TABELLA BATTAGLIE NELLA STORIA

Battaglia di: GOITO - BALACLAVA - GETTYSBURG  


BATTAGLIA  DI GOITO  

Data: 30 MAGGIO 1848
Luogo: GOITO (Villaggio in provincia di Mantova)
Eserciti contro: PIEMONTESE e AUSTRIACO
Contesto: PRIMA GUERRA D'INDIPENDENZA
Protagonisti:
CARLO ALBERTO (Comandante in capo dell'esercito piemontese)
JOHANN J.F. RADETZKY (Fedldmaresciallo austriaco)
CARLO CANERA DI SALASCO (Generale piemontese)
EUSEBIO BAVA (Generale piemontese)
ETTORE GERBAIX DE SONNAZ (Generale piemontese)
VITTORIO EMANUELE (Duca di Savoia, erede al trono)
BENEDECK (Generale austriaco)
WOHLGEMUTH (Generale austriaco)

La battaglia:

Prima di arrivare alla battaglia di Goito, ripercorriamo le tappe essenziali della campagna del 1848 dell'esercito piemontese di Carlo Alberto contro l'Austria.
Dopo l'insurrezione di Milano e le cinque giornate, dopo la fuga di Radetzky dalla citt�, dopo la rapida avanzata dell'esercito piemontese in Lombardia, ora si � giunti alle rive del Mincio primo grosso ostacolo naturale. Carlo Alberto riesce a farlo varcare alle sue truppe e spinge la propria ala sinistra verso nord, con l'obiettivo di tagliare le comunicazioni tra le due maggiori fortezze austriache del Quadrilatero, Verona e Peschiera.
Radetzky ha stabilito un forte presidio difensivo sulla riva destra dell'Adige, a Pastrengo, un piccolo paese in provincia di Verona. Per il comando piemontese il blocco di Pastrengo � un problema da risolvere, se si vuole continuare l'avanzata e raggiungere l'obiettivo delle due fortezze. Bisogna dunque attaccare e obbligare gli austriaci a ripassare l'Adige.
Il comando delle operazioni viene affidato al generale Ettore Gerbaix de Sonnaz, comandante del secondo corpo d'armata. Attaccheranno tre colonne: la prima e la seconda, puntando su Pastrengo, saranno affidate rispettivamente al generale Federici e all'erede al trono Vittorio Emanuele; la terza muover� verso le alture a sud, agli ordini del generale Broglia.
Dall'altra parte stavano gli austriaci del generale Wocher. Erano disposti su due linee: una davanti a Pastrengo e l'altra fra il villaggio e il ponte militare di Ponton.
Poco dopo mezzogiorno del 30 aprile 1848 Carlo Alberto giunse con le avanguardie del corpo d'armata di Sonnaz davanti a Pastrengo e subito ordin� l'attacco. Coraggioso com'era, il re percorse le prime linee per dare l'esempio ai suoi uomini e gli austriaci, riconosciutolo, cominciarono a farlo bersaglio dei loro colpi di fucile. Del pericolo che stava correndo il sovrano se ne accorse subito il maggiore Negri di Sanfront, comandante dello squadrone di carabinieri di scorta al re. Erano duecento uomini e l'ufficiale li lanci� alla carica contro le posizioni austriache, nel punto da dove partiva il fuoco. Fu come una valanga. Dietro a passo di corsa, si precipitarono le fanterie, attraverso il varco aperto. Sullo slancio la Brigata Cuneo occup� Pastrengo, costringendo gli austriaci a ritirarsi. Purtroppo, come accadr� sempre in questa campagna, manc� uno sfruttamento immediato del successo. Gli austriaci riuscirono a mettersi in salvo.

L'8 aprile, proprio a Goito, c'era stata una significativa premessa di quella che fu la battaglia pi� importante e la vittoria pi� significativa della campagna del 1848.

Goito, paese in provincia di Mantova, rappresentava un passaggio obbligato per puntare verso Peschiera. Bisogna ad ogni costo passare il Mincio e a Goito c'� il ponte, naturalmente presidiato da reparti austriaci, consapevoli dell'importanza della posizione. Le avanguardie del primo corpo d'armata del generale Bava giungono in vista di Goito. Lo scontro � immediato e violento con i bersaglieri che riescono a sfondare. Goito � presa e tenuta saldamente. Il 9 aprile i piemontesi conquistano Valeggio e il 10 si impadroniscono anche dei ponti di Borghetto e di Monzambano. Ormai tutto l'esercito di Carlo Alberto � al di l� del Mincio.

