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imperatore- cronologia.it
L’ANNO 68
*** LA MORTE DI NERONE
*** SULPICIO GALBA NEO-IMPERATORE?
*** VESPASIANO FUORI GIOCO?
*** VERSO 4 IMPERATORI?
Nel corso del mese di GENNAIO mentre Nerone è ancora impegnato a godersi il suo trionfo in Grecia, a Roma in certi ambienti vi è una certa inquietudine, accresciuta da una carestia alimentare per i mancati arrivi di grano dall’Egitto. Qui era scoppiata la rivolta dei Giudei. Elio che fa a Roma le veci di Nerone lo sollecita di tornare, ma visto che non è ascoltato si reca lui stesso in Grecia per riferire a Nerone che nell’aria c’è aria di tempesta.
A fine gennaio l’imperatore rientrò nella capitale, si godette il trionfo con quella grande pompa che abbiamo già narrato e anticipato nelle pagine precedenti, poi si trasferì a Napoli per prendersi anche in questa città le adulazioni della folla in una forma spettacolare; vi arrivò al galoppo su un carro tirato da 8 cavalli bianchi che fece sbucare all’improvviso da una mimetizzata breccia aperta nelle mura della città .
Qui lo raggiunse anche la notizia di una rivolta in Gallia. Era capeggiata da un legato gallo romanizzato GIULIO VINDICE che con le sue truppe al grido di “libertà della Gallia, libertà dal tiranno Nerone” mirava a rendere autonomo il suo paese. Un altro tentativo per creare quella che doveva essere la Francia e la Germania.
La rivolta fu domata in poche settimane da VIRGILIO RUFO, ma non sappiamo ancora con quale compromesso visto che il 2 APRILE troviamo che lo stesso Vindice fa un alleanza con SULPICIO GALBA, governatore da otto anni nella penisola iberica; luogo nel quale godeva di grande popolarità . Dichiarandosi legato del senato e del popolo romano avanzò pretese al trono imperiale, poi reclutando truppe in varie zone dichiarò che voleva marciare su Roma e abbattere la tirannia.
Nella capitale il Senato trovò opportuno dichiararlo ribelle, ma intanto mandava i suoi emissari per trattare. Non si aspettava altro a Roma che tradire Nerone, di occasioni ve n’erano state tante ma mancava per questa rischiosa avventura un esercito di sostegno. Ora se alle porte dell’Urbe arrivava l’esercito di Galba il successo non poteva che essere decisivo e completo.
Nerone forse per la prima volta non si sentì immortale, né Ercole né dio, si agitò molto. Tigellino che abbiamo visto fino ad ora accanto a lui, scompare da questo momento. Nerone tentò di fare una specie di mobilitazione di uomini, che però incontrarono difficoltà a radunarsi, tanto che negli avvenimenti successivi non avvenne affatto; Nerone tentò con un messaggero a sollecitare Clodio Macro in Africa di intervenire con le sue truppe. Clodio per tutta risposta non solo ignorò il messaggio ma afferrata la situazione al volo, si autoproclamò imperatore e si mise perfino a battere moneta con la sua effigie.
Nerone infine si appellò a Petronio Turpiliano, il fedele comandante in Britannia; e a Rubrio Gallo con l’ordine di recarsi in Gallia. Non sappiamo cosa avvenne, se vi furono scontri, ma sappiamo che quel Virgilio Rufo che aveva domato la rivolta di Vindice, mandò a dire pur non avanzando nessuna pretesa al trono, che lui si metteva a disposizione del Senato.
Le cose precipitarono: volatizzatosi Tigellino, NINFIDIO SABINO aveva assunto il comando dei pretoriani e li convinse a fare causa comune col Senato.
Nerone era ora solo, ed entrò nello smarrimento totale. Gli era rimasta solo la compagnia della sua guardia, con questa, la sera del 8 GIUGNO diede ordine di preparare delle imbarcazione per fuggire in Egitto che credeva fedele. Nell’attesa si nascose nei giardini serviliani, sulla strada verso il mare, ma più nessuno venne a chiamarlo, anche la sua guardia aveva disertato, il piano di fuga era fallito. Rimasto solo con il suo liberto Epafrodito, si rifugiò nella villa di Faone, tra la via Salaria e la Nomentana.
Nel frattempo Ninfidio con i suoi pretoriani, promettendo 30.000 sesterzi a testa, li persuase a proclamare SULPICIO GALBA imperatore.
Nerone riuscì a sapere che Galba era stato proclamato imperatore e che lui ora veniva considerato nemico pubblico del senato. Quando i soldati stavano quasi per raggiungerlo si trafisse la gola con una spada con l’aiuto del suo liberto Epafrodito. I centurioni fecero irruzione, speravano di catturarlo vivo, ma lo trovarono già morente, poi spirò.
Galba piombato su Roma col suo esercito gli succede sul trono imperiale acclamato dal senato e dalla folla, ma soprattutto dalla sua legione spagnola (la VII Galbiana) che lo segue sempre. Sono iberi, quasi tutti mercenari, rozzi provinciali; si danno nelle vie di Roma alla pazza gioia, stuprando, razziando, ubriacandosi, facendo subito rimpiangere Nerone.
Era il 9 GIUGNO 68. Nerone aveva esattamente 30 anni e sei mesi. Finiva con lui la dinastia giulio-claudia. Molti in seguito lo compiansero; la sua tomba fu a lungo coperta di fiori. In Grecia fu ricordato per molti anni con grande cerimonie come un essere soprannaturale, ed erano perfino convinti che egli fosse destinato un giorno a ritornare per nuovamente regnare.
Per i Cristiani che avevano sofferto durante il principato, la figura di Nerone assunse proporzioni diaboliche. La tradizione cristiana lo identificò come l’Anticristo che prepara la fine del mondo. Quel cristianesimo che stava sorgendo e organizzandosi proprio in questo periodo, scelse come personificazione dell’impero del male, in opposizione al bene della Chiesa, questo singolare personaggio che aveva messo in pratica sulla terra il suo potere illimitato, il primo che aveva dato ai suoi sudditi la sensazione dell’autorità imperiale come qualcosa di superiore alla legge. Era quindi Nerone l’ideale potente maligno che la Chiesa contrappose a Cristo. Perché entrambi vollero essere chiamati salvatori del mondo.
Come tutti quelli che hanno il sopravvento su una ideologia, nella successiva storiografia fu emotivamente cancellato ogni ricordo benefico, criminalizzato il suo potere, e le fonti che avrebbero dovuto illuminare un periodo politico ben preciso, furono in questa apoteosi del male tutte inquinate o del tutto cancellate. Per quaranta generazioni furono riscritte le stesse cose. Quindi di Nerone conosciamo solo il male, la frivolezza e quasi nulla delle sue virtù.
*** IN GIUDEA intanto Vespasiano sta conducendo una forte repressione contro i Zeloti. Rallentato l’intervento per i fatti accaduti a Roma, tenuta in stato di assedio Gerusalemme, gli ebrei gli resistono. Prevale la linea dura, oltranzista, capeggiata da Giovanni di Giscala e Simone di Giora.
Vespasiano trova in questo frangente motivi di riflessione per quanto sta accadendo a Roma. Sa che in questo momento la grossa partita nella capitale la stanno giocando i suoi colleghi generali e non vuole esserne estromesso. Gode della fiducia del governatore d’Egitto, è stimato dal governatore della Siria, Muciano, ed eventuali fedeli appoggi possono venire dalle zone del Danubio e dell’Illiria dove anche lì ha molti amici. Ma lo vedremo in seguito il suo progetto, che gli eventi fanno accelerare.