SCHEDE BIOGRAFICHE
GRANDI PERSONAGGI
LUIGI AMATO

LA VITA E LE OPERE DI

1898 - 1961 - Una vita per l’Arte!
Nella difficile tecnica del pastello era un Re, e ritrasse Re e Regine

E’ trascorso oltre un secolo dalla nascita di Luigi Amato, pittore ritrattista calabrese di nascita, romano d’adozione e caprese per scelta.
Luigi Amato nasce a Spezzano Albanese, in provincia di Cosenza, il 1° gennaio 1898 da Francesco e Sofia Arabia.

I primi anni della sua vita sono legati agli innumerevoli eventi che si susseguono in famiglia e di cui è muto spettatore. La mancanza di lavoro in Patria spinge il padre Francesco a cercare fortuna in Argentina, come tanti altri italiani, che parte con tutti i suoi fratelli e con il cuore pieno di speranza. In Argentina il lavoro non manca e gli Amato si distinguono come costruttori: sono in tanti e formano una squadra affiatata ed intelligente. Riescono a mandare soldi in Italia.
La sorte, però, non è benevola.
In Patria la moglie Sofia si ammala e Francesco è costretto ad imbarcarsi sul primo piroscafo e rientrare a casa. Spende tutto quello che ha guadagnato per cercare di salvare la vita alla sua adorata compagna, ma non era destino.
Ben presto rimane vedovo con un figlio di appena cinque anni.

Luigi cresce affianco al padre e lo segue anche nei cantieri. E’ qui che Francesco, da buon disegnatore egli stesso, intuisce le doti del figlio osservandolo disegnare con tratto deciso i volti dei muratori e delle cose che lo circondano, esprimendo nel disegno tutte le sue giovani emozioni. Ed è così che inizia il cammino artistico di questo straordinario pittore che apprende dal padre i primi elementi di disegno e geometria. Fissare su cartoncino un volto segnato dal tempo e dalla fatica, disegnare una mamma che allatta il suo bambino circondata da altri figli desiderosi anche loro di affetto e di cibo, sono soltanto alcuni aspetti di quel mondo contadino della natia Calabria. E’ la vita che viene fissata per essere ricordata nella sua tragicità, nella sua quotidianità.
Luigi Amato sa cogliere l’attimo fuggente mettendo in risalto la fiera malinconia della sua terra. Sa rendere vive le espressioni dei volti, la profondità degli sguardi: i suoi disegni sono severi perché severa ed orgogliosa è la sua gente!
Tutti rimangono estasiati nel vedersi ritratti, tutti si sentono importanti, tutti lo incitano a proseguire intuendone doti non comuni ed ammirando la sua serietà.

A soli 14 anni,vince una borsa di studio della Regione Calabria per i più promettenti giovani artisti con la quale viene a studiare a Roma presso il Regio Istituto di Belle Arti in Via di Ripetta. Qua sotto la guida di illustri maestri dell’epoca, tra i quali Umberto Coronaldi e Duilio Cambellotti, si dedica allo studio della figura.

Nel 1916 viene chiamato alle armi e, dopo varie vicissitudini in guerra, nel 1918 può rientrare a Roma per continuare gli studi interrotti ed intraprendere la carriera d’artista.

Negli ambienti della capitale, il nome di Luigi Amato comincia a farsi notare come ritrattista sempre più apprezzato. Spinto dal suo amico Trilussa, nel gennaio 1925, organizza una mostra personale nelle sale dell’Associazione Italo-Americana a Palazzo Salviati: tutta la stampa quotidiana e la critica più severa si interessano di lui, il pubblico si stringe intorno al giovane artista decretandone il successo.

 

 

Poco tempo dopo un suo pastello esposto alla Biennale, viene premiato ed ancora elogiato dalla critica.