Nei primi giorni di maggio i piemontesi avevano posto sotto assedio Peschiera ed erano arrivati sotto le mura della citt� di Verona. Una duplice vittoria contro le due fortezze avrebbe probabilmente messo fine alla guerra, perch� dopo la Lombardia sarebbe caduto anche il Veneto. Ma, qualcosa di inatteso, ha scompigliato i piani dei piemontesi. I patrioti veronesi non sono riusciti nel loro intento di far insorgere i cittadini e quindi la citt� non si � mossa e gli austriaci non sono stati disturbati e hanno potuto controllare la situazione militare.

Carlo Alberto, impossibilitato a dare l'assalto alla munita piazzaforte scaligera, deve ripiegare sulle posizioni di partenza e aspettare la caduta di Peschiera assediata. Dopo il ritiro di Verona, i piemontesi restano per tre settimane in attesa della caduta di Peschiera, dando cos� modo al feldmaresciallo Radetzky di ricevere i rinforzi tanto attesi.

Nella notte tra il 27 e il 28 maggio Radetzky esce da Verona con quarantamila uomini con l'intento di puntare prima su Peschiera e poi su Mantova. Il trasferimento avverr� senza che i piemontesi si accorgano di nulla.

La marcia degli austriaci su Peschiera subisce un brusco rallentamento quando, il 29 maggio, si scontrano a Curtatone e Montanara con quattromila volontari toscani e napoletani. Il sacrificio di questi volontari, per la maggior parte studenti, aveva consentito lo spostamento dell'esercito piemontese a Goito e impedito a Radetzky la sorpresa.

Dopo Curtatone e Montanara, l'esercito austriaco rallent� la marcia e si fece prudente. Nel pomeriggio del 30 maggio 1848 giunse a Goito, dove i piemontesi lo aspettavano a pi� fermo.

Il cannone inizi� a tuonare alle tre del pomeriggio e il re Carlo Alberto si sistem� sull'altura detta dei Somenzari per assistere allo svolgimento della battaglia.

Gli austriaci attaccarono l'ala sinistra piemontese appoggiata su Goito, mentre con reiterati assalti tentava di sorpassare l'ala destra che era priva d'ogni sostegno. La linea difensiva piemontese cominci� a vacillare e alcuni battaglioni della brigata Cuneo, che formavano la seconda linea dell'ala destra, iniziarono a ritirarsi. A coprire il questo vuoto fu inviata la Brigata Aosta che attacc� con tanto impeto da costringere il nemico a indietreggiare. Nel frattempo il Duca di Savoia, Vittorio Emanuele, erede al trono, riusc� a riportare la Brigata Cuneo in linea di combattimento e con la Brigata Guardie contrattaccarono il centro e l'ala sinistra del nemico, costringendolo a ripiegare precipitosamente.

Il combattimento era durato quasi quattro ore.

Pur importante tatticamente, la battaglia di Goito non fu sanguinosa in modo particolare. I piemontesi ebbero quarantatr� morti e oltre duecentocinquanta feriti, mentre dalla parte austriaca si ebbero sessantotto morti e trecentotrenta e duecento dispersi. Alla fine dei combattimenti le truppe di Radetzky, abbandonato il primitivo piano di liberare Peschiera, si raccolsero tra Sacca e Rivalta.

Fu una giornata trionfale in ogni senso, per il piccolo e coraggioso Piemonte.

Ecco come Giuseppe Montanelli, professore allUniversit� di Pisa e comandante della colonna dei volontari pisani, descrive lo scontro di Curtatone e Montanara nel libro "Memorie sull'Italia e specialmente sulla Toscana dal 1814 al 1850":

