SCHEDE BIOGRAFICHE
PERSONAGGI
CHIRAC JACQUES

Jacques Chirac è il politico francese che rispecchia meglio di chiunque altro la massima “Andreottiana” de “il potere logora chi non ce l’ha”, sempre in sella dal 1960 Jacques Chirac si è preso tutto della quinta repubblica francese.

Nato a Parigi il 29 novembre del 1932, vanta studi all’Università di Harvard in materie politiche nonché alla prestigiosa scuola nazionale d’amministrazione di Parigi.
Il primo passo della sua carriera politica coincide con quello della neonata Quinta Repubblica.

Nel 1960 è alla Corte dei Conti, nel 1967 viene eletto deputato ed ottiene il suo primo ruolo governativo quale segretario agli affari sociali, seguace dapprima di De Gaulle, successivamente delfino del presidente Pompidou, è un uomo della destra francese, conservatrice, nazionalista, centralista.
Con Pompidou partecipa agli accordi di Grenelle nel maggio del 1968.

Nei primi anni 70 dapprima al dicastero dell’agricoltura, successivamente a quello dell’interno, nel 1974 segretario generale nazionale dell’UDF (Unione a difesa della Repubblica), partito dal quale nel 1976 si scinde dando vita alla sua creatura politica l’RPR ( Raggruppamento per la Repubblica), nel 1977 diviene sindaco di Parigi.
Nel 1981 tenta per la prima volta la scalata all’Eliseo, dunque alla Presidenza della Repubblica, ma esce di scena al primo turno, dai ballottaggi ne uscirà vincente François Mitterrand che per 2 mandati fino al 1995 porterà la sinistra (la gauche) al potere dopo l’alternarsi per ben 23 anni di uomini di destra (De Gaulle, Pompidou, Giscard D’Estaing).

Nel marzo del 1983 Chirac viene ampiamente riconfermato sindaco della capitale francese.

Un importante vittoria della destra nelle elezioni legislative del 1986 conduce il presidente Mitterrand a nominare primo ministro un uomo di destra il nome su cui cade la scelta è quello di Jacques Chirac ha così inizio la prima delle 3 cosiddette "coabitazioni" sinora avutesi in Francia
( nel 1993 Mitterrand – Balladur, nel 1997 Chirac – Jospin).

Nel 1988 le elezioni presidenziali vedono contrapporsi nuovamente Mitterrand e Chirac, anche questa volta l’uomo della gauche la spunta con il 54% dei consensi, Chirac dimissionario dalla carica di primo ministro porta allo scioglimento della Assemblea Nazionale.

Nel 1994 l’RPR il suo partito pone la sua candidatura e quella di Edouard Balladur alla Presidenza della Repubblica, Balladur uscito di scena al primo turno fa confluire il suo serbatoio di voti verso Chirac che al terzo tentativo ha la meglio sul candidato della gauche Lionel Jospin, salendo così all’Eliseo.

Nel 1997 la terza coabitazione della Quinta Repubblica ha luogo, le elezioni anticipate causate dalle dimissioni del delfino di Chirac, Alain Juppé coinvolto in un presunto giro di tangenti (in seguito verrà condannato), riportano una vittoria della sinistra, Jospin diviene primo ministro.

Nel 2002 alla scadenza del suo settennato all’Eliseo, Chirac ripropone la sua candidatura, sfidante ufficiale è lo stesso Jospin, e come da molte elezioni a questa parte Jean Marie Le Pen leader del Fronte Nazionale, movimento pseudo-fascista, nazionalista, xenonofobo, antieuropeo pone la sua candidatura di disturbo.

Il primo turno rivela una sorpresa amara per la Gauche francese, Le Pen scavalca Jospin e diviene lo sfidante ufficiale del presidente uscente, evento questo che si ripercuote su tutto il tessuto politico europeo e non, come segnale di un malessere generale e di un ritorno ad un periodo storico che meriterebbe di essere archiviato definitivamente.

Per Chirac è un plebiscito, la Gauche scossa, ripone nel leader gollista tutto il suo bacino di voti.
Un riforma pone il termine di presidenza a 5 anni; ma se qualcuno di noi pensa che Jacques Chirac nel 2007 a 75 anni suonati non ripresenti il suo volto alle presidenziali, andremmo incontro a grossa illusione, nonostante polveroni giudiziari su mazzette versate al suo partito, la condanna per corruzione del fedele Juppé, viaggi stralussuosi pagati dallo stato per varie esigenze famigliari, cerchiamo di ricordarci della massima di Andreotti citata ad inizio testo.


Giacomo Franciosi

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