(P29) LA RIVOLUZIONE EUROPEA 1848
GLI
SVILUPPI IN ITALIA NEL 1848
La rivoluzione europea del 1848
Una grave crisi dell'agricoltura e dell'industria fece precipitare nel 1848 la situazione politica europea.
L'ondata rivoluzionaria investi' nel febbraio del '48 la Francia, dove al governo sempre piu' reazionario di Luigi Filippo, repubblicani e democratici risposero cacciando il re e costituendo un governo provvisorio, presieduto dal poeta Lamartine, al quale parteciparono anche i socialisti, tra cui Louis Blanc.L'assemblea eletta a suffragio universale per dare alla Francia una costituzione repubblicana risulto' composta in maggioranza di moderati e conservatori; il proletariato, deluso nelle sue speranze, reagi' con l'insurrezione, che tuttavia venne soffocata nel sangue, dalle truppe regolari del generale Cavaignac. In dicembre Luigi Napoleone Bonaparte fu eletto presidente della repubblica.
Nell'impero asburgico le rivendicazioni ebbero carattere liberale e nazionale: oltre alle riforme e alla costituzione si chiedeva da parte dei popoli soggetti una maggiore autonomia dal governo austriaco. In marzo scoppiarono tumulti a Vienna e Metternich fu costretto ad abbandonare l'incarico. Contemporaneamente a Praga e a Budapest si costituirono governi provvisori. Nonostante le promesse iniziali della monarchia austriaca, le insurrezioni di Vienna e di Praga furono rapidamente domate e anche in Ungheria, malgrado l'eroica resistenza dei patrioti, venne ristabilito l'ordine con l'aiuto dello zar di Russia (agosto 1849).
Nela confederazione germanica, dove in quegli anni si era andata affermando la potenza della Prussia, scoppiarono nel marzo del '48 in vari Stati numerose insurrezioni che costrinsero i principi a concedere riforme e a indire un'assemblea di rappresentanti di tutti gli Stati per elaborare una nuova costituzione. L'assemblea si riuni' a Francoforte e decise di dar vita a una nuova Confederazione germanica, di cui fu offerta la corona al re di Prussia. Ma questi, temendo l'ostilita' dell'Austria, esclusa dalla Confederazione, rifiuto' l'offerta e fece sciogliere l'Assemblea.
Gli sviluppi del 1848 in Italia
Se la prima scintilla delle rivoluzioni avutesi in Europa nel '48 era stata l'insurrezione di Palermo, gli avvenimenti di Parigi, Vienna, Praga e Budapest ebbero a loro volta profonde ripercussioni nella penisola italiana.
Per prima si sollevo' Venezia (17 marzo); poi Milano (18-22 marzo) che costrinse Radetzky a ritirarsi verso le fortezze del quadrilatero. Contemporaneamente insorgevano altre citta' della Lombardia e del Veneto. In Piemonte, Carlo Alberto, sollecitato dai moderati milanesi ad intervenire, il 23 marzo dichiaro' guerra all'Austria, giungendo a Milano quando ormai gli Austriaci l'avevano abbandonata. L'inseguimento di Radetzky procedette lentamente anche perche' Carlo Alberto, durante l'intero corso della guerra, si preoccupo' di ottenere consensi fra i moderati, sollecitando l'annessione delle terre liberate al Piemonte, anziche' condurre con fermezza le operazioni.
Nel frattempo, a Napoli, Firenze e Roma le manifestazioni dei patrioti alla dichiarazione di guerra di Carlo Alberto indussero i sovrani a inviare truppe regolari in appoggio a quelle piemontesi. Ma l'atteggiamento di Carlo Alberto e la prospettiva di un ingrandimento del Piemonte dispiacquero ben presto ai sovrani i quali tra la fine d'aprile e il maggio richiamarono le truppe. A combattere a fianco del Piemonte rimasero i volontari, assai malvisti da Carlo Alberto, e i regolari che disobbedirono agli ordini (fra cui Guglielmo Pepe).
Dopo alcuni successi iniziali le truppe piemontesi posero l'assedio a Peschiera con l'intento di passare a Verona e di stanarne Radetzky. Questi, passato a Mantova, tento' di sorprendere alle spalle i Piemontesi, ma fu sconfitto a Goito (30 maggio 1848). Lo stesso giorno Peschiera austriaca si arrendeva.
Mentre i soldati acclamavano Carlo Alberto re d'Italia, Milano, Parma, Modena e poi Venezia votavano l'annessione al Piemonte. L'entusiasmo fu breve: nel giro di tre settimane Radetzky riconquistava tutte le citta' venete tranne Venezia e, battuto Carlo Alberto a Custoza (25 luglio), si apprestava ad attaccare Milano, quando si vide consegnare dal re la citta' tra l'indignazione dei Lombardi. Chiuse questa prima fase della prima guerra d'indipendenza l'armistizio Salasco (9 agosto).
Venuta meno la fiducia nel re di Savoia, ai democratici non restava che puntare sull'entusiasmo e l'azione del popolo. Cosi' mentre Venezia, che non aveva accettato l'armistizio, tornava repubblica e si batteva contro gli Austriaci, in Toscana e a Roma sorsero nel febbraio '49 governi provvisori retti da democratici. In Piemonte le pressioni dei democratici indussero il re a riprendere la guerra, che tuttavia nel giro di tre giorni si concluse con la disfatta di Novara (23 marzo '49), cui segui' l'abdicazione di Carlo Alberto e la firma dell'armistizio di Vignale tra il nuovo re Vittorio Emanuele II e Radetzky.
In Toscana, fallito il tentativo democratico, Leopoldo II riprese la sua politica reazionaria.
Restavano in armi Roma e Venezia. Verso Roma, in aiuto di Pio IX, rifugiatosi sin da novembre '48 a Gaeta, mossero Ferdinando di Napoli. Austria, Spagna, la Francia di Luigi Napoleone. I volontari accorsi da ogni parte a salvare il governo democratico, primo fra tutti Garibaldi, contesero a palmo a palmo la citta' agli invasori. Tutto fu inutile: il primo luglio Roma si arrendeva.
In agosto cadeva fiaccata dal colera e costretta alla fame, la gloriosa repubblica di Venezia.
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