Cronologia - FINO AL 2001 E...RITORNO 

LA PACE DI TILSITT
di Napoleone e Alessandro 
7-9 luglio 1807

Tanti storici si sono sbizzarriti nell'interpretare i colloqui di Telsit e la pace che ne seguì. Ma da questi storici proprio perchè hanno solo interpretato, sappiamo molto poco; se poi ci hanno lasciato scritto solo due righe o poco più, non sappiamo quasi nulla. Mentre è a Tilsitt  che iniziano tutti gli eventi che condizioneranno in seguito l'intera Europa; i governi diventano nazioni e queste nazioni creeranno quei confini che saranno poi oggetto di altre guerre fino all'ultima che si è svolta in Europa; quella sui Balcani.
(Basterebbe osservare che in Europa in questo 1807 c'erano circa 500 staterelli, 315 solo in Germania. Oggi quelli importanti che chiamiamo grandi Nazioni non sono nemmeno 20.

Danzica, Varsavia, Wagram, Corfù, Bavaria, Wesfalia, Stalingrado(Pietrogrado), Istria, Dalmazia, Dresda, Alto Adige (Tirolo), Berlino ecc sono  nomi che torneranno sempre alla ribalta nelle controversie delle successive guerre dell'Ottocento e in entrambe le due guerre mondiali, oltre quelle locali che si sono svolte negli ultimi anni, in Ungheria, in Polonia, sui Balcani, in Cecoslovacchia, in Turchia, in Albania, in Serbia, Croazia, ecc.

L'unica cosa per cercare di capire cosa fu Tilsitt, è attenersi ai documenti e ai risultati (non) raggiunti con questa pace.
Una pace che con anni di anticipo condusse poi alla rovina Napoleone.
Abbiamo sempre sentito alcuni storici, ma la nostra fonte è soprattutto il memoriale di Napoleone, più quegli storici che hanno compiuto delle analisi molto più complete; come  Franzois Crouzet.

La battaglia dunque a Friedlands era stata per gli eserciti russi  di Alessandro un duro colpo militare e politico. Ma anche  Napoleone che aveva iniziato le ostilità con tanta ambiguità, aveva - proprio per questa equivocità-  bisogno di pace; e aveva bisogno della Russia nella sua lotta anti-inglese. Se la Russia fosse entrata nel sistema napoleonico, il continente poteva davvero essere  chiuso al commercio britannico. E con l'isolamento economico -da questo traeva le sue ricchezze-   il Regno Unito avrebbe prima o poi dovuto cedere la sua egemonia soprattutto nei commerci, di conseguenza nella potenza marittima; e cessava anche di essere una nazione imperialista colonialista in Africa e in Asia Minore. Il rifiuto degli Stati Uniti (dopo averlo chiesto con insistenza per anni e anni) del "libero scambio" con l'Inghilterra, aveva messo in crisi gli inglesi. Se perdevano anche l'Europa gli inglesi erano in sostanza spacciati.

(Attenzione che la stessa cosa si ripetè nel 1939.
Proprio due mesi prima di utilizzare  la demagogia populistica di Hitler, il grande capitalismo tedesco con l'elezione del presidente democratico Roosevelt avvertì la minaccia del risveglio degli Stati Uniti. Con in programma la politica del New Deal, il riconoscimento del governo sovietico e la politica del "buon vicinato" Panamericano. Mercati non da poco, da far tremare non solo la Germania ma anche l'Inghilterra. Infatti lo stesso problema tedesco (di perdere i mercati mondiali) lo aveva l'Inghilterra. Fino al punto che nel marzo del 1939, pochi mesi prima dello scoppio della guerra,  i rappresentanti dell'industria britannica si trovavano a Dusseldorf per diventare soci con la Germania in una guerra commerciale contro gli Stati Uniti e l'America del Sud. Poi Hitler volle fare tutto da solo, e l'Inghilterra ci stava per lasciare le penne. Churchill mandando giù il rospo, dovette allearsi con i bolscevichi).

