E.A.POE
Il crollo della casa degli Usher
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- "Il suo cuore e' un liuto sospeso;
- Appena lo si tocca, risuona."
- De Béranger
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- DURANTE un giorno triste, cupo, senza suono, verso il
finire dell'anno,
- un giorno in cui le nubi pendevano opprimentemente basse
nei cieli, io
- avevo attraversato solo, a cavallo, un tratto di regione
singolarmente
- desolato, finche' ero venuto a trovarmi, mentre gia'
si addensavano le
- ombre della sera, in prossimita' della malinconica Casa
degli Usher. Non
- so come fu, ma al primo sguardo ch'io diedi all'edificio,
un senso
- intollerabile di abbattimento invase il mio spirito.
Dico intollerabile
- poiche' questo mio stato d'animo non era alleviato per
nulla da quel
- sentimento che per essere poetico e' semipiacevole, grazie
al quale la
- mente accoglie di solito anche le piu' tetre immagini
naturali dello
- sconsolato o del terribile. Contemplai la scena che mi
si stendeva
- dinanzi, la casa, l'aspetto della tenuta, i muri squallidi,
le finestre
- simili a occhiaie vuote, i pochi giunchi maleolenti,
alcuni bianchi
- tronchi d'albero ricoperti di muffa; contemplai ogni
cosa con tale
- depressione d'animo ch'io non saprei paragonarla ad alcuna
sensazione
- terrestre se non al risveglio del fumatore d'oppio, l'amaro
ritorno alla
- vita quotidiana, il pauroso squarciarsi del velo. Sentivo
attorno a me
- una freddezza, uno scoramento, una nausea, un'invincibile
stanchezza di
- pensiero che nessun pungolo dell'immaginazione avrebbe
saputo affinare
- ed esaltare in alcunche' di sublime. Che cos'era, mi
soffermai a
- riflettere, che cos'era che tanto mi immalinconiva nella
contemplazione
- della Casa degli Usher? Era un mistero del tutto insolubile;
ne'
- riuscivo ad afferrare le incorporee fantasticherie che
si affollavano
- intorno a me mentre cosi' meditavo. Fui costretto a fermarmi
sulla
- insoddisfacente conclusione che mentre, senza dubbio,
ESISTONO
- combinazioni di oggetti naturali e semplicissimi che
hanno il potere di
- cosi' influenzarci, l'analisi tuttavia di questo potere
sta in
- considerazioni che superano la nostra portata. Poteva
darsi, riflettei,
- che una piccola diversita' nella disposizione dei particolari
della
- scena, o in quelli del quadro sarebbe bastata a modificare,
o fors'anche
- ad annullare la sua capacita' a impressionarmi penosamente;
e agendo
- sotto l'influsso di questo pensiero frenai il mio cavallo
sull'orlo
- scosceso di un oscuro e livido lago artificiale che si
stendeva con la
- sua levigata e lucida superficie in prossimita' dell'abitazione,
e
- affissai lo sguardo, con un brivido pero' che mi scosse
ancor piu' di
- prima, sulle immagini rimodellate e deformate dei grigi
giunchi, degli
- spettrali tronchi d'albero, delle finestre aperte come
vuote occhiaie.
-
- Eppure in questa lugubre casa io ora mi proponevo di
soggiornare per
- alcune settimane. Il suo proprietario, Roderico Usher,
era stato uno dei
- miei gai compagni di infanzia, ma molti anni erano trascorsi
dal nostro
- ultimo incontro. Una sua lettera mi aveva tuttavia raggiunto
in un luogo
- remoto del paese, una lettera che, dato il carattere
insistentemente
- importuno del mittente, non ammetteva risposta che di
persona. Questo
- scritto rivelava una viva agitazione nervosa. Usher parlava
di una acuta
- malattia fisica, di un disordine mentale che l'opprimeva,
e di un
- impaziente desiderio di vedermi, essendo io il suo migliore,
anzi il suo
- unico amico intimo, nella speranza di ottenere un sollievo
al proprio
- male grazie alla serenita' della mia presenza. Era il
modo con cui tutto
- cio', e molt'altro ancora, era detto, era il CUORE che
apparentemente
- accompagnava una tale richiesta, che non mi permise di
esitare; ecco
- perche' avevo obbedito senza indugio a quella che seguitavo
a
- considerare tuttora come una piuttosto strana ingiunzione.
-
- Benche' da ragazzi fossimo stati direi persino intimi,
in realta' io
- sapevo assai poco del mio amico. La sua riservatezza
abituale era sempre
- stata eccessiva. Sapevo pero' che la sua famiglia, di
origine
- antichissima, era sempre stata conosciuta per una particolare
- sensibilita' di temperamento che si era manifestata attraverso
le eta'
- in molte opere di un'arte esaltata, e si era recentemente
rivelata in
- ripetute e munifiche elargizioni benefiche, per quanto
discrete, come
- pure in un fervore appassionato per le complicazioni,
quasi piu' che per
- le bellezze ortodosse e facilmente riconoscibili, della
scienza musicale.
- Ero pure al corrente di un particolare assai notevole,
che cioe' la
- stirpe degli Usher, pur vetusta qual era, non aveva mai
fatto
- germogliare alcun ramo duraturo; in altre parole, la
discendenza
- dell'intera famiglia si era tramandata sempre in linea
diretta, e questo
- sin dai tempi piu' remoti, a eccezione di qualche variante
trascurabile
- e del tutto temporanea. Era forse questa mancanza, rimuginavo
mentre
- riandavo col pensiero all'accordo perfetto tra il carattere
del luogo e
- il carattere universalmente noto delle persone che vi
abitavano (e
- frattanto riflettevo sul possibile influsso che il primo,
in cosi' lungo
- trascorrere di secoli, poteva avere esercitato sul secondo),
era forse
- questa mancanza di rami collaterali e la conseguente
invariata
- trasmissione diretta da padre in figlio del patrimonio
col nome, ad
- avere in fine talmente identificate le due cose, il luogo
e la famiglia,
- da confondere il titolo originario della proprieta' nello
strano ed
- equivoco appellativo di "Casa degli Usher",
un appellativo che sembrava
- racchiudere, nella mente del contadiname che lo usava,
tanto la casata
- quanto il maniero familiare.
-
- Gia' ho detto che il solo risultato del mio esperimento
alquanto puerile
- di affissare cioe' lo sguardo nelle cupe acque dello
stagno, era stato
- quello di approfondire la mia prima curiosa impressione.
Non puo'
- esservi dubbio che la consapevolezza del rapido aumentare
della mia
- superstizione, -infatti, per quale motivo dovrei definirla
altrimenti?-
- era servita principalmente ad accellerare quest'aumento.
