14 LUGLIO
1789 - LA PRESA
DELLA BASTIGLIA
(e come finì la Bastiglia? In un affare!)
Tra il 27 Giugno ed il 1 Luglio il Re aveva già richiamato 20.000 uomini delle truppe reali nella regione di Parigi, apparentemente per proteggere l'Assemblea e prevenire disordini nel resto della città.
Il giorno 11 Luglio il Re cacciò nuovamente Jacques Necker e questo fu per i Parigini un segno che il Re stava cominciando ad organizzare una non democratica risposta contro i Rivoluzionari. Gli oratori agli angoli delle strade, come Camille Desmoulins istigò i propri compatrioti a resistere.
DOMENICA 12 LUGLIO - MATTINO - CAMILLO SESMOULIN ( vedi biografie personaggi) giovane ventinovenne, corre in ogni angolo di strada, poi nei giardini di Palays Royal arringa la folla:"Cittadini! i mercenari verranno a sgozzarci, sarà un'altra "strage di San Bortolomeo"; uccidiamo la belva: quarantamila palazzi e castelli, i due quinti dei beni di Francia, saranno il premio dei vincitori!".
DOMENICA 12 LUGLIO - SERA - I parigini fanno chiudere il teatro dell'Opera. Due "paure" atterriscono la città: quella dei "briganti", che si dice in giro che stanno affluendo dalla provincia per saccheggiare la capitale; e quella dei reggimenti mercenari che circondano la città per proteggerla, ma che da un'ora all'altra potrebbero sparare sui cittadini, in difesa del dispotismo.
LUNEDI 13 LUGLIO - Una giornata di preparativi. Nella notte tutta la città è in piedi a vegliare. Dalla provincia giungono notizie di insurrezioni popolari e di imprese di briganti. Il municipio ordina la creazione di una milizia borghese: " Ciascuno presterà servizio con le armi che ha potuto procurarsi". Tutti i parigini vogliono un fucile.
A Parigi, alla porta daziaria della Conference, la folla brucia l'ufficio dei gabellieri e distrugge i registri delle tasse. Escono numerosi improvvisati giornali. Uno scrive " Circondati da soldati stranieri, ora sentiamo tutti il valore della libertà che ci si vuole togliere".
La folla si dirige a St. Lazare, dov'è il convento. E' invaso e saccheggiato, viene trovata molta farina stipata; viene prelevata e portata al mercato per venderla a un prezzo politico.
Un campanile all'imbrunire inizia a suonare a martello una campana, è quella dal suono grave, la "dolens" che normalmente viene suonata nei funerali; subito imitato da altri campanili. Per tutta la notte i lugubri rintocchi cadenzati fanno compagnia a tutta Parigi sveglia, in un lunga attesa, satura di tensione.
A Versailles l'Assemblea siede in permanenza. Non per discutere, ma perché i deputati si sentono sicuri solo dentro nell'aula della grande reggia.
Bande di Parigini assalgono negozi di armi per prepararsi a quello che ancora nessuno pensava potesse accadere, ma che invece stava già accadendo. Intanto nella notte si sparge la voce che é stato ordinato un attacco sulla città, partente dalla Bastiglia.
30.000 parigini assaltano il palazzo degli Invalidi per procurarsi armi. Portano via 20.000 fucili e 24 cannoni; l'assalto lo guida un curato di Saint Etienne, Du Mont. Ma le armi non bastano. "E allora con queste che abbiamo, andiamo a prendere le altre alla Bastiglia!"
14 LUGLIO - MATTINO . Il popolo, buona parte armato si dirige
al carcere simbolo del dispotismo reale ma che ha anche dentro la fortezza un deposito di armi.
LA BASTIGLIA, era una piccola fortezza dotata di 8 torri, fatta costruire da Carlo V, tra il 1365 ed il 1383. Come mezzo di difesa non era mai servita a niente. In quattro secoli di vita era stata assediata sette volte, da cittadini rivoltosi, e si era arresa in sei occasioni.
Dismessa come fortezza ai tempi di RICHELIEU, venne destinata ad essere una prigione: una prigione un po' speciale. Nella Bastiglia venivano rinchiusi certi personaggi, in base a speciale ordine del re (lettre de cachet), che dovevano essere fatti sparire con "discrezione", evitando processi pubblici che avrebbero potuto recare disdoro al clero, alla nobiltà ed alla corte stessa.