Che intenzioni aveva Napoleone sull'Europa sarà un argomento che illustreremo in un capitolo a parte, sempre prendendo come fonte le sue memorie;  e quegli storici che hanno capito nel profondo il pensiero di Napoleone  proprio leggendo queste sue memorie e rivisitando alcuni avvenimenti che sono venuti alla luce molti anni dopo; ciononostante poi sepolti nelle inaccessibili biblioteche. Non dimentichiamo che per la nobiltà Napoleone è sempre stato ed è un fantasma che gira nei grandi palazzi delle corti di tutta Europa. E queste godono ancora una potenza economica che condiziona l'editoria, la divulgazione, la verità. Dunque un personaggio scomodo, che inquieta ancora, quindi da censurare.
Prova ne sia che dopo la Restaurazione, si sono avvicendati in Europa molti altri tipi di governo, ma i privilegi ottenuti negli oscuri secoli precedenti dai nobili avventurieri, che Napoleone aveva spazzato via e dopo Napoleone furono riacquisiti, e le proprietà di cui ritornarono in possesso,  non hanno più subito cambiamenti; nessuno ha mai osato privarli nè toccarli; nè Cavour, nè Hitler, nè Mussolini, nè Stalin, nè Churchill, ne gli Americani.
Le rivoluzioni o le guerre hanno sempre portato sventura e miserie solo ai poveri; al popolo plebeo, spesso costretto a combattere ora da una parte e subito dopo dall'altra, non per una coscienza nazionale, ma obbligato a farlo solo per soddisfare gli interessi o i narcisistici capricci di un manipolo di  boriosi uomini; che pur incapaci (e qualcuno anche pazzo) hanno scatenato impulsivi sanguinosi conflitti solo perchè nella reciproca disputa c'era in gioco la loro stolta superbia. Spesso alleandosi tra di loro se erano nemici, tradendosi se erano amici, congiurando, tramando:  e i più codardi spesso montando sul carro del vincitore solo all'ultimo momento.  Mentre il popolo a scannarsi prima per un sovrano, ma subito dopo (per ordine supremo e "divino" di un altro  ""più forte") a rivolgergli le armi contro, o appenderlo in una tettoia di un distributore. Anche quando vinceva la sorte non era migliore. Churchill a sei giorni dalla fine della guerra, voluta, condotto, e con "sudore, lacrime e sangue" vinta, lo umiliarono mandandolo a casa. Anche lui il 25 luglio! 
Tutti i popoli sono a un certo momento irrazionali. E spesso non è male che sia così.

Torniamo agli eventi.

Fin dall'inizio della guerra in Polonia. Napoleone sa di aver bisogno della Russia: Per annientare  l'Inghilterra lui ha bisogno dell'amicizia della Russia. Ma per vincere o per ingraziarsi la Russia, bisogna avere un punto di appoggio in quel paese, ed esso non può essere che la Polonia ribelle rivoluzionaria che lo ha invocato per liberarsi  dal giogo zarista. Napoleone deve dunque trovare un appiglio; poi recitare la parte del "salvatore";  erigersi a "gendarme delle libertà" in Europa.
(Churchill dunque imparò qualcosa da lui! Hitler no!)

 L'occasione è propizia.
 Napoleone  ha bisogno di piegare la Russia in qualche modo al proprio sistema, per poter poi condurre a termine le altre imprese che sta meditando da alcuni anni: sottomettere la Spagna  al carro imperiale e più che mai sente la necessità di trionfare sull'Inghilterra. Deve dunque alzare prima di tutto una barriera dal mar Baltico al mar Nero, ma senza esagerare troppo con la Russia. Deve dare l'impressione di essere forte ma non  sgomentarla.
La sua è una necessità improrogabile per la saldezza dell'Impero. Questo spiega tante incertezze e indugi verso la Polonia, e spiega anche perchè dopo la sua vittoria le speranze dei polacchi andarono deluse. A tutto pensava Napoleone meno che alla indipendenza della Polonia. Prima di iniziare la campagna,  Napoleone cercava nobili  scuse; aveva scritto a Andreossy:  "vedo con vivo interesse l'indipendenza di questa grande nazione che ha reso grandi servigi a tutta l'Europa, e che è minacciata dalla smisurata ambizione di Alessandro". 