Tale, lo sapevo
- da tempo, e' l'assurda legge di tutti i sentimenti aventi
come base il
- terrore. E poteva essere stato per questo motivo soltanto
che, allorche'
- tornai ad alzare gli occhi verso la casa, distogliendoli
dall'immagine
- di essa riflessa nello stagno, subentro' nella mia mente
un pensiero
- bizzarro, talmente bizzarro e paradossale, che lo riferisco
unicamente
- per dimostrare quanto fosse intensa la forza delle sensazioni
che mi
- opprimevano. Avevo talmente esaltata la mia fantasia
al punto di credere
- realmente che su tutta la dimora e sulla tenuta pendesse
un'atmosfera
- caratteristica ad esse e alle immediate vicinanze, atmosfera
che non
- aveva alcuna affinita' con l'aria del cielo, ma che si
esaltava dagli
- alberi ammuffiti, dal grigio muro, dal silenzioso stagno,
come un vapore
- pestilenziale e mistico a un tempo, opaco, tardo, appena
percettibile,
- soffuso di una sfumatura plumbea.
-
- Scuotendomi dall'animo quel che DOVEVA essere stato un
sogno, ripresi a
- osservare piu' da vicino l'aspetto reale dell'edificio.
Il suo tratto
- piu' caratteristico sembrava consistere in una estrema
vecchiezza. Lo
- scolorimento del tempo era stato enorme. Tutta la facciata
esterna era
- ricoperta di una fungosita' minutissima che pendeva dalle
gronde come
- una intricata finissima ragnatela. Tutto cio' era nondimeno
indipendente
- da un decadimento vero e proprio. La muratura era rimasta
intatta, e
- sembrava esservi una strana incongruenza tra le parti
ancora
- perfettamente unite della costruzione, e lo stato di
rovina delle
- singole pietre. In questo elemento caratteristico vi
era molto che mi
- rammentava l'aspetto totale tipico di una vecchia opera
in legno che sia
- rimasta per lunghi anni a marcire in un sotterraneo abbandonato,
senza
- essere in alcun modo intaccata dall'aria esterna. Ma
all'infuori di
- questo indice di decadenza dell'insieme, la costruzione
non rivelava
- gravi tracce di instabilita'. Forse l'occhio di un osservatore
attento
- avrebbe saputo discernere una fessura appena percettibile
che partendo
- dal tetto, sulla facciata dell'edificio, attraversava
il muro in
- direzione obliqua sino a perdersi nelle imbronciate acque
dello stagno.
-
- Dopo aver notato tutte queste cose mi diressi verso la
casa, lungo un
- breve viale selciato. Un domestico mi prese il cavallo,
e io entrai
- sotto l'arcata gotica dell'ingresso. Un valletto dal
passo felpato mi
- condusse da li', silenziosamente, attraverso molti anditi
bui,
- labirintici, sino allo STUDIO del suo padrone. Molto
di quel che
- incontrai sul mio cammino contribui', non so perche',
ad avvalorare quel
- senso di vaga paura cui gia' ho alluso. Mentre gli oggetti
che mi
- circondavano, le decorazioni del soffitto, le fosche
tappezzerie delle
- pareti, la nerezza d'ebano dei pavimenti, i trofei allucinanti
e le
- armature che vibravano al mio passaggio con secco rumore
metallico,
- erano cose alle quali, anche in altro ambiente, io ero
stato abituato sin
- dall'infanzia, mentre non esitavo a riconoscere l'aspetto
familiare di
- tutti questi oggetti, seguitavo tuttavia ad avvertire
quanto straniate
- dal mio spirito fossero invece le fantasticherie che
queste immagini,
- pur note, evocavano in me.
-
- Su una delle scale d'accesso incontrai il medico di famiglia.
Ebbi
- l'impressione che il suo aspetto riflettesse un'espressione
mista di
- bassa astuzia e di perplessita'. Mi passo' accanto trepidante
e
- prosegui' innanzi. Subito dopo il domestico spalanco'
un uscio e
- m'introdusse alla presenza del suo padrone.
-
- La camera in cui venivo cosi' a trovarmi era molto ampia
e altissima. Le
- finestre lunghe, strette, a sesto acuto, erano talmente
sopraelevate sul
- pavimento di quercia nera da risultare del tutto inaccessibili
- dall'interno. I deboli bagliori di una luce soffusa di
vermiglio
- s'infiltravano attraverso i pannelli intrecciati e servivano
a rendere
- sufficientemente distinti gli oggetti piu' in vista sparsi
per la stanza;
- l'occhio si sforzava tuttavia invano di raggiungere gli
angoli piu'
- riposti del locale, o i recessi del soffitto a volta
tutto adorno di
- fregi. Dalle pareti pendevano scuri drappeggi. Il mobilio
era
- sovraccarico, scomodo, antico, in cattivo stato. Sparsi
tutt'attorno
- giacevano molti libri e strumenti musicali, i quali non
riuscivano pero'
- a dare alcuna vitalita' alla scena. Ebbi l'impressione
di respirare
- un'atmosfera di dolore. Un senso di tetraggine greve,
profonda,
- irriducibile, pendeva su tutto e tutto permeava.
-
- Al mio entrare, Usher si alzo' da un divano sul quale
si trovava
- completamente sdraiato, e mi accolse con una vivacita'
e un calore in
- cui mi parve a tutta prima di intuire una cordialita'
eccessiva, un poco
- troppo rassomigliante allo sforzo obbligato dell'annoiato
uomo di mondo.
- Mi basto' tuttavia uno sguardo al suo viso per convincermi
della sua
- perfetta sincerita'. Ci mettemmo a sedere e rimanemmo
silenziosi per
- alcuni istanti, mentre io l'osservavo con un sentimento
misto a pieta' e
- quasi di paura. Certo non avevo mai veduto nessuno che
in cosi' breve
- periodo di tempo avesse subita una cosi' spaventosa trasformazione
- quanto quella che vedevo nella persona di Roderico Usher!
Stentavo ad
- ammettere a me stesso che quell'essere svanito che mi
stava dinanzi era
- il compagno della mia prima giovinezza. Eppure il suo
viso era sempre
- stato assai caratteristico. Una carnagione cadaverica;
occhi grandi,
- liquidi, oltremodo luminosi; labbra alquanto sottili
e pallidissime, ma
- delineate con insuperabile perfezione; un naso delicato,
di profilo
- ebraico, ma con un'ampiezza di narici insolita in modelli
analoghi; un
- mento finemente cesellato che rivelava nella sua eccessiva
rotondita' una
- mancanza di energia morale; capelli di una tenuita' e
di una sofficita'
- addirittura vaporose; tutti questi tratti, insieme con
un'espansione
- insolita delle regioni temporali, contribuivano a formare
nel loro
- complesso una fisionomia non facilmente dimenticabile.