Per tale motivo simboleggiava l'aspetto più protervo, bieco ed incontrollato dell'assolutismo monarchico. Conquistare la Bastiglia significava, per il popolo, abbattere il simbolo della tirannia e dell'ingiustizia.
ORE 17,00 - Inizia una lotta spietata, con molti Parigini che perdono la vita nella battaglia davanti alla Bastiglia quando il governatore Launay ha dato ordine di sparare sui rivoltosi. Ma il carcere é difeso da soli trenta svizzeri e da una ottantina di invalidi, subito sopraffatti. La delusione è grande quando dentro la fortezza viene trovato l'arsenale vuoto.
La vittoria morale è però grande. Quando sono liberati i prigionieri (in verità pochi, solo 7 ai ceppi della tortura) la scena, poi riportata sulla stampa da un abile illustratore, suscita nell'immaginario collettivo una immensa emozione. Riassume l'artista con la sua opera pittorica gli orrori di quattrocento anni di arbitrio.
La folla ricorda le migliaia di perseguitati di un tempo, li associa a quelle immagini e sfoga l'odio secolare facendo a pezzi il governatore.
BABEUF (*) arringa la folla amaramente commentando "Furono i supplizi d'ogni genere, la tortura, i roghi, le forche, a darci feroci abitudini. I governanti invece di educarci, ci hanno resi così barbari perché essi lo sono. Ora raccolgono i frutti".
Alla lanterna della piazza municipio, intanto la folla impicca il consigliere di Stato Foulon: "l'affamatore della città". Qualcuno interviene per fare un regolare processo, ma la folla risponde "Quest'uomo è già giudicato".
Altri soldati sono massacrati, mentre dall'altra parte della città due ufficiali sospettati di aver fatto parte del complotto Reale ai danni dei Parigini vengono linciati; la folla ne fa scempio.ERA 14 LUGLIO 1789 !!!
La caduta della Bastiglia, ed il martirio di alcuni Parigini sacrificatisi per la libertà, fu un evento spettacolarmente simbolico, una specie di miracoloso trionfo del popolo contro il potere dei soldati Reali. Luigi XVI capitolò: non voleva che una guerra civile si svolgesse nelle strade e trasformasse la città in un campo di battaglia. A Parigi il Re stesso inaugurò il nuovo Tricolore: Bianco per i Borboni, Rosso e Blu per i Parigini (subito si fece fare un quadro, a cavallo, con in testa la coccarda tricolore.
E' la prima grande affermazione della Rivoluzione e la prima grave sconfitta della monarchia. Gli aristocratici più intransigenti, con in testa il Conte di Artois assieme ad altri nobili, presi dalla paura, cominciano a lasciare di nascosto il Paese e riparare all'estero.
LA RIVOLUZIONE E' APPENA AGLI INIZI
Ritorniamo all'assalto con altri particolari
La presa della Bastiglia. La fortezza, agli ordini del Governatore Bernard Marchese di Launay, disponeva di un effettivo di 30 guardie svizzere e 80 invalidi di guerra.
Al mattino la folla armata si accalca intorno alle mura e chiede venga abbassato il ponte levatoio e aperto l'ingresso ai cortili interni. Il Governatore Launay cerca di negoziare, fa qualche concessione e permette ai rivoltosi di occupare alcuni cortili, ma non basta. Alcuni colpi di arma da fuoco, partiti dalla folla, danno inizio ad una vera e propria battaglia che durera' quattro ore, provocando almeno un centinaio di morti fra gli insorti.
Alle ore 17,30 il Governatore, onde evitare ulteriori massacri, ordina il cessate il fuoco e propone la resa purche' sia fatta salva la vita dei suoi uomini e la sua. Accettate le condizioni, i rivoltosi invadono il forte e per prima cosa decapitano il malcapitato Launay ed issano la sua testa su di una picca, come trofeo; si dice che ad ucciderlo sia stato un certo Jourdan detto Mozza-Teste, suo ex attendente. Strano destino quello di Launay, nato e morto nello stesso posto; infatti era nato il 9/4/1740 all'interno della Bastiglia, essendo allora suo padre il precedente governatore.