"...Dopo un'ora che stavamo invano aspettando tuonasse il cannone, il colonnello Campia, preposto alle milizie di Curtatone, mi domanda se la nostra compagnia si risentirebbe d'andare a scoprire il nemico. Malenchini prese con s� dieci o dodici uomini e mosse fuori dalla trincea. In meno di dieci minuti comincia il moschettare. Poco dopo Curtatone la zuffa si appicc� a Montanara. Laugier era risoluto a tener fermo, finch� non giungessero gli aiuti piemontesi per ripetuti dispacci promessigli. Fra il fulminare dei moschetti e dei cannoni esce a cavallo fuori dei parapetti e coll'esempio insegna prodezza...Ammutolirono i nostri due pezzi, coi quali il tenente Niccolini faceva assai danno al nemico. Un razzo caduto sulla cassa delle polveri suscita un incendio che uccide o ferisce gran parte degli artiglieri. Le cannonate spesseggiano, sibilano palle, piovono bombe, gli artiglieri incendiati corrono qua e l� chi ignudo, chi stracciandosi le vesti in fiamme; e nulladimeno in codesto inferno raggia dal volto dei combattenti letizia celeste, e giovanetti imberbi combattono da leoni".


BATTAGLIA  DI BALAKLAVA  

Data: 25 OTTOBRE 1854
Luogo: BALAKLAVA (Cittadina a sud-est di Sebastopoli)
Eserciti contro: RUSSO e TURCO-INGLESE-FRANCESE-PIEMONTESE
Contesto: GUERRA DI CRIMEA
Protagonisti:
LORD RAGLAN (Comandante del Corpo di spedizione inglese)
LORD LUCAN (Comandante della Divisione di cavalleria inglese)
LORD CARDIGAN (Comandate della brigata leggera inglese)
SCARLETT (Comandante della brigata pesante inglese)
LORD GEORGE PAGET (Generale inglese)
PRINCIPE MENSIKOV (Comandante delle forze russe)
LIPRANDI (Generale russo)


 

La battaglia

Guerra di Crimea (1853-1856). Da una parte la Russia, dall'altra la Turchia. Con quest'ultima si alleano la Francia, l'Inghilterra e il Piemonte di Vittorio Emanuele II e di Cavour. Ciascuno mander� un corpo di spedizione. In quello piemontese ci sar� anche il generale La Marmora, il fondatore dei bersaglieri, destinato a morire di colera nel 1856, durante le operazioni.

Durante il suo svolgimento, la guerra di Crimea vedr�, il 25 ottobre 1854, il famoso episodio della carica dei Seicento a Balaklava, ad opera della brigata di cavalleria leggera inglese comandata dal conte di Cardigan.

Balaklava, una cittadina a sud-est di Sebastopoli, � occupata dal contingente inglese comandato da lord Raglan. Di fronte, chiusi in Sebastopoli stretta d'assedio stanno i russi. Alcune loro colonne, al comando del generale Liprandi, luogotenente del principe Mensikov, escono dalla citt� nel tentativo di gettare in mare i diecimila anglo-turchi che stringono la piazzaforte. Sono fermati nei pressi del fiume Alma dagli "highlanders" scozzesi e da una incursione della brigata di cavalleria pesante del generale Scarlett. Successivamente, per ragioni non mai ben chiarite, viene mandata alla carica la brigata leggera di Cardigan, lanciando i cavalli lungo una valle in fondo alla quale un formidabile schieramento di cannoni russi spara a zero contro di essa.

Ma vediamo ora, nel dettaglio, cosa accadde.

Il 24 ottobre 1854 una spia turca port� l'informazione che ventimila fanti e cinquemila cavalleggeri russi erano in marcia per attaccare Balaklava.

Il comandante inglese della divisione di cavalleria, lord Lucan, ordin� alla brigata pesante di Scarlett di caricare, e tutto ci� mand� su tutte le furie lord Cardigan, comandante della brigata leggera, il quale si aspettava che toccasse a lui quell'onore ed invece dovette assistere, come spettatore, all'operazione dei camerati. Scarlett e i suoi cavalieri riuscirono a ricacciare il nemico, ma l'ordine di inseguirlo non venne perch� nessuno di coloro a cui competeva di darlo lo diede: e cio� lord Raglan, comandante del corpo di spedizione inglese, e lord Lucan. Quest'ultimo interpret� in modo restrittivo un ordine del primo e, secondo lui, la cavalleria doveva caricare contro i cannoni russi. Toccava a lord Cardigan e glielo comand�. Era il 25 ottobre 1854.

Cardigan forse si rese conto dell'assurdit� dell'azione ma, orgoglioso com'era e smanioso di mostrare a tutti il suo valore, non eccep�. Radun� i suoi uomini, li fece montare in sella e li guid� prima al passo e poi al galoppo contro i cannoni russi.

