MASSIME E PENSIERI DI NAPOLEONE
"Tutti nascono anonimi come
me, in una anonima Ajaccio, in un'anonima isola, in un anonimo 15 agosto,
di un anonimo 1769, da due anonimi Carlo e Letizia Ramolino; solo dopo diventano
qualcuno; e se prima di ogni altra cosa sono capaci di non deludere se stessi,
anche la volontà divina si manifesta sull'uomo."
La storia non è metafisica, non può essere scritta con la fantasia;
occorre prima apprenderla.
Per dominare bisogna sapere, e per dominare bene bisogna sapere meglio.
Nei fatti contemporanei, come in quelli storici, possiamo trovare lezioni,
ma non troveremo mai modelli.
L'istruzione pubblica è il primo compito del governo.
Se l'istruzione potesse mai riuscire dannosa alle masse questo accadrebbe
soltanto qualora il governo, agendo contro gli interessi del popolo, lo costringesse
in una posizione senza uscita e riducesse gli umili alla miseria, poiché,
in tal caso, l'intelligenza si farà piú acuta per difendersi
o per agire contro la legge.
Soltanto coloro che vogliono ingannare i popoli e governare a proprio vantaggio
possono volere mantenerli nell'ignoranza, poiché, quanto piú
i popoli saranno illuminati, tanta piú gente sarà convinta della
necessità delle leggi.
Mio figlio deve essere l'uomo delle mie idee e della causa che io dovuneuq
ho fatto trionfare: riunire l'Europa per mezzo di patti federativi. L'Europa
va incontro a una inevitabile evoluzione; volerla trattenere significherebbe
frazionare le proprie forze in una inutile lotta; favorirla significa rafforazre
le speranze e la volontà di tutti"
Possano i re comprendere che in Europa non vi è più materia
per mantenere l'odio tra le nazioni. I pregiudizi sparisvono, gli interessi
si allargono, le vie commerciali si moltiplicano. Non è più
possibile a nazioni alcuna affermare il monopolio commerciale".
La reazione è morta! Mulla può distruggere i grandi principi,
essi sussisteranno eterni nello splendore dei miracoli da noi compiuti. Abbiamo
cancellato le prime macchie con i flutti della gloria...Quei principi sono
ora immortali. Ornati dei nostri allori, salutati dai popoli, consacrati da
trattati con le Potenze, son familiari ad ognuno. Essi governeranno il mondo,
diverranno fede e la legge morale di tutti i popoli, e questa nuova epoca
si riannoda, checchè se ne dica, al mio nome. Sono stato io ad accendere
la fiaccola, amici e nemici mi chiameranno il primo soldato, il grande rappresentante
dei nuovi principi. Morto io rimarrò pur sempre ai popoli il sole dei
loro diritti, il mio nome sarà grido di guerra nelle loro lotte, sintesi
delle loro speranze".
Il mio tempo più bello? No a Tilsit, no quando i re mi corteggiavano.
Felice fui soprattutto dopo le mie prime vittorie in Italia, quando la folla
mi circondava acclamando: Evviva il liberatore!, ed avevo ventisei anni!
La mia gloria non sta in quaranta vittorie, e neppure nell'avere imposto il
mio volere ai sovrani. Warerloo cancellerà il ricordo di tante vittorie,
l'ultimo atto fa dimenticare il primo. Ma quello che non perirà è
il mio Codice Civile, i protocolli del mio Consiglio di Stato. I miei metodi
d'insegnamento creeranno una nuova generazione; Io volevo istituire un sistema
europeo, un Codice Europeo, una Corte di Cassazione europea; vi sarebbe stato
un solo popolo in Europa!".
"Io, in questa lotta tra la Rivoluzione e il passato, fui il mediatore
naturale; il mio impero serviva agli interessi dei sovrani come a quelli dei
popoli. La rinascita sociale d'Europa, ecco il compito che il destino mi ha
copstretto as interrompere prima del suo compimento".
Travestendomi e fuggend avrei certo raggiunto l'America, ma non erano cose
degne di me...Se sono qui ora, debbo il mio destino a quei sentimenti.
La nobiltà? Questa si è affollata nelle mie anticamere, chiedendo
e ottenendo come elemosina tutti i posti e le cariche...Principi e sudditi
andavano a gara a porsi sotto il mio scettro....
Madama di Stael ? E' tornata a farsi viva; la mia avversaria mi scrive che
ammira il mio contegno, e che se gli restituisco i due milioni di cui la Francia
è rimasta debitrice a suo padre, scriverebbe soltanto per la Francia.
Peccato! Con questa unica frase l'ardita donna perde la partita di fronte
alla storia.
Lo Zar, alleato o trucidato? Questo è il tema di tutto l'anno. Teme
di essere costretto a questa guerra e cerca di evitarla. Ma questa guerra
scoppierà, malgrado lo Zar, malgrado me, e malgrado gli interessi di
ambedue gli imperi.
(A Sant'Elena) All'ingiustizia, alla violenza essi mi aggiungono l'oltraggio,
il dolore, il martirio. Ma non iscorgono essi che
uccidono in me sè medesimi colle proprie mani?
Quando si acquista pratica degli affari, si dispregiano le teorie e ci si
vale di esse come i geometri, non per procedere in avanti per linea retta,
bensì soltanto per mantenere la propria direzione.
" Non è il principio, in sé e per sé, della libertà
di stampa, a produrre grandi difficoltà, ma piuttosto le circostanze
nelle quali si deve applicare quel principio astratto.
Mi approvate perchè siete servili. Voi non siete qui, signori, per
essere del mio parere, ma per manifestare il vostro. Io poi lo confronterò
col mio e vedrò qual'é il meglio.
Per l'Armata si spende cinque volte di più di quello che riceve, perchè
i capi dei magazzini emettono dei buoni falsi...il lusso, la corruzione, la
malversazione sono inauditi. Vi è un rimedio solo, una Commissione
di tre membri che abbia pieni poteri di fucilare ogni amministratore infido.
L'abitudine barbara di percuotere la gente, per strappar loro dei segreti,
deve cessare. La tortura ha per solo risultato che gli sventurati dicono quel
che noi desideriamo. Proibisco di adoperare, un mezzo rifiutato dalla umanità
e dalla ragione.
Il poema epico non racchiude la storia di un uomo, ma quella d'una passione
o di un avvenimento.
La libertà di stampa, in mano al governo, deve diventare un potente
ausilio per fare arrivare in ogni angolo dell'Impero le sane dottrine e i
buoni principi. Abbandonarla a se stessa, è come addormentarsi in prossimità
di un pericolo.
Il cannone ha ucciso la feudalità; l'inchiostro ucciderà la
società moderna.
Libertà di pensiero intera e assoluta, libertà di parlare e
scrivere per quel che non tocca l'ordine sociale, sono il fondamento della
moralità, della libertà e delle felicità individuali.
Tutti gli uomini di genio e tutti coloro che hanno ottenuto un posto nella
repubblica delle lettere, sono fratelli, qualunque sia il paese che li ha
veduti nascere.
Un governo protetto da stranieri non sarà mai accettato da un paese
libero.
I tre quarti dei problemi, in guerra, sono morali ; il peso delle forze non
giuoca che per l'altro quarto.
Meglio correre il rischio d'avere un padrone che averne mille.
Tutti esistiamo soltanto in forza della legge: chi vuole comandare e usurpare
funzioni che la legge non gli accorda, quegli non è l'amico del proprio
paese.
Nell'esercito, la semplicità è al posto suo; in una grande città,
in un palazzo, occorre che il capo del governo attiri su di sé gli
sguardi con tutti i mezzi possibili; ma bisogna andarci piano.
