qui allegato, quali sono
le disposizioni adottate dal ministro della guerra per far giungere
parecchie compagnie d'artiglieria leggera su quello d'Italia, per
la strada più corta; é stato d'uopo prenderle dove si
trovavano ed é con rincrescimento che il Direttorio vede che
qualcuna di esse vi arriverà assai tardi.
Il ministro della guerra ha disposto anche per un altro commissario
ordinatore; il cittadino Foullet, che era all'esercito delle Alpi
è già passato a quello che voi comandate; voi avete
inoltre i cittadini Lambert, Sucy e Gosselin. Nel caso che uno dei
due ultimi o il cittadino Foullet convenissero meglio che il cittadino
Lambert per il posto di commissario ordinatore in capo, il Direttorio
autorizza il cittadino Saliceti a nominare tal posto a colui dei tre
che voi gl'indicherete.
Se l'esercito
delle Coste dell'Oceano può fornirvi della cavalleria, il Direttorio
la farà dirigere sull'esercito d'Italia e si occuperà
di procurarvene. Esso sta trattando la pace con la Sardegna e vi terrà
in corrente delle negoziazioni: la Repubblica francese sarà
generosa e cercherà di farsene un alleato il quale, per interesse
e per amicizia, gli sia sempre fedele.
Il Direttorio aspetta con impazienza la notizia dei vostri successi
contro l'esercito austriaco.
Picchiate e picchiate fortemente!
CARNOT