Cardigan cavalcava in testa con la spada sguainata. La valle era lunga e stretta e quando gli uomini della brigata leggera si lanciarono al galoppo, i cannoni nemici li spazzarono come birilli. Ma essi continuarono ad avanzare, dietro a Cardigan che li guidava come se fosse invulnerabile.

Dalle alture circostanti, inglesi, francesi e semplici borghesi assistevano allo straordinario spettacolo di seicento eroi che caricavano contro il destino. Il fuoco terribile dei russi non riusciva a fermarli.

Come pazzi, mentre fischiavano le pallottole e scoppiavano le granate mietendo vittime dappertutto, il Diciassettesimo Lancieri e il Tredicesimo Dragoni leggeri, che formavano la prima linea della brigata leggera, volavano gi� per la valle verso i cannoni.

Tutto dur� venti minuti: venti minuti di gloria e di coraggio, al termine dei quali la brigata leggera non esisteva pi� e 247 cavalieri giacevano uccisi sul terreno. Lord Cardigan fu il primo a piombare sui russi. Pass� come un fulmine tra due cannoni e scomparve in una nuvola di fuoco e di fumo. Continu� la sua inutile corsa, inutile com'era stata la carica: adesso considerava il suo compito finito, aveva obbedito a un ordine folle di Lucan, che avrebbe sicuramente pesato per sempre sul suo rivale. Torn� indietro, senza curarsi n� dei suoi uomini n� dell'esito della carica.

Gli usseri e i dragoni rimasero affidati al comandante in seconda, Lord George Paget, il quale riusc� a ricondurli nelle posizioni inglesi. Paget era furibondo con il suo superiore e quando lo ritrov� gli chiese ironicamente se lui c'era. Da qui si diffuse la voce, mai completamente smentita, che in realt� Cardigan non avesse nemmeno preso parte alla carica.

Venti minuti di eroica, folle e inutile espressione di esaltazione militare, conclusasi con un macello senza giustificazioni e con una gloria senza motivazione. Il tutto dovuto a ordini sbagliati, male interpretati e ciecamente eseguiti, e allo straordinario coraggio dei cavalieri che ubbidirono caricando assurdamente contro i cannoni russi.

Ecco come Cecil Woodham-Smith descrive un momento della carica di Balaklava nel libro "La carica dei Seicento":

"...Erano passati otto minuti da quando la carica era cominciata e Lord Cardigan, con i superstiti della prima linea alle calcagna, galoppando a spron battuto, ma sempre in modo uniforme, era ormai a pochi metri dalla batteria, tanto che i soldati potevano vedere gli artiglieri in faccia. Scelse un punto tra due cannoni dove intendeva entrare e nella mente di tutti in quel momento ci fu un solo pensiero: erano quasi fuori finalmente, erano ormai vicini a quei maledetti cannoni.

Lord Cardigan, sempre rigido in sella e "calmo come una chiesa", faceva roteare la sciabola. A questo punto si ud� un grande fragore, la terra trem�, apparvero enormi lingue di fuoco e il fumo divenne cos� denso che sembr� fosse calata la notte: gli artiglieri russi avevano sparato una salva dai loro dodici cannoni contro la prima linea della brigata leggera a una distanza di 70 metri. Di colpo la prima linea cess� di esistere e la seconda linea, che galoppava subito dietro, ebbe l'impressione che si fosse dissolta...Quando Lord Cardigan era entrato nella batteria, per miracolo era riuscito a passare incolume nello spazio tra due cannoni e in pochi secondi era gi� fuori dall'altra parte: era stato il primo a entrare e il primo a uscire
".


BATTAGLIA  DI GETTYSBURG  

Data: 1-3 LUGLIO 1863
Luogo: GETTYSBURG (Cittadina della Pennsylvania)
Eserciti contro: NORDISTA e SUDISTA
Contesto: GUERRA DI SECESSIONE AMERICANA
Protagonisti:
ROBERT LEE (Comandante in capo delle truppe sudiste)
GEORGE G. MEADE (Comandante delle truppe nordiste)
REYNOLDS (Generale nordista)
SICKLES (Generale nordista)
SLOCUM (Generale nordista)
HANCOCK (Generale nordista)
HUNT (Generale nordista)
JAMES LONGSTREET (Generale sudista)
EARLY (Generale sudista)
PICKETT (Generale sudista)
ALEXANDER (Generale sudista)
RODES (Generale sudista)
JOHNSON (Generale sudista)