Ed ecco che
- proprio nell'esagerazione del carattere prevalente di
questi tratti, e
- dell'espressione che essi erano soliti rendere, consisteva
l'enorme
- mutamento che mi faceva dubitare della identita' di colui
col quale
- stavo parlando. Ma soprattutto il pallore spettrale della
pelle e la
- luminosita' irreale dell'occhio mi colpi' e persino mi
impauri' piu' di
- ogni altra cosa. Anche i serici capelli erano stati lasciati
crescere
- senza cura, e cosi' scarmigliati e rabbuffati come se
fossero intessuti
- di lievissimi fili di ragno, piu' che ricadere intorno
al viso vi
- fluttuavano intorno, tanto da non permettermi, sia pure
con uno sforzo,
- di connettere quella loro impressione di arabesco a un'idea
purchessia
- di umanita' vera e propria.
-
- In quanto ai modi del mio amico fui subito colpito da
una specie di
- incoerenza, di inconsistenza in essi, e ben presto mi
accorsi che cio'
- derivava da tutta una successione di deboli e vani tentativi
per
- padroneggiare uno stato di trepidazione abituale, un'agitazione
nervosa
- eccessiva. In realta' ero stato preparato a questo lato
del suo
- carattere non tanto dalla sua lettera, quanto dalle reminiscenze
di certe
- sue caratteristiche infantili e dalle conclusioni che
avevo tratte dalla
- sua costituzione fisica e dal suo temperamento specialissimi.
I suoi
- gesti erano a volte vivaci, a volte pigri e scontrosi.
La sua voce
- passava rapidamente da un tono di tremula indecisione
(allorche' gli
- spiriti animali sembravano completamente soggiogati)
a quella specie di
- concisione energica, quell'eloquio brusco, pesante, tardo,
cavo, quella
- pronunzia plumbea, perfettamente equilibrata e modulata,
gutturale, che
- si riscontra nel bevitore incorreggibile o nell'incallito
fumatore
- d'oppio, nei momenti in cui l'eccitazione della droga
e' particolarmente
- intensa. Fu con questi accenti che egli mi parlo' dello
scopo della mia
- visita, del suo ardente desiderio di vedermi, e del conforto
che si
- riprometteva da me. Si dilungo' quindi a descrivermi
quello che secondo
- lui era il carattere della sua malattia. Si trattava,
mi spiego', di un
- male costituzionale ed ereditario, e al quale disperava
di trovare un
- rimedio; una semplice affezione nervosa, si affretto'
a soggiungere, che
- senza dubbio si sarebbe ben presto dileguata. Questo
disturbo si
- manifestava con una sequela di sensazioni innaturali:
e alcune tra
- queste, a mano a mano che egli me le elencava, mi interessavano
e mi
- stupivano, benche' forse la loro efficacia risiedesse
solo nelle parole
- e nel tenore generale della narrazione. Usher soffriva
assai di una
- ipersensibilita' morbosa; poteva sopportare soltanto
il cibo piu'
- insipido; poteva indossare soltanto indumenti di un certo
tessuto; il
- profumo di un qualsiasi fiore gli era intollerabile;
anche la luce piu'
- debole era una tortura per i suoi occhi, e non vi erano
che pochi suoni
- speciali, e soltanto quelli di alcuni strumenti a corda,
che non lo
- riempissero di orrore.
-
- Mi avvidi che era schiavo, legato mani e piedi, di una
forma anomala di
- terrore.
-
- - Io moriro', - mi disse, - DOVRO' morire in questa disperata
follia.
- Cosi', cosi', non altrimenti, mi perdero'. Temo gli avvenimenti
del
- futuro non di per se stessi, ma per i loro risultati.
Rabbrividisco al
- pensiero di un fatto qualsiasi, anche il piu' comune
che possa operare
- su questa agitazione intollerabile del mio spirito. In
realta' non
- rifuggo dal pericolo, se non nel suo effetto assoluto,
cioe' il terrore.
- In questo stato di smarrimento dei nervi, in questa pietosa
condizione,
- sento che sopraggiungera' presto o tardi il momento in
cui mi vedro'
- costretto ad abbandonare la vita e la ragione insieme
in qualche
- conflitto con il sinistro fantasma della PAURA.
-
- Appresi inoltre per tratti e attraverso accenti rotti
e ambigui, un
- altro curioso aspetto delle sue condizioni mentali. Usher
si sentiva
- incatenato da certe superstiziose impressioni alla casa
in cui dimorava
- e dalla quale piu' non usciva da molti anni, per un influsso
la cui forza
- superstiziosa era resa in termini troppo incerti per
essere qui
- ridescritti; un influsso ispiratogli nell'animo, mi disse,
semplicemente
- da alcune caratteristiche nella forma e nella sostanza
della sua dimora
- familiare; era un effetto, insomma, che l'elemento fisico
delle grigie
- mura e delle torri e del cupo stagno in cui tutte queste
cose si
- riflettevano aveva infine prodotto sull'elemento MORALE
della sua
- esistenza.
-
- Ammetteva tuttavia, se pure con esitazione, che gran
parte della
- caratteristica tristezza che cosi' lo affliggeva poteva
essere fatta
- risalire a un'origine piu' naturale e assai piu' tangibile,
cioe' alla
- grave e prolungata malattia, o , per meglio dire, alle
condizioni sempre
- piu' prossime alla morte, di una sorella teneramente
amata che da molti
- anni era la sua unica compagna e la sua sola ed ultima
parente sulla
- terra. - La sua morte, - mi diceva con un'amarezza che
non potro' mai
- dimenticare, - lascerebbe me inutile e debole, ultimo
superstite
- dell'antica razza degli Usher. - Mentre parlava, lady
Madeline (cosi' si
- chiamava la sorella di Roderico) attraverso' lentamente
un tratto
- lontano della stanza, e senza aver notato la mia presenza
scomparve. Io
- la guardai con indicibile stupore, cui si mescolava un
guizzo di paura,
- senza che tuttavia mi fosse possibile spiegarmi questo
mio stato
- d'animo. Mentre i miei occhi seguivano i suoi passi allontanantisi,
mi
- sentii invadere da una sensazione di stupore. Quando
finalmente un uscio
- si chiuse alle sue spalle, il mio sguardo cerco' istintivamente
e
- ansiosamente il volto del fratello, ma questi aveva nascosto
la faccia
- tra le mani e io potei soltanto notare che le sue dita
emaciate si erano
- fatte ancora piu' esangui e che erano irrorate da molte
lagrime
- appassionate.