Quali sono le condizioni di superiorità d'un esercito? Sono l'organizzazione
interna, l'abitudine dell'ufficiale e del soldato alla guerra, la fiducia
di tutti in se stessi, cioè il valore, la pazienza e tutto quello che,
in fatto di mezzi morali, è dato dall'idea di se stessi.
Io ordino, altrimenti taccio
Volontà, carattere, applicazione e audacia hanno fatto di me quello
che sono.
Quando l'autorità del padrone è misconosciuta, tutto è
finito.
Una grande ambizione è il sentimento d'un grande carattere. Chi ne
è dotato può compiere cose o molto belle o molto cattive, secondo
che sia diretto da un maggiore o minore senso dell'onore.
Meglio un nemico conosciuto che un amico per forza.
Quelli che non sanno valersi delle circostanze sono degli ingenui.
Il mezzo per essere creduti sta nel rendere incredibile la verità.
Si crede soltanto a ciò cui si crede volontieri.
Le bugie passano e la verità resta. I saggi e soprattutto i posteri
giudicano soltanto dai fatti.
È piú facile ingannare che disingannare.
L'esistenza di Dio è proclamata da ogni cosa, ma tutte le nostre religioni
sono evidentemente figlie degli uomini. Perché tante religioni? Perché
la nostra religione non esistette da sempre? Perché si diffamano fra
loro, si combattono? Il fatto è che gli uomini sono sempre uomini.
Senza religione, noi camminiamo senza posa fra le tenebre. La religione cattolica
è la sola che illumini l'uomo in modo sicuro e infallibile sul suo
inizio e sulla sua fine estrema.
Nessuna società può esistere senza morale e non v'è buona
morale senza la religione.
Le tre religioni che hanno diffuso nel mondo la conoscenza d'un Dio immortale,
increato, signore e creatore degli uomini, sono uscite dall'Arabia. Mosè,
Gesú, Maometto sono di Menfi, di Nazaret, della Mecca.
La severità previene più colpe di quante ne reprime.
Un regime buono ha bisogno di abbagliare e di stupire; non appena smetta di
risplendere, cade.
I popoli abituati a grandi vittorie, troppo spesso non sanno sopportare un
giorno di sventura.
La guerra, crudele con i popoli, ha risultati terribili per i vinti.
In guerra, la metà di tutto è la fortuna.
La pace è la prima fra le esigenze, cosí com'è la prima
fra le glorie.
La pace fondata sull'indipendenza di tutte le nazioni è una di quelle
utopie per uso degli sciocchi, di cui l'esperienza ha fatto giustizia.
La guerra è una lotteria, nella quale le nazioni devono rischiare soltanto
piccole poste.
La guerra è un giuoco serio nel quale vengono messi a rischio la propria
fama, le proprie truppe, il proprio paese.
Quando combattiamo, in qualsiasi paese si combatta, quella che combattiamo
è la guerra civile.
Leggi, costituzioni, azioni, monumenti, tutto questo è caduco ; ma
la gloria risplende nelle generazioni future.
In guerra occorre approfittare di tutte le occasioni, perché la fortuna
è donna, e se vela lasciate sfuggire oggi, non aspettatevi di ritrovarla
domani.
Le guerre inevitabili sono sempre giuste.
La guerra è uno stato di natura.
Prima virtú del soldato è la costanza nel sopportare le fatiche,
il valore non è altro che la seconda.
In tutte le battaglie, arriva sempre un momento in cui i soldati piú
valorosi, dopo aver compiuto i massimi sforzi, sono propensi a fuggire. Tale
paura deriva da una mancanza di fiducia nel proprio coraggio ; basta una piccola
occasione, un pretesto, per restituire la fiducia: la grande arte sta nel
far nascere quell'occasione, quel pretesto.
L'intera arte della guerra consiste in una difensiva ben ragionata, estremamente
cauta, e in un'offensiva audace e rapida.
Il segreto delle grandi battaglie sta nel sapersi dispiegare e raggruppare
al momento opportuno.
In guerra, nulla si ottiene se non attraverso il calcolo: tutto quanto non
è stato meditato a fondo nei particolari, non porta a risultato alcuno.
In guerra, ci vogliono idee semplici e precise.
La riuscita della guerra dipende dalla prudenza, dalla saggia condotta, dall'esperienza
del generale.
Con un esercito inferiore in numero, l'arte della guerra consiste nell'avere
sempre piú forze del nemico nel punto che conduce o subisce l'attacco.
L'arte della guerra è di disporre le proprie truppe in modo che si
trovino dappertutto, contemporaneamente. L'arte di spiegare le truppe è
la grande arte bellica. Disponete sempre le vostre truppe in modo da raggrupparle
in pochi giorni, qualunque cosa faccia il nemico.
È triste vedere il compimento di grandi cose spesso ostacolato dalle
piccole passioni d'uomini dalla vista corta, i quali conoscono il mondo soltanto
nel cerchio ristretto nel quale essi vivono chiusi.
Chi pratica la virtú soltanto perché spera d'ottenerne buona
fama, costui è assai vicino al vizio.
Dal trionfo alla caduta non v'è che un passo. Nei casi piú importanti
ho visto sempre un nulla decidere dei maggiori avvenimenti.
Quando ci s'impiccia di voler governare, occorre saper pagare di persona,
e all'occorrenza sapersi lasciare uccidere.
Bisogna sempre lasciare trascorrere la notte sull'ingiuria del giorno prima.
Ci innalziamo al disopra di coloro che c'insultano perdonando loro.
Nulla è piú imperioso della debolezza che si sente appoggiata
dalla forza.
L'uomo abile approfitta di tutto e non trascura nulla di quanto possa offrirgli
qualche possibilità in piú. L'uomo meno abile, trascurando a
volte una sola occasione, fa fallire tutto quanto.
Chi vuole fortemente e costantemente, riesce sempre.
L'arte d'essere ora audace ora prudentissimo, e l'arte di riuscire.
Nulla è piú difficile che decidersi.
Quando un uomo è pari alla propria fortuna, questa non lo coglie mai
alla sprovvista.
Bisogna sempre lasciare trascorrere la notte sull'ingiuria del giorno prima.
L'impazienza è un ostacolo al successo.
Gli uomini che esitano non riescono a gran che. Il tormento delle precauzioni
pesa piú dei pericoli da evitare; meglio quindi abbandonarsi al destino.
L'esagerazione piace alla mente dell'uomo.
Il vero carattere si fa sempre luce nelle grandi occasioni. Non bisogna lasciarsi
ingannare: esistono dormiglioni il cui risveglio è tremendo.
Non si devono giudicare gli uomini dalle apparenze; per conoscerli bene occorre
metterli alla prova.
Quando si può parlare forte e chiaro, a che giova l'astuzia?
Chi conosce la propria malattia morale deve sapere curare la propria anima,
cosí come si curano braccia e gambe.
Gli sciocchi parlano del passato ; i savi parlano del presente e i pazzi,
del futuro.
Uno sciocco non è altro che noioso, un pedante è insopportabile.
Sapete che cosa ammiro di piú a questo mondo? È l'impotenza
della forza a organizzare ogni cosa.
Dare abbastanza è onorare, dare molto è corrompere.
La morale pubblica è il complemento naturale di tutte le leggi; essa
è, da sola, un intero codice.
Bisogna dar prova di maggior carattere per amministrare che per guerreggiare.
Il modo migliore per mantenere la parola sta nel non darla.
L'amore è una sciocchezza che si compie in due.
II matrimonio è, senza alcun dubbio. lo stato di perfezione sociale.
L'ambizione di dominare gli animi è, fra le passioni, la piú
forte di tutte.
Molte manovre vengono sventate facendo finta di non vederle.
La felicità è legata agli avvenimenti; la gioia, agli affetti.
Nulla è piú raro d'una devozione continua.
Ci chiediamo come mai sventure ancora incerte ci colpiscono assai piú
di sciagure già accadute. È perché, nella fantasia come
nel calcolo, la forza dell'ignoto è incommensurabile.
