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La guerra, in seguito alle vittoriose offensive dell'Armata Rossa,
è entrata per la Germania in una fase critica; i tedeschi tentano
disperatamente con tutti i mezzi di cui possono disporre di ritardare
la rovina che si sta abbattendo su di loro. Poiché si avvicina
il momento in cui si inizieranno le operazioni concordate fra le Potenze
Alleate per dare il colpo decisivo alla Germania hitleriana, secondo
quanto venne stabilito alla Conferenza di Teheran, e poiché
tali operazioni verranno intraprese non soltanto dall'Ovest e dal
Sud, acquista particolare importanza politica la questione italiana.
La situazione politica esistente attualmente in Italia è la
seguente: Le regioni dell'Italia meridionale, liberate da parte delle
truppe angloamericane dalla dominazione fascista, costituiscono un'importantissima
base di operazioni
per gli eserciti dei nostri alleati; tuttavia, circa due terzi del
territorio italiano sono ancora sotto il tallone dei nazisti e sotto
quello dei loro complici affiliati alla banda di Mussolini. Le regioni
dell'Italia liberata sono amministrate dal governo del maresciallo
Badoglio che viene appoggiato da alcuni settori della popolazione
italiana. Tale governo ha più volte dichiarato di essere pronto
a partecipare insieme con gli Alleati alla lotta comune contro gli
invasori hitleriani e contro i loro complici fascisti. D'altra parte,
nell'Italia meridionale, dopo l'armistizio, sono risorti e svolgono
la loro attività numerosi partiti e gruppi antifascisti democratici,
i quali trovano seguito in larghi strati della popolazione italiana
e aspirano a partecipare attivamente
alla lotta contro la Germania di Hitler.
Sino al gennaio di quest'anno questi gruppi antifascisti erano pochi,
mal collegati tra loro, e limitavano la loro attività ad alcuni
centri provinciali e a pochi altri secondari. L'unione di questi gruppi
si è realizzata solamente al Congresso di Bari, che ebbe luogo
alla fine del gennaio, e al quale parteciparono i rappresentanti dei
seguenti partiti: Liberale, Democratico Cristiano, d'Azione, delle
Democrazie del Lavoro, Socialista e Comunista. Il Congresso ha nominato
una Giunta Esecutiva Permanente, la quale ha lo scopo di unire le
forze antifasciste e democratiche italiane nella lotta contro il nazismo.
In tal modo, quindi, tanto il governo Badoglio, quanto la Giunta Esecutiva
Permanente, hanno dichiarato di essere pronti a lottare insieme con
gli Alleati per scacciare i tedeschi e i loro servi fascisti; ciononostante,
le forze del governo Badoglio e della Giunta Esecutiva Permanente
non sono unite, ma al contrario si esauriscono lottando fra di loro
e nel frattempo la situazione politica ed economica dell'Italia e
continua a peggiorare, battendo una via senza uscita. Ciò non
può che nuocere alle causa comune degli Alleati, cioè
alla causa della lotta contro la Germania hitleriana.
Tale è la situazione nelle regioni dell'Italia liberata ed
essa non può essere guardata con indifferenza, se si vogliono
tenere nella debita considerazione gli interessi superiori della lotta
delle Nazioni Unite contro la Germania. L'esperienza degli ultimi
tempi prova che una tale situazione porta inevitabilmente l'Italia
all'esaurimento delle sue forze e minaccia di condurla alla catastrofe.
Ma hanno gli Alleati interesse a lasciare che gli avvenimenti si svolgono
in maniera da spingere l'Italia alla rovina? Certamente no.
L'Unione Sovietica, ed in genere gli Alleati, non possono avere interesse
a che l'Italia venga a trovarsi sull'orlo dell'abisso. Quale via d'uscita
esiste da tale stato di cose? La via d'uscita consiste principalmente
nel dare all'azione delle Potenze Alleate circa la politica italiana
un orientamento corrispondente al compito degli Alleati, che è
quello di lottare contro il comune nemico, la Germania hitleriana.
Perciò la politica degli Alleati nella questione deve basarsi
su un atteggiamento comune concordamente assunto.
Si deve invece constatare che i problemi connessi
con l'attuale posizione politica italiana non sono mai stati finora
oggetto di comune scambio di vedute tra le Potenze alleate.