-
- Il male di lady Madeline da molto tempo metteva a dura
prova la perizia
- dei suoi medici. Una composta apatia, un consumarsi graduale
della
- persona, attacchi frequenti sebbene transitori di natura
parzialmente
- catalettica ne costituivano l'insolita diagnosi. Fino
a quel momento
- ella aveva resistito contro l'incalzare del male, e non
si era mai messa
- a letto definitivamente, ma sul finire di quella sera
in cui ero giunto
- alla casa, fu costretta a cedere (come suo fratello mi
riferi' durante la
- notte in preda a un'agitazione indescrivibile) al potere
distruttore del
- male; e seppi che l'occhiata fuggevole con cui avevo
colto la sua
- persona sarebbe stata probabilmente l'ultima poiche'
la giovane donna,
- almeno finche' fosse vissuta, non sarebbe piu' stata
visibile.
-
- Durante alcuni giorni consecutivi il suo nome non venne
piu' pronunciato
- ne' da Usher ne' da me, e in questo periodo di tempo
io feci del mio
- meglio per alleviare la malinconia del mio amico. Dipingevamo
e
- leggevamo insieme, oppure io restavo ad ascoltare, come
perduto in un
- sogno, le sconnesse improvvisazioni della sua chitarra
parlante. E
- cosi', mentre una sempre piu' stretta intimita' mi permetteva
di entrare
- ancora piu' addentro ai recessi del suo spirito, con
sempre maggiore
- amarezza io ero costretto a constatare la vanita' di
ogni tentativo di
- rallegrare una mente da cui le tenebre si riversavano
come una qualita'
- positiva e insita su tutti gli oggetti dell'universo
morale e fisico, in
- un'unica incessante irradiazione di mestizia.
-
- Portero' sempre con me la memoria delle lunghe ore solenni
da me
- trascorse cosi' in solitudine insieme al signore della
Casa degli Usher.
- Fallirei tuttavia se tentassi di rendere comunque l'idea
esatta del
- carattere, degli studi o delle occupazioni di cui egli
mi metteva a
- parte o nei quali mi faceva da guida. Su tutto una idealita'
- sovraeccitata e profondamente turbata gettava un chiarore
sulfureo. Le
- sue lunghe estemporanee lamentazioni funebri echeggeranno
in eterno entro
- le mie orecchie. Fra tante altre cose rammento soprattutto
in modo
- particolarmente doloroso una certa strana perversione
e amplificazione
- dello sfrenato motivo dell'ultimo valzer di Weber. Riguardo
ai dipinti,
- su cui la sua complessa fantasia si lambiccava, e che
svanivano a ogni
- tocco in una indefinitezza di cui io rabbrividivo tanto
piu'
- profondamente quanto meno capivo il motivo del mio rabbrividire,
riguardo
- a questi dipinti (per nitide che siano ora dinanzi a
me le loro
- rappresentazioni) tenterei invano di descrivere piu'
di quel poco che
- puo' essere racchiuso entro il cerchio delle semplici
parole scritte. La
- scarna semplicita', la nudita' dei suoi disegni fermavano
e colpivano
- l'attenzione. Se mai essere mortale riusci' a dipingere
un'idea, questo
- mortale e' stato Roderico Usher. Per me almeno, nelle
circostanze che
- allora mi attorniavano, si levava dalle pure astrazioni
che il
- misantropo riusciva a fissare sulla propria tela, una
tale intensita' di
- terrore arcano e intollerabile, quale mai avevo sofferto,
sia pur
- lontanamente, nemmeno nella contemplazione delle indubbiamente
- scintillanti e tuttavia troppo concrete bizzarrie fantastiche
di Fuseli.
-
- Una pero' di queste concezioni fantasmagoriche del mio
amico che meno
- rigidamente delle altre partecipava dello spirito dell'astrazione
puo'
- essere adombrata con parole, sia pure inadeguatamente.
Si trattava di un
- piccolo quadro rappresentante l'interno di una volta
o galleria
- rettangolare, immensamente lunga, dai muri bassi, bianchi,
lisci, senza
- alcuna interruzione o fregio. Alcuni punti accessori
del disegno
- servivano efficacemente a suggerire l'impressione che
questo scavo
- s'ingolfasse a profondita' prodigiosa sotto la superficie
della terra.
- In tutta la sua vasta estensione non era possibile notare
alcuna via di
- uscita, ne' era discernibile torcia alcuna, o altra fonte
artificiale di
- luce; e tuttavia si diffondeva ovunque un fiotto di raggi
intensissimi
- che immergevano il tutto in uno splendore abbagliante
e spettrale.
-
- Gia' ho accennato a quello stato morboso del nervo auricolare
che
- rendeva intollerabile al paziente ogni specie di musica,
a eccezione di
- alcuni effetti di strumenti a corda. Erano forse questi
confini
- ristrettissimi entro i quali egli si rinchiudeva, limitandosi
al solo
- uso della chitarra, a dare origine in gran parte al carattere
fantastico
- delle sue esecuzioni. Non era pero' possibile spiegare
in tal modo la
- fervida FACILITA' dei suoi IMPROVVISI. Questi devono
essere stati, ed
- erano in realta', nelle note, come pure nelle parole
delle sue vagabonde
- fantasie (poiche' non di rado egli si accompagnava con
improvvisazioni
- verbali rimate), il risultato di quella padronanza intensa
di se' e di
- quella concentrazione mentale cui gia' ho alluso e che
e' osservabile
- soltanto in alcuni particolari momenti, allorche' l'eccitamento
- artificiale raggiunge il suo colmo. Sono riuscito a ricordare
facilmente
- le parole di una di queste rapsodie. Forse ne fui tanto
piu' fortemente
- impressionato perche' mentre egli me le recitava, nella
corrente
- sotterranea o mistica del suo significato, mi parve di
notare, e per la
- prima volta, una piena consapevolezza da parte di Usher
del vacillare
- della sua ragione. Questi versi, che egli aveva intitolati
"Il palazzo
- incantato", correvano pressapoco cosi':
-
- Nella piu' verde delle nostre valli,
- da buoni angeli visitata,
- un tempo un bello e solenne palazzo,
- radioso palazzo, ergeva la sua fronte.
- Nel regno del monarca Pensiero
- esso si ergeva! Mai serafino levo' le ali
- su struttura piu' bella.
-
- Stendardi gialli, di gloria e d'oro,
- sul suo tetto sventolavano e garrivano
- (cio', tutto cio', accadeva negli antichi,
- antichissimi tempi lontani),
- e ogni dolce brezza che indugiava,
- in quel dolce giorno,
- lungo i contrafforti piumati e pallidi,
- un odore alato disperdeva.
-
- Visitatori di quella valle felice
- attraverso due luminose finestre videro
- spiriti muoversi musicalmente,
- all'intonato ritmo di un liuto,
- intorno a un trono, dove seduto
- (Porfirogene!)
