STORIA DELLA RUSSIA
9.
Vichinghi e Slavi s’incontrano |
10.
Il ruolo degli ebrei |
9. Vichinghi e Slavi s’incontrano
La CTP per l’anno l’850 d.C. elenca le genti seguenti, da nord a sud della Pianura Russa, che il cronista monaco chiama popoli fratelli.
Intorno al lago Ilmen e al Peipus ci sono gli Slaveni (che si confrontano con balti ad ovest e finni più a nord), un po’ più a sud di Pskov troviamo i Poloziani (di Polozk), intorno a Smolensk ci sono i Krivici, intorno alle sorgenti del Volga (zona dell’altura del Valdai) i Vjatici (che si confrontano coi finni Mordvini e dicono di avere come antenati i Ljachi ovvero gli antenati dei Polacchi di oggi), ma soprattutto sono gli ultimi slavi al confine coi territori bulgari. Nella zona di Kiev a nord ci sono Dregovici, Radimici e Severiani, mentre intorno a Kiev ci sono i Dulebi, i Drevljani e i Poljani e infine, fra il Dnepr e il Danubio, Croati, Ulici e Tiverzi.
Ho addirittura trovato informazioni sulle origini di molti dei gruppi slavi immigrati nella Pianura Russa, e voglio riportarne qualcuna, più notevole delle altre, proprio perché serva a conferma del discorso fatto finora.
• Gli Slaveni di Novgorod denunciano la loro provenienza dalla zona del Danubio (lo conferma la CTP), dove ancora oggi abitano Slavoni, Sloveni e Slovacchi e inoltre, se l’interpretazione di B.A. Rybakov è esatta, il loro etnonimo significa proprio Vendi Contadini (s’lo + veni = Veni - o Vendi - che abitano villaggi), visto che i Vendi (o Venedi) sono un popolo slavo dei Laghi, diventato famoso come pirati nella zona dell’attuale Lettonia e Estonia verso il XIII sec.
• Lungo il Meno troviamo tracce dei Krivici come Slavi deportati da Carlomagno dove si trovano (H. G. Haasis) antichi nomi di cittadine tedesche come Crivez, Kreybiz etc. che risalgono allo slavo kryvii ossia curvo, che può esser benissimo riportato all’etnonimo (nome di popolo) in questione.
• Al tempo di Leone VI si sa dell’esistenza in Macedonia di un episcopato di Dragubitia (879) e c’è menzione in Tracia dell’esistenza di Smoleani e Dragubiti. Questi etnonimi sono da rapportare ai Dregovici e ai Krivici di Smolensk, notando comunque che Dregovici significa sicuramente abitanti delle paludi (dragva è la palude) e Smolensk significa luogo della raccolta della pece (smolà).
• I Vjatici e i Radimici (praticamente quelli migrati per primi, visto che occupano la zona più orientale della Pianura Russa) sono detti dalla CTP di origine polacca e prendono il nome, secondo la tradizione, da due fratelli, Vjatko e Radim. E’ più verosimile che Vjatici significhi “figli dei Vendi” in cui Vjat- è la radice slavo-orientale per Vendi e il suffisso –ic’ serve ad indicare la filiazione. Ed è logico che sia così, se provengono dal bacino inferiore dell’Elba.
• I Drevljani sono o i foresticoli o molto più logicamente “gli esportatori di legno” (drevo è il legno o l’albero).
• I Dulebi, secondo la CTP (confermato da Ma’sudi, scrittore arabo del X sec., nella sua opera Prati Dorati), erano addirittura la popolazione dominante nella zona dei Carpazi/Bug Occidentale già nel VI sec. e forse sono identici ai Doudlebi, presenti sulla riva sinistra dell’Elba alla stessa epoca.
E’ bene subito chiarire che quando troviamo dei nomi delle popolazioni slave, come sopra, non significa assolutamente che questa gente si chiamasse o si identificasse con tali nomi poiché non c’era ancora un’autocoscienza etnica così marcata in gente in migrazione che non avevano ancora uno stato che le unisse. Queste sono solo denominazioni date “dall’esterno”, da altri !