Nello stesso tempo inizia a guardare alla Turchia; cioè verso il Mediterraneo che Napoleone  inizierà a difendere in un modo spropositato,  non tollerando che essa venga soppressa a beneficio della Russia.
Deve quindi vincere i Russi in Polonia per poi dettare le sue condizioni sulla Turchia.   Così illuse sia la Polonia, sia la Turchia.  Insomma Napoleone non stava perdendo tempo per dar vita al suo grande progetto e agiva su due fronti con un unico scopo. Il suo scopo! Che non coincideva con quello della popolazione polacca e turca che invece miravano solo all'indipendenza.

Proprio negli stessi giorni della campagna di Polonia, una flotta inglese aveva forzato i Dardanelli, ed era arrivata a Costantinopoli. Fu difesa egregiamente dai presidi francesi e si ebbe anche  l'impressione di una disfatta degli  inglesi.  C'erano due motivi per esultare, perchè Napoleone aveva ricevuto a Finckenstein, assicurazioni che la Persia concedeva un passaggio all'esercito francese diretto contro i possessi inglesi dell'India. L'accerchiamento dunque  degli inglesi si sarebbe esteso non solo sul continente ma  anche a tutti gli altri mari, con la tendenza di includere tutti i paesi.

A questo punto dopo, anche Alessandro -a Friedlands  ridimensionato- temeva altre rivolte dopo la sconfitta e la spartizione della Polonia, e ha degli strani sentimenti; ammirazione, invidia, timore, ma anche un gran desiderio di conoscere Napoleone e di trattare alla pari con lui (ed è quello che voleva il suo nemico).  Sia Napoleone che Alessandro sperano molto l'un l'altro, desiderano intendersi. Hanno del resto  entrambi i due più forti eserciti d'Europa. Sono del resto loro i "due grandi".
Napoleone è forte ma non può rifiutare con lui una pace, perchè getterebbe altrimenti Alessandro nelle braccia dell'Austria che non sta aspettando altro.
Alessandro forte lo è anche lui  ma ha anche lui dei timore anche se opposti, cioè non vuole neppure lui correre il rischio di far alleare l'Austria alla Francia per volgersi poi unite contro di lui.  (I timori si riveleranno fondati. Infatti il matrimonio con l'Austriaca Maria Luisa nel 1810  non solo non piacque allo zar, ma lo mise in allarme, cosicchè la fazione filo-inglese alla corte dello zar non solo tornò in auge, ma anche lui iniziò a interrogarsi e a prendere le necessarie misure. (militari, ma anche con la doppiezza diplomatica).

Comunque dopo Friedlands , nascono tra i due imperatori d'Europa i colloqui di Tilsitt, che più che una pace è una pausa. Uno storico francese la sintetizzò così: "le spade rimasero incrociate, pronte a colpire". 
Alessandro dopo la disfatta, accetta e riconosce l'Europa napoleonica, che si estende con la creazione del Granducato di Varsavia fin dentro il cuore della Polonia; la Prussia anche se a pezzi è conservata; riconosce Luigi re di Olanda; Giuseppe re di Napoli; il successivo regno di Westfalia sotto Girolamo; riconosce la Confederazione del Reno e promette anche di riconoscere gli ingrandimenti napoleonici futuri.