- in pompa addicentesi alla sua gloria,
- appariva il governante del regno.
-
- E tutta di perle e di rubini scintillante
- era la stupenda porta del palazzo,
- attraverso cui giungeva fluente, fluente, fluente
- e in eterno sfavillante,
- una coorte di Echi, il cui dolce compito
- era soltanto di cantare,
- con voci di ineguale bellezza,
- l'ingegno e la saggezza del loro re.
-
- Ma creature malvage, in vesti di lutto,
- assalirono l'eccelsa dimora del monarca
- (ah, piangiamo, poiche' mai un domani
- spuntera' per lui, abbandonato!),
- e, tutt'attorno alla sua dimora, la gloria
- che sfavillava e lussureggiava
- non e' che una favola vagamente ricordata
- dell'antico tempo sotterrato.
-
- E ora i viaggiatori in quella valle,
- attraverso le finestre soffuse di rosso lucore,
- vedono vaste forme muoversi fantastiche
- al suono di una melodia discorde;
- mentre, simile a un fiume rapido e irreale,
- attraverso la pallida porta,
- una folla ripugnante si riversa precipite, senza sosta,
- e ride; ma piu' non sorride.
-
- Ricordo perfettamente che le riflessioni provocate da
questa
- ballata ci portarono lungo un corso di pensieri in cui
si manifesto'
- un'opinione di Usher che io cito non tanto per la sua
originalita'
- (poiche' altri l'hanno manifestata parimenti), quanto
per l'ostinatezza
- con cui egli l'affermava. Quest'opinione, cosi' GROSSO
MODO, verteva
- sulla sensibilita' di tutte le cose vegetali. Ma nella
sua alterata
- fantasia questo concetto aveva assunto un carattere piu'
audace,
- violando, entro determinate condizioni, il regno dell'inorganico.
Mi
- mancano le parole per esprimere appieno tutto il sincero
abbandono del
- suo convincimento. Questa sua certezza tuttavia era collegata
(come gia'
- ho accennato) alle grigie pietre della dimora dei suoi
padri. Le
- condizioni di sensibilita' erano state qui adempiute,
cosi' egli
- immaginava, dal sistema di collocamento di queste pietre,
dall'ordine
- della loro disposizione, nonche' dal modo con cui le
molte fungosita' che
- le ricoprivano si erano predisposte, e dalla posizione
degli alberi
- putrescenti che circondavano la dimora, ma soprattutto
dalla lunga
- indisturbata durevolezza di questa sistemazione, e dal
suo rifrangersi e
- sdoppiarsi nelle immote acque dello stagno. La prova
di cio', la prova
- della sensibilita', era rintracciabile, mi disse (e qui
mentre egli
- parlava io trasalii), nella lenta e tuttavia certa condensazione
di
- un'atmosfera propria emanante dalle acque e dalle mura.
Tale risultato
- era scopribile, soggiunse, nella silente, e tuttavia
conturbante e
- terrificante influenza che per secoli aveva plasmato
i destini della sua
- famiglia, e che aveva fatto di LUI quello che io ora
vedevo, quello che
- egli era. Opinioni come queste non hanno bisogno di commento,
ne' io ne
- tentero' alcuno.
-
- I nostri libri, libri che da anni costituivano non piccola
parte
- dell'esistenza mentale dell'invalido, erano, come' facile
supporre, in
- stretto rapporto con questo elemento fantastico. Insieme
consultavamo
- opere quali la "Vervet et Chartreuse" di Gresset,
"Belfagor" di
- Machiavelli; il "Cielo e inferno" di Swedenborg;
il "Viaggio sotterraneo
- di Nicholas Klimm" di Holberg; la "Chiromanzia"
di Robert Flud, Jean
- d'Indagine e de la Chambre; il "Viaggio nella distanza
azzurra" di
- Tieck; e "La citta' del sole" di Campanella.
Il nostro volume preferito
- era una piccola edizione in ottavo del "Directorium
Inquisitorium", del
- domenicano Eymeric de Gironne; e vi erano alcuni passi
di Pomponio Mela,
- intorno agli antichi satiri ed egipani africani, sui
quali Usher soleva
- riflettere, sognando, per lunghe ore. Il suo maggior
diletto consisteva
- pero' nello studio assiduo di un volume in-quarto gotico
- straordinariamente raro e curioso, il manuale cioe' di
una chiesa
- dimenticata intitolato "Vigiliae mortuorum secundum
Chorum Ecclesiae
- Maguntinae".
-
- Non potevo fare a meno di meditare ripetutamente sui
misteriosi riti
- descritti in quest'opera e sui loro probabili influssi
- sull'ipocondriaco, allorche' una sera, dopo avermi annunciato
bruscamente
- che lady Madeline piu' non viveva, mi dichiaro' la sua
intenzione di
- conservarne il cadavere per un periodo di quindici giorni
(prima
- dell'inumazione definitiva) in una delle numerose cripte
che si aprivano
- sotto i muri maestri dell'edificio. La ragione naturale
che egli mi
- diede di questo suo singolare modo di agire era tale
ch'io non mi sentii
- in grado di discuterla. Egli era stato spinto a questa
decisione (cosi'
- mi spiego') in considerazione del carattere insolito
della malattia che
- aveva minato l'esistenza di sua sorella, nonche' di alcune
indiscrete e
- impazienti richieste da parte dei medici, e infine in
considerazione
- della posizione lontana e scomoda in cui si trovava il
luogo di
- sepoltura avito. Non neghero' che rammentandomi l'aspetto
sinistro del
- personaggio da me incontrato sulle scale il giorno del
mio arrivo alla
- casa, non provai alcun desiderio di controbattere quella
che consideravo
- una precauzione tutt'al piu' innocua, e per nulla affatto
innaturale.
-
- Su richiesta di Usher lo aiutai personalmente a predisporre
ogni cosa
- per quella tumulazione temporanea. Dopo aver posato il
corpo nella bara
- lo trasportammo noi due soli sino al luogo del suo riposo.
La cripta in
- cui lo riponemmo (e che era rimasta chiusa talmente a
lungo che le
- nostre torce, semisoffocate in quell'atmosfera opprimente,
ci concessero
- ben poca possibilita' di fare indagini) era piccola,
umida, totalmente
- sprovvista di aperture che permettessero ammissioni di
luce, essendo
- scavata a grande profondita' proprio sotto quella parte
dell'edificio in
- cui si trovava la mia stanza da letto personale. Doveva
essere
- probabilmente servita, negli antichi tempi feudali, agli
oscuri e biechi
- scopi cui sono destinate le prigioni sotterranee, e in
epoca piu'
- recente doveva essere stata usata come deposito di polveri,
o di qualche
- altra sostanza ad alto potere combustibile, poiche' un
tratto del
- pavimento della cripta, e tutta la parte interna di un
lungo passaggio
- coperto attraverso il quale si raggiungeva la cripta
stessa, erano
- accuratamente ricoperti di lamine di rame. Anche la porta,
in ferro
- massiccio, era stata parimenti protetta. Il suo peso
immenso faceva si'
- che ogniqualvolta essa si muoveva sui cardini si udiva
un suono
- raschiante, insolitamente aspro.
