TABELLA BATTAGLIE NELLA STORIA
Battaglia di: LEPANTO
BATTAGLIA DI LEPANTO
Data: 7
OTTOBRE 1571
Luogo: IMBOCCATURA DEL GOLFO DI CORINTO
Eserciti contro: LEGA SANTA-TURCO
Contesto: Cristiano-Ottoman
Protagonisti:
DON GIOVANNI DAUSTRIA (Comandante supremo della flotta cristiana)
SEBASTIANO VENIER (Comandante della flotta di Venezia)
MARCANTONIO COLONNA (Ammiraglio romano)
PIETRO GIUSTINIANI (Priore dellOrdine di malta)
ALESSANDRO FARNESE (Duca di Parma)
ANDREA PROVANA DI LEINI (Comandante della flotta del Duca di Savoia)
GIAN ANDREA DORIA (Comandante della flotta spagnola in Italia)
AGOSTINO BARBARIGO (Ammiraglio della flotta di Venezia)
ALI MUEDHDHIN ZADEH PASCIA (Comandante supremo della flotta turca)
ULUGH ALI (Pasci� di Algeri)
MEHMET SHORAQ (Pasci� di Alessandria)
AMURAT DRAGUT PASCIA (Comandante della flotta di riserva turca)
KHARA KHODJA (Capitano della flotta turca)
(vedi qui il contesto storico nel periodo della battaglia )
la battaglia
La Lega Santa, voluta da Papa Pio V, è l'estremo tentativo di difesa del mondo cristiano contro il dominio turco.
Dopo aver preso Belgrado, conquistato l'Ungheria e la Mesopotamia e aver messo sotto assedio Vienna, la potenza navale ottomana, dai tempi della conquista di Costantinopoli nel 1453, è andata sempre crescendo. La bandiera turca della mezzaluna sventola sulle coste dell'Egitto e dellAsia Minore; le isole del Tirreno sono in balìa delle scorrerie dei pirati musulmani.
Venezia, per continuare i suoi traffici commerciali nell'Adriatico e nell'Egeo è costretta da anni a pagare ingenti pedaggi all'impero ottomano.
Il fatto che porterà alla battaglia navale di Lepanto è la rottura di questa specie di tregua con Venezia da parte dei turchi, i quali scendono in guerra e attaccano l'isola di Cipro nel 1569.
Cipro è una base importantissima per la Serenissima, ed è lultimo baluardo della Cristianità nel Mediterraneo. Venezia, a questo punto, non può più abbassare la testa, e non possono cedere più neppure le altre potenze marinare europee.
Il 25 maggio 1571 Papa Pio V sancisce la costituzione della Lega Santa: viene sottoscritta dalla Spagna di Filippo II, dalla Santa Sede, da Venezia, dal duca di Savoia, dal duca di Parma, dal duca di Urbino, dalle repubbliche di Genova e Lucca, dal granduca di Toscana Cosimo de Medici, dagli Estensi di Ferrara, dall'Ordine di Malta, dai Gonzaga di Mantova.
Non è stata una cosa facile per Papa Pio V mettere d'accordo le secolari rivali Venezia e Genova, e convincere la Spagna a partecipare all'impresa, dato che la maggior parte dei suoi interessi erano rivolti, oramai, al di là dellOceano Atlantico. Anzi, sarà proprio la Spagna a fornire il maggior numero di navi e ad accollarsi il finanziamento della spedizione.
La flotta della Lega Santa sarà composta da duecentonove galere, trenta navi da carico, sei "galeazze", 13 mila marinai, 40 mila rematori e 28 mila soldati.
Le sei galeazze sono veneziane e sono una novità della guerra sul mare. Si tratta di vere e proprie corazzate, dell'epoca s'intende, con la prua fornita di un potente sperone in ferro, mentre i fianchi e la poppa sono rinforzati da corazze d'acciaio.
Alla fine di agosto la flotta cristiana è ancorata a Messina e dall'isola di Cipro arrivano notizie drammatiche. I turchi, nel giugno del 1571, hanno preso Nicosia, e Famagosta, difesa strenuamente dal governatore di Cipro, Marcantonio Bragadin, sta per cedere.
Immediatamente la flotta della Lega Santa, con a capo il comandante supremo Don Giovanni d'Austria, seguito dai due comandanti in capo, Sebastiano Venier e Marcantonio Colonna, si mette in movimento. Il 26 settembre fanno scalo a Corfù e scoprono che l'isola è stata saccheggiata e devastata, di recente, dal feroce corsaro turco Ulugh Alì. Sempre a Corfù vengono a sapere che Cipro è caduta in mano al nemico e che tutti i difensori di Famagosta, compreso Bragadin, dopo la promessa di aver salva la vita, sono stati tutti massacrati.
Il 7 ottobre 1571 la flotta della Lega Santa e quella turca sono l'una di fronte all'altra, davanti all'imboccatura del golfo di Corinto.
Lo schieramento turco, disposto dal comandante Al Pascià, vede al centro lui stesso con l'ammiraglia affiancata da novantaquattro galere; all'ala destra Mehemet Shoraq con cinquanta galere; all'ala sinistra Ulugh Alì con sessantacinque galere; infine, alla retroguardia, la riserva formata da dieci galere e sessanta piccole navi al comando di Amurat Dragut.
Di contro, don Giovanni d'Austria ha alla sua sinistra Sebastiano Venier, alla sua destra Marcantonio Colonna e ai suoi fianchi Gian Andrea Doria e Agostino Barbarigo.
Verso mezzogiorno, quando le due flotte giungono a tiro, la battaglia ha inizio. L'ammiraglia turca di Alì Pascià punta direttamente contro la "Reale" di don Giovanni per assaltarla e catturare il comandante in capo cristiano.