Gli etnonimi che di solito gli Slavi si davano, si richiamavano all’antenato o al luogo di partenza o al villaggio dove si viveva prima della partenza. Invece i nomi dati dai Bizantini o dai Sassoni o da altri sono sempre quelli di leghe di tribù provvisorie, più o meno imparentate fra di loro o aventi un probabile scopo da raggiungere insieme, prima di sciogliersi di nuovo.
Le evidenze archeologiche (specialmente gli scavi di Novgorod, di Borscevo vicino a Voronezh, Beseda vicino Mosca) ci fanno già dire che esistono almeno tre zone ben frequentate, rispettivamente: Novgorod-Ladoga, Kiev e vicinanze e Rjazan’ (L. Gumiljov è d’altro parere), ciò che corrisponde con quanto riportano le fonti musulmane.
Nel XI sec. quindi la mappa etnica della Terra Russa è abbastanza ben delineata e, come si rileva dalla CTP, è la mappa che si riferisce anche alla situazione raggiunta nell’850 d.C.
I villaggi slavi, ormai stabilmente in crescita, cominciano ad avere anche le loro trasformazioni interne e, nel gioco dell’insegnamento a coltivare, di prestare arnesi e sementi etc. una piccolissima parte della società slava comincia già a non coltivare più la terra direttamente, ma a farla coltivare da altri per proprio conto, imponendo un certo tipo di soggezione alle grandi famiglie dei villaggi.
Non nasce il grande latifondo sia perché gran parte del territorio è foresta impenetrabile, sia perché il modo di coltivare, migrante da un campo all’altro ogni 5 o 6 anni, non permette di tenere stabilmente gli stessi contadini nello stesso luogo. La nuova classe che si forma, tradizionalmente è chiamata, la classe dei bojari che diventerà dominante nel Grande Nord e specialmente a Novgorod.
Per quanto riguarda i Vichinghi abbiamo una ricca letteratura indiretta, proprio perchè i reperti archeologici e testimoniali su di loro non sono numerosi. La Cronaca Anglo-sassone, scritta verso il IX sec. d.C., documenta molto bene dei movimenti vichinghi sull’arcipelago britannico ed essa ci può servire in parallelo per conoscere ed immaginare le mosse dei Vichinghi dell’Est …
Ad esempio sappiamo che l’8 giugno 793 d.C. dei pirati venuti dal nord della Scandinavia mettono a ferro e a fuoco il Monastero di Lindisfarne in Scozia … E questa è convenzionalmente la prima notizia scritta che abbiamo sui Normanni ovvero della prima incursione degli Uomini del Nord nell’Europa cristiana !
Da quella prima apparizione in Scozia poi, i Normanni si fecero sentire sempre più spesso lungo le coste dei mari settentrionali e, siccome di solito razziavano le ricche e isolate abbazie cristiane del Mare del Nord, per fuggire subito dopo, ecco che diventarono lo spauracchio invincibile delle popolazioni dell’Atlantico. Le bande erano diverse e noi le conosciamo sotto i diversi nomi che ricevettero dai popoli che subirono le loro terribili incursioni fino alla fine del X sec. d.C.
Se ad Ovest le rapine vichinghe furono più frequenti anche per la presenza del mare che offriva comunicazioni più veloci, ad est le mosse dei vichinghi furono meno turbinose per le ragioni che abbiamo già detto.
In Spagna imperversarono nel Golfo di Biscaglia, spaventando gli Arabi di Al-Andalus che li chiamarono al-Magius ovvero i Maghi, perché visti quali incestuosi adoratori del fuoco e di altri idoli strani (assimilabili ai Magi Persiani, che secondo la tradizione visitarono la grotta di Gesù).
In Germania li soprannominarono Askmann ovvero i raccoglitori di ceneri con malcelato disprezzo riferendosi alla loro abitudine, di raccogliere ancora bottino, dopo aver dato fuoco ai villaggi già saccheggiati.