Non vi è alcuna necessità di dire quello che si ha l'intenzione
di fare, nel momento stesso in cui si fa.
Disprezzo l'ingratitudine come il piú spregevole difetto dell'anima.
La morale è spessissimo il passaporto della maldicenza.
Non esiste forza senza abilità.
Si perdona il merito, ma non l'intrigo.
Il modo migliore per mantenere la parola sta nel non darla.
Soltanto quello che uno fa da sé, è fatto bene.
Occorre sempre comportarsi secondo il ragionamento e secondo il calcolo. Occorre
soppesare fatiche, sacrifici e gioie per arrivare a un risultato, così
come si fa la somma o la sottrazione di tutto quanto è calcolato. La
ragione, la logica e il risultato devono essere i moventi e il fine costante
di tutti, su questa terra.
Di quali errori non sono capaci la vanità e l'amor proprio d'un uomo
ignorante!
Il divorzio è una legge conforme agli interessi degli sposi.
Con il sentimento, non si fa politica.
Non bisogna dare ascolto alla bontà dell'animo. quando essa possa nuocere
al popolo.
Non esiste bestia che non serva a nulla, non esiste intelligenza che serva
a tutto.
Esistono sia vizi sia virtú occasionali. Chi sa lusingare, sa anche
calunniare.
La morte può espiare gli errori, ma non vi rimedia.
L'uomo che, soccombendo al peso dei mali presenti, si toglie la vita, commette
un'ingiustizia verso se stesso.
È iniquo, odioso, scorretto, punire un figlio per le colpe del padre,
e spogliarlo della sua eredità.
Vivere è soffrire, e l'onest'uomo combatte ogni giorno per rimanere
padrone di sé.
Esistono al dolore limiti che non si devono valicare.
Il cuore può essere lacerato, e lo spirito rimanere incrollabile.
La maggior parte dei sentimenti sono delle tradizioni: li proviamo perché
ci hanno preceduti.
Il vero eroismo consiste nel tenersi al disopra dei mali della vita.
Abbandonarsi al dolore senza resistere, uccidersi per sottrarvisi, è
abbandonare il campo di battaglia prima d'aver vinto.
La vita è seminata di tanti scogli e tanti sono i mali di cui può
essere fonte, che la morte non è il maggiore di tutti.
Quanto piú invecchio, tanto piú mi avvedo che a ciascuno tocca
di adempiere al proprio destino.
La sorte ripaga tutte le nostre sciocchezze. .
Il cuore d'un uomo di Stato dev'essere nella sua testa.
La rivoluzione è un'idea che ha trovato delle baionette.
Ho fallito, quindi ho avuto torto : ciò è semplicemente giusto.
La vita è un sonno leggero che svanisce.
La morte è un sonno senza sogni.
A mia madre, ai suoi buoni principi, sono debitore della mia fortuna. Non
esito ad affermare che l'avvenire d'un fanciullo dipende dalla madre.
Le donne, quando sono cattive, sono peggiori degli uomini. Le donne sono sempre
molto piú buone o molto piú cattive degli uomini.
Che cos'è dunque l'amore? È il sentimento della propria debolezza,
del quale l'uomo solitario o solo non tarda a essere penetrato; e, insieme,
il sentimento dell'impotenza e dell'immortalità umane.
Non bisogna parlare latino alle donne.
Una bella donna piace agli occhi, una donna buona piace al cuore: la prima
è un gioiello, l'altra è un tesoro.
La folla che mi contempla ammirata mi guarderebbe allo stesso modo salire
al patibolo.
Occorre, per quanto possibile, disprezzare la marmaglia. Soltanto quando non
si può fare altrimenti si deve colpirla.
La seduzione giunge al cuore passando per gli occhi; si è sempre tentati
d'inchinarsi dinanzi a quanto si ammira.
La tenerezza d'una sposa casta e tollerante è un rifugio: è
l'arcobaleno dopo la tempesta.
Nelle grandi crisi, è compito della donna consolare le nostre sventure.
Le passioni sono preferibili all'assoluta ottusità e all'avvilente
libertinaggio. Meglio essere appassionato ed entusiasta che insensibile.
Non bisogna mai andare in collera con le donne: bisogna ascoltarle, sragionare
e tacere.
Le ragazze non possono essere educate meglio che dalla madre: l'educazione
pubblica non gli si addice.
Soltanto la morte può sciogliere l'unione che sia stata formata nella
simpatia, nel sentimento, nell'amore.
Non bisognerebbe mai consentire di sposarsi a persone che non si conoscano
da almeno sei mesi.
Per guidare il mondo esiste un solo segreto: essere forti, perché nella
forza non esistono né errore né illusioni: essa è la
verità messa a nudo.
L'aristocrazia presenta il vantaggio di concentrare l'azione di governo in
mani meno pericolose e meno inesperte di quelle d'una moltitudine ignorante.
Il matrimonio è, senza alcun dubbio, lo stato di perfezione sociale.
L'amore per i figli e l'amore per la propria moglie sono dolci affetti che
dominano l'animo con il cuore e i sentimenti con la tenerezza.
Si sente veramente di amare soltanto quando ci si rivede, oppure quando si
è assenti.
Non credo che sia nella nostra natura amare dividendoci; sbaglia chi crede
d'amare egualmente due esseri, sia pure i propri figli. Esiste sempre un affetto
che è dominante.
I vincoli familiari mi sono sempre apparsi sacri ; non posso decidermi a credere
che sia possibile infrangerli senza disonorarsi e senza mancare a quanto vi
è di piú sacrosanto per l'uomo.
L'istante che ci separa dall'oggetto amato è terribile; ci divide dal
resto della terra.
La legge civile non può mettere al bando il divorzio in un paese dove
i culti che l'ammettono sono tollerati
La buona politica consiste nel far credere ai popoli che sono liberi; il buon
governo, nel renderli felici com'essi desiderano.
Bisogna far cadere in disgrazia coloro che non è più possibile
ricompensare.
La coscienza è l'asilo inviolabile della libertà dell'uomo.
La donna amata è sempre la piú bella di tutte.
L'uomo fatto per la politica e per l'autorità non vede le persone;
non vede altro che le cose, il loro peso, le loro conseguenze.
Il mortale che gli avvenimenti, e forse anche i decreti eterni, chiamano al
governo delle nazioni, è senza dubbio colui che meno dì tutti
appartiene a se stesso.
La freddezza è la massima dote d'un uomo destinato a comandare.
In politica, le considerazioni familiari sono una sciocchezza.
Nelle attività pubbliche, come nei problemi amministrativi e militari,
occorrono : un pensiero deciso, un'analisi profonda, nonché la capacità
di tenere fisso il proprio sguardo su un oggetto determinato, senza stancarsene.
La ragione politica sta al disopra di tutte le altre. Occorre piegare il proprio
sistema politico al contesto degli avvenimenti ; e non già gli avvenimenti
al proprio sistema.
Con il sentimento, non si fa politica.
Meglio correre il rischio d'avere un padrone che averne mille.
In guerra, quelle che mancano sono sempre le scarpe.
Il segreto delle grandi battaglie sta nel sapersi dispiegare e raggruppare
al momento opportuno.
In guerra, la metà di tutto è la fortuna Le guerre inevitabili
sono sempre giuste. La guerra è uno stato di natura.
Le ritirate sono più disastrose e costano in uomini e materiali più
delle battaglie più sanguinose.
La storia di un popolo è in gran parte la storia dei suoi eserciti.
Senza esercito, senza forza e senza disciplina non esistono né indipendenza
politica né libertà civiche.
Si è forti quando si è pronti a morire.
Una rivoluzione è fatta quando basta disfarsi d'un uomo per completarla
Non bisogna dare ascolto alla bontà dell'animo, quando essa possa nuocere
al popolo.
