vista da un'altra parte
Il Problema del Meridione REVISIONISMO
STORICO?
No! solo cifre, nomi e
fatti
Sud |
di Paolo Sgroia
Alla fine del Settecento nascono i primi insediamenti industriali nella Provincia di Salerno: le prime ditte sono in prevalenza rivolte in attività manifatturiere e nelle arti.
Nel periodo dell�occupazione francese e subito dopo avviene una brusca fermata degli investimenti nell�industria anche perché con la guerra in atto c�è il blocco commerciale degli Inglesi verso i Francesi: manca il cotone che proviene dalle colonie inglesi.
Col ritorno dei Borboni, incoraggiati da uno speciale provvedimento legislativo emanato nel 1823 e 1824, di natura protezionistico per i prodotti nazionali, molti industriali possono investire i loro capitali e tra questi ci sono molti stranieri, in particolare Tedeschi e Svizzeri.
Industrie di manifatture cotoniere si sviluppano ad Angri, a Nocera Inferiore, a Cava dei Tirreni e a Fratte di Salerno.
Queste industrie diventano subito il volano dell�economia salernitana.
Nel 1830, presso il ponte della Fratta sorge il filatoio di Davide Vonwiller & C. con un capitale di 90.000 ducati;
Nel 1833 il capitale è portato a 260.000 ducati, con 7.200 fusi, 200 operai e kg 178.000 di filati prodotti. La fabbrica continua il suo sviluppo e nel 1838 vi lavorano 600 operai, con 10.000 fusi e con una produzione di 800.000 kg di cotone.
Visto il successo di Vonwiller, nel 1835, è fondata la società Giovanni Schlaepfer, Federico Wenner & C. con un capitale di 120.000 ducati; dopo appena due anni la fabbrica impiega 200 persone a Salerno e 1000 ad Angri, e dispone di 24 stampatrici, 400 telai, con una produzione di 50.000 pezze di tessuto greggio.
Il signor Wenner è il fondatore a Salerno della Manifatture Cotoniere Meridionali.
Sempre nel 1835 nasce il filatoio di Fumagalli, Escher & C. con 20.000 fusi, ed una produzione di 249.000 kg di filati l�anno; impiega circa 400 operai.
Sul fiume Irno, nel 1837, è installata la manifattura di lana di Vitantonio Pastore & Flli, costata 280.000 ducati con un macchinario azionato da due grosse ruote idrauliche mosse dall�acqua del fiume con una produzione di 42.000 metri di panno; impiega 700 operai.
Nel 1844 sorge la fabbrica Galante & Fumo di Pellezzano, per la filatura della lana e la lavorazione dei panni.
Le industrie nascono vicino ai fiumi per poter sfruttare l�energia prodotta dalle grosse ruote ed anche per avere acqua in abbondanza per tinteggiare i panni.
Dal fiume Irno l�industrializzazione passa al fiume Sarno dove sorge la fabbrica Società Industriale Partenopea, con l�impiego di 800 operai per la lavorazione di lino e canapa.
L�antica ferriera della mensa arcivescovile, acquistata da Augusto Gruber, nel 1848 si trasforma in filatoio di lana e cotone; il cotone che si lavora proviene dalle coltivazioni interne del paese.
Nella Provincia non ci sono solo le fabbriche manifatturiere concentrate sui fiumi Irno e Sarno, ma altre industrie sorgono a Vietri: una di vetri e campane di proprietà del Saulle, una di vetro nero del Favilla e dieci faenziere (ceramica industriale)
Ci sono anche nove cartiere: cinque ad Amalfi, che producono carta di alta qualità, e le altre a Maiori, Minori, Acerno ed Oliveto.
Rinomati sono i grandi pastifici d�Amalfi, Vietri, Salerno, Nocera e Roccapiemonte.
Ci sono anche sei fabbriche di cremore di tartaro e, ferriere, ramiere, concerie di pelli, cererie. Ad Eboli risultano quattro industriali. Altre fabbriche si trovano a Giffoni e Montecorvino.
C�è da annotare che fino all�inizio della nascita del nuovo Regno di Vittorio Emanuele II di Savoia, la Provincia di Salerno è considerata a media densità industriale.
I problemi incominciano quando gli imprenditori stranieri sono ritenuti (!?) collaborazionisti dei Borboni e, tutte le loro attività, sono messe sotto controllo per non dire ostacolate, e spesso chiuse e requisite.
Ci si mettono anche i briganti (!?): le bande Stiuso e Manzo nell�ottobre 1865 sequestrano Federico Wenner, Isacco Friedli, Giovan Giacomo Lichtensteiger e Rodolfo Gubler.
Nel 1866, nel solo comprensorio di di Salerno si contavano 287 proprietari di industrie,
di 25 diversi settori produttivi.
Inizia la decadenza, inizia l'emigrazione di 26.000 persone dalle zone interne della Provincia ed il conseguente declino economico.Francescopaolo Sgroia