-
- Dopo aver posato su alcuni trespoli il nostro funebre
carico, affidandolo
- a quel luogo di orrore, scostammo parzialmente il coperchio
non ancora
- avvitato della bara e ci fermammo a contemplare il volto
della morta. In
- quel momento, per la prima volta, la mia attenzione fu
attratta dalla
- somiglianza sorprendente che esisteva tra il fratello
e la sorella, e
- Usher, indovinando forse il mio pensiero, borbotto' alcune
parole dalle
- quali compresi che lui e la morta erano stati gemelli,
e che tra essi
- erano sempre esistiti legami di affinita' di natura difficilmente
- comprensibile. I nostri sguardi pero' non si soffermarono
a lungo sulla
- defunta, che non potevamo fissare senza un arcano timore.
La malattia
- che aveva condotto alla tomba la dama nel fiore della
giovinezza aveva
- lasciato, come accade di solito in tutti i disturbi gravi
di carattere
- tipicamente catalettico, la beffa di un debole rossore
sul seno e sul
- volto, e quel sorriso misteriosamente indugiante sul
labbro che e' cosi'
- terribile nella morte. Richiudemmo il coperchio e lo
avvitammo, e dopo
- aver chiuso a chiave la porta di ferro risalimmo faticosamente
verso gli
- appartamenti poco meno tetri della parte superiore della
casa.
-
- E ora che erano trascorsi alcuni giorni di amaro dolore,
subentro' nel
- disordine mentale del mio amico un mutamento sensibile.
I suoi modi
- soliti erano scomparsi: le sue occupazioni ordinarie
trascurate o
- dimenticate. Errava di stanza in stanza con passo affrettato,
ineguale,
- senza una meta. Il pallore del suo volto aveva assunto
se possibile una
- sfumatura ancora piu' spettrale, ma la luminosita' del
suo sguardo si
- era completamente spenta. Non avevo piu' inteso l'asprezza
cava che di
- quando in quando assumeva la sua voce, ma adesso le sue
parole erano
- abitualmente caratterizzate da un tremolio vibrante,
come se egli vivesse
- di continuo in uno stato di terrore estremo. Vi erano
momenti, in
- verita', in cui io pensavo che la sua mente senza posa
agitata, fosse
- travagliata da qualche segreto divorante, e che egli
lottasse con se
- stesso per trovare il coraggio necessario a rivelarlo.
A volte invece
- ero costretto ad addossare ogni cosa alle inesplicabili
divagazioni della
- pazzia, poiche' lo sorprendevo a fissare nel vuoto per
lunghe ore, in
- atteggiamento di attenzione profondissima, come se ascoltasse
qualche
- suono immaginario. Non e' da stupire se questo suo stato
terrorizzasse e
- contagiasse anche me. Mi sentivo invadere per gradi lenti
ma sicuri, dei
- forsennati influssi delle sue fantastiche e tuttavia
ossessionanti
- superstizioni.
-
- Fu soprattutto nel ritirarmi per la notte, la sera del
settimo ed ottavo
- giorno dopo la deposizione nella cripta di lady Madeline,
che io
- sperimentai tutta la violenza di tali sensazioni. Il
sonno non giunse
- sino al mio letto, mentre le ore andavano dileguandosi,
lente e inutili.
- Cercavo di combattere l'inquietudine nervosa che si era
impadronita di
- me. Mi sforzavo di pensare che buona parte del mio stato
d'animo era
- dovuto all'influsso deprimente del tetro mobilio che
arredava la stanza,
- ai panneggi cupi e gualciti i quali ondeggiavano bizzarramente
contro le
- pareti, torturati dal fiato impetuoso di un temporale
prossimo,
- frusciando inquieti intorno alle decorazioni del letto.
Ma i miei
- tentativi erano vani. A poco a poco tutto il mio essere
fu pervaso da un
- tremito incontenibile e alla fine un vero e proprio incubo
gravo' sul
- mio cuore terrorizzandomi senza ragione. Riuscii a scuotermelo
di dosso
- gemendo e dibattendomi strenuamente, mi rizzai a sedere
sui cuscini, e
- appuntando ansiosamente lo sguardo nelle fitte tenebre
che avvolgevano
- la stanza tesi l'orecchio (non so per quale ragione,
se non forse perche'
- ne fui suggerito da un impulso istintivo) a misteriosi
rumori sommessi,
- indefiniti, che giungevano a lunghi intervalli, tra le
pause
- dell'uragano, non sapevo da dove. Sopraffatto da un disperato
senso di
- orrore, inspiegabile e tuttavia intollerabile, mi rivestii
- precipitosamente (poiche' capivo che per quella notte
non avrei piu'
- potuto dormire) e tentai con tutte le mie forze di strapparmi
allo stato
- pietoso in cui ero caduto, mettendomi a passeggiare rapidamente
innanzi
- e indietro per la stanza.
-
- Mi aggiravo cosi' da pochi istanti, allorche' un passo
leggero sulla
- scala vicina attrasse la mia attenzione. Lo riconobbi
quasi subito per il
- passo di Usher. Un istante dopo egli bussava con tocco
discreto alla mia
- porta ed entrava reggendo una lampada. Il suo aspetto
era come al solito
- cadavericamente esangue, ma adesso leggevo nei suoi occhi
come una folle
- ilarita', e vi era evidentemente in tutto il suo comportamento
come una
- contenuta ISTERIA. I suoi modi mi atterrirono; ma tutto
era preferibile
- alla solitudine che avevo sino a quel momento sopportata
e anzi accolsi
- la sua presenza con un sospiro di sollievo.
-
- - E tu non l'hai veduto? - mi chiese bruscamente dopo
essersi guardato
- attorno per alcuni attimi in silenzio. - E tu non l'hai
veduto
- dunque?... Ma, aspetta! Lo vedrai. - Cosi' dicendo e
dopo avere
- accuratamente schermata la lampada si avvicino' a uno
dei finestroni e
- lo spalanco' completamente alla tempesta.
-
- La furia impetuosa dell'uragano irrompente per poco non
ci sollevo' da
- terra. Era in verita' una notte tempestosa e pure paurosamente
bella, e
- di una misteriosa stranezza nel suo affascinante terrore.
