Anche a Tomaso
I gli era era riservato il destino di succedere al padre
nell'infanzia. Nato il 20 maggio 1177 nel Castello di Charbonnieres,
ebbe per tutore Bonifacio marchese di Monferrato. Uomo coscienzioso
e politico avveduto, questi provvide anzitutto ad ottenere
da Arrigo VI (che rappresentava in Italia, col titolo di
Re dei Romani, il gran Federico suo padre) la revoca del
decreto imperiale con cui Umberto III di Savoia era stato
messo al bando dell'Impero, preoccupandosi di riconciliare
subito con l'imperatore l'undicenne pupillo.
Questa revoca
costò a Tomaso I il vescovado di Sion, che Arrigo
VI, per affermare i suoi diritti imperiali, tenne per sè,
stabilendo che i vescovi non avessero più a ricevere
l'investitura dai Conti di Savoia, bensì dall'Imperatore.
Così il regno del giovane principe cominciò
con una perdita ed una rinuncia.
Ma pochi anni
dopo (nel 1191) Tomaso, ch'era destinato a rialzare il prestigio
della propria Casa, scese in Val d'Aosta con numerose milizie,
per ristabilirvi la scemata autorità, e nell'anno
seguente, uscito di tutela, prese a guerreggiare nel Piemonte,
dove, oltre ad Asti e a Torino, erano sorte a libertà
comunale anche Alba, Chieri, Pinerolo, Ivrea, e gli abitanti
di altre città e borgate si preparavano a seguir
l'esempio di quelle prime.
Fra le terre
erette a sistema comunale ed i feudatari, le lotte erano
incessanti, e frequenti erano quelle che si accendevano
tra i diversi Comuni. In tali lotte Tomaso I s'interpose
con molta abilità, preoccupandosi soprattutto di
ampliare i propri domini. E infatti, parteggiando per Filippo
di Svevia contro Ottone IV, nel 1207, riuscì ad estendere
la propria autorità su Chieri e su Moncalieri; e
di altre terre s'impossessò nella Svizzera combattendovi
contro Bertoldo V di Zoeringen fino alla pace di Hautcrest
(1221).
Tenendo dalla
parte dei Ghibellini di là dalle Alpi, e da quella
dei Guelfi nella valle Padana, e favorendo Ottone IV contro
lo Svevo, cioè seguendo una politica astuta e audace
ad un tempo, riuscì ad insignorirsi di altre terre,
fra le quali Carignano e Vigone, a riprendere autorità
su Pinerolo, a ricevere omaggi e cessioni dai marchesi di
Saluzzo e di Busca. Ed infine, confermando (poichè
non avrebbe potuto fare diversamente) le libertà
conquistate da parecchi Comuni del Piemonte, potè,
in questi, sedare i minacciosi fermenti di rivolta, e regolare
e dirigere a proprio vantaggio le nuove tendenze.
Ma i Comuni
di Torino e di Asti gli opposero resistenza e riuscirono
a sottrarsi alla sua autorità. Al Comune di Asti,
anzi, egli dovette allearsi, cedendogli non poche terre
subalpine e impegnandosi a non fare alcuna conquista alla
destra del Po.
Nel 1227, primo
della sua famiglia, Tomaso I ottenne da Federico II, per
il quale sostenne lotte contro la Lega Guelfa,
la carica di Vicario e Legato dell'Imperatore per tutta
Italia e per la Marca di Treviso, e specialmente per Savona
ed Albenga.
« Un atto molto notevole di Tomaso I, scrive il Preclari,
fu l'accordo da lui fatto come vicario imperiale per la
città di Marsiglia, già allora cresciuta per
il commercio in ricchezza e potenza, di concedere ad essa
la più completa autonomia con diritto di batter moneta,
fortificarsi, costruire castelli, crear consoli in alcuni
scali del Levante».
Il Vicario
dell'Imperatore godeva in quel tempo di tutte le prerogative
della dignità imperiale, cosicchè Tomaso di
Savoia fu allora superiore a tutti gli altri principi d'Italia,
e, assente il sovrano, ebbe facoltà di agire in suo
nome, di concedere franchige e privilegi, di rivendicare
regalìe ed altri diritti imperiali, di soccorrere
gli oppressi contro gli oppressori e di risolvere in ultimo
appello certe questioni giuridiche.
Con ragione
dunque Tomaso I, che di un tal potere si servì principalmente
per ingrandire in ogni modo il proprio Stato e per accrescere
il lustro della propria Casa, è considerato come
il primo restauratore delle sorti della dinastia di Savoia.
Alle sue imprese guerresche, alla sua sagacia nella politica,
e anche alla sua qualità di uomo favorito dalla fortuna,
i Sabaudi dovettero infatti in gran parte il prestigio e
l'autorità che ebbero in seguito.
Anche la partizione
dei possessi di Bertoldo di Zoeringen finì con l'essere
vantaggiosa a Tomaso I, poichè lo liberò da
un rivale vicino e molesto, e poichè, essendo ormai
due sole le Case dominanti nelle due parti della Borgogna
(la Casa dei Kibourg e quella dei Savoia), rese possibile
ed opportuno, dal punto di vista della reciproca sicurezza
e della pace, il matrimonio di Margherita di Savoia, sua
figlia, con Artmanno, figlio del Conte Ulrico di Kibourg.
Quel matrimonio,
che fu celebrato molti anni dopo (poichè Margherita
secondo l'uso del tempo fu fidanzata mentre era ancora bambina)
aprì la serie delle parentele dei principi della
Casa di Savoia con quelli della Casa d'Austria, dalla quale,
sei secoli più tardi, dovevano uscire la madre e
la moglie di Vittorio Emanuele II.
Come il padre,
Tomaso I fu assai generoso verso le chiese e i monasteri.
Nel 1191, fondò nella valle di Susa la Certosa di
Loze; nel 1209 confermò alla badia di San Michele
della Chiusa la donazione di Giaveno; nel 1214 donò
al monastero di Altacomba una ricca terra vicina al castello
di Chillon, sul lago di Ginevra.
Si ammogliò
due volte, ed ebbe prole numerosa. Sua prima moglie fu Beatrice,
figlia di Guglielmo conte di Ginevra. La data della morte
di questa Beatrice di Ginevra non è nota, ma risulta
con certezza che Tomaso I ebbe un'altra moglie, la quale,
secondo alcuni storici si chiamò Agnese, secondo
altri Margherita, figlia di un Guglielmo signore di Faucigny,
e che dai due matrimoni gli nacquero complessivamente sedici
figli, dei quali oltre agli eredi Amedeo IV, Tomaso II,
Pietro
II e Filiippo I, che successivamente regnarono, si devono
ricordare: Aimone, che fu fiero avversario del vescovo di
San Guglielmo, vescovo di Liegi, che ebbe una vita avventurosa
e battagliera; Bonifacio, arcivescovo di Cantorbery, molto
venerato in Inghilterra; Beatrice, che divenne Contessa
di Provenza e fu donna molto intelligente e colta, protettrice
di trovieri, madre di tre regine e di un'imperatrice, e
poi anche nonna di un'altra imperatrice e di altre due regine.
Secondo alcuni
storici, Tomaso avrebbe avuto una sola moglie (Beatrice
Margherita di Ginevra), ma questa versione è smentita
da parecchie date accertate e non sembra in alcun modo sostenibile.
Tomaso I, che partecipò anche, in Provenza e in Linguadoca,
all'atroce guerra contro gli Albigesi, morì a cinquantacinque
anni, dopo quarantaquattro di regno, il 1° di marzo
del 1233.