Sono cessioni che trasformavano una Germania in un protettorato francese, mentre il Granducato  diventava un avamposto napoleonico  lanciato dentro la Russia. E per lo zar c'erano già qui tanti motivi di preoccupazioni.
Poi c'era la concessione più importante, ma poco capita a Parigi (e non solo a Parigi, ma anche a Pietrogrado) ed era la rinuncia di Alessandro all'isola di Corfù insieme a Cattaro e le isole Ionie. Cioè lo zar si ritirava dal Mediterraneo. Ed era proprio questo che voleva assolutamente Napoleone insistendo oltre ogni misura. Con il Mediterraneo nelle sue mani, all'Inghilterra  si chiudevano la via all'Egitto,  alle Indie,  a tutto il Mediterraneo orientale. Cioè spacciata.
Nella pace di Telsitt ci sono infatti molti articoli  relativi alla Turchia, che Napoleone minaccia di spartizione se la Russia non accetta il suo trattato di pace; ed esige che venga firmato anche dai turchi, da anni in guerra con i russi. Non voleva correre il rischio che nel conflitto Turchia-Russia, quest'ultima (o per una risolutiva vittoria o per una alleanza con i turchi) sbucasse con le sue navi sul Mediterraneo. L'esperienza in Egitto del '98 gli era servita.
Ma queste minacce della spartizione erano lontanissime dalle intenzioni di Napoleone. Quello che invece emerge dagli articoli relativi alla Turchia è che la Russia si impegnava a non intraprendere nulla contro di essa senza il consenso di Napoleone. Per Napoleone questo voleva dire fermare la Russia a Costantinopoli da dove non era mai andata oltre.

Che cosa emergeva ora dopo Telsitt?: che prima,  tutti gli stati con l'Inghilterra erano coalizzati contro la Francia; mentre ora tutti gli stati erano coalizzati contro l'Inghilterra. Diventava quindi ora  veramente possibile il blocco delle merci inglesi. Una mossa che  avrebbe in breve tempo distrutta l'economia del Regno Unito e di conseguenza anche quella politica imperialista colonialista. Se le nazioni -aggiunse Napoleone-  si rifiutavano di non osservare il blocco sarebbero state considerate tutte  nemiche. Cioè tutta l'Europa compresa la Russia sono dopo Telsitt  costrette a seguire il grande piano che ha in mente Napoleone.

Ma in realtà non è così. Lo storico Sorel disse che il Trattato di Telsitt, non era altro che "un simulacro: l'alleanza si riduceva al foglio di carta sul quale c'erano dei bei caratteri, i sigilli e le due firme degli imperatori". Ciampini scrisse più tardi: "Contro l'alleanza stavano tutte le realtà della politica, della geografia, della storia; le profonde diversità dei due popoli, il Granducato di Varsavia che era una frontiera alzata contro la Russia, il blocco continentale così contrario agli interesse politici ed economici russi, infine la Turchia che Alessandro vuole smembrare e invece Napoleone vuole mantenere. (per se', tutta per se')".

Tilsitt fu tutta apparenza: abbracci, cavalcate, spettacoli e promesse: in realtà fu un grande malinteso.  Appunto per questo possiamo dire che esso non fu, come tutte le paci firmate da Napoleone, che una sosta. Ma la sosta gli era necessaria dopo una guerra così sanguinosa, dopo una così lunga assenza da Parigi, con un impero così vasto da organizzare, da sorvegliare, da completare. 
E anche per questo Tilsitt fu un successo di Napoleone più che di Alessandro.
Nei nuovi domini la "rivoluzione liberale napoleonica" cerca di farsi europea, ma non si riesce mai ad avere confini ben precisi (con i re da operetta, i generali regnanti, i parenti principi sovrani, gli incapaci e improvvisati funzionari che cercano di modellare i nuovi territori su modello francese). Le frontiere cambiamo spesso secondo necessità che ci sfuggono, con una instabilità che stupisce: prova di una costruzione affrettata, senza coerenza e senza necessità, non giustificata (spessissimo) da nessuna forma di unità, storica, etnica, culturale, geografica.  (in Germania i 315 staterelli si portarono a 35 inglobando "province" che non avevano nessuna cosa in comune, nemmeno la lingua, o si divisero  persino - a metà ponte-  città che sorgevano su un fiume, che avevano la stessa lingua, tradizione, cultura; con  i padri da una parte i figli abitanti dall'altra). (insomma tante piccole Berlino Est-ovest, e non meno famosa fu la cittadina di Braumau, sull'Inn, dove nascerà in seguito Hitler).