Naturalmente, sia l'Inghilterra che gli Stati Uniti hanno iniziato
un'azione politica nei confronti dell'Italia e si sono anche avute
al riguardo delle dichiarazioni da parte dei rappresentanti ufficiali
della Gran Bretagna e degli Stati Uniti; tuttavia è noto che
queste azioni e queste dichiarazioni non sono state il risultato di
decisioni comuni delle tre Potenze. I rappresentanti ufficiali dei
nostri Alleati hanno dichiarato che l'atttuale governo italiano non
può essere sostituito da nessun altro governo e che l'esame
di tutta la situazione politica in Italia deve essere rinviato ad
epoca successiva alla presa di Roma da parte delle truppe alleate.
E' facile provare che tale punto di vista non è stato oggetto
di conversazioni tra gli Alleati né alla Conferenza di Mosca,
né in seno al Comitato consultivo per l'Italia, né in
via diplomatica. Il Primo Ministro Churchill, parlando ai Comuni il
22 febbraio, ha espresso l'opinione che solamente dopo la liberazione
di Roma potrà essere formato un governo italiano su basi più
ampie. Anche ciò non è stato il risultato di
accordi intervenuti fra i tre Alleati. Inoltre gli uomini di Stato
sia inglesi che americani hanno dichiarato che ora sarebbe intempestivo
porre il problema della permanenza della Monarchia in Italia o il
problema dell'abdicazione di Re Vittorio Emanuele. Anche questo problema
non è stato esaminato in comune dalle tre Potenze, né
alla Conferenza di Mosca, né in seno al Comitato Consultivo
per l'Italia, né in via diplomatica.
Ma se non si può negare che la soluzione di questo problema
che riguarda la vita in terna dell'Italia è preferibile sia
trovata in un periodo più adatto, quando cioè tutto
il popolo italiano potrà scegliersi liberamente la sua forma
dl governo, si sarebbe dovuto però convenire che una simile
impostazione del problema del governo italiano per un certo periodo
di tempo non avrebbe dovuto avere come conseguenza un ritardo nell'unificazione
delle forze antifasciste italiane e che essa non avrebbe dovuto costituire,
in ultima analisi. un ostacolo alla lotta comune contro la Germania
hitleriana. E' facile comprendere che i partiti democratici in Italia,
i quali si sono più volte pronunciati per l'abdicazione di
Re Vittorio Emanuele e per la sostituzione del governo Badoglio, naturalmente
non saranno stati soddisfatti di quella politica che ha trovato la
sua espressione nelle dichiarazioni su ricordate dei rappresentanti
dell'Inghilterra e degli Stati Uniti. Questa circostanza danneggia
non solo l'unità italiana, ma soprattutto gli interessi fondamentali
della lotta contro il comune nemico, interessi che esigono l'eliminazione
di tutte le cause tendenti a prolungare la guerra.
Da ciò risulta che per gli Alleati è necessario di trovare
il modo di unire tutte le forze antifasciste italiane per la lotta
contro la Germania. Non si può prescindere dal fatto che, col
suo attuale carattere, il governo Badoglio non è in grado di
unire intorno a sè gli elementi antifascisti e democratici
in Italia per la lotta contro Hitler,
ma d'altra parte lo stesso governo Badoglio, nella persona dei suoi
rappresentanti più in vista, ha dichiarato più volte
di essere pronto ad includere nel suo seno nuovi elementi capaci di
esercitare un'azione più efficace nei riguardi dell'unità
di tutti gli italiani.
Non si vede allora perché una tale decisione tendente a modificare
il governo Badoglio debba trovare dinanzi a sè ostacoli insormontabili,
visto che è anche desiderio delle tre Potenze alleate di vedere
il governo Badoglio allargare le sue basi in senso democratico; tale
decisione farà probabilmente cessare i motivi che determinano
l'attuale atteggiamento negativo della Giunta Esecutiva verso il governo
Badoglio e permetterà a numerosi elementi antifascisti e democratici
italiani di partecipare più attivamente alla lotta comune contro
l'invasore tedesco.
In relazione a tutto ciò ha destato viva sorpresa la presa
di posizione del ministro Eden nella seduta del 22 marzo ai Comuni,
allorché all'interpellanza con la quale il deputato Thomas
ha chiesto se il governo di Mosca intendesse o meno rendere più
democratico il governo italiano, egli ha risposto semplicemente: «
L'interpellante dovrebbe rivolgersi al governo sovietico ».
Non si capisce perché il signor Eden non abbia saputo trovare
una risposta ad una domanda come questa, posta in forza di un diritto
riconosciuto e per di più perfettamente legittima. Non è
forse desiderio del governo britannico, secondo le decisioni della
Conferenza di Mosca, di rendere il governo italiano più democratico?
