Secondo il
Cibrario, il duca Filiberto II di Savoia, detto il Bello,
ebbe il « merito » di liberarsi dai parentadi
francesi e di sposare Margherita d'Austria, donna di mente
più che virile. « E fu - continua
quell'autore - ciò che fece di meglio; poiché
del rimanente si occupava di cacce, di conviti, di balli
e d'altri sollazzi ».
Nato il 10
aprile 1480, Filiberto II fu educato alla Corte di Carlo
VIII, presso il quale suo padre lo aveva mandato, e poi,
appena quattordicenne, seguì quel re, insieme col
padre, nell'impresa di Napoli.
Essendosi manifestato
nelle file dell'esercito francese un morbo contagioso, il
giovanetto fu rimandato in Piemonte, dove però rimase
per poco tempo. Infatti, quando suo padre, al ritorno di
Carlo VIII da Napoli, assalì i Genovesi, che gli
opposero una fiera resistenza, Filiberto si trovò
di nuovo al suo fianco, ed ebbe occasione di rivelare qualità
non comuni di guerriero nato.
Nel 1497, alla
testa di duecento cavalieri, seguì l' imperatore
Massimiliano d'Austria, venuto in Italia, e si distinse
molto combattendo contro i Fiorentini. Finita questa campagna,
si ritirò nella Bressa, dove s'occupò di cacce
e di tornei, fino al giorno in cui, morto suo padre, venne
chiamato a succedergli.
Dal suo regno
ebbe inizio, per la Casa di Savoia, quella politica di equilibrio
fra l'Austria e la Francia, che venne poi continuata per
tre secoli e mezzo e che (relativamente nel bene e nel male)
contribuì alla formazione dell'unità italiana.
Luigi XII, successore di Carlo VIII sul trono di Francia
(1498), si proponeva di conquistare il regno di Napoli e
il ducato di Milano, su cui pretendeva di avere dei diritti
ereditari. Ma anche l'imperatore Massimiliano avanzava pretese
su questo ducato; e quando il barone di Menthon, ambasciatore
di Filiberto di Savoia, gli chiese per il suo sovrano dei
consigli confidenziali circa la condotta che la Corte di
Torino doveva tenere nel molto probabile conflitto tra la
Francia e il Duca di Milano, egli non gli nascose il proposito
di occupare lo Stato di quest'ultimo, vincolato all'impero
come immutabile vicariato imperiale.
Nella guerra
che inevitabilmente seguì poco tempo dopo, Filiberto
II mantenne una rigida e cavalleresca neutralità,
che fu ricompensata da Luigi XII con la rinuncia a tutte
le pretese della monarchia francese sugli Stati di Savoia
e specialmente sulla contea di Nizza, anticamente posseduta
dalla Casa d'Angiò. L'imperatore Massimiliano, dal
canto suo, volle mostrarsi grato al duca di Savoia, prima
promettendogli e poi dandogli in moglie sua figlia Margherita.
Le nozze di
Filiberto con questa principessa furono celebrate nel 1501.
Prima di essere fidanzata con Filiberto, Margherita era
stata promessa al re Carlo VIII, che per ragioni politiche
aveva preferito di sposare Anna di Bretagna. Questo fatto
fu causa dell'implacabile odio di lei contro la Casa di
Francia, il quale odio influì molto sulla politica
di Filiberto, ma non tanto da trascinare quest'ultimo (come
forse ella avrebbe voluto) a prender parte alla guerra scoppiata
tra la Francia e la Spagna per il Regno di Napoli, né
da impedirgli di destreggiarsi col re Luigi XII per non
urtare il quale egli giunse perfino a rinunciare all'omaggio
che aveva diritto di pretendere da Lodovico II, marchese
di Saluzzo, comandante in capo dell'esercito di Francia
a Napoli.
L'abilità
e l'astuzia in politica caratterizzarono Filiberto II, che
però si dedicò specialmente ai piaceri, alle
cacce, ai tornei, abbandonando le cure quotidiane del governo
al proprio fratello adulterino, Renato, detto il Gran
bastardo di Savoia. Questi, per il fatto di esser cresciuto
ed esser stato educato in Francia, nutriva per questo paese
una grande simpatia, la quale gli rese nemica la (austriaca)
duchessa Margherita, che come si é già detto,
odiava i Francesi.