Il cuore d'un uomo di Stato dev'essere nella sua testa.
Il diritto di grazia è uno dei piú belli e nobili attribuiti
alla sovranità. Tuttavia per non screditarlo, esso va esercitato soltanto
quando non v'è pericolo che la clemenza sovrana getti il discredito
sull'operato della giustizia.
Un atto di clemenza è per i re una cartella presa a una lotteria ;
ma è rarissimo il caso ch'essi vincano.
La rivoluzione è un'idea ché ha trovato delle baionette.
Le età rivoluzionarie sono quelle dei delitti e del genio che trovano,
tutti e due, modo per segnalarsi.
Le rivoluzioni sono simili al concime piú sudicio, che fa nascere i
vegetali piú nobili.
Una rivoluzione è una vigorosa frustata data a una nazione.
Una regola generale : non c'è rivoluzione senza terrore.
L'arte di governo sta nel punire i malvagi e nel ricompensare gli onesti.
Una rivoluzione è un circolo vizioso parte dall'eccesso, per farvi
ritorno.
Una rivoluzione è uno dei mali maggiori che il cielo possa infliggere
alla terra: arricchisce i poveri, che non sono soddisfatti ; impoverisce i
ricchi, che non lo dimenticano ; sconvolge ogni cosa, è la sciagura
di tutti, la felicità di nessuno.
Una rivoluzione è sempre una delle maggiori sciagure che la collera
divina possa far ricadere su una nazione, è il flagello della generazione
che la compie, e, nel corso di lunghi anni, persino d'un secolo, è
una sventura per tutti e la fortuna di pochi.
La Rivoluzione francese è stata unosconvolgimento nazionale, dagli
effetti altrettanto irresistibili dell'eruzione d'un vulcano. Quando le misteriose
fusioni nelle viscere della terra pervengono alla condizione che le fa esplodere,
la lava prorompe e avviene l'eruzione. Identico è il cammino seguito
dal sordo lavorio del malessere dei popoli: allorché le loro sofferenze
giungono a maturazione, allora scoppia una rivoluzione.
Occorre servire il popolo con dignità, e non già adoperarsi
a compiacerlo. Il modo migliore di conquistarlo, sta nel fargli del bene.
Non vi è nulla di piú pericoloso che lusingarlo. Se in seguito,
egli non ottiene tutto ciò che vuole, il popolo s'irrita e ritiene
che si sia mancato con lui di parola e se, allora, gli si oppone resistenza,
il suo odio sarà tanto maggiore in quanto dirà d'essere stato
ingannato.
I grandi principi della nostra rivoluzione enunciati alla tribuna della Francia,
cementati dal sangue delle battaglie e ornati dell'alloro della vittoria,
salutati dalle acclamazioni dei popoli, sono divenuti familiari tanto alle
orecchie quanto alle labbra dei sovrani. Questi non potrebbero ritornare indietro.
Cinquanta uomini riunitisi in tempo di crisi per formulare una costituzione
non hanno il diritto d'alienare i diritti del popolo. La sovranità
popolare è inalienabile.
Ogni rivoluzione è, in linea di massima, una rivolta nobilitata e legittimata
dal tempo e dalla sua riuscita, ma che ha avuto nel terrore una sua fase inevitabile.
Meglio non essere vissuti che morire senza gloria.
Primo dovere del principe è, senza dubbio, di fare ciò che il
popolo vuole. Ma il popolo non sa quasi mai quel che vuole. La sua volontà
e le sue esigenze devono albergare piú nel cuore che sulle labbra del
principe.
Tutto passa rapidamente sulla terra, tranne l'opinione che noi lasciamo impressa
nella storia.
In tutti i paesi la religione è utile al governo, occorre servirsene
per agire sugli uomini.
La poesia, la pittura, la scultura debbono mentire, ma debbono mentire con
grandezza, con fascino, con fasto.
azioni del momento, anzi, bisognerebbe limitare il giudizio a quel momento
soltanto.
Un onest'uomo si riconosce da come si comporta con la moglie, con la famiglia,
con i domestici.
orrori, è stata la vera causa della rigenerazione del costume francese.
Le rivoluzioni distruggono tutto quanto in un istante e ricostruiscono soltanto
con l'aiuto del tempo.
In politica c'è una bella differenza fra le promesse e la realtà.
L'arte piú difficile non sta nello scegliere gli uomini, ma nel dare
agli uomini prescelti tutto il valore che possono avere.
I diciannove ventesimi degli uomini che governano non credono alla morale,
ma hanno interesse a che si sia convinti ch'essi fanno buon uso della propria
potenza. È questo, a fare di loro delle persone oneste.
Un trono altro non è se non una pedana guarnita di velluto.
In tutte le attività pubbliche occorrono forza, perseveranza, unità.
Uno Stato si accomoda meglio di ministri mediocri che rimangono in carica
che d'un frequente mutare di ministri, siano pure questi spiriti magni.
Abbattere, o essere abbattuti.
L'uomo altro non è se non un animale piú perfetto degli altri,
e che ragiona meglio degli altri animali.
Esistono vari mezzi per assassinare un uomo: la pistola, la spada, il veleno,
l'assassinio morale. In ultima analisi, il risultato è il medesimo,
tranne che l'ultimo mezzo è il piú crudele di tutti.
Lo sciocco ha sempre un gran vantaggio sull'uomo di spirito: è sempre
contento di sé.
L'amor proprio è il piú pericoloso dei consiglieri.
In una grande nazione, la grande maggioranza è incapace di dare delle
cose un sano giudizio.
Quando una determinata categoria si spinge sino a sollecitare cariche per
trarne danaro, non esistono piú indipendenza, nobiltà e dignità
nazionali.
Il fondamento d'ogni autorità sta nel vantaggio di chi obbedisce.
Niente è piú tirannico d'un governo che pretenda d'essere paterno.
Un governo, chiamando a sé tutte le intelligenze, agisce nel proprio
interesse e lavora a consolidare l'edificio sociale. Tutti i cittadini devono
avere interesse alla sicurezza dello Stato. La sottomissione non deve discendere
dall'ignoranza o dall'abbrutimento.
In una monarchia, il trono e la persona del sovrano non sono mai disgiunti.
I grandi oratori che dominano le assemblee con lo splendore delle loro parole
sono generalmente, gli uomini
politici più mediocri. Non vanno combattuti con le parole, ne hanno
sempre di piú reboanti delle vostre. Occorre opporre alla loro facondia
un ragionamento stringato, logico: la loro forza consiste in ciò che
è vago ; occorre riportarli alla realtà dei fatti ; la pratica
li uccide.
I sovrani non sono angeli, sono uomini, soggetti a volte piú degli
altri all'errore e alla collera.
Non è vero che gli uomini non cambiano mai, cambiano tanto in male
quanto in bene. Non è nemmeno vero che siano ingrati: il fatto è
che, per lo piú, il benefattore esige piú di quanto abbia dato.
Allorché un principe si decide a colpire, deve colpire contemporaneamente
molte persone; le cose, dopo, andranno molto meglio: si punirà meno,
si raccoglierà di piú, e senza aver cagionato molto male
Gli uomini sono come i numeri : acquistano valore soltanto dal posto che occupano.
Per gli uomini, come per i quadri, occorre una luce favorevole.
La metà degli uomini è ambiziosa e cerca la felicità
negli onori. L'amore della gloria dà loro il desiderio del comando
e dei pericoli; la voluttà e l'avarizia danno le ricchezze; l'amore,
il possesso d'una donna; la beneficenza, il sollievo degli sventurati; l'ozio,
lo studio; la curiosità, il buon esito. Spesso queste passioni si combinano
in uno stesso uomo: e questo è allora ambizioso, voluttuoso e dedito
all'amore e non dice d'essere compiutamente felice come fa invece quell'uomo
che, preso da sete ardente, chiama felicità il bere l'acqua.