 

Affermatosi sempre di più come interprete sensibile e di gusto sicuro e raffinato, Luigi Amato viene invitato nel 1938 in Inghilterra per eseguire dei ritratti tra le persone dell’alta società inglese e scozzese. Un grande successo, superiore ad ogni più rosea previsione, prolunga il suo soggiorno a Londra facendolo lavorare sempre ininterrottamente.
Stimolato dagli eventi decisamente favorevoli, organizza una mostra personale alla “Arlington Gallery” in Bond Street ed in quella occasione gli inglesi gli accordano il loro consenso nominandolo unanimemente membro del “ Pastel Society”.

 


Quasi contemporaneamente un suo pastello, la Piccola Calabrese (nell'immagine sopra) esposto al Salon des Artistes Francais, su segnalazione del critico d’arte Henry Maistre ottiene una “Mention Honorable”, ambito riconoscimento anche questo delle sue alte capacità nella difficile tecnica del pastello.

Quando il conflitto bellico della seconda guerra mondiale ci oppone all’Inghilterra, vuole rientrare in Italia per essere a Roma accanto alla moglie Marcella ed al figlio Francesco. Non ostante tutto l’orrore della guerra che si abbatte sulla Capitale, il suo lavoro non diminuisce.

Sempre più stimato, gli vengono ordinati ritratti dai più illustri personaggi del tempo: Mussolini, Teruzzi, Federzoni, De Bono, Lessona, Igliori, Bianchi, Grazioli... e ritratti delle Signore dell’alta borghesia romana, ma l’onore più grande gli viene attribuito dal Circolo delle Forze Armate di Palazzo Barberini quando gli commissionano i ritratti del Re e della Regina d’Italia!

Tale è il successo di questi due ritratti (dei quali purtroppo resta solo un ricordo fotografico) che la stessa Regina Elena chiede all’Amato di eseguirne una copia per poterla esporre nelle Sue camere private.
Il 28 ottobre 1939, su proposta del Ministro per l’Africa Orientale, viene nominato Cavaliere nell’Ordine della Corona d’Italia, con decreto riportato sulla G.U. del 3 febbraio 1940.

Malgrado gli anni difficili che si susseguono l’uno all’altro, Luigi Amato si rinchiude per lunghi periodi nella sua casa di Spezzano Albanese e lì, nel silenzio della sua Calabria, tra i volti della sua gente, attorniato dall’affetto dei suoi cari, crea le opere migliori mettendo in risalto tutte le sue doti di pastellista.
Nascono, così, visioni di un mondo paesano, oggi scomparso, piene di patos, ma anche piene d’amore e di riconoscenza, dove l’artista dona tutto se stesso annullandosi nella realtà: “Jennaro l’uomo della terra” (un pezzo di pane, un bicchiere di vino…), “il gatto che beve” (indisturbato nella pentola di rame vicino al fuoco), “la parca mensa”, “il vecchio padre” ripreso in un momento di serenità mentre fuma la pipa, “il figlio che dorme”, sono immagini che si commentano da sole colpendo la sensibilità di chi guarda, lasciandolo senza parole, incantato davanti a tanta bellezza.

Nel 1943 prepara una mostra personale alla Galleria San Marco in Via del Babbuino a Roma, mostra che rimane famosa perché in sole 24 ore furono vendute tutte le 60 opere esposte, oli e pastelli: un record forse mai raggiunto da nessuno e di cui la stampa parla diffusamente.
Il Re Vittorio Emanuele onora l’artista con una visita alla mostra stessa e si congratula con l’Amato che ben conosce ed appone la Sua firma nell’albo dei visitatori.
Per il Re è stata certamente l’ultima visita del genere...

Negli anni che seguirono la fine del secondo conflitto mondiale, non sentendosi più a suo agio nella Roma disordinata e caotica del dopoguerra, decide nel 1948 di trasferirsi a Capri, dove apre un suo studio e dove esegue innumerevoli ritratti a personalità italiane e straniere che vengono a trovarlo da ogni dove.