Gli insorti provano qualche delusione quando, aperte le segrete, trovano solo 7 prigionieri e cioe':
- 4 falsari (di documenti, non di denaro)
- 1 pazzo (nobile rinchiuso con lettre de cachet sollecitata dai parenti)(White?)
- 1 accusato di incesto (Conte di Solages, rinchiuso con lettre de cachet richiesta dal padre)
- 1 complice (Tavernier ?) del mancato regicida Damien, contro Luigi XV.
Portati in trionfo all'Hotel de Ville, i prigionieri liberati verranno interrogati da una commissione che decidera' la loro sorte:
- i 4 falsari ed il complice di Damien finiscono in galera
- il pazzo finisce in manicomio
- il giovane incestuoso torna a casa affidato alla custodia del padre.
Durante le incontrollabili manifestazioni della folla, anche il sindaco Flesselles, che il giorno prima aveva esitato a consegnare la polvere da sparo agli insorti, viene decapitato e la sua testa portata in trionfo sulla punta di un picca.
A questo punto e' necessaria una postilla, riportata con riserva e senza garanzia di verita'. Non tutti gli storici concordano sul numero dei prigionieri liberati. Alcuni parlano di un ottavo prigioniero: un suddito del Regno di Napoli, coinvolto nell'Affare del Collier, e rinchiuso, per ordine di Luigi XVI, prima del processo.(V. 860531)
Confuso, incredulo, frastornato da eventi che non riesce a comprendere, durante il corteo trionfale verso l'Hotel de Ville, l'infelice partenopeo si infila lestamente in quel dedalo di viuzze che si affacciavano sulla Rue Saint-Antoine e fa perdere per sempre le sue traccie.
MA POI COME FINI' LA BASTIGLIA?
E' improprio dire che la Bastiglia e' stata distrutta o demolita; la Bastiglia e' stata smontata con la stessa cura ed attenzione che un orologiaio dedicherebbe ad un delicato meccanismo.
Tutto questo ad opera del cittadino PIERRE FRANCOISE PALLOY (1755-1835), imprenditore edile, che si vantava di essere uno dei Vincitori della Bastiglia per aver preso parte agli eventi del 14 Luglio.
Ricevuto l'appalto per la demolizione, Palloy si rende subito conto della straordinaria fortuna che gli e' capitata e si mette tosto al lavoro, con il metodo e la determinazione di una termite.
Attacca, inizialmente, le opere accessorie e ricupera sistematicamente tutto, sino all'ultimo chiodo; nulla va perso: infissi, serramenti, catene, chiavistelli, piombi, chiavi, serrature, ecc. e poi (qui' sta' il colpo di genio) invece di vendere il tutto come materiale di ricupero, fraziona il bottino e lo rivende, pezzo a pezzo, come "Souvenir della Rivoluzione" incamerando una straordinaria quantita' di denaro.
Successivamente aggredisce le opere murarie e smonta la fortezza, pietra su pietra. La maggior parte delle pietre viene ceduta ad altre imprese come materiale da costruzione; la maggior parte ma non tutte! Qualche centinaio di pietre, che rispettavano determinate proporzioni di altezza, larghezza e lunghezza, vengono messe a parte (altro colpo di genio) e poi affidate a scalpellini che le scolpiscono e ne ricavano tanti modelli in scala della famigerata fortezza.
Il primo modello di Bastiglia Palloy lo manda in dono al re (inedita presa per i fondelli!); molti altri (83) vengono donati alle varie autorita' dipartimentali ed ai politici, in quel momento piu' in auge; infine, quelli che restano vengono ceduti, a prezzo di affezione, a collezionisti ed estimatori di souvenirs rivoluzionari, con profitti che si possono solo immaginare.
Ma gli invidiosi sono sempre in agguato; nel 1794 viene accusato di concussione (o reato simile) ed e' costretto a ritirarsi a Sceaux con il suo patrimonio dove, per molti anni, continuera' ad elaborare progetti e scrivere memorie che nessuno prendera' mai in considerazione. L'ultima trovata sara' una specie di "bando" con il quale offre la figlia in sposa a quell'uomo di conclamate (secondo lui) virtu' degne della pulzella in questione. Muore semipazzo nel 1835.
La demolizione della Bastiglia e' durata sei mesi. A fine lavoro Palloy consegna alla Municipalita' un'area perfettamente spianata che verra' utilizzata per raduni, cerimonie e ricorrenze popolari.