Arriviamo alla Turchia. Alla pace imposta con i russi, prima reagisce, si crede perfino tradita da Napoleone, ma poi forse capisce (o gli si fa capire il Corso- che deve semplicemente trasformarsi in un cuscinetto) e si mette sotto l'intera protezione francese, considerata dopo gli ultimi sviluppi la più forte.
La strategia napoleonica è quella di mettere la Turchia a guardia della porta orientale del Mediterraneo. Mentre la Russia avrebbe tutto il vantaggio che questa guardia  non ci fosse.
Ma le trattative di Telsit sono quelle: Alessandro non può far altro e la Turchia persuasa fa quello che dice Napoleone e firma l'armistizio di pace con la Russia. 
Per ciò che concerne il  Mediterraneo, Napoleone trascura tutto il resto, e non si da' pace finchè non sa che l'ultima nave russa ha abbandonato questo mare, che l'ultimo soldato è stato tolto da Cattaro e da Corfù: il possesso di Corfù è una sua ossessione. Sprona perfino Giuseppe a Napoli che si affretti ad occuparla, che vi mandi un piccolo esercito, che vi faccia immensi depositi di grano e di materiale, e occupi nello stesso tempo le città della costa albanese e dell'Epiro che dipendono dal governo  delle isole Ionie. 
Il Generale Berthier che dovrebbe occupare Corfù fa infuriare Napoleone per il ritardo di qualche giorno nell'occupare l'isola e le città della costa. Napoleone lo chiama questo ritardo "una follia", ne esige l'occupazione immediata. Corfù nella mente di Napoleone è una delle basi della sua politica mediterranea, che non è nuova. Era iniziata con la sua prima spedizione in Egitto fallita, proprio perchè i pascià mamelucchi turchi  (i re fantocci messi dagli inglesi che hanno soggiogato il popolo) diedero appoggi all'Inghilterra.
Napoleone scriverà a Giuseppe: " Corfù è tanto importante per me, che la sua perdita sarebbe un colpo funesto per i miei progetti.."  Perfino più importante della Sicilia (dove sbarcheranno gli inglesi). "Ricordatevi di queste parole: nella situazione attuale dell'Europa, la più grande disgrazia che mi possa accadere è la perdita di Corfù". (Napoleone non si sbagliava! Come per Hitler i Balcani furono per entrambi l'inizio della fine. Con il grande errore del suo alleato - Mussolini- che non occupò Malta).

Corfù occupata poi precipitosamente, diventa in pochi mesi, una base formidabile, fornita di tutto; che offre a Napoleone la possibilità di grandi disegni contro il Mediterraneo orientale. A questo, e solo a questo pensa Napoleone!
Rimembrando  Corfù, Napoleone scriverà nel suo Memoriale di Sant'Elena: "Quando gli inglesi l'hanno occupata, hanno trovato materiali e munizioni per un esercito di 50.000 uomini".  E a che cosa dovevano servire a Napoleone? non certo per difendere l'isola. Ma per salpare dall'isola! Era stata trasformata in una grande testa di ponte.