Meglio un nemico conosciuto che un amico per forza.
L'uomo non ha amici : è la sua fortuna ad averne.
Ci vuole coraggio per lottare contro la forza, ma a volte ce ne vuole di piú
per confessare la propria debolezza.
La conservazione fisica è la prima legge naturale. II desiderio d'essere
felici è la seconda. Che cos'è la felicità? È
la ragione per la quale siamo sulla terra, cioè il vero godimento della
vita. Non si smarriscono gli uomini in questa ricerca? Si, questo è
quello che accade loro quasi sempre.
La folla che mi contempla ammirata mi guarderebbe allo stesso modo salire
al patibolo.
Non bisogna far conto sul popolo. Occorre dargli un indirizzo e possedere
gli strumenti adatti a questo fine.
Coloro che hanno bisogno non appartengono mai a se stessi.
Popoli e re sono nemici inconciliabili.
La plebaglia si tiene alla larga di dove stanno buone baionette.
Occorre, per quanto possibile, disprezzare la marmaglia. Soltanto quando non
si può fare altrimenti, si deve colpirla.
Una grande nazione ha bisogno d'un governo stabile, che la morte di un uomo
non possa rovesciare.
Dove un governo è debole, là domina l'esercito.
Osare di pensare di rigenerare in un solo istante un popolo, è un atto
di pazzia.
Quando i monarchi abusano dei diritti di cui l'investi la fiducia dei popoli
e attirano su di essi le calamità della guerra, i popoli hanno il diritto
di revocare loro quella fiducia.
La vera libertà civile dipende dalla sicurezza della proprietà.
La bancarotta dello Stato trascina quasi sempre con sé quella dei privati.
Il commercio sussiste soltanto attraverso la fiducia. Non v'è fiducia
sotto un governo debole, non v'è fiducia in un paese dove esistono
fazioni.
L'uomo superiore non intralcia il cammino di nessuno. L'uomo superiore è
impassibile: sia che lo biasimino, sia che lo lodino, egli va sempre avanti.
L'interesse è la chiave soltanto delle azioni volgari.
Soltanto con la prudenza, la saggezza e molta abilità si raggiungono
grandi mète e si superano tutti gli ostacoli. L'uomo coraggioso disprezza
l'avvenire.
Le forme sono fatte per la mediocrità ; è bene che questa non
possa muoversi se non entro il cerchio della regola.
Gli uomini sono avidi di emozioni, e conquista il loro entusiasmo chi sappia
abilmente destarne.
I tre quarti degli uomini s'occupano di quel che è necessario soltanto
quando ne avvertono l'esigenza; ma, allora, è troppo tardi.
Bisogna ridere degli uomini, per non piangerne.
Checché ne dicano i misantropi, ingrati e perversi sono un'eccezione,
nella specie umana.
Tanto peggio per coloro i quali non credono nella virtú.
La specie umana conosce due virtú che non saranno mai rispettate abbastanza:
il coraggio nell'uomo, il pudore nella donna.
La maggior parte degli uomini, anche dei grandi uomini, sa essere ardita soltanto
a metà.
Gli uomini vanno giudicati soltanto dalle loro azioni.
Il coraggio non può essere contraffatto, è una virtú
che sfugge all'ipocrisia.
L'uomo forte è colui che può, a volontà, bloccare la
comunicazione fra sensi e pensiero.
Un uomo senza coraggio né ardire è una cosa.
Ci sono farabutti i quali lo sono abbastanza da comportarsi. onestamente.
Mettete un farabutto in evidenza, ed egli agirà da onest'uomo.
Quelli che non sanno valersi delle circostanze costanze sono degli ingenui.
In generale gli uomini sono fatti dalle circostanze.
Per prendere, bisogna saper dare.
La verità fora le nubi e splende come il sole; e, al pari di questo,
è imperitura.
Tutti i popoli hanno bisogno l'uno dell'altro.
Un governo è debole quando parecchie centinaia di cittadini si radunano
in un'assemblea esclusiva, ricercano la popolarità, sono senza posa
animati da idee eccessive e non hanno altro fine che non sia quello di distruggere.
Libero è il popolo che rispetta le persone e i beni.
Il lavoro è insieme garanzia di tranquillità sociale e di felicità
individuale.
La proprietà, le leggi civili, l'amore per il proprio paese e la religione
sono i legami che tengono insieme qualsiasi governo.
Ogni governo che sia condannato a morire, muore di quegli stessi mezzi che
adopera per cercare di salvarsi.
Le Assemblee deliberanti sono sempre formate d'intriganti e d'uomini piú
o meno abili e illuminati; questi ultimi, quasi sempre ingannati, divengono
costantemente strumenti e complici dei primi.
È raro che un'assemblea ragioni; è troppo pronta ad appassionarsi.
Il popolo è dovunque lo stesso. Quando gli s'indorano i ferri, non
odia la schiavitú, ma se li vede a nudo, attraverso i cenci della sua
miseria, esso si agita, vuole spezzarli, vi riesce con l'insolenza, e allora
la sua ambizione schiaccia i monarchi deboli.
In un governo rappresentativo, il divieto della libertà di stampa è
uno scandaloso anacronismo e un'autentica pazzia.
Diffidate di chiunque vuole concentrare l'amore di patria in maniera esclusiva
in coloro che appartengono alla sua cricca. Se a parole egli ha l'aria di
difendere il popolo, si vale di quel linguaggio per esasperarlo e dividerlo.
Accuserà senza tregua, egli solo è puro.
Per guidare il mondo esiste un solo segreto: essere forti, perché nella
forza non esistono né errore né illusioni essa è la verità
messa a nudo.
La democrazia innalza la sovranità, l'aristocrazia soltanto la mantiene.
L'aristocrazia presenta il vantaggio di concentrare l'azione di governo in
mani meno pericolose e meno inesperte di quelle d'una moltitudine ignorante.
Presso i popoli e nelle rivoluzioni l'aristocrazia esiste sempre ; distruggetela
nella nobiltà, ed essa si stabilirà
nelle case dei ricchi e potenti del Terzo Stato ; distruggetela in queste
case, e si rifugerà in seno ai capi officina e nel popolo stesso. Il
popolo messo in moto dagli ambiziosi ricade ovunque sotto il dominio dell'aristocrazia.
Gli uomini che hanno trasformato il mondo non vi giunsero mai comperando dei
capi, ma sempre vi pervennero agitando le masse. Il primo mezzo, quello di
comperare i capi, rientra nell'intrigo e conduce a risultati appena secondari;
l'altra via segna invece il cammino del genio e muta la faccia del mondo.
Dividere gli interessi d'una nazione è come servirli tutti male, equivale
a dar vita alla guerra civile. Ciò che per sua natura è indivisibile
non può essere diviso, può soltanto essere mutilato.
Le costituzioni sono un prodotto dei tempi. Il margine lasciato alle loro
migliorie non è mai eccessivo.
Nessuna costituzione può rimanere tal quale fu fatta. Il suo cammino
è sempre subordinato agli uomini e alle circostanze.
È nei tempi difficili che gli uomini grandi e le grandi nazioni manifestano
tutta l'energia del loro carattere, e diventano oggetto dell'ammirazione dei
posteri.
Bastano alcuni grandi uomini per fare la fortuna morale d'una nazione.
Gli uomini si governano meglio facendo ricorso ai vizi che alle virtú.
In materia di sistemi, bisogna sempre riservarsi il diritto di ridere il giorno
dopo delle proprie idee del giorno prima.
La vera saggezza delle nazioni è l'esperienza.
Un monumento legato alla politica dev'essere innalzato alla svelta.
