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BIOGRAFICHE PERSONAGGI |
GUGLIELMO
MILIOCCHI |
GUGLIELMO MILIOCCHI
( Perugia, 1873 – 1958 )
Il “Mazzini” di Perugia
di Gianluca D'Elia
Nato a Perugia il 2 settembre del 1873 da famiglia artigiana, compì gli studi magistrali riportando il diploma di maestro elementare. Insegnò per diversi anni a Perugia e a Montecatini offrendo sempre un esempio di onestà e di assiduità alla sua professione, dalla quale traeva i mezzi di sussistenza.
I suoi interessi politici sembrano delinearsi quasi subito: sembra che già nella prima gioventù abbia frequentato il Partito Socialista, per poi dedicarsi a professare i principi del repubblicanesimo sulla scia dell’insegnamento di Mazzini.
Tra il 1895 e il 1901 venne arrestato in più riprese assieme mentre distribuiva alcuni manifesti in occasione del 25° anniversario del XX Settembre, e venne inoltre accusato di aver fischiettato l’inno dei lavoratori e di aver promosso comizi non autorizzati, ma fu sempre assolto per insufficienza di prove.
Nel 1901 entra in Massoneria (adesione della quale non ne farà mai mistero), che a Perugia godeva di una fervente attività soprattutto nella continuazione degli ideali laici del mazzinianesimo.
Diviene corrispondente del nuovo giornale repubblicano “Italia”, è segnalata la sua presenza attiva alle pubbliche manifestazioni del Partito come a Firenze (novembre 1902), a Milano (1907), Pisa (1910), Foligno (1911), Roma (1911) e Ravenna (1911) ed in seguito è nominato Segretario Propagandista della Federazione Repubblicana Umbra e diventa l’ideatore ed il promotore di ogni manifestazione pubblica e privata dell’associazione Repubblicana di Perugia, nonché direttore e redattore capo del giornale “Il Popolo”.
Nel 1909 è nel Comitato Organizzatori del programma per le celebrazioni del 50° del 20 Giugno 1859, data che segnò in maniera indelebile la rottura di Perugia con lo Stato della Chiesa, a seguito delle famose “stragi” che videro l’esercito papale fare strazio e saccheggio in città per ordine di Pio IX.
La sua figura diviene scomoda, cosicché si decide che venga esercitata sul Miliocchi continua vigilanza, che durerà senza posa fino al 1942.
Nel novembre 1913 i compagni di Partito propongono la candidatura del Miliocchi alle elezioni politiche di Perugia, ma ottenne soltanto 546 voti contro gli 8522 del monarchico liberale Gallenga, che venne eletto deputato, i 6020 del costituzionale democratico Galeazzi, ed i soli 204 del socialista Sbaraglini.
Il Miliocchi viene eletto, invece, Consigliere della Minoranza il 12 luglio 1914.
Scoppia la Grande Guerra. Il 19 agosto successivo, insieme con gli amici Lamberto Duranti e Giuseppe Evangelisti, si reca a Marsiglia come corrispondente per la guerra franco – prussiana e veste la giubba rossa garibaldina chiedendo di combattere in prima linea a fianco della Francia.
L’ideologia politica di Miliocchi era di stretta osservanza mazziniana, per cui secondo la sua visione (del resto comune a tutti i militanti repubblicani), il processo risorgimentale italiano non sarebbe concluso se non quando Trento e Trieste fossero state riunite alla nazione italiana.
Il suo pensiero riteneva la monarchia estremamente dannosa in quanto fautrice dell’alleanza con l’Austria, eterna nemica degli interessi nazionali italiani. Tanto più che ancora, al principio del 1915, la monarchia, i clericali ed i neutralisti borghesi d’ispirazione giolittiana, non si erano ancora decisi a svincolarsi dagli accordi contenuti nella Triplice. Benché lontano da Perugia, Miliocchi volle contribuire a facilitare il crescere di una forte corrente di opinione in favore dell’intervento a favore dell’Intesa. E ci teneva a mettere in rilievo come il suo esempio fosse stato utile alla causa da lui propugnata. Riferendosi ai combattimenti nelle Argonne diceva:
“Tra qualche giorno toccherà a me, lo spero. Intanto sto benissimo; fatico molto, ma sono sano e contento. La Francia deve vincere e vincerà.”