Margherita, inoltre, ed indipendentemente da questa incompatibilità
di tendenze politiche, non voleva ammettere che un bastardo
avesse autorità negli affari dello Stato. Figlia
d'imperatore, dotata, secondo il Cibrario, di una grande
intelligenza e di una forte volontà, innamorata del
suo bel duca e riamata da lui, ella riuscì facilmente
a far cadere in disgrazia Renato.
Gli fece revocare tutti i favori che dal duca gli erano
stati concessi, lo scacciò dallo Stato, e gli fece
perfino annullare dall'imperatore Massimiliano l'atto di
legittimazione firmato da
Filiberto e riconosciuto valido dal papa Alessandro VI.
Ella però esagerò, nelle manifestazioni della
sua avversione, tanto da procurare gravi complicazioni alla
Casa di Savoia da parte del Bastardo. Questi infatti se
ne andò in Francia, indignato contro la cognata e
il fratello, e là, con l'aiuto di Luisa di Savoia,
sua sorella e madre del re, che gli era molto affezionata,
fece quanto potè per vendicarsi degli oltraggi patiti
in patria.
Filiberto II
fu nemico dichiarato e tenace della riforma religiosa nelle
valli Valdesi; fondò un ospizio per i vecchi a Chambéry
ed un convento di Minori Osservanti in Vigone; fece terminare
la costruzione della chiesa cattedrale di San Giovanni,
in Torino, e fece fare un'artistica cassa d'argento per
custodire la Sacra Sindone.
Fu valentissimo
cavaliere, e nei tornei si distinse sempre, compiendo straordinarie
prodezze. Per la sua Casa e per il suo Stato avrebbe fatto
certamente più di quanto fece, se non fosse morto
a soli ventiquattro anni, il 10 settembre 1504, per essersi
tuffato in una vasca piena d'acqua gelata, immediatamente
dopo una caccia faticosa nei boschi di Lanieu.
Non lasciò figli, e venne sepolto nella magnifica
chiesa di Brou, nella Bressa, la cui costruzione era stata
iniziata da sua madre, Margherita di Borbone, e compiuta
da sua moglie, Margherita d'Austria.
La
moglie - MARGHERITA D'AUSTRIA
(n.1479 - m. 1530)
Margherita,
figlia di Massimiliano I imperatore e di Maria di Borgogna
(figlia unica ed erede di Carlo il Temerario) nacque in
Bruxelles il 10 gennaio 1479. Rimasta orfana di madre a
quattro anni, e già fidanzata al figlio di Luigi
XI re di Francia, fu condotta ad Amboise, dove appunto cresceva
il fanciullo che fu poi Carlo VIII.
Nel castello d'Amboise viveva allora anche un altro fanciullo,
Filiberto di Savoia, figlio del conte di Bressa e nipote
della defunta regina di Francia, il quale, benché
nulla lo facesse prevedere, era destinato a diventare proprio
lui il marito di Margherita d'Austria.
Ella rimase ad Amboise per dieci anni, preparandosi ad essere
un giorno regina di
Francia. Avvenne invece che, dopo la morte di Luigi XI,
Massimiliano decise di passare a seconde nozze con Anna
di Bretagna, e che per questo fatto il nuovo re di Francia
Carlo VIII, mosso da considerazioni di ordine politico,
ruppe il fidanzamento con Margherita, la rimandò
al padre, e sposò appunto quell'Anna di Bretagna
che Massimiliano avrebbe voluto per se.
Margherita,
anima generosa, ardente, impetuosa, nonostante l'età
giovanile sentì tanto profondamente la duplice offesa,
che, da allora, nutrì per Carlo VIII e per la Francia
tutto l'odio di cui può essere capace una donna.
Più tardi, la mano di lei fu chiesta da Ferdinando
e Isabella di Castiglia per il loro unico figlio Giovanni.