Nel Baltico orientale furono conosciuti con vari nomi, ma soprattutto si consolidò la denominazione Rhos, Ruots, Rus’ e simili che giunse fino al lontanissimo Mare d’Aral dove i Vichinghi dell’Est andavano a commerciare, col permesso dei Cazari. I Bizantini li chiamarono Varangoi (reso poi in russo con Variaghi) e li ingaggiarono spesso e volentieri come armigeri mercenari o guardie imperiali. In quanto alla nostra fonte, la CTP, dobbiamo notare una strana distinzione: I Variaghi sono chiamati rus’, mentre i Normanni (Urmany) sono nominati a parte, probabilmente la distinzione è fatta allo scopo proprio di distinguere i pirati norvegesi che razziavano il Mare del Nord (Normanni) da quelli svedesi (Variaghi) che erano gli antenati di Jaroslav, Principe di Kiev e committente della CTP …
Perciò mentre comunemente in Europa Occidentale si fissò un mito creato dai monaci latini che scrivevano nelle loro abbazie saccheggiate, dei Vichinghi pirati del nord e figli del demonio, in Europa Orientale, a parte la truculenza degli autori bizantini nel descrivere le loro abitudini barbare, i Variaghi non ebbero una fama altrettanto negativa. Addirittura, nel Nordest d’Europa, come riporta la CTP, furono addirittura chiamati per mettere pace fra i popoli in lite. E’ evidente che i cronografi russi dell’XI sec. nascondono un’altra verità che scopriremo.
Anche da questa parte d’Europa il sogno di questi popoli fu la conquista delle città del sole, della ricchezza, della civiltà raffinata etc. come Costantinopoli o Cordova o Bagdad, raggiungibili proprio attraversando la Pianura Russa.
Questo fu il mito che mantenne vivo per i Vichinghi dell’Est la spinta a venire da queste parti a tutti i costi, come traspare dalle saghe, specie islandesi.
Putroppo la realtà si rivelò più dura del previsto …
Le coste meridionali del Baltico si rivelarono un paesaggio desolato.
La Sassonia, la Slesia o il litorale baltico non hanno ancora, verso il IX sec., alcuna abbazia da saccheggiare e le uniche grandi città baltiche sono proprio quelle dei Vichinghi ! Qui ci sono solo foreste e foreste ! Eppure, non è di qui che provengono tante merci di gran valore come le pellicce ? Dove sono i centri di raccolta o i mercati di queste materie prime ? Chi fa questa raccolta ?
Le uniche persone che incontrano sono i poveri Finni che frequentano l’odierno Golfo di Finlandia, o i Sami (Lapponi) con le loro renne transumanti oppure, quando si fanno vedere, i Balti che vivono all’interno delle foreste, dove è meglio non avventurarsi per il pericolo di essere uccisi o di affondare negli acquitrini e nelle sabbie mobili.
Insomma è persino difficile prender contatto con la gente, da queste parti. Questo metodo di difesa, di ritirarsi nella foresta, tipicamente baltico, ma comune agli Slavi locali, rende i predoni svedesi ancor più spietati nei secoli IX-X. Ancora Olao Magno nella sua Storia dei Popoli del Nord che, benché scritta molti secoli dopo, parla da tradizioni svedesi che lui conosce da sempre, su questo metodo di sfuggire al contatto che regna nel Baltico. Lasciamo la parola a questo arcivescovo del XVI sec.:“I Goti e gli Svedesi (nel IX-X sec. s’intendono i Variaghi) che entrano nelle Terre dei Moscoviti spesso notano che quelli, all’approssimarsi di un temibile esercito, si rifugiano nei recessi dei boschi e dei monti (qui nella zona dei grandi laghi monti in verità non ce ne sono !), portando con sé in quelle solitudini disabitate, tutto ciò che è necessario alla vita umana, dopo aver incendiato le loro case e non lasciando al nemico che sopraggiunge nulla che si possa mangiare.”
In modo simile di fronte ai pirati variaghi, ci documenta Procopio di Cesarea:
“Non appena si sente un grido che annunci una guerra, (gli Slavi) subito raccolgono tutto il grano, lo nascondono insieme all’oro e all’argento e a qualsiasi altro oggetto prezioso in una fossa, portano le donne e i bambini in un rifugio affidabile o in un forte, ma non nel bosco, e non lasciano al nemico alcunché da sgraffignare, salvo qualche izbà di cui vogliono liberarsi.”