La battaglia:

Vediamo come si arriva alla decisiva battaglia di Gettysburg, destinata a risolvere la guerra di secessione. Il primo tentativo dei nordisti di eliminare i ribelli era fallito a Bull Run nel 1861. Poi si erano avute le vittorie del braccio destro di Lee, il generale Thomas Jackson. Qustultimo, su ordine di Lee, aveva compiuto unaudace incursione nella vallata del fiume Shenandoah, ricongiungendosi al superiore nella capitale della Virginia, Richmond, per combattere insieme la celebre battaglia difensiva dei "sette giorni", che imped� alle truppe del nord di conquistare la citt�. Sempre sotto la direzione di Lee, Jackson consegu� strepitose vittorie. Fu lui a vincere la seconda battaglia di Bull Run e a consentire a Lee di travolgere a Manassas, nella seconda battaglia, l'armata nordista del generale John Pope.

Il piano di Lee � suggestivo. Occupare Washington pu� significare il crollo del Nord e la fine della guerra. Da un punto di vista militare il Sud pu� riuscirvi. Lee � passato di vittoria in vittoria e il Nord � stato costretto a una girandola di comandanti in capo, per tentare di scovarne uno in grado di fermare le iniziative geniali del condottiero sudista.

Il 30 aprile 1863 Lee sconfigge nuovamente i nordisti a Chancellorsville ma nella battaglia muore il suo pi� grande generale, Jackson, lo strumento di tutte le sue vittorie.

Dopo una simile vittoria Lee poteva seriamente disporre per il suo progetto di invasione del Nord.

Il presidente nordista Lincoln fu costretto a sostituire il comandante dell'armata, Hooker, sconfitto e ferito nella battaglia di Chancellorsville, e affid� l'incarico di guidare l'armata del Potomac al generale George Gordon Meade.

Nel frattempo le divisioni di Lee erano gi� in marcia. Avevano superato facilmente le difese nemiche nella valle dello Shenandoah e, varcato il Potomac, erano entrate nel Maryland e in Pennsylvania. A Washington si stavano vivendo ore di gravissima ansia.

Il generale Meade prese il comando il 29 giugno 1863 e a Gettysburg si combatt� tra il 1� e il 3 luglio. Dunque ebbe in pratica due giorni per decidere qualcosa. In realt� fece quanto avrebbe fatto chiunque altro al suo posto, ossia si limit� ad affrontare Lee, invece di sottrarsi alla battaglia come avrebbe potuto, avendo di fronte il pi� forte esercito finora messo in campo dalla Confederazione. Ma Meade era un uomo d'onore e conosceva il pericolo che correva non solo Washington ma la stessa Unione. Doveva affrontare Lee ad ogni costo.

Il comandante in capo sudista � convinto che esista un solo punto adatto a un grande scontro campale, nel quale egli conta di conquistare la vittoria. Si trova presso la cittadina di Gettysburg, alle pendici degli Appalachi, in Pennsylvania. Qui l'armata del Sud si attesta, tra il 29 e il 30 giugno, mentre quella di Meade vi confluisce il giorno successivo.

L'armata nordista poteva contare su centoquindicimila uomini con 362 cannoni, mentre quella sudista era composta da ottantaduemila uomini e 272 cannoni.

Il 1� luglio 1863 Lee decide di attaccare l'ala destra nemica ma, l'insubordinazione del proprio generale Hill, il quale muove all'assalto allo spuntar del giorno fuori tempo, di sua iniziativa, rischia di mandare a catafascio ogni cosa. Infatti il generale Hill viene respinto con perdite e solo la bravura di Lee consente di salvare la situazione, senza per� riuscire a scacciare i nordisti dalla principale posizione di forza, la Collina del Cimitero, dalla quale la loro artiglieria spazza le file dei Confederati. Quando scende la sera Lee constata di non essere riuscito, per quel giorno, nei suoi piani. Ritenter� l'indomani, questa volta puntando sull'ala sinistra.

Ma anche il 2 luglio non si risolve nulla. I sudisti non riescono a sfondare, l'ala sinistra nordista non � stata accerchiata e distrutta, e quando tramonta il sole i due contendenti si ritrovano, tutto sommato, sulle posizioni di partenza.