Il matrimonio venne combinato, e Margherita s'imbarcò
per recarsi a Madrid. Ma durante il viaggio una terribile
tempesta per poco non fece naufragare la nave su cui ella
viaggiava, e si narra che in quei tragici momenti, mentre
l'equipaggio e i passeggeri erano in preda al terrore, ella
scrivesse, scherzando, il proprio epitaffio, e poi se lo
legasse a un braccio, per essere riconosciuta in caso di
naufragio " Ci-git Margot, gentille Demoiselle - Qui
a deux maris et encore est pucelle".
Ma non era
suo destino diventare regina. Giunta sana e salva a Madrid,
ella sposò Giovanni di Castiglia, erede del trono
di Spagna, ma dopo alcuni mesi, mentre era incinta di una
bimba che nacque morta, rimase vedova.
Nel 1499, fu chiesta in moglie da Filiberto II, duca di
Savoia, detto il Bello per la sua eccezionale avvenenza.
Quel principe era appena ventunenne, come lei, e nell'infanzia
(come detto sopra) le era stato compagno di giochi, presso
il re di Francia. Il matrimonio venne celebrato nell'antico
monastero di Romain-Mothier. Gli sposi andarono prima a
Ginevra, poi a Chambéry, ma la loro dimora preferita
fu l'incantevole castello di Posit-d'Ains, situato fra quelle
due città.
Dell'influenza
esercitata da Margherita sul marito e sulla politica di
lui, abbiamo già detto nella biografia precedente.
La Casa di Savoia dovette a questa duchessa molti favori
e molte concessioni dell'imperatore, che le valsero vantaggi
non indifferenti. Aggiungeremo che la morte prematura del
marito fu causa di immenso dolore a Margherita, che lo aveva
amato profondamente. Benché allora avesse appena
venticinque anni, ella si fece recidere la bellissima chioma.
Poi « fece fare - narra il Cibrario -
un mortorio così splendido, nella chiesa di Brou,
che questo tempio dovette essere scoperchiato, pour donner
l'exor à la fiamme des torches. E nella stessa chiesa
di Brou, da lei con grande dispendio e prova d'arte ricostruita,
alzò al caro compagno ed alla suocera splendidi monumenti
marmorei».
Si ritirò
in solitudine a Pcnt-d'Ains, ma non vi rimase a lungo. Suo
padre, che aveva avuto modo di apprezzare la sua attitudine
alla politica per cui ella si era tanto distinta come duchessa
di Savoia, la chiamò al governo dei Paesi Bassi.
Ella entrò solennemente in Malines, nella qualità
di Reggente, il 4 luglio 1507, e subito si dedicò
con molto zelo alla cura degl'interessi di quella città,
che da lei fu abbellita ed arricchita. Nel 1508 diede grandi
prove di senno politico nel trattare a Cambrai, per conto
del padre imperatore, contro la Repubblica Veneta, e allora
non trascurò di far prendere in considerazione i
diritti che la Casa di Savoia vantava sul regna di Cipro.
Nel convegno
di Cambrai, la Francia era rappresentata dal cardinale d'Amboise.
Fra questo prelato e la principessa francofoba si accese
una fierissima disputa, e «poco mancò -
scrisse poi Margherita stessa accennando in una lettera
a quell'episodio - che il signor Legato ed io non ci
acciuffassimo per i capelli».
Alla testa
di un paese come la Fiandra, la vedova di Filiberto II di
Savoia dovette intervenire in quasi tutti i grandi avvenimenti
politici dei primi anni del secolo XVI, emergendo in ogni
circostanza per la superiorità dell'ingegno e la
fermezza del carattere. Con la duchessa d'Angouléme
e con la cognata Luisa di Savoia, « fu autrice
dell' altro famoso trattato di Cambrai concluso nel 1529
col nobile scopo di porre un termine alle micidialissime
guerre con cui la capricciosa ambizione di Carlo V e Francesco
I insanguinava il mondo ». (Preclari).
Ma tutto ciò
non le impedì di occuparsi continuamente degli interessi
diretti dello Stato che reggeva e di farsi amare dai sudditi
per la sua bontà e per le sue opere benefiche. Nel
suo testamento lasciò una somma cospicua da dividere
in tante doti per cento giovinette povere.
Morì
il 30 novembre 1530, in Malines. Dopo due anni, la sua salma
venne trasportata a Brou, dove fu tumulata accanto alla
tomba di Filiberto II.