Sappiamo comunque che nell’808 appare per la prima volta un convoglio di pirati-mercanti provenienti dal nord lungo il Dnepr: E’ l’inaugurazione della famosa Via dai Variaghi ai Greci… Cinquant’anni dopo il re svedese Eric Edmundsson (854) intraprende una spedizione punitiva nel Baltico Orientale e “sottomette” Curoni, Esti e Finni, senza però penetrare oltre le rive del mare nelle foreste. Come mai ?
Quello che posso dire è che, verso il X sec., si sono ormai fissati alcuni itinerari commerciali frequentati dai Vichinghi svedesi e che questi itinerari evidentemente sono gelosamente custoditi da alcuni gruppi, ben conosciuti e che non permettono intrusioni estranee.
Alcune bande si sono avventurate lungo la Dvina occidentale, il fiume di Riga (in lettone Daugava), e lo hanno risalito fino alla spianata di Polozk, ma è la più rischiosa perché il fiume passa attraverso foreste scure e misteriose, anche se in una saga (Guta Saga) si dice che dall’isola di Gotland alcuni esuli svedesi si spinsero proprio lungo questa strada per giungere in Grecia. Altre bande sono discese lungo il fiume Narva e, attraversato il lago Peipus, si sono attestate chi sulla riva sinistra del lago a Izborsk e chi sulla collina di Pleskov (oggi Pskov). Le bande che hanno proseguito verso est invece, hanno risalito la Nevà (il fiume dell’odierna San Pietroburgo) e si sono attestate alla foce del fiume Volhov nel Lago Nevo (oggi Ladoga), e qui hanno eretto un forte per tenere a bada i Finni.
Qualche altro gruppo infine si è inoltrato verso nordest nella tundra, nella Terra di Bjarm (Perm) fino al punto dove s’incontrano altri finni al mercato, sul Lago Bianco …
Tutti però sono diretti a sud …
Attenzione però ! La conoscenza geografica dell’Europa da parte dei Vichinghi è limitatissima e chissà quali vie senza sbocchi percorrerebbero se non fossero accompagnati dai nativi lungo i corsi d’acqua ! Ogni tragitto dunque rimane riservato e ciascuna banda conserva finchè può il segreto di come percorrerlo e non si accettano interferenze o intrusioni di estranei, pena la morte !
Ammettiamo ora che in queste aree le bande dei Variaghi siano apparse allo stesso tempo che a Lindisfarne, in Scozia. E’ chiaro che nella Terra Russa, non avendo trovato abbazie da saccheggiare, ricche città da conquistare, i primi tentativi siano stati deludenti, tanto da convincere qualcuno di loro a non ritornarvi mai più. Solo quando la difesa contro i Vichinghi comincia ad essere in Occidente sempre più efficace, ecco che l’interesse per l’Est aumenta di nuovo (qui la difesa dei nativi è in pratica assente, l’ho detto prima) e intorno alla metà o ai principi del IX sec. le discese vichinghe verso la Terra Russa riprendono.
Coi Balti e coi Finni questi pirati agiranno solo in ragione della forza e della minaccia “a mano armata”, ma con gli Slavi come ci si comporta ?
Nel nord i Variaghi ne hanno incontrato tanti, dalle coste danesi fino al Golfo di Riga e un po’ più a sud nella zona dei Grandi Laghi. Dove poi sorgerà Novgorod, hanno incontrato la piccola élite degli Slaveni, che sono l’etnia dominante intorno al Lago Ilmen, dove questa comunità si è fatta erigere i propri palazzi e ha cominciato ad organizzare i propri possedimenti. Qui hanno i loro santuari, dedicati alle divinità che consacrano la loro posizione dominante e che … rafforzano i legami coi diversi popoli vicini, visto che li hanno associati anche nei loro culti !
Con la crescente intrusione dei Variaghi, organizzati in bande compatte, gli Slaveni dei Grandi Laghi cominciano ad essere preoccupati e a non vedere poi tanto male un’eventuale alleanza con essi: Pagando, avrebbero un esercito di guerrieri mercenari molto forti e in gamba, non solo per la difesa o per la scorta dei convogli commerciali, ma anche per eventuali azioni di conquista.
Dopo l’ingaggio si possono tranquillamente rimandare a casa loro !