Forse che questo problema non è giunto a maturazione dall'estate
dell'anno scorso, quando incominciò la liberazione dell'Italia
dalle bande di Hitler e di Mussolini? Forse che questo problema non
ha nulla a che fare con la politica dell'Inghilterra? O forse gli
uomini politici inglesi sono sfavorevoli alla democratizzazione del
governo Badoglio?
Non si può non rilevare la circostanza che una certa parte
della stampa inglese e americana, invece di chiedere misure atte a
normalizzare la situazione politica italiana considerandola dal punto
di vista dell'interesse fondamentale che gli Alleati portano alla
guerra contro Hitler, negli ultimi tempi gonfia artificiosamente un
altro problema e precisamente quello del ristabilimento di relazioni
dirette tra l'Unione Sovietica e il governo di Badoglio con lo scambio
dei rappresentanti tra i due Paesi.
Alcuni organi della stampa d'Inghilterra e d'America manifestano della
perplessità, della meraviglia e perfino della preoccupazione
in relazione a questo fatto. E' invece evidente che non
esiste assolutamente alcun motivo che incuta timore. Siccome il governo
sovietico non aveva finora contatti diretti con il governo italiano,
mentre i nostri alleati sono con esso in continuo contatto a mezzo
di numerosi organi militari e civili, il nostro governo ha ritenuto
opportuna l'istituzione di una forma diretta di contatto con il governo
Badoglio.
Si ricordi che la
sola organizzazione A.M.G.O.T. che funziona in Italia ha nel suo seno
qualche migliaio di rappresentanti inglesi e americani al suo comando.
Inoltre, in Italia funzionano autorità militari inglesi ed
americane, le quali fanno parte attiva del Comando del Paese. Delle
tre Potenze alleate, soltanto l'Unione Sovietica non aveva rapporti
diretti col governo italiano ed aveva alle sue dipendenze in Italia
soltanto pochi membri di consultazione sovietici per le necessità
dell'Italia.
Dunque, l'Unione Sovietica non si è trovata nelle medesime
condizioni di fronte alla Gran Bretagna e agli Stati Uniti. Ora questa
disparità sta in qualche modo liquidandosi in quanto l'Unione
Sovietica ha la possibilità di essere in contatto diretto col
governo italiano, come da tempo potevano fare i nostri alleati.
E' chiaro che questo contatto diplomatico non è ancora completo
fra i due paesi, rappresenta soltanto un inizio. E' ancora più
chiaro il vero scopo della Commissione, la quale ha richiamato intorno
a queste necessità parte della stampa alleata. Diversi organi
della stampa americana tentano di far passare l'attuale azione dell'Unione
Sovietica niente meno come appoggiantesi ad elementi non democratici
in Italia, e denuncia in pieno la posizione dell'Unione Sovietica.
Bisogna affermare che tale tentativo mette in rilievo che sono essi
gli autori di ciò e li scopre e li denuncia.
A tutti è chiaro che in ogni modo non è l'azione dell'Unione
Sovietica che ostacola la democratizzazione del governo Badoglio ed
ancor più si sa che l'Unione Sovietica è pronta con
tutti i mezzi ad agevolare la soluzione di questo problema nel tempo
più breve e a fare in modo che non sia rimandato, per esempio,
fino alla presa di Roma. Per questa ragione attira l'attenzione un'altra
risposta data dal Ministro degli Affari Esteri signor Eden. nella
seduta alla Camera dei Comuni il 23 marzo alla domanda « se
il governo sovietico è unito e d'accordo con l'Inghilterra
e gli Stati Uniti sulla situazione presente e sulla necessità
di un cambiamento dell'azione futura riguardo al governo d'Italia
dopo la presa di Roma » ; la risposta del Ministro diceva: «
Il governo sovietico non dovrebbe essere malcontento per la linea
di condotta da noi seguita al riguardo ».
Si precisa che l'attuale scopo degli sforzi dell'Unione Sovietica
è di far sì che tutte le forze antifasciste italiane
si riuniscano intorno al governo Badoglio per la lotta contro la Germania
hitleriana. La questione italiana ha acquistato grande importanza
ed attende la sua soluzione, né si può rinviarlo, ad
esempio, fino alla presa di Roma; essa deve essere risolta tenendo
presente la necessità di sgombrare da ogni ostacolo la strada
che conduce alla vittoria sulla Germania hitleriana »