Infatti che valore assume la lettera che Napoleone inviò il 2 febbraio del 1808?  Napoleone prospetta ad Alessandro la possibilità di una spartizione dell'Europa (alla Russia il settentrione e l'oriente, alla Francia il mezzogiorno e l'occidente) e una spedizione  comune su Costantinopoli, e di là poi verso l'India degli inglesi. Nella sua lettera è molto chiaro:  "Vostra Maestà e io avremmo  preferito le dolcezze della pace, e di poter passare la nostra vita in mezzo ai nostri vasti imperi, occupati a vivificarli e a renderli felici per mezzo delle arti e di una amministrazione benefica: i nemici del mondo non lo vogliono, bisogna essere più grandi nostro malgrado. E' saggio e politico fare ciò che il destino comanda, e andare dove ci porta la spinta irresistibile degli eventi. Allora questa nube di pigmei, i quali non vogliono vedere che gli eventi attuali sono tali che bisogna cercarne il confronto nella storia e non nelle gazzette del secolo passato, si piegheranno e seguiranno il movimento che Vostra Maestà e io avremo ordinato, e i popoli saranno lieti nella gloria, delle ricchezze, della fortuna, ecc......"
Spedizione contro le Indie, forse: ma non certo una spartizione della Turchia  con Costantinopoli russa.
Troppe testimonianze abbiamo della volontà contraria di Napoleone. Forse egli voleva soltanto lusingare la vanità di Alessandro; forse dargli parole invece di risultati concreti; forse distogliere la sua attenzione da problemi più urgenti, portandola su orizzonti più vasti. Certo non voleva dargli le porte del Mediterraneo: e il progetto di spartizione rimase sulla carta, e non andò più in là di formule vaghe e generiche.
Altrettanto quelle del blocco. Pensando sempre a oriente Napoleone trascurò il blocco in occidente.

Leggiamo anche lo storico Geoffrey Bruun in Cambridge University Modern History "L'idea di Napoleone di  costituire un "blocco continentale" per impedire all'Inghilterra gli sbocchi al commercio non era nuova. Dopo le clausole segrete  a Tilsitt di aiutare Alessandro a liberarsi dei turchi, Napoleone ottenne dallo zar la promessa di dichiarare guerra (militare se occorreva o più semplicemente commerciale) all'Inghilterra, e quindi il suo piano -quello del blocco- iniziò ad attuarlo.
Purtroppo i blocco non raggiunse gli obiettivi che si era proposto e spinse poi Napoleone a prendere (ma in ritardo)  decisioni che affrettarono la sua caduta. Alcuni storici hanno affermato che era un piano inattuabile,  dimostrando che  Napoleone in materia economica non era un competente. Lo storico Franzois Crouzet invece nel fare l'analisi più completa tentata finora è giunto alla conclusione che il blocco non era affatto inattuabile: esso fallì non perchè il modo in cui era stato concepito fosse errato, ma perchè non fu mai applicato abbastanza a lungo e con sufficienza coerenza per essere davvero efficace.
Gli Inglesi scorazzavano sul Baltico,  con una Russia non abbastanza forte da poterlo impedire? Non è proprio così. Napoleone iniziò a commettere alcuni errori politici che amareggiarono e crearono molti sospetti ad Alessandro che si preparò subito  al peggio e con rapidità e senso realistico analizzò alcuni punti:

a) Della promessa spartizione della Turchia Napoleone non ne fece più niente; b) La Polonia era nuovamente  inquieta e delusa; c) la nomina di Bernadotte a erede del  trono di Svezia iniziò a preoccupare lo zar; d) Il  matrimonio combinato da Metternich  lo mise in grande allarme;  e) Vide annettere i domini di Oldemburgo alla Francia senza essere nemmeno consultato; f) Napoleone decise di impossessarsi di tutta la costa dall'Olanda  al Baltico che provocarono  altre proteste di Alessandro per la violazione del trattato di Tilsitt.