Dunque, se al principio c’è preoccupazione e irritazione per la presenza dei pirati scandinavi (gli Slavi si ritireranno ogni volta che potranno di fronte alle incursioni), successivamente l’èlite slavena, temendo di perdere le proprie prerogative di dominanza e di dover rinunciare ad una parte delle ricchezze che sta accumulando, sceglierà la politica dell’alleanza con la mafia scandinava e la storia russa comincerà.
Secondo la tradizione addirittura questi pirati si erano già insediati da tempo in Terra Russa ed è già possibile determinare un territorio gestito e abitato da loro: intorno al fiume Ros (da cui il loro nome), affluente del medio Dnepr ! Sembra che qui esistesse una città, Rodnja, che il centro delle loro attività. Non sono però notizie che hanno molto riscontro …
Vediamo ora qual è la situazione politica della zona nell’anno in cui la CTP nomina per la prima volta i Variaghi. Dice la CTP:“Anno 6367 (cioè 859 d.C.). I Variaghi dal di là del mare prendevano tributo dai ciudi e dagli slavi e dai meri e da tutti i krivici. Mentre i Cazari lo ricevevano dai poliani e dai severiani e dai vjatici in monete d’argento e in pellicce per “ogni fuoco”.
La tradizione insomma ci dice che il Nord era soggetto ai Variaghi e il Sud ai Cazari. E il resto del mondo ?
Per quanto riguarda Costantinopoli possiamo dire che l’Impero comincia la sua piena rinascita dopo la morte nell’842 dell’Imperatore Teofilo e la fine dell’iconoclastia, ferma gli Arabi di Baghdad e conclude una pace nell’845.
La Cazaria è all’apogeo del suo potere, dopo le riforme del kagan Obadia, anche se il suo sistema di alleanze e di colonie comincia a scricchiolare e gli Ottoni ormai si stanno affermando come nuova forza nel bacino dell’Elba, proprio contro gli Slavi.
Il regno abbaside di Baghdad sotto il califfo al-Mutawakkil, è appena all’inizio della sua decadenza, il califfo si è fatto costruire una propria residenza a Samarra a nord proprio per non sottostare agli intrighi dei generali turchi intrufolatisi nella sua corte.
La Sicilia è occupata dagli Arabi, non così Creta che è tornata nel 843 in mani bizantine.
Al-Andalus, la Spagna arabo-berbera, è in grande sviluppo sotto Maometto I, anche se ricorda forse ancora con paura l’attacco dei Vichinghi dell’Ovest a Siviglia nell’844.
Questo è il quadro internazionale …
10. Il ruolo degli ebrei
E’ evidente inoltre che le bande variaghe ebbero dei compagni d’affari. Ci furono dei contatti e dei progetti già in incontri fatti nei mercati di novembre forse di Birka o di Haithabu, frequentati dai mediatori ebrei radaniti di Colonia o di Lione e talvolta da mercanti musulmani della Spagna.
Con gli ebrei si fecero dei piani e si impostarono delle società d’impresa, affidandosi all’attività piratesca ai Variaghi che, con l’attrazione di grandissimi guadagni, si sarebbero incaricati di far arrivare la merce sui mercati di smistamento ad esempio come Itil. Questa fu la molla che spinse i Vichinghi, svedesi specialmente, a legarsi in bande strette da un giuramento (vära) di mutuo soccorso in cui si riconosceva un capo e si collaborava obbedendo ciecamente. Il bottino conseguito, valutato e selezionato veniva trasferito e difeso, sempre da loro, fino ai mercati del sud dove li aspettavano i mediatori. Oggi definiremmo “ricettatori” questi ebrei che riciclavano roba rubata o saccheggiata con la forza, ma in effetti sia con i radaniti che con i loro correligionari Cazari, e con i Bulgari del Volga i Variaghi dovettero affrontare un commercio con regole ben precise e prefissate, diverse dal saccheggio e dalla rapina.
Ritorniamo un momento agli ebrei …
Poco sappiamo di questi cittadini del mondo nell’epoca e nell’area che c’interessano. Possiamo vedere comunque, dalla carta ricostruita dal W. Durant, che essi frequentavano dei tragitti molto particolari e che praticamente sin dal 841 d.C. avevano il monopolio del commercio carovaniero da questo lato orientale d’Europa (v. L. Gumiljov).