L'opinione pubblica è una potenza invisibile, misteriosa, cui nulla
resiste; niente è piú nobile, piú incerto e piú
forte e, per quanto capricciosa essa sia, tuttavia è vera, ragionevole
e giusta, molto piú sovente di quanto si pensi.
I governi basati sui contrappesi vanno bene soltanto in tempo di pace.
La sovranità non consiste nel titolo, né il trono nel suo apparato.
Quando un servitore elogia il proprio sovrano, e questi non lo merita, gli
rende un pessimo servizio.
Il piú grande oratore del mondo è il successo.
La forza si basa sull'opinione.
In politica, tutto ciò che è male, anche se rientri nella norma,
è scusabile soltanto in quanto assolutamente necessario.
Pochissimi sono i re che non meritarono d'essere detronizzati.
Privando la monarchia dell'iniziativa, la si priva d'ogni forza morale.
Un re deve desiderare la morte, piuttosto che diventare oggetto di compassione.
Un po' d'intrigo è indispensabile vicino ai sovrani: la modestia va
quasi sempre perduta.
Rari sono i momenti felici nella vita di coloro che sono chiamati a governare
gli uomini.
L'onore del sovrano non dev'essere mai in contrasto con la felicità
del suo paese.
La fiducia di cui è investito un sovrano è salda soltanto quando
è sancita dal popolo che lo rivesti della suprema magistratura.
In politica, si presentano circostanze dalle quali è possibile uscire
soltanto sbagliando.
Il potere assoluto reprime le ambizioni e le sceglie, la democrazia le scatena
tutte, senza esaminarle.
L'anarchia riconduce sempre al potere assoluto.
La miglior politica è la semplicità, la verità.
L'avidità degli impieghi è la sconfitta della moralità
d'un popolo.
La morale pubblica si basa sulla giustizia che, lungi dall'escludere l'energia,
ne è, al contrario, il risultato.
Gli uomini sono impotenti a fare che l'avvenire sia sicuro. Soltanto le istituzioni
fissano i destini delle nazioni.
L'oligarchia cede soltanto alla forza.
Le leggi sono tante che nessuno potrebbe sottrarsi alla condanna a morte.
La polizia inventa piú cose di quante ne scopra.
L'azione di polizia richiede fermezza e soprattutto rapidità.
La buona politica consiste nel far credere ai popoli che sono liberi; il buon
governo, nel renderli felici com'essi desiderano.
Perché un popolo fosse libero, occorrerebbe che i governati fossero
dei saggi e i governanti degli dei.
Non sta a un incidente di governare la politica, bensí alla politica
di governare gli incidenti.
Taluni si comportano bene soltanto verso i loro nemici.
Il potere assoluto non ha bisogno di mentire, sta zitto. Il governo responsabile,
costretto a parlare, dissimula e mente sfacciatamente.
L'errore è meno da evitarsi della contraddizione con se stessi: è
soprattutto attraverso questa che l'autorità perde la propria forza.
Niente concessioni, niente transazioni verso gli agitatori.
Tocca agli onesti di dar lustro al potere.
Non esiste forza senza abilità.
Tutto diventa facile per l'influenza del governo, quando questo si rivolga
alla giustizia, all'onestà, alla bellezza.
L'uomo meno libero è l'uomo di parte.
Si perde la popolarità tanto per un peccato veniale, quanto per un
colpo di Stato; chi conosce l'arte di regnare rischia il proprio credito soltanto
a ragion veduta.
In politica, l'assurdo non costituisce un ostacolo
Senza giustizia non esistono altro che fazioni, oppressori, vittime.
Libertà ed eguaglianza sono parole magiche.
La coscienza è l'asilo inviolabile della libertà dell'uomo.
Le leggi, in teoria prototipo di chiarezza, troppo spesso, nell'applicazione,
altro non diventano che un autenticocaos.
Gli uomini e le passioni guastano tutto quello cui mettono mano.
Gli uomini hanno visceri, le leggi no.
I soldati timidi e vili perdono l'indipendenza delle nazioni, ma i giudici
pusillanimi distruggono l'impero delle leggi, i diritti del trono, l'ordine
sociale medesimo.
Il segreto del legislatore è di saper trarre vantaggio anche dei difetti
di coloro ch'egli pretende di governare.
L'arte della guerra non s'impara né sui libri, né con l'abitudine.
Quello che propriamente costituisce il genio della guerra è il senso
di come comportarsi.
La guerra è come il governo: è questione di sensibilità.
In guerra non vi è nulla di piú importante dell'unità
di comando; pertanto, quando si faccia guerra a una sola potenza, occorre
avere un solo esercito che operi su una sola linea e sia condotto da un solo
capo.
La fantasia, ecco quello che fa perdere le battaglie.
Prima dote d'un generale in capo è l'avere mente fredda, che percepisca
l'esatta impressione degli oggetti, non si riscaldi mai, non si lasci abbacinare
o inebriare da buone o cattive notizie, una mente dove le impressioni che
si succedono simultaneamente e che il generale riceve nel corso d'una giornata
siano classificate ed occupino esattamente il posto che meritano. Il buon
senso e la ragione sono infatti il risultato del confronto fra parecchie impressioni,
tutte tenute ineguale considerazione.
Occorre essere lenti nel decidere, pronti nell'eseguire.
Nella battaglia come nell'assedio, l'arte consiste nel far convergere su un
medesimo punto una grande concentrazione di fuoco : una volta avviata la mischia,
chi ha l'abilità di fare arrivare su uno di quei punti, d'un tratto
e all'insaputa del nemico, una massa imprevista d'artiglieria, quegli è
sicuro di prevalere.
Le ritirate sono piú disastrose e costano in uomini e materiali piú
delle battaglie piú sanguinose.
Un uomo che non abbia comprensione dei bisogni del soldato, quegli non dovrebbe
mai comandarlo.
Ci facciamo un concetto poco esatto della forza d'animo necessaria a sferrare,
meditandone appieno le conseguenze, una di quelle grandi battaglie da cui
dipendono le sorti d'un esercito, d'un paese e il possesso d'un trono. Perciò,
si trovano raramente generali che abbiano fretta di dare battaglia.
Le sorti d'una battaglia sono il risultato d'un istante, d'un pensiero. Ci
si accosta secondo combinazioni diverse, ci si affronta, si combatte per un
certo periodo ed ecco presentarsi il momento decisivo, scocca e si precisa
una scintilla morale e le riserve, anche minime, compiono il resto.
Quando saprò che una nazione può vivere senza pane, allora crederò
che i francesi possono vivere senza gloria.
Il coraggio dell'improvvisazione che, nonostante gli avvenimenti piú
improvvisi, lascia libertà di pensiero, di giudizio e di decisione,
è rarissimo.
L'esperienza prova che non sempre bastano gli eserciti a salvare una nazione;
ma una nazione difesa dal suo popolo è sempre invincibile.
L'esercito è una spada che ha per impugnatura la gloria.
La storia d'un popolo è in gran parte la storia dei suoi eserciti.
Senza esercito, senza forza e senza disciplina non esistono né indipendenza
politica, né libertà civiche.
Presso gli antichi i combattimenti erano piú rari e meno sanguinosi.
Nelle battaglie moderne, la perdita subita dai due eserciti, press'a poco
uguale in rapporto ai morti e feriti, è piú forte delle perdite
delle battaglie dell'antichità, che pesavano soltanto sull'esercito
sconfitto.
Mai una nazione, nel respingerne un'altra, manca di uomini, ma troppo spesso
manca di soldati.
Le cose della guerra, come il destino delle battaglie e quello degli imperi,
sono legati a un filo di ragno.
Lo spettacolo d'un campo di battaglia dopo il combattimento, ben si addice
a ispirare nei principi l'amore della pace e l'orrore della guerra.
Non si transige con l'onore.
Le ferite inferte all'onore non guariscono: tremendo è il loro effetto
morale.
Si è forti quando si è pronti a morire.