L’Isola lo fa rinascere.
Il clima, la gente, l’atmosfera intellettuale e vacanziera, colta e mondana lo spingono a trovare nuove fonti di ispirazione sempre aiutato, nella scelta dei soggetti, dalla moglie Marcella che, con affetto ed intelligenza, condivide con lui ogni momento della giornata.
L’uso del pastello si alterna alla pittura ad olio che meglio affronta le possibilità di trasporto e conferisce ai suoi dipinti una nuova vitalità, una nuova lucentezza, una ancor maggiore vigoria.

In quella Isola, in comunione con la stupenda natura che lo circonda, Luigi Amato si sente quale veramente vuole essere: libero da ogni legame mondano e pronto ad assecondare appieno il proprio io creativo.

Conquistato il mercato internazionale, invia i suoi quadri all’estero selezionando i galleristi che gliene fanno richiesta: New York, Chicago, Parigi, Londra, Lucerna, Vienna, Stoccolma, Johannesburg...

Gli isolani gli forniscono il tema della sua ispirazione che dà vita alle più belle opere: figure di bambini, vecchi e fanciulle che incontra per le stradine di Capri e di Anacapri.


E’ certamente l’interprete della bellezza femminile del nostro tempo , sentita da un artista che sa coglierne i caratteri essenziali, spogliandola da ogni caducità. Nei volti di vecchi, di bimbi, di donne è sempre e soprattutto l’anima che si manifesta con tanta naturale forza da lasciare l’osservatore avvinto e turbato.

I suoi quadri di figura, battuti da Case d’Asta tra le più note al mondo, ne costituiscono oggi un raro documento.

E’ proprio a Capri che rinsalda l’antica amicizia che lo lega ad Ezelino Briante, pittore estroso e ricco di talento ineguagliabile, ospitandolo presso il suo studio e dividendo con lui la passione per l’arte e per l’Isola stessa. E i pittori “capresi” come Felice Giordano, Mario Laboccetta , Guido Odierna, Ugo e Tullia Matania, Raffaele Castello, Giancarlo Tagliaferri…gli si stringono intorno con sincera amicizia apprezzando nella sua arte la capacità di cogliere la vera essenza delle cose, nel saper penetrare nell’animo delle persone e di saperlo esprimere nelle sue tele.

 

 

Esegue i suoi quadri nell’ordine più assoluto nella quieta solitudine della sua casa caprese, “Villa Bel Sorriso”. Era di carattere amabile e socievole e gli piaceva conversare in buona compagnia, sempre pronto ad occuparsi di chi avesse bisogno di aiuto e consiglio.

Amante della conversazione, il suo studio viene frequentato da scrittori e giornalisti, da personaggi del mondo della cultura, dello spettacolo e della musica, da uomini politici e da gente famosa.
Generoso per carattere, non lesina il suo aiuto alla gente comune che gliene fa richiesta diventando un punto di riferimento per chiunque ne avesse bisogno.
Incita ed aiuta il “postino pittore” Torelli; dà i primi pennelli e colori alla pittrice naif “Carmelina di Capri”

Luigi Amato era un grande lavoratore. Ha speso tutta la sua vita per l’Arte: le sue ore più felici erano quelle che trascorreva nel suo studio tra i personaggi plasmati dalla sua fantasia.

Non dava molto credito alla voce dei critici, perchè non credeva ai giudizi di taluni che di solito sanno assai poco del difficile mestiere del dipingere (del difficile pastello poi, nulla!); non amava la grossa pubblicità che trovava poco confacente alla serietà dell’arte ed alla dignità dell’Artista.

Una breve e crudele malattia lo ha colto nel migliore momento del suo genio artistico e delle sue capacità lavorative.
Non amava le folle, ma ironia della sorte, muore a Roma il 2 novembre 1961.

Negli occhi e nella mente restano la vitalità e la freschezza dei suoi colori, la severità dei suoi pastelli, la gaiezza dei suoi oli.

 

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Roma 2008
& Franco Gonzato (Cronologia) ©

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