Il fiume Reno da Colonia in giù è ad esempio un vivaio di ebrei cosiddetti radaniti. La Provenza, a cominciare da Lione, ha una grande colonia di ebrei ai quali prima era concessa terra da coltivare, ma poi, quando questa terra era diventata tanta, siccome non era permesso agli ebrei avere schiavi cristiani e agli ebrei di avere schiavi ebrei, l’impresa agricola era stata definitivamente abbandonata e gli ebrei si erano dati al commercio e al prestito. Il prestito, quando era previsto un tasso di interesse, non era permesso però ai cristiani, mentre se un ebreo prestava ad un altro ebreo era costretto a rimettere il debito senza interessi al settimo anno, secondo la legge mosaica.
A causa di queste proibizioni e complicazioni giuridico-religiose, si era creato un complicatissimo scambio di denaro fra ebrei e cristiani che talvolta causava veramente imbarazzo nelle relazioni fra membri di religioni diverse, come erano cristiani e israeliti.
Tuttavia gli ebrei radaniti fungevano da intermediari con i loro correligionari viventi nei paesi musulmani, dove la loro libertà era molto maggiore. Nel X sec. così si era intessuta un’intensa rete comunicativa e commerciale che li portava a promuovere gli affari per tutta l’Europa e quindi, commerciare con i paesi infedeli, era possibile solo attraverso i radaniti. Gli ebrei (se li vogliamo guardare da un altro punto di vista) come mediatori, si servirono per la logistica e per i trasporti proprio … dei Vichinghi dell’Est !
Questi, non essendo ancora cristiani, non avevano limitazioni di sorta e, non facendo capo nessuno stato organizzato, erano ingaggiabili per un viaggio, e inoltre, cosa molto importante, controllavano il traffico di una delle merci più richieste e più care del mondo economico mediterraneo (Bisanzio compresa): gli schiavi ! Tutta l’economia dell’Impero Romano e degli stati che imitavano la sua organizzazione, era basato sul lavoro degli schiavi …
Gli schiavi diventarono il primo articolo venduto dai Vichinghi dell’Est: Quando altro saccheggio non era possibile infatti, questi catturavano giovani e donne e li vendevano, attraverso i mediatori radaniti ! E questa fu la fortuna dei Variaghi della zona dei laghi !
Per questi motivi è meglio tranquillamente pensare a spedizioni frequenti per i Tragitti dell’Est (questo è il nome scandinavo della zona dei laghi: Austrvegr nelle saghe islandesi), immaginare delle piccole bande che s’inoltrano nella Pianura Russa con delle “commesse d’acquisto”. Un patto del tipo: “Allora, ci si rivede ad Itil con tanti schiavi, tante pellicce etc. fra qualche settimana. Pagheremo questo e questo a tal prezzo, in pezzi d’argento etc.” doveva essere una conversazione d’affari diventata abbastanza comune a Haithabu o altro mercato del Baltico. Quando il commercio diventò regolare e lucroso i Vichinghi dell’Est cominciarono a pensare di insediarsi stabilmente nella zona dei grandi laghi.
Se si legge la saga della vita del re svedese Harald Bellachioma, ad esempio, si saprà che costui conosceva l’esistenza del Bjarmaland (Perm, nell’estremo nordest russo) e della possibilità di approvvigionarsi in quella zona di pellicce, di avorio di zanne di tricheco, e che questa e tant’altra roba veniva pagata a peso d’oro a quei tempi nel sud dell’Europa. E’ anche chiara la sua intenzione di assicurarsi che le rotte, che portano a questo paese, siano sicure e percorribili ai suoi uomini, suggerendo così che ci sono luoghi della Pianura Russa che il re svedese non riesce a controllare come vorrebbe !
Benchè il personaggio è del XI sec., la situazione doveva essere senz’altro molto più antica.
Come si fa a distinguere un vichingo pirata da un mercante ?
