Collettivizzazione
forzata. Un "esercito" di donne contadine in un kolchoz
I PRIMI ANNI DI GOVERNO BOLSCEVICO
Il nuovo governo bolscevico s'insedio' a Pietrogrado il 9 novembre 1917, LENIN n'era a capo, TROCKIJ il responsabile degli affari esteri, mentre il "commissario del popolo per gli affari interni" fu RIKOV. Tra i nuovi governanti c'era anche l'allora semi sconosciuto STALIN come responsabile dei rapporti con le minoranze nazionali.
C'era ora da ricostruire un paese uscito prostrato dalla guerra, da ricreare il settore industriale ed agricolo e da risollevare tutta l'economia. Non a caso, Lenin aveva preso il potere nella ferma convinzione che di li a poco lo scoppio di una rivoluzione a livello europeo, a partire soprattutto dalla Germania, avrebbe consentito una sorta di cooperazione internazionale fra Russia ed Occidente.
Ma la convinzione dominante ovunque, in parte anche fra gli stessi bolscevichi, era che difficilmente il nuovo governo avrebbe potuto durare e che la sua caduta sarebbe stata al massimo, questione di mesi.
Verso la fine del 1917 si voto' per la creazione dell'assemblea costituente, una questione che Lenin aveva rimandato, come abbiamo visto, a dopo la presa del potere (mentre alcuni bolscevichi ne chiedevano la nascita quando ancora era in vita il governo provvisorio). L'assemblea si riuni' per la prima volta il 18 gennaio 1918, ma essa a dispetto delle speranze bolsceviche, segno' una netta maggioranza per i socialrivoluzionari, che ottennero, nelle loro varie componenti, 410 seggi su 707. I bolscevichi n'ebbero solo 170, ma i partiti moderati, praticamente scomparvero (i cadetti ebbero solo 16 seggi). Certo, si era votato in condizioni particolari, ma cio' testimoniava quando la situazione si fosse radicalizzata nel corso della guerra.
I socialrivoluzionari, partito comunque con connotati marxisti, e i bolscevichi insieme avevano 590 seggi ai quali si dovevano aggiungere gli ulteriori 16 dei menscevichi. La maggioranza per i partiti di sinistra era schiacciante. Ma ai bolscevichi non basto'. Il voto contadino era andato in massa ai socialrivoluzionari, ma Lenin sostenne che era diritto del proletariato urbano delle fabbriche, roccaforte bolscevica, di decidere la vera forma di governo. Cosi' il 19 gennaio, truppe bolsceviche sciolsero l'assemblea con la forza. Da quel momento iniziava a tutti gli effetti, il dominio bolscevico in Russia. Sarebbe terminato 72 anni dopo.
Tuttavia in quel frangente il popolo, ceti contadini compresi, non reagi' con particolari proteste allo scioglimento dell'assemblea. Infatti, nelle campagne i contadini cominciavano a vedersi assegnare le terre degli odiatissimi padroni e cio', unito alle promesse di imminente fine della guerra bastava a contentarli.
Ed infatti, il primo vero provvedimento del governo bolscevico fu l'uscita dalla guerra, attraverso l'armistizio con la Germania. Il protagonista delle trattative fu Trockij, ma arrivare alla pace fu molto difficile. Le condizioni che la Germania voleva imporre alla Russia erano tremende sotto il punto di vista territoriale ed economico. Nello stesso partito bolscevico, molti esitavano davanti alle pretese tedesche, che rischiavano di annichilire definitivamente la Russia, anche se ancora confidavano che presto anche in Germania la rivoluzione avrebbe risolto tutto. Fu Lenin che decise di tagliare la testa al toro, fondamentale disse che era l'ora di "uscire dalla guerra", perche' lo voleva il popolo, che cosi' anche piu' in fretta avrebbe dimenticato lo scioglimento dell'assemblea costituente. Si arrivo' allora alla pace di Brest-Litovsk. Le condizioni imposte alla Russia furono davvero terribili. Essa perse: Finlandia, Lettonia, Estonia, Lituania, Ucraina e Polonia, quasi 1/4 del suo territorio. In piu' dovette cedere un numero enorme di zone agricole oltre a fabbriche e miniere.