La morte coglie di sorpresa il vile, ma non coglie mai il valoroso prima che
la sua ora sia giunta.
Primo dovere da considerarsi da un generale che dà battaglia sono la
gloria e l'onore; salvezza e difesa degli uomini non sono che secondari. Ma
proprio nell'audacia e nell'ostinazione del generale consisteranno la salvezza
e la difesa degli uomini.
In Francia vige il principio che ogni francese ha il diritto di portare le
armi. Un tempo, ogni nobile aveva diritto di possedere armi. Oggi, ogni francese,
ogni cittadino che con la sua vita privata si rende garante della propria
condotta verso la società, è un nobile.
Nella parola patriottismo si rispecchia un'idea nobile.
Legion d'onore, questo titolo è tanto bello quanto ben trovato ; esso
è opera mia e mia proprietà: non è concesso agli uomini
diseredarmene.
L'esercito deve considerare il disonore come piú orrendo della morte.
La vita di un cittadino appartiene alla patria.
L'amor di patria è la prima virtú dell'uomo civile.
Principi, magistrati, soldati, cittadini; tutti, nella nostra carriera, non
avemmo che un fine: l'interesse della patria.
Quando la patria non esiste piú, un buon cittadino non ha altro dovere
che di morire.
Tutti siamo destinati a morire : valgono alcuni giorni di vita quanto la felicità
di morire per il proprio paese?
Chi salva la propria patria non viola alcuna legge.
Il popolo francese possiede due passioni ugualmente forti e che, pur derivando
da uno stesso sentimento, paiono in contrasto fra loro. Sono: l'amore per
l'eguaglianza e l'amore di distinguersi. Un governo può soddisfare
queste due esigenze soltanto con una giustizia spinta all'estremo.
Qual è l'uomo che non vorrebbe essere pugnalato, a condizione d'essere
stato Cesare? Un debole raggio di quella gloria lo ripagherebbe larghissimamente
d'una morte prematura.
La prima azione di Cesare, s'egli avesse voluto essere re, sarebbe stata di
circondarsi d'una buona guardia. Egli non ne fece nulla e rifiutò costantemente
di seguire le sollecitazioni degli amici che, sentendo fremere la fazione
vinta, credevano necessaria una guardia alla sicurezza della sua persona.
La grande gloria procura la durata degli uomini al di là della durata
degli uomini.
La Francia sarà sempre una grande nazione.
Quando tutt'un popolo è armato e vuole difendere la sua libertà,
è invincibile.
La ricompensa degli uomini grandi sta nella coscienza e nel giudizio dei posteri.
I grandi uomini sono quelli che riescono a padroneggiare fortuna e felicità.
Si compiono grandi cose nella misura in cui si è capaci di concentrarsi
interamente su un obiettivo, marciando verso la mèta superando ogni
contrattempo. Meglio non essere vissuti che morire senza gloria.
È dannoso per i sovrani aver la disgrazia di urtare la suscettibilità
degli storici.
Pagine indelebili dei grandi regni sono le battaglie e le opere gigantesche,
è là che gli storici vanno a cercare il loro materiale.
Per scrivere la storia occorre essere piú che un uomo, poiché
lo storico che ha in mano il bulino di quella dispensatrice di giustizia dev'essere
libero da ogni preoccupazione d'interesse o di vanità.
Soltanto la verità dovrebbe essere patrimonio della storia. Attraverso
quella, questa è rispettabile e degna di servire da perenne insegnamento
agli uomini.
La storia dipinge il cuore dell'uomo.
È nella storia che vanno ricercati i vantaggi e gli inconvenienti delle
diverse legislazioni. Tutto passa rapidamente sulla terra, tranne l'opinione
che noi lasciamo impressa nella storia.
Da Dio vengono tutti i beni. È Lui a dare la vittoria.
Esistono a questo mondo molte repubbliche e democrazie, ma non si vide mai
uno stato senza religione, senza culto, senza sacerdoti.
Oggi non bisogna temere il fanatismo, bensí l'ateismo.
La religione è una specie d'inoculazione o di vaccino che, soddisfacendo
il nostro amore per il portentoso, ci protegge dagli stregoni e dai ciarlatani.
L'ateismo, principio distruttore d'ogni organizzazione sociale, priva l'uomo
d'ogni conforto e d'ogni speranza.
Tutto muta su questa terra, tutto perisce. Soltanto Dio non perirà
mai.
Non basta non fare nulla contro la religione. Occorre anche non provocare
alcuna inquietudine nelle coscienze piú timorate, né dare un'arma
qualsiasi ai malintenzionati.
Non odio coloro che non credono ; soltanto gli sciocchi sono capaci di sfidare
l'ignoto.
Il sentimento religioso è cosí confortevole che possederlo è
un dono del cielo.
L'uomo gettato nella vita chiede a sé stesso: donde vengo? chi sono?
dove vado? Sono altrettante domande misteriose che ci fanno precipitare verso
la religione. Le corriamo incontro, vi siamo condotti dalle nostre tendenze
di natura, ma ecco che arriva l'istruzione, a fermarci. L'istruzione e la
storia, ecco i grandi nemici della religione, che le imperfezioni umane hanno
sfigurata.
Appartiene alle leggi religiose di raccomandare il bene assoluto, che è
per sua natura immutabile.
Dio ha fatto obbligo agli uomini di lavorare, poiché non ha permesso
che alcun frutto della terra fosse loro accordato senza il lavoro.
Tutte le religioni sono figlie degli uomini; esse sono gli autentici sostegni
della buona morale, dei veri principi, dei buoni costumi.
La religione cristiana è quella d'un popolo civile. Essa eleva l'uomo
e proclama la superiorità dello spirito sulla materia, dell'anima sul
corpo.
L'inquietudine dell'uomo è tale che egli ha sempre bisogno di quanto
di vago e di misterioso gli offre la religione. Il progressivo ascendente
assunto dal cristianesimo non dipese da alcun evento marginale. Questa religione
si propagò come una dottrina che avvince e persuade, e di cui nulla
può fermare la marcia.
Fra tutte le religioni, nessuna si adatta maggiormente della cattolica alle
diverse forme di governo; nessuna, in modo particolare, è piú
favorevole al governo democratico repubblicano.
Il piú grande repubblicano è Gesú Cristo.
La religione racchiude in sé il mistero dell'ordine sociale. Attribuisce
al cielo un'idea d'uguaglianza, la quale impedisce che il ricco sia massacrato
dal povero.
Finché non impareremo sin dall'infanzia se dobbiamo essere repubblicani
o monarchici, cattolici o senza religione... lo Stato non sarà Nazione,
ma poggerà su fondamenta indefinite e malcerte, e sarà di continuo
esposto alle discordie e ai mutamenti.
Ciascuno deve rimanere nella religione in cui nacque... Il mutar di religione,
che non ha scuse se dettato da motivi privati, può forse essere comprensibile
alla luce dell'immensità dei suoi effetti politici.
Un sacerdote non deve mai abbandonare il proprio abito: egli non deve poter
nascondere neppure per un momento i suoi costumi.
In quanto viene prescritto dal clero, occorre distinguere le leggi autenticamente
religiose dagli obblighi che sono stati.immaginati soltanto al fine d'estendere
l'autorità dei ministri del culto.
La forza dei ministri del culto consiste nelle esortazioni dal pulpito e nella
confessione.
L'inconveniente del divieto posto dal Vangelo, d'obbedire a ordini contrari
alle sue leggi, è pericoloso per lo Stato cristiano, in cui spezza
l'unità dello Stato, perché i ministri della legge e i ministri
della religione non sono gli stessi.
Ogni cosa, nel culto, dev'essere gratuita e rivolta al popolo; non ci si deve
esporre a privare i poveri, proprio perché poveri, di quanto li conforta
della loro povertà.