Non dobbiamo meravigliarci se ciò è praticamente impossibile a quei tempi, se teniamo presente che il Variago era solo una persona senza radici (spesso cacciato via dal paese perché condannato all’esilio per qualche colpa) e senza cultura, pronto a lanciarsi con anima e corpo in imprese rischiose a costo anche della vita, sua e dei suoi accoliti.
Ce lo possiamo immaginare come un vero e proprio rapinatore di oggi che prepara un colpo in banca e che nel giorno fissato lo effettua “a mano armata” con l’aiuto dei suoi complici. Una spedizione “commerciale” vichinga era proprio questo: Una rapina a mano armata !
Le bande che si formano a questo scopo in Svezia sono dette in russo druzhine e in norreno drutt e sono composte da qualche decina di uomini adulti più o meno della stessa età, rigorosamente scapoli (eccezion fatta per il capo che (cha talvolta porta con sé la moglie), poichè non sono ammesse donne nella “compagnia”. Queste bande armano una o più navi e sbarcano sulle coste alla ricerca di bottino.
Ed ecco altre testimonianze su come si muove e agisce la druzhina variaga nella Terra Russa …
Sappiamo da Ibn Rusteh e da Gardizi, scrittori e viaggiatori persiani più o meno contemporanei, che i rus’ non sanno arare o coltivare la terra e si nutrono solo di quello che i contadini vendono loro al mercato e inoltre che a gruppi di un centinaio i rus’ armati vanno dai contadini slavi e con la forza si prendono tutto quello che trovano presso le loro case.
E’ chiaro che i nostri testimoni hanno incontrato i rus’ anche nelle città della Persia e che quindi costoro viaggiano intensamente.
La via per giungere a Costantinopoli o a Baghdad attraverso i fiumi russi comunque è lunga e sicuramente possiamo immaginare che con i Variaghi ci siano “basisti” esploratori e piloti di origine locale baltica, finnica o slava, che non solo conoscono i luoghi che si attraversano, ma sanno anche parlare le lingue oltre a saper costruire barche adeguate per viaggiare lungo i fiumi. Questo infatti è uno dei talloni d’Achille dei Vichinghi dell’Est: Le loro navi da mare non sono buone per navigare lungo i fiumi ! Per questi viaggi devono per forza dipendere dalle navi che solo gli Slavi sanno fare ! E i nostri Variaghi impareranno di mala voglia che, se gli Slavi e i Balti e i Finni, subiscono le loro soperchierie, più a sud bisogna sottostare alle imposizioni dei popoli che vivono lungo le rive, se si vogliono far soldi !
A Rjazan’, città probabilmente visitata dai Variaghi già nel IX sec., ma di origini finniche (Erzhan è il nome di una tribù finnica locale, v. M. Vassmer) vi hanno un altro punto di raccolta prima di rimettersi in viaggio e entrare in territorio cazaro. Da Rjazan’ (la terza città russa ricordata dagli autori arabi col nome di Artanija e abitata dai Vjatici slavi arrivati lì, qualche secolo prima dei Variaghi), su un affluente del Volga, proseguendo più oltre si incontra Bolghar, la capitale dei Bulgari della Kama (affluente del Volga), dove i comportamenti pirateschi omai non sono più accettabili e dove bisogna allacciarsi ai convogli che vanno a Itil. Poi c’è il paese dei Burtasi e finalmente ecco Itil, la meta finale, situata un po’ più a nord della moderna Astrahan.
I rus’ si son messi in viaggio a marzo-aprile verso sud e devono ritornare prima di novembre lungo la stessa strada.
Di questi “viaggi commerciali” sono rimaste tracce nell’archeologia ben databili, anche molto vistose come i cosiddetti tesori di monete (klady in russo) seppelliti sotto un albero o vicino ad una casa (le casseforti segrete del tempo) lungo la rotta da Haithabu, Gotland e Björkö, fino alla lontanissima Tmutarakan sulla foce del Kuban, in territorio cazaro.
A ragione lo storico Toloc’ko afferma che Birka, Visby, Haithabu, (insieme a Lubecca, Melniza, Starigard, Volin, Stettino e oltre, Novgorod e Kiev) erano città comprese in un unico sistema economico (gestito dai Variaghi) che non teneva conto delle barriere etniche.
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