Nella notte del 2 luglio Lee decide di tentare uno sforzo supremo per tagliare in due l'armata di Meade con un attacco frontale sul centro. Punter� sulla Collina del Cimitero e quando l'avr� presa accerchier� i due tronconi divisi dell'esercito nordista, distruggendoli separatamente. Andranno all'assalto le fanterie, dopo un cannonneggiamento senza precedenti.

Il mattino del 3 luglio 1863 il comandante dell'artiglieria sudista, Edward Alexander, piazza i centoquarantadue cannoni a cui � assegnato il compito di aprire, con un fuoco terribile, l'assalto della fanteria alla Collina del Cimitero. Il fronte � di tre chilometri e c'� una bocca da fuoco ogni venti metri. Dodicimila uomini muoveranno all'assalto inquadrati.

I cannoni di Alexander cominciano a sparare verso l'una del pomeriggio, ma l'effetto non � quello sperato da Lee. I soldati di Meade resistono bene sulla Collina del Cimitero, anche perch� la maggior parte dei proiettili passa sulle loro teste. Di contro, l'artiglieria nordista del generale Hunt, dopo aver risposto con micidiale precisione, alle 14 e 40 di colpo tace e fa credere cos al nemico di aver cessato l'azione.

Le divisioni sudiste di Pickett partono a passa cadenzato, indifferenti di andare quasi certamente alla morte. Questo assalto sar� nello stesso tempo l'epopea e il crollo delle speranze del Sud.

Gli uomini di Pickett, con straordinario valore, continueranno ad avanzare a ranghi serrati, nonostante le voragini causate nel loro schieramento dal fuoco nordista. Solo il generale sudista Armistead riusc� ad arrivare con pochi superstiti fino alla sommit� della fatale Collina, ma fu respinto dai ragazzi del 72� Reggimento Pennsylvania.

A quel punto Lee diede l'ordine di ripiegare, dopo aver evitato l'aggiramento con un ultimo contrattacco. La battaglia di Gettysburg era finita con la vittoria del Nord. Sul terreno giacevano cinquantasettemila morti delle due parti, figli d'una stessa nazione divisa. L'esito della battaglia di Gettysburg tolse al generale Lee ogni speranza per il futuro.

Ecco come Margaret Mitchell, nel famoso romanzo "Via col vento", racconta l'ansiosa attesa di notizie dal fronte nell'estate del 1863, da parte degli abitanti di Atlanta, grande citt� della Georgia:

"...Il Natale del 1862 era stato lieto per Atlanta e per tutti gli stati del Sud. La Confederazione aveva ottenuto una brillante vittoria a Fredericksburg e i morti e feriti yankee si contavano a migliaia. Le feste furono dunque gioiose per tutti; il popolo era pieno di gratitudine per il mutamento degli eventi.

"L'esercito confederato veniva ora chiamato "dei vincitori"; i generali avevano dato prova della loro abilit� e tutti erano convinti che alla ripresa delle ostilit� in primavera, gli yankees sarebbero stati battuti definitivamente. La primavera giunse e la battaglia ricominci�. Nel mese di maggio la Confederazione ebbe un'altra grande vittoria, a Chancellorsville, e il paese esult�...Nei primi giorni di luglio giunse la voce che Lee marciava nel territorio di Pennsylvania. Lee in territorio nemico! Questa era veramente l'ultima battaglia! Atlanta era piena di eccitazione, di gioia e di ardente sete di vendetta. Ora gli yankees avrebbero visto che cosa significava aver la guerra nel proprio paese! Avrebbero saputo che cos'era vedere i fertili campi sconvolti, il bestiame rubato, le case incendiate, gli uomini trascinati in prigione, le donne e i bambini affamati"


( a cura di ENNIO DALMAGGIONI )
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le altre battaglie, 
in costruzione fra breve qui

Bibliografia: �MILES� - Fabbri Editori - fondamentale.
"Storia Universale Marmocchi" - SEI Ed. 1855 
" Storia Universale Cambridge" - Garzanti Editori
"Grande storia Universale"-  Curcio Editore
Istoria dell'Antica Grecia e Romana, Conti Ed. 1822.
�Storia d'Italia� - Montanelli - Fabbri Editori.
Napoleone "Memoriale di Sant'Elena" 1a ed. 1843


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