Miliocchi si preoccupa di inviare continuamente le sue corrispondenze al giornale “Il Popolo”, allo scopo di tenere costantemente informati i suoi concittadini della situazione riguardante la Legione Garibaldina.
Principalmente si preoccupa di tenere alto il sentimento patriottico, facendo intendere la giustizia della causa per cui gli italiani erano andati a combattere e morire in terra di Francia.
Il giovane Ezio Garibaldi, fratello minore del grande Giuseppe, che aveva prestato servizio militare in Perugia, come Ufficiale del 51° Fanteria, insieme a Giuseppe Cavallotti, stringono amicizia con il repubblicano perugino.
Alla metà dell’anno 1916, si apprende della morte del ventisettenne Muzio Censi (9 Giugno 1914) sul fronte a Vallarsa. E, insieme a lui, molti altri perugini e garibaldini di grande animo, persero la vita sulle Argonne.
L’ anno dopo, 1917, Miliocchi, torna a Perugia, ed assieme a Innamorati, Angeloni, Andreani, Bellucci, Sivestrini, Agostini, Montesperelli, riprese con vigore ad interessarsi delle vicende locali, in qualità di componenti del Comitato di Propaganda Patriottica, ed ancora un anno dopo (1918), per tenere alto il morale della popolazione dinnanzi a tanti caduti sul fronte, assieme a Giuseppe e Terzo Bellucci, Decio Lelmi, Alfredo Baduel, Ulisse Rocchi e Raffaello Silvestrini fondano il Fascio di propaganda e resistenza in accordo e col concorso di tutti i partiti, il cui obbiettivo è quello di tenere “ben alto ogni più fiero ideale, che ricordi a tutti e a ciascuno come il sangue sparso e gl’inumani sacrifici compiuti non possano, non devono essere vergognosamente, iniquamente dimenticati e frustati”.
Miliocchi scriverà che “…l’istituendo Fascio” faceva “opera più pratica e quindi tanto più proficua ed opportuna degli altri precedenti…”. Egli infatti teneva ad affermare che “gli uomini di tutti i partiti e di tutte le fedi” si erano riuniti per agire nella “concordia sacra”.
Tra la fine del 1926 e l’inizio del 1928, con l’arrivo e la diffusione del fascismo, molti democratici perugini vennero a patire grosse condanne: diversi furono arrestati e confinati per periodi più o meno lunghi. Tra questi (oltre al Miliocchi) vanno ricordati i Fratelli: Fausto Andreani, Alfredo Cotani, Giuseppe Evangelisti, Antonio Fontana, Benedetto La Viola, Giunio Bruto Censi, Giorgio Diamantini, Vittorio Pettirossi, Oscar Morpurgo, Giovanni Campagnani, Dagoberto Bindocci e molti altri ancora.
Miliocchi, pur di non scendere a compromessi, continua l’attività politica in maniera sovversiva, patendo la fame e il sonno e rischiando più volte la vita. Cacciato dalla scuola, trova un modesto impiego come distributore di giornali.
Solo con la caduta del regime e l’avvento della Costituzione repubblicana, potrà tornare a vita relativamente normale.
Nel 1946 ritorna al Consiglio Comunale fino al 1954 per il P.R.I. e, nonostante il costante rifiuto di onori e riconoscenze, viene fatto Presidente del Circolo della Stampa e conferito dell’onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana.
Gli ultimi anni li spende consumandosi per la sua ideologia, che vedeva sopraffatta da un sistema che poco condivideva. Amico e confidente di Facchinetti, Pacciardi, Ugo La Malfa, Aldo Capitini, Mario Angeloni ed altri ministri ed uomini politici locali e nazionali, morirà circondato in estrema povertà, circondato dall’affetto e dalla stima della cittadinanza e di numerosi discepoli, nella sua abitazione di Corso Garibaldi a Perugia il 14 dicembre del 1958, lasciando al capoluogo umbro un’impronta di rara coerenza morale e di onestà integerrima ai suoi ideali.
Sulla sua lapide sono incise le parole che scrisse nel testamento “Ho vissuto e muoio nella fede di Giuseppe Mazzini”.
Rappresenta oggi l’incarnazione dei più alti valori del mazzinianesimo umbro.GIANLUCA D’ELIA