Non v'è regime che possa saldamente durare senza un corpo di sacerdoti
e senza un ordine civile.
Vedo nella religione il mistero dell'ordine sociale.
Gli ecclesiastici devono rinchiudersi nella guida dei problemi religiosi.
In tutti i paesi la religione è utile algoverno: occorre servirsene
per agire sugli uomini.
Il dispotismo militare reprime i sentimenti, la tirannide sacerdotale li soffoca.
La morale del Vangelo è la morale dell'uguaglianza e quindi la piú
favorevole al regime repubblicano. La sovranità popolare, la libertà,
l'uguaglianza, ecco il codice del Vangelo.
Esistono soltanto due potenze al mondo : la spada e lo spirito. Intendo per
spirito le istituzioni civili e religiose... A lungo andare, la spada è
sempre stata sconfitta dallo spirito.
I popoli corrotti hanno il sentimento naturale pervertito dal bisogno e dalle
sofferenze del cuore o dai voli dell'immaginazione sfrenata. La superstizione
è la depravazione del sentimento.
Il fatalismo non è dottrina che possa sostenersi, non è altro
che una vuota parola : o ammette il libero arbitrio o lo respinge. Se lo ammette,
che ne è d'un esito che sarebbe fissato in anticipo e che tuttavia
la minima cosa potrebbe mutare? Peggio ancora, se respinge il libero arbitrio.
In tal caso, alla vostra nascita, non rimarrebbe che deporvi nella culla,
senza aver cura di voi; se è deciso in modo irrevocabile che viviate,
vivrete in qualsiasi caso.
L'intelligenza ha i suoi diritti che vengono prima di quelli della forza;
niente è la forza medesima, senza l'intelligenza.
Ragionare è paragonare. La perfezione nasce dal ragionamento come il
frutto dall'albero. La ragione, giudice immobile, censore delle nostre azioni,
dev'essere la regola immutabile. Gli occhi della ragione difendono l'uomo
dall'abisso delle passioni, come i suoi decreti modificano anche il sentimento
dei diritti. Il sentimento fa nascere la società, la ragione la mantiene
in vita.
Il governo deve organizzare l'educazione in modo da poterne vigilare le idee
politiche e i principi morali.
Ogni ora perduta in gioventú è un'occasione di sventura per
il domani.
Vi sono verità che soltanto il sentimento può dimostrare; le
chiameremo verità del sentimento. Ve ne sono altre di pura logica,
come, per esempio, le verità matematiche.
Se il sentimento fece nascere la società, la ragione la mantiene tuttora
in vita.
Esiste una logica universale, comune a tutte le nazioni e a tutti i secoli.
La ragione è una come la verità, come il sentimento naturale.
Non bisogna confonderla con il pregiudizio o il sofisma. Ogni nazione, ogni
secolo ha i suoi, poiché ogni secolo e ogni nazione s'allontanano piú
o meno dal sentimento naturale, secondo il grado di pervertimento di questo.
Quanto alle passioni, la logica ne è sempre la stessa, ma risultano
piú deboli i termini di raffronto che ne sono un elemento.
Dante è per me il primo genio dei tempi moderni, e un sole che brilla
di tutto il suo splendore nel mezzo d'una notte profonda. Tutto è in
lui straordinario; soprattutto il suo carattere originale gli attribuisce
un posto a sé... Impadronitosi di un'ampia cornice l'ha colmata con
la superiorità di una mente sublime. Egli è vario, tremendo,
aggraziato, possiede vivacità, slancio, calore. Costringe il lettore
a fremere, a versare lacrime, a provare orrore che diviene il culmine dell'arte.
Severo e grande, maledice in modo tremendo il delitto, fustiga il vizio, compiange
la sventura.
NAPOLEONE COSA LEGGEVA ?
Napoleone era un lettore accanito,
vorace veloce, eclettico e sistematico. La somma dei libri che ha posseduto,
in tempi e luoghi diversi, giunge alla cifra -davvero strabiliante per una
biblioteca privata- di 60.000 volumi. Qualche decina di questi, miracolosamente
salvati, sono stati resi visibili in una mostra al museo della Malmaison,
la bellissima residenza di Napoleone e Giuseppina, vicino a Parigi.
Per Napoleone un libro era essenzialmente un mezzo, uno strumento. Ad esempio
leggeva sempre opere geografiche e storiche sui Paesi che intendeva conquistare.
Ma l'utilitarismo di Napoleone lettore non deve essere scambiato per grettezza.
Se leggeva o rileggeva spesso Plutarco e Tito Livio, non era certo soltanto
per imparare tecniche di guerra. C'era in lui la convinzione che per dominare
bisogna sapere, e per dominare bene bisogna sapere meglio.
Circolando tra le teche di quella mostra parigina, si potevano vedere opere
storiche come "La decadenza dell'impero romano" di Gibbon, o "La
Repubblica di Vinegia" di Donato Giannotti, ma anche libri di viaggi
(l'India, l'Italia e naturalmente l'Egitto), libri di morale o di economia
("Le origini della ricchezza delle nazioni" di Adam Smith), dizionari
biografici, enciclopedie varie (tra cui "L'Enciclopedia" di Diderot
e d'Alembert), trattati militari, memorie antiche e moderno, ma anche "Il
Paradiso perduto di Milton", le "Satire" di Persio e le poesie
di Ossian, cioè di Macpherson.
Napoleone aveva gusti letterari precisi: pare che a tutto preferisse Omero,
poi Ossian, ma sappiamo che gli piaceva rileggere l'"Eneide" e "La
Gerusalemme liberata". Leggeva molto teatro, mettendo Corneille al di
sopra di Racine. Da giovane aveva avuto una passione per Rousseau, in particolare
per "La nouvelle Héloise". Tra i romanzieri, si sa che amava
Richardson e Lesage.
Si era fatto persino costruire certe casse apposite, in modo da potersi portar
dietro una biblioteca quando andava in guerra. In Italia arrivò con
un migliaio di volumi. Che parlavano della storia d'Italia, partendo dalla
Roma Imperiale, e che finivano a pochi decenni prima. Nemmeno il più
autorevole letterato lombardo aveva una simile raccolta e simili conoscenze.
Stupì tutti, e fra l'altro parlava in italiano.
In Russia di libri ne lasciò altrettanti in mano al nemìco durante
la ritirata.
A Sant'Elena voleva portarne diecimila (sapeva che avrebbe avuto molto tempo
libero); gli inglesi carcerieri gliene concessero solo duemila (avevano si
vede il terrore di Napoleone anche quando leggeva) e un distaccamento di ussari
riuscì a impedirne l'invio: dovette accontentarsi di 588 volumi, ma
ricominciò a comprarne, e al momento della sua morte se ne contavano
3.500 nella biblioteca dell'esilio.
Leggendo il Memoriale di Sant'Elena, più volte sono citate molte opere,
che commentava perfino con il figlio studente di Las Casas, il suo scrivano.
Pallido racconto degli splendori passati, quando in ogni sua residenza migliaia
di libri si accumulavano nelle biblioteche, perfettamente ordinate, continuamente
estese a nuovi campi del sapere, mentre a macchia d'olio il suo potere si
allargava su sempre nuovi territori.
Si racconta che, pochi giorni dopo Waterloo, la regina Ortensia (madre del
futuro Napoleone III), uscendo dalla biblioteca della Malmaison, esclamò:
«Non capisco l'imperatore; invece di dare ordini per la partenza, legge
un romanzo». Chissà che romanzo sarà stato. Sarebbe bello
sapere con quale storia Napoleone si distraesse dalle smentite della Storia,
il colmo sarebbe che fosse un romanzo inglese.
(Questa era una sintesi di un articolo di Paolo Tortonese, sul Corriere della
Sera).
LA MORTE DI NAPOLEONE - IL
TESTAMENTO DI NAPOLEONE