 A questo punto (o per vendetta o per prudenza - gli inglesi potevano un domani essere utili) lo zar stesso iniziò a violare i patti. Nei porti russi si vietava l'ingresso dei mercantili  inglesi, ma non si impedivano di fare commerci a quelli battenti bandiera neutrale  (dopo un po' gli inglesi naturalmente usarono solo più questi e ripresero a prosperare). Era questo del resto (oltre quello politico) un sistema per non rinunciare a incassare lo zar i lucrosi  introiti doganali inglesi; si arrivò fino al punto che per favorire gli inglesi "ombra" la  Russia aumentò le tariffe delle merci francesi inviate via terra. Altro che patti! Così agendo Alessandro non solo rinvigoriva le finanze inglesi in gravissima crisi, ma indeboliva quelle Francesi. Eppure Napoleone non prese in considerazione questi rancori e queste sfiducie dell'alleato; che si stava allontanando dopo aver ricevuto solo illusioni. A Napoleone fu fatale questo atteggiamento dello zar. La sua rovina inizia invece proprio qui. (ce lo conferma lui nelle sue memorie). Tutto quello che accadrà dopo è solo un corollario. Finora Napoleone aveva combattuto contro dei governi, ma ora si stanno formando e dovrà combattere contro delle nazioni. Non ancora nate all'indomani della pace di Tilsitt, ma i prussiani e gli austriaci temprati dalla sconfitta, cominciano già a prepararsi a una guerra di liberazione (e cercano alleati delusi da Napoleone, e chi meglio dello zar!).

Un segnale chiaro Napoleone l'aveva già ricevuto. Nel 1808 mentre si assentava per correre a soffocare la rivolta in Spagna, rientrato poi a Parigi venne a sapere da alcune malelingue che gli austriaci si stavano preparando alla guerra dopo che Alessandro aveva fatto delle promesse segrete all'Austria.  
Bonaparte  affrontò gli austriaci nella successiva primavera, vincendoli a Thann, Abensberg, Landshut,  Eckmull,  Ratisbona.
 Non vedendo i russi intervenire era già qualcosa, ma l'ansia nelle difficoltà (gli austriaci non erano più quelli del 1796 e gli crearono qualche problema) Napoleone non può fare a meno di inviare un messaggio ad Alessandro "Dunque, il risultato della nostra alleanza sarà che io dovrò affrontare tutta l'Austria da solo?" 
Ansioso attende risposte. Alcune divisioni russe si muovono ma con una lentezza incredibile; non arriveranno mai sul teatro delle operazioni. Con i fidi generali Napoleone fa delle constatazioni amare e dolorose, e  indicando la Russia "Non è un'alleanza che ho là... si sono tutti dati un appuntamento sulla mia tomba...."
Invierà una accorata lettera all'ambasciatore francese a Pietroburgo. E' una delle sue lettere più dolorose, lettera che esprime la sua stanchezza e la sua delusione; il cuore di Napoleone è profondamente ferito.
Napoleone non ha più fiducia. L'alleanza russa è ormai morta. Questo lo ha ormai capito, e non è il solo:
tutto il resto d'Europa rimase prima di Wagram col fiato sospeso. Cosa accadrà ora?

Poi  il 5 luglio la vittoria a  Wagran,  raddrizza di colpo la fortuna di Napoleone. Entrò a Vienna, poi seguì la Pace di Schoenbrunn. Ma questa vittoria fece nascere altri più grossi problemi, fu accolta dai suoi avversari di tutta Europa, come l'annunzio di una grave sventura;  perchè Napoleone aveva fatto tutto da solo, senza ottenere l'aiuto della Russia. "Ora è Vincitore, sottometterà la grande Austria, la farà entrare per forza nel suo sistema, e avrà via libera al resto dell'Europa;  iniziando forse proprio contro la Russia che non ha mantenuto i patti". 
Questo si dissero in molti. Questo pensò il nuovo cancelliere austriaco "perchè allora non aiutare Napoleone e poi alla prima scivolata tradirlo?. Non si sbagliava nessuno perchè proprio all'invasione della Russia  stava pensando Napoleone, ma alle spalle aveva bisogno  di una copertura.