Evidentemente
- doveva essersi raccolto in tutta la sua forza, nei dintorni,
un turbine,
- poiche' il vento subiva frequenti e violenti mutamenti
di direzione, e
- l'estrema densita' delle nubi (che pendevano tanto basse
da premere
- addirittura contro le torri stesse della casa) non ci
impediva di
- scorgere la velocita' pazzesca con la quale accorrevano
da ogni punto
- per cozzare le une contro le altre, senza mai disperdersi
in lontananza.
- Ripeto che nemmeno la loro straordinaria densita' ci
impediva di notare
- questo, benche' non ci fosse possibile scorgere ne' la
luna ne' le
- stelle, ne' vi fosse alcun guizzo di folgore a illuminare
la scena.
- Tuttavia le superfici inferiori di quella massa enorme
di vapori
- in tumulto, come pure tutti gli oggetti terrestri che
immediatamente ci
- circondavano, risplendevano di una luce innaturale per
una esalazione
- gassosa, vagamente luminescente eppur distintamente visibile,
che
- avvolgeva e avviluppava la dimora come un fosforescente
sudario.
-
- - Tu non devi... bisogna assolutamente che tu non veda
questo! - dissi
- rabbrividendo a Usher mentre lo riconducevo con dolce
violenza dalla
- finestra a un sedile. - Queste apparizioni che ti sconvolgono
non sono
- che fenomeni elettrici tutt'altro che rari, a meno che
non abbiano la
- loro paurosa origine nei miasmi fetidi dello stagno.
Richiudiamo la
- finestra; l'aria e' fredda e pericolosa per la tua salute:
Ecco qui uno
- dei tuoi libri favoriti. Io leggero', e tu rimarrai ad
ascoltarmi; e
- cosi' potremo superare insieme questa notte spaventosa.
-
- L'antico volume che io avevo intanto preso in mano era
il "Mad Trist" di
- sir Launcelot Canning, ma io lo avevo definito il preferito
di Usher
- piu' in un attimo di scherzosa malinconia che con intenzione
seria;
- poiche' in realta' vi era ben poco nel suo andamento
prolisso,
- anti-immaginativo e grottesco che potesse produrre un
vero e proprio
- interesse sull'animo altamente idealistico e spirituale
del mio amico.
- D'altronde era il solo libro che avessi immediatamente
a portata di
- mano, e mi cullavo nella vaga speranza che l'agitazione
che attualmente
- torturava l'ipocondriaco potesse trovare sollievo persino
in quel
- paradosso di follia che mi accingevo a leggere (poiche'
la cronaca dei
- disordini mentali e' piena di anomalie siffatte). Se
avessi potuto
- infatti giudicare dall'apparenza di eccessiva e ipertesa
vivacita' con
- la quale ascoltava, o pareva ascoltare, le parole del
racconto, mi sarei
- ben potuto congratulare con me stesso della riuscita
del mio tentativo.
-
- Ero giunto a quel noto brano della vicenda in cui Ethelred,
l'eroe del
- "Trist", dopo aver tentato invano di essere
ammesso pacificamente
- nell'abitazione dell'eremita, si accinge a entrarvi a
viva forza. Qui,
- si rammentera', le parole del racconto sono queste: "Ed
Ethelred, che era
- di natura di valoroso cuore, e si sentiva ora piu' che
mai vigoroso,
- causa la potenza del vino che egli aveva bevuto, non
attese di
- parlamentare oltre con l'eremita, il quale invero era
di una natura
- maligna e ostinata, ma sentendo la pioggia cadergli sulle
spalle e
- temendo lo scatenarsi della tempesta, sollevo' alta la
sua mazza e a
- suon di colpi si apri' rapidamente una breccia sulle
assi dell'uscio per
- farvi passare la sua mano guantata di ferro; ed ecco
che tirando con
- questa energicamente spezzo' e lacero' e divelse ogni
cosa sinche' il
- rumore del legno secco e cavo rimbombo' e si ripercosse
per tutta la
- foresta".
-
- Al termine di questa frase sussultai e tacqui per un
istante, poiche' mi
- sembro' (pur concludendo immediatamente che la mia fantasia
eccitata mi
- aveva ingannato), mi sembro', dico, che da un punto imprecisato
e
- lontanissimo della dimora mi giungesse vagamente alle
orecchie quella
- che sarebbe potuta essere, in modo esattamente affine,
l'eco (pur
- soffocata e sorda) proprio del rumore cricchiante e lacerante
tanto
- minuziosamente descritto da sir Launcelot. Fu senza dubbio
questa
- semplice coincidenza ad attrarre la mia attenzione, poiche'
tra lo
- sbatacchiare delle intelaiature delle finestre e i soliti
rumori confusi
- del temporale vieppiu' aumentati, questo rumore di per
se stesso non
- aveva certamente nulla che altrimenti potesse interessarmi
o turbarmi.
-
- Proseguii nella lettura:
-
- "Ma il prode campione Ethelred nell'entrare di la'
dalla soglia si
- adiro' e si stupi' di non scorgere alcun segno del maligno
eremita; ma
- invece di costui un drago di aspetto squamoso e prodigioso,
dalla lingua
- di fiamma, che sedeva a guardia di un palazzo d'oro dal
pavimento
- d'argento; e sul muro era appeso uno scudo di scintillante
bronzo adorno
- del seguente motto:
-
- Colui che quivi entra, conquistatore e' stato;
- chi il drago uccide lo scudo otterra'.
-
- "Ed Ethelred sollevo' la sua mazza e colpi' al capo
il drago che cadde ai
- suoi piedi esalando il suo fiato pestilenziale con un
urlo cosi' orrido
- e aspro e al tempo stesso cosi' penetrante, che Ethelred
fu costretto a
- turarsi le orecchie con le mani contro quello spaventoso
rumore di cui
- mai aveva inteso prima l'uguale"
-
- Qui mi fermai di nuovo bruscamente, e adesso con un senso
di smarrito
- stupore, poiche' non vi era dubbio (per quanto da che
direzione
- provenisse mi era impossibile dire) che in quel preciso
istante anch'io
- sentivo inequivocabilmente un rumore sommesso e apparentemente
lontano,
- ma aspro, prolungato, raschiante e forse stranamente
urlante: l'esatta
- riproduzione insomma di quello che gia' la mia fantasia
aveva evocato
- come l'urlo innaturale del drago qual era descritto dal
novellatore.
