Al generale Mac Farlane
"lo non credo affatto, caro generale, che le condizioni d'armistizio,
per quanto dure, prevedano il divieto di concludere accordi con potenze
neutre o alleate. E neanche credo che il « diritto generale
del Comandante Supremo, motivato da ragioni di sicurezza militare
» giustifichi una sua interferenza, quando tali ragioni di sicurezza
non sono definitivamente definibili e invocabili.
« Si tratta dunque, come sempre di un ulteriore arbitrario aggravamento
delle condizioni di armistizio, o, nel miglior dei casi, di una interpretazione
sempre più restrittiva e illiberale delle sue clausole.
Tutto ciò non è affatto giustificato, né dall'atteggiamento
mio e del mio Governo verso le Potenze alleate né, in particolare,
dalla recente iniziativa sovietica, che ha provocato il Vostro memorandum
del 25 marzo, che è e resta una iniziativa amichevole verso
l'Italia, che io non potevo, né, se avessi potuto, dovevo declinare.
Ora io vorrei molto sinceramente dirvi che codesto sistema e codesti
metodi corrispondono esattamente ad un lento e progressivo processo
di asfissia. L'Amministrazione alleata non si limita infatti alla
sorveglianza dell'attività amministrativa e governativa italiana,
ma interferisce in ogni anche minimo particolare della vita del Paese
e decide in modo e forma categorici ed imperativi.
Così che io ed il mio Governo siamo davvero ridotti ad essere
semplici strumenti ed esecutori delle decisioni alleate, pur mantenendo
di fronte al Paese tutte le responsabilità di atti e fatti
alla cui formazione non abbiamo in alcun modo concorso.
Nessun Governo ed in qualunque modo composto può, a lungo,
reggere con queste progressive, umilianti, e, soprattutto, sterili
limitazioni. E sarebbe forse non dirò miglior cosa, ma certamente
più sincera e aperta, che l'Amministrazione alleata, se vuole
effettivamente governare il Paese, si decidesse a governarlo direttamente
e senza tramiti.
« Non credo - sebbene a volte mi si affacci il dubbio - che
sia questo il Vostro proposito. Sic-
ché, con molta lealtà e con molta amicizia, io vorrei
dirvi, caro generale, che, ad evitare situazioni gravi in un periodo
grave, sarebbe umano e saggio dare inizio da parte alleata, nell'interesse
della causa comune, ad una politica davvero e finalmente ricostruttiva.
« Voi sapete, ad esempio, che la parola cabelligeranza è
ancora oggi una formula vana perché si appoggia unicamente
sull'armistizio. Voi sapete altresì che moltissime clausole
dell'armistizio del 3 e del 29 settembre sono da considerarsi scadute,
sia perché già portate ad esecuzione, o materialmente
impossibili ad eseguirsi, o sostituite da altri accordi, ecc.
« Ora io mi domando e Vi domando se non sarebbe, come io fermamente
ritengo, opportuno per noi e per tutti, che tali documenti fossero
sostituiti da un nuovo documento che scartasse tali clausole cadute,
e definisse in modo preciso la cobelligeranza quale è uscita
da sei mesi di lealissima collaborazione; adeguare, insomma, la situazione
internazionale italiana a quella che è, oggi, la reale ed effettiva
situazione di fatto.
« Non credo di domandare l'impossibile »
Badoglio