Napoleone ha corso troppi pericoli. e ha bisogno della pace; inoltre è proprio convinto di avere sconfitto gli austriaci per sempre. Talmente convinto da imparentarsi con gli Asburgo sposando Maria Luisa.  Purtroppo  a Schoenbrunn è spuntato fuori un personaggio diabolico: il nuovo cancelliere Metternich. Che combina il matrimonio del "plebeo" con la principessa di nobile casata, ma lo fa tramando fin dal primo istante. 
Infatti,  Metternich vuole temporeggiare perchè bisogna per prima cosa riorganizzarsi;  poi perchè già in Germania sotto i funzionari francesi qua e là iniziano a scoppiare insurrezioni locali; la Confederazione del Reno  è anch'essa in fermento; la Prussia  è scossa dalle imposte riforme francesi e vorrebbe ritornare ad essere  una grande nazione; e non ultimo problema per Napoleone è la sua politica contro il Pontefice; e  anche se l'imperatore ha sempre manifestato l'intenzione di colpire solo  il potere temporale, sottovaluta quelle formidabili resistenze del sentimento religioso che in Italia, in Austria e in Germania ci sono.
Per Metternich  sono tutte cose utili ma devono maturare; spingerle a maturare occorre però tempo.

Napoleone a Vienna è dunque forte ma ha corso pericoli; vuole la pace ma non vuole far capire che ha fretta (infatti le trattative di pace saranno lunghe). Ogni tanto minaccia di separare l'Austria in tre corone, ma ogni tanto lascia anche capire che ha bisogno di un alleato sicuro, di  "un imperatore di buona fede" dal quale si possa fidare e che sappia essergli grato. Metternich il diabolico, fa finta di abboccare all'amo, raccoglie gli accenni, e concepisce il piano che gli riuscirà benissimo: sostituire Alessandro nell'alleanza, per acquistarsi la fiducia di Napoleone, che sarà poi facile abbandonare nel momento della crisi che egli già prevede immancabile, portandolo alla rovina.

Dopo  Wagran e dopo il matrimonio di Napoleone con Luisa, l''alleanza franco-russa nel 1811 si è dunque infranta del tutto, e quello che temeva Alessandro, puntualmente  nel 1812 accadde: il 12 marzo Napoleone concluse un trattato con l'Austria , ottenendo 60.000 soldati per combattere con altri 540.000 uomini contro la Russia; e a sua volta Alessandro firmò la pace con l'Inghilterra  della quale divenne alleato, ed inoltre strinse un accordo con gli insorti spagnoli che stavano dando filo da torcere ai francesi. Bisognava tenerli impegnati su due fronti i francesi. 
Il 23-24 giugno 1812, Napoleone invade la Russia. Ad attenderlo c'è Alessandro, il generale Kutuzov, il gelo, Borodino, Mosca in fiamme;  ed infine  alla Beresina il 27 novembre lo attende la disfatta.
Farà in seguito ancora qualcosa. (vedi nella sua cronologia) Ma la sua sorte è ormai segnata.
Il 4 giugno del 1813, stipula con Russia e Prussia  un armistizio a Pleswitz, ma lo attende il tradimento dei suoi parenti: gli Asburgo o meglio Metternich . Il 12 agosto l'Austria dichiara guerra alla Francia. Il  21-25 dicembre gli eserciti alleati o ex alleati dei francesi sono ormai   tutti coalizzati contro Napoleone. Attraversano il Reno ed invadono la Francia. Poi il 18 giugno del 1815 Waterloo. La Fine.

Bibliografia:
Geoffrey Bruun_ Equilibrio politico 1793-1814, Cambridge Modern History (University  Press)
Las Cases - Memoriale di Sant'Elena, Ediz. Orig.  1844
Raffaele Ciampini - Napoleone, 1941
Emil Ludwig - Napoleone, 1929


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