-
- Per quanto sgomentato di questa seconda e veramente straordinaria
- coincidenza, nonche' da mille sensazioni contrarie e
contrastanti, in
- cui predominava una meraviglia e un terrore estremi,
conservai tuttavia
- sufficiente presenza di spirito per evitare di acuire
con una mia
- qualsiasi osservazione lo stato di ipersensibilita' nervosa
del mio
- compagno. Non ero affatto certo che egli avesse notato
questi rumori,
- sebbene una strana alterazione fosse in quegli ultimi
pochi minuti
- avvenuta in tutto il suo aspetto. Da una positura iniziale
che lo aveva
- tenuto di fronte a me, egli aveva a poco a poco mosso
la sua seggiola in
- modo da sedere con la faccia rivolta all'uscio della
stanza, dimodoche'
- io non potevo scorgere i suoi lineamenti che in parte,
benche' vedessi
- che le sue labbra tremavano come se egli mormorasse qualcosa
- intelligibilmente. Aveva lasciato ricadere la testa sul
petto; ma capivo
- che non dormiva dal suo occhio spalancato, in una fissita'
quasi rigida,
- di cui potevo cogliere una visione fuggevole di profilo.
Anche il
- movimento del suo corpo era in contrasto con questa eventualita',
- poiche' si dondolava innanzi e indietro con un'oscillazione
live ma al
- tempo stesso costante e uniforme. Dopo aver notato rapidamente
tutto
- cio', ripresi la lettura del racconto di sir Launcelot,
che cosi'
- procedeva:
-
- "E ora il campione sfuggito alla terribile furia
del drago e pensando
- allo scudo di bronzo e alla rottura dell'incantesimo
che incombeva su di
- esso, scosto' dal suo cammino la carogna del mostro e
avanzo'
- valorosamente sul pavimento argenteo del castello verso
il punto in cui lo
- scudo pendeva dalla parete, ed esso in verita' non attese
il suo giungere,
- ma cadde ai suoi piedi sul pavimento d'argento, con un
fragore possente,
- spaventosamente rimbombante".
-
- Le mie labbra avevano appena proferito queste ultime
sillabe, che (come
- se uno scudo di bronzo fosse veramente caduto in quel
medesimo istante
- con improvviso fragore sul pavimento d'argento) io avvertii
una
- vibrazione distinta, cava, metallica, squillante, benche'
apparentemente
- soffocata. Incapace di dominare piu' a lungo i miei nervi,
balzai in
- piedi, ma il moto misurato oscillante di Usher prosegui'
imperturbato.
- Accorsi alla seggiola in cui sedeva. Aveva gli occhi
fissi dinanzi a se'
- e da tutto il suo aspetto emanava una rigidita' petrigna.
Ma non appena
- gli ebbi posato una mano sulla spalla sentii l'intero
suo corpo vibrare
- di un brivido intenso; un sorriso malsano gli aleggio'
sulle labbra e io
- vidi che egli mormorava sommessamente, frettolosamente,
parole
- sconnesse, quasi fosse totalmente ignaro della mia presenza.
Mi chinai su
- di lui e alla fine compresi il pauroso significato delle
sue parole.
-
- - Non l'ho udito? Certo che l'ho udito. E LO ODO ANCORA.
Da tanto...
- tanto... tanto... da molti minuti, da molte ore, da molti
giorni, io lo
- odo, e tuttavia non ho osato... oh, pieta' di me, miserabile
sciagurato
- che sono! Non osavo... NON OSAVO PARLARE! L'ABBIAMO CALATA
NELLA TOMBA
- VIVA! Non ti dicevo che i miei sensi sono acutissimi?
Ebbene ti dico
- ADESSO che io ho inteso persino i suoi primi deboli movimenti
nella
- cavita' del sarcofago. Li ho avvertiti... molti, molti
giorni fa... e
- tuttavia non osavo... NON OSAVO PARLARE! Ed ecco che...
stanotte...
- Ethelred... ah! ah! L'abbattersi dell'uscio dell'eremita,
e l'urlo di
- morte del drago, e il clangore dello scudo!... Vuoi dire
piuttosto
- l'infrangersi della sua bara, il suono stridente dei
cardini di ferro
- della sua prigione, il suo dibattersi entro l'arcata
foderata di rame
- della cripta! Oh, dove fuggiro'? Non sara' ella qui tra
poco? Non sta
- forse affrettandosi per rimproverarmi la mia precipitazione?
Forse che
- non ho inteso il suo passo sulle scale? Non distinguo
forse lo
- spaventoso pesante battito del suo cuore? PAZZO! -
-
- A questo punto balzo' in piedi come una furia e urlo'
queste parole come
- se nello sforzo esalasse tutta la sua anima: - PAZZO!
TI DICO CHE ELLA
- STA ORA IN PIEDI FUORI DELL'USCIO!
-
- Quasi che la sovrumana energia della sua voce contenesse
la potenza
- evocatrice di un incantesimo, gli enormi antichi pannelli
che egli
- additava, dischiusero lentamente, in quel medesimo istante,
le loro
- poderose nere fauci. Fu senza dubbio l'opera dell'uragano
infuriante; ma
- ecco che fuor di quell'uscio SI ERGEVA VERAMENTE l'alta
ammantata figura
- di lady Madeline di Usher. Il suo bianco sudario era
macchiato di
- sangue, e su tutto il suo corpo emaciato apparivano evidenti
i segni di
- una disperata lotta. Per un attimo ella rimase tremante,
vacillante sulla
- soglia, poi con un gemito sommesso e prolungato cadde
pesantemente sul
- corpo del proprio fratello e nei suoi violenti e ormai
supremi spasimi
- agonici lo butto' al suolo cadavere, vittima dei giustificati
terrori che
- lo avevano agitato.
-
- Da quella camera e da quella casa io fuggii inorridito.
L'uragano
- infuriava ancora in tutta la sua collera mentre io attraversavo
l'antico
- sentiero selciato. A un tratto rifulse sul viottolo una
luce abbagliante
- e io mi volsi a guardare donde poteva provenire un cosi'
insolito
- fulgore, poiche' dietro di me avevo soltanto l'immensa
casa e le sue
- ombre. Il chiarore proveniva dalla luna calante, al suo
colmo,
- sanguigna, che ora splendeva vividamente attraverso l'unica
fessura
- appena discernibile di cui ho gia' parlato e che si stendeva
dal tetto
- dell'edificio in direzione irregolare, serpeggiante,
sino alla sua base.
- Mentre guardavo, questa fessura rapidamente si allargo',
il turbine di
- vento infurio' in un supremo anelito, tutta l'orbita
del satellite si
- rivelo' improvvisa alla mia vista, il mio cervello vacillo',
mentre i
- miei occhi vedevano le possenti mura spalancarsi, s'intese
un lungo
- tumultuante urlante rumore simile al frastuono di mille
acque, e il
- profondo stagno ai miei piedi si chiuse cupo e silenzioso
sui resti
- della "Casa degli Usher".
-
Fine