Era una vera catastrofe, che pero' venne parzialmente attenuata quando la Germania fu irrimediabilmente sconfitta nella guerra dalle forze dell'intesa (ed, ironia della sorte, tocco' allora alla Germania subire una pace punitiva di dimensioni enormi, voluta soprattutto dalla Francia, cioe' la pace di Versailles).
In politica interna intanto i bolscevichi avevano cominciato a dare ai contadini gran parte delle terre disponibili, iniziando una collaborazione col mondo rurale, destinata ben presto ad incrinarsi.
(E' di questo periodo -1918- la nascita dei primi KOLKHOZ. Cooperative volontarie di contadini, proprietari dei mezzi di produzione usati, mentre la terra rimaneva di proprietà dello stato che la cedeva gratuitamente in uso al kolchoz. Questa istituzione divenne dal 1927 il fulcro della collettivizzazione agricola forzata.Comitati di operai si formarono nelle fabbriche dove i lavoratori potevano controllare la produzione ed avevano ottenuto le auspicate otto ore lavorative. Nella primavera del 1918 il governo decise poi di avviare un'ampia opera di nazionalizzazioni e fu cosi' che banche, industrie e l'intero commercio fini' nelle mani dello Stato.
Naturalmente adesso si doveva trovare il personale in grado di gestire tutto cio', e la creazione di un apparato statale valido fu uno dei piu' grandi problemi dei primi mesi di governo bolscevico. Ed inoltre ben presto i rapporti con le masse contadine peggiorarono. La nazionalizzazione delle terre imponeva che i contadini consegnassero parte delle eccedenze della loro produzione allo Stato, che li avrebbe indennizzati per quanto ceduto. Ma la cosa era assolutamente improponibile, perche' la quantita' di cereali, grano, mais o altro ancora che lo stato comincio' a richiedere era ben superiore alle capacita' di produzione del mondo rurale e gli indennizzi erano ben poca cosa. Fu cosi' che la risposta dei bolscevichi per garantire l'approvvigionamento dello stato fu quella di creare le cosidette "squadre annonarie" che si sarebbero occupate di requisire ai contadini i beni in eccesso. Inoltre in questo compito furono coadiuvati dalla polizia politica creata dai bolscevichi fin dai primi mesi di governo: la CEKA.. L'esigenza di avere una sorta di "guardiano della rivoluzione" era infatti nata fin da subito. I poteri della Ceka, formata da nuclei di bolscevichi fedeli, erano molto estesi, essa doveva snidare i "controrivoluzionari" e i "nemici del popolo". Poteva incarcerare e procedere ad esecuzioni sommarie qualora lo ritenesse necessario. Fu presieduta da DZERZINSKIJ ed ebbe la sua sede nel famigerato palazzo della Lubjanka. Il ruolo delle squadre annonarie e della Ceka divenne ancora piu' importante, come vedremo, nell'era del "comunismo di guerra".
Qui preme sottolineare un'altra questione centrale che fini' col lacerare in lunghe discussioni il partito bolscevico. Come accennato le nazionalizzazioni rendevano necessario creare un apparato burocratico ed amministrativo efficiente. Uno degli slogan che aveva dominato negli anni della rivolta era: " potere alle masse" .
Ma le masse erano davvero in grado di gestire il potere? Ben presto Lenin capi', che la risposta a quella domanda era no. Nelle fabbriche ad esempio gli operai esercitavano il controllo operaio, il piu' delle volte divertendosi ad ingiuriare e malmenare gli ex-proprietari declassati, col rischio che alla fine a rimetterci era la produttivita'. Lenin, indubbiamente con lucidita', capi' che non era possibile dare il potere in mano a persone che avevano contribuito alla vittoria bolscevica, ma che non avevano nessuna esperienza, ne' tantomeno conoscevano l'economia.
Nacque cosi' il dibattito sui cosiddetti specialisti borghesi, in altre parole sul ruolo da assegnare alle persone formatesi al tempo degli zar, ma in possesso delle adeguate competenze per gestire l'apparato statale. Ed il loro ruolo fu di grande importanza per lo sviluppo della futura societa' russa. Cosi' Lenin riconobbe che nelle fabbriche gli operai dovevano controllare la produzione e non essere sfruttati, ma che era ugualmente necessario che vi fosse qualcuno che conosceva i mezzi per produrre e che coordinasse gli operai nel loro lavoro. E questo qualcuno era quasi sempre un ex- funzionario zarista. Naturalmente la base operai non accetto' queste decisioni, loro odiavano profondamente i vecchi padroni, ma dovette adeguarsi. Lenin fu infatti irremovibile, per incentivare l'economia ed aumentare la produzione il ricorso a chi gia' conosceva il mestiere era fondamentale. Per cui stimo' necessario che, per esempio, medici, ingegneri, professori, formatisi nelle scuole zariste venissero tutelati e ben pagati pur essendo afflitti da "una mentalita' borghese" .