L'inizio della battaglia, però, vede un parziale successo della Lega Santa. Le galeazze veneziane, poste davanti alla flotta, piombano contro le prime file dello schieramento musulmano e fanno il vuoto, travolgendo ogni ostacolo.
Nel frattempo Mehemet Shoraq attacca l'ala sinistra di Agostino Barbarigo. L'ammiraglia di quest'ultimo, viene conquistata due volte e per altrettante volte viene liberata, nonostante Barbarigo venga ferito mortalmente, finchè non arrivano in aiuto le altre galere veneziane. Agostino Barbarigo'è il primo degli ammiragli alleati a dare la vita a Lepanto.
Intanto Alì Pascià ha raggiunto l'ammiraglia di don Giovanni d'Austria, mentre le galere turche al suo fianco attaccano quelle di Venier e Colonna. I turchi vanno all'arrembaggio della "Reale" e si combatte, corpo a corpo, con una ferocia incredibile. In soccorso di don Giovanni accorrono sia Sebastiano Venier che Marcantonio Colonna, che precedentemente erano riusciti a sbaragliare le navi nemiche mandate loro contro.
A questo punto, il comandante musulmano Alì Pascià si vede perduto. Ferito alla testa da un colpo di archibugio, si toglie la vita con una pugnalata per non cadere in mano nemica.
La lotta resta però aperta tra il miglior marinaio della flotta turca, Ulugh Alì, e il peggiore di quella cristiana, Gian Andrea Doria. In questo frangente il corsaro turco si dimostra un abile maestro nel combattimento sul mare. Dopo essersi aperto un varco nella flotta alleata, vi si infila e prende alle spalle l'ala destra della Lega Santa, catturando cinque navi e abbordando la capitana dell'Ordine di Malta, uccidendo il priore Pietro Giustiniani.
Ora le sorti della battaglia tornano in bilico. Se Ulugh Al riesce a sconfiggere l'ala destra e poi rivolgersi al centro, può accadere di tutto. Ma sul pascià di Algeri piombano le galere spagnole e dopo più di un'ora di furioso combattimento, il comandante turco capisce di aver perso la partita e riesce a prendere il largo e a riparare a Costantinopoli.
E' quasi il tramonto quando giunge la fine dei combattimenti. In tutto la battaglia è durata più di cinque ore. Quel tratto di mare è completamente coperto di rottami di navi, cadaveri e feriti che invocano aiuto con grida strazianti.
Lepanto, per i turchi, è stata un'ecatombe: circa duecentomila morti tra marinai e soldati, tutti i comandanti morti, tranne Ulugh Alì, diecimila feriti, ottomila prigionieri, ottanta galere bruciate o affondate e centodiciassette catturate.
Da parte cristiana si contano circa ottomila morti ed altrettanti feriti, quindici galere perdute e quasi tutte le altre gravemente danneggiate.
La vittoria di Lepanto da parte della Lega Santa infrange l'antico sogno del dominio turco. La Cristianità è salva.
Ecco l'inizio della battaglia di Lepanto attraverso il racconto di un marinaio della nave cristiana "San Teodoro", narrato da Gianni Granzotto nel libro: "La battaglia di Lepanto":
"...L'armata cristiana stava ferma sulla sua linea. Il solo movimento ordinato da don Giovanni riguardò le galeazze, che si andarono a schierare un miglio davanti a noi, come isole avanzate. Le galeazze erano sei, e dovevano mettersi a due per due all'innanzi di ciascuno dei nostri corpi, due per l'ala di Barbarigo, due per il centro di don Giovanni, due per l'ala del Doria. Se non che costui, comandato dall'argarsi verso il pieno del golfo, girò fin troppo il bordo allontanandosi al largo più di quanto si credeva opportuno. Per quella mossa si aprì una specie di varco sulla parte destra del nostro schieramento e le due galeazze che dovevano andare a proteggere il corno dei genovesi si trovarono un po' sperdute nel mezzo del mare.
Ma le altre furono pronte a scatenare tutto l'inferno dei cannoni di cui erano strapiene, immobili in mezzo al mare sotto quel peso come enormi tartarughe galleggianti. Sui turchi che avanzavano a tutta voga, senza più vele ai trinchetti per la caduta del vento, piovvero i colpi ed il fuoco in una terribile tempesta d'improvviso infuriante sul mare tranquillo. Davanti al nostro corpo di navi sparavano le galeazze di Francesco Duodo e di Andrea da Pesaro. Vidi le palle lanciate dal Duodo sfracassare il fanale più grande della Reale dei Turchi, che per altezza dominava il gruppo dei legni nemici avventati all'assalto. Un secondo colpo frantumò la spalla d'una galera vicina, un terzo mandò in pezzi il fasciame di un'altra, che si mise ad imbarcare acqua a fiotti sprofondando nel mare come in una sabbia. Uomini con i turbanti in capo si buttarono a nuoto dagli spalti divelti, tra remi spezzati, frammenti di chiglia, tronconi d'alberi dimezzati che cadevano da altre galere colpite travolgendo soldati e rematori, mentre il fuoco prendeva a divampare su questo e quel bordo illuminando le acque di inverosimili bagliori.
( a cura di ENNIO
DALMAGGIONI )
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le altre battaglie,
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Bibliografia: �MILES� - Fabbri Editori - fondamentale.
"Storia Universale Marmocchi" - SEI Ed. 1855
" Storia Universale Cambridge" - Garzanti Editori
"Grande storia Universale"- Curcio Editore
Istoria dell'Antica Grecia e Romana, Conti Ed. 1822.
�Storia d'Italia� - Montanelli - Fabbri Editori.