Naturalmente pero', per evitare che creassero problemi, che facessero propaganda antibolscevica vennero anche pesantemente controllati in tutte le loro azioni. Ma anche per esempio nella costruzione dell'armata rossa, il ruolo degli ex-ufficiali zaristi fu fondamentale per sviluppare un esercito forte ed addestrato; i nuclei proletari avevano entusiasmo, ma scarsissime conoscenze dell'arte militare.
Se parte degli specialisti borghesi vennero costretti a collaborare, bisogna riconoscere che molti lo fecero davvero con convinzione. D'altronde trovare un'intesa era nell'interesse sia del partito sia degli stessi specialisti. E' pero' vero che essi spesso rischiavano di essere i capri espiatori di qualsiasi problema venisse a crearsi, e questo specialmente nelle fabbriche piu' lontane dalla capitale.
IL COMUNISMO DI GUERRA
Abbiamo visto che l'iniziale accordo tra Stato e ceto contadino, si era andato incrinando con la nascita delle prime squadre annonarie che avevano il compito di requisire il surplus agricolo. Presto il conflitto divenne una vera e propria guerra, quando cioe' venne instaurato il cosiddetto "comunismo di guerra". Per garantire la produzione e gli approvvigionamenti si creo' una vera e propria militarizzazione della societa' dal 1918 al 1920. In quegli anni il partito fu per lungo periodo isolato dal paese e resto' in sella spesso grazie solo al pugno di ferro.
Il lavoro divenne obbligatorio, si era pagati (spesso in natura) in base a quanto si produceva, i sindacati vennero scavalcati, i lavoratori non potevano lasciare il posto di lavoro ne' tantomeno scioperare. In caso contrario la Ceka reagiva con estrema brutalita'. Fu introdotto un rigoroso razionamento ed aumentarono a dismisura le "missioni" delle squadre annonarie nelle campagne.Ma nelle zone rurali, e poi anche nelle fabbriche, la reazione fu dura. Cominciarono ben presto a scoppiare una lunga e violenta serie di scioperi di protesta e di insurrezioni contadine col risultato che il paese fini' nel caos totale. La rivolta piu' celebre fu quella della regione di Tambov, all'inizio del 1920, quando un uomo, ANTONOV, riuni' sotto di sè un vero e proprio esercito contadino deciso a lottare contro i soprusi delle squadre annonarie.
Per reprimere quella rivolta dovette intervenire l'esercito guidato dal maresciallo TUHACESVKY, che agi' con una brutalita' estrema riuscendo solo dopo dure battaglie ad averla vinta. Ma rivolte minori si erano diffuse in numerose zone agricole e piu' volte parve che i bolscevichi stessero ormai per capitolare. La risposta fu il "terrore rosso", ovvero lo stroncare sempre e con decisione qualsiasi rivolta. I contadini spesso creavano vere e proprie organizzazioni con programmi politici e proprie rivendicazioni.Merita pero' di essere sottolineato come spesso i contadini non mettevano in discussione la Rivoluzione d'Ottobre e la caduta dello zar, ma contestavano il dominio bolscevico, volevano che fosse rispettata la maggioranza uscita dall'assemblea costituente. Cioe' non era in discussione il socialismo, ma il modo di attuarlo, si puo' dire, che inizio' qui il dibattito sul "socialismo dal volto umano", che trovo' il suo apice tanti anni dopo nella primavera di Praga.
Tuttavia i bolscevichi non vollero, in quegli anni, alcuna collaborazione da parte dei socialrivoluzionari, forti fra i contadini, che anzi furono tra i maggiori obiettivi delle repressioni.
Ma all'inasprimento degli anni del comunismo di guerra, aveva contribuito anche un altro pericolo che pareva minacciare il potere bolscevico. Truppe controrivoluzionarie si andavano creando nella zona del Don, con la ferma intenzione di dare vita ad una controrivoluzione.
Si era alle soglie della ........
(by GIACOMO PACINI)
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