DA
20 MILIARDI ALL' 1 A.C. |
1 D.C. AL 2000 ANNO x ANNO |
PERIODI
STORICI E TEMATICI |
PERSONAGGI E PAESI |
ANNO 1966- 1970
di LUCA
MOLINARI
La Repubblica italiana nel 1966 era guidata
da alcuni anni dalla formula politica di governo del centro-sinistra basata
sulla collaborazione tra la Democrazia Cristiana, il Partito Socialista Italiano
e i due partiti laici minori socialdemocratici del Psdi e repubblicani del
Pri.
Nel dicembre del 1964 era stato eletto il nuovo Presidente della Repubblica
. Dopo un�aspra battaglia che aveva visto �bruciarsi� molti candidati (Nenni,
Leone, Fanfani) era risultato eletto il Ministro degli Esteri in carica, il
leader socialdemocratico Giuseppe Saragat.
Lo scontro tra i candidati e i partiti era stato durissimo e divisioni interne
alle varie forze politiche tra le varie correnti erano sintomi di un fenomeno
di sfilacciamento in seno al sistema partitico che poi si sarebbe manifestato
in maniera pi� evidente in seguito.
Gli aspetti pi� forti dell�elezione presidenziale del Natale 1964 erano stati
essenzialmente due: la Dc, partito di maggioranza relativa ed egemone del
sistema, si era spaccata e aveva evidenziato tutte le proprie difficolt� interne
tanto da accettare in extremis la candidatura di Saragat che era stata sostenuta
fin dall�inizio dalle sinistre e dai laici (Pci, Psi, Psdi, Pri).
L�elezione di Saragat fu quindi subita dalla Democrazia cristiana e non scelta.
La segreteria del partito non era riuscita a far eleggere il proprio candidato
ufficiale. Ci�, nel corso di un�elezione presidenziale non era una novit�:
le divisioni tra le correnti democristiane avevano gi� duramente punito e
lacerato il partito di Piazza del Ges� gi� nelle precedenti elezioni per designare
il nuovo Presidente del Consiglio.
Nel 1948 il leader democristiano e Presidente del Consiglio dei Ministri,
on. Alcide De Gasperi, vorrebbe vedere salire al Quirinale il proprio Ministro
degli esteri, conte Carlo Sforza (Pri), che �, per�, inviso alla sinistra
democristiana per la sua presunta affiliazione alla Massoneria e per la sua
forte e acritica fede atlantica. L�opposizione dei dossettiani e di Fanfani
porta al naufragio della candidatura Sforza ed all�elezione di un altro �grande
laico�, il liberale Luigi Einaudi, gradito e sostenuto dai dossettiani.
Nel 1955 il segretario democristiano on. Amintore Fanfani sostiene la candidatura
del Presidente del Senato Cesare Merzagora. Il sen. Merzagora � un liberale
eletto come indipendente nelle file della Dc nel collegio lombardo di Cant�.
Fin dalle prime votazioni viene osteggiato da una parte importante della stessa
Democrazia Cristiana che, per l�occasione ha dato vita alla corrente di �Concentrazione�
i cui massimi esponenti sono vecchi notabili come Giuseppe Pella (ex Ministro
del Tesoro e ex Presidente del Consiglio dei Ministri) e Giulio Andreotti
(gi� �pupillo� di De Gasperi e pi� volte membro del governo).
La candidatura di Merzagora, su cui, come gi� era avvenuto al conte Sforza,
aleggia il sospetto di avere legami con la Massoneria (cosa, di per se non
certo n� illegale, n� disonorevole, ma guardata con sospetto e con avversione
in seno alla Dc, il �grande partito cattolico�), viene osteggiata da anche
dalla sinistra del partito. In realt� non � Merzagora che si vuole colpire,
ma il segretario del partito, on. Fanfani di cui si teme, in seno alla stessa
Democrazia Cristiana, lo stile e il progetto �decisionista�.
Con i voti determinanti delle opposizioni, sia di sinistra (Pci, Psi), sia
di destra (Pnm, Msi), l�eterogeneo cartello antifanfaniano riesce a far eleggere
alla massima Magistratura repubblicana, il Presidente della Camera dei Deputati,
on. Giovanni Gronchi (Dc).
Nel 1962, invece, il segretario democristiano in carica, on. Aldo Moro, riesce
ad imporre la propria volont� e a raccogliere una maggioranza di voti intorno
al proprio candidato, l�ex Presidente del Consiglio e pi� volte ministro,
on. Antoni Segni.
Per l�elezione di questo notabile dell�ala pi� conservatrice dello scudocrociato
furono decisivi i voti delle destre missine e monarchiche: si potrebbe interpretare
tale convergenza come un volere riequilibrare, da parte di Moro, il quadro
politico-istituzionale dopo che, con i governi presieduti da Fanfani e retti
con i voti determinati del Psi di Pietro Nenni, la Dc aveva optato per �l�apertura
a sinistra� imboccando la via del centro-sinistra che, nel 1963, avrebbe riportato
il Psi a far parte di un governo della Repubblica italiana.
Quella di Moro fu una vittoria di breve periodo poich�, solo due anni dopo
(1964) il Presidente Antonio Segni fu colpito da un ictus e costretto a rassegnare
le dimissioni dall�importante carica ricoperta. Inoltre, pochi anni dopo,
sulla persona dell�ex Capo dello Stato si addensarono le nubi e i sospetti
di coinvolgimento con le attivit� del generale Giovanni De Lorenzo e del �Piano
Solo.�
Si arriv�, cos�, all�elezione anticipata del quinto Presidente della Repubblica
italiana che vide eletto uno di pi� autorevoli esponenti della sinistra e
del socialismo italiano, Giuseppe Saragat.
La seconda novit� importante dell�elezione di SARAGAT fu il ruolo del Partito
Comunista Italiano i cui voti erano stati sollecitati dallo stesso leader
socialdemocratico e che risultarono determinanti per l�elezione al Quirinale
dell�antico avversario socialdemocratico.
Nel Pci la linea a favore di Saragat era stata sostenuta dal capo della destra
interna, Giorgio Amendola che auspicava (come afferm� poi nel 1965) la nascita
di un partito unico della sinistra comprendente comunisti, socialisti, socialdemocratici
e socialproletari (Psiup, partito nato nel 1963 fondato da quei dirigenti
del Psi contrari alla partecipazione del partito al governo Moro di �centro-sinistra
organico�).
La proposta di Amendola venne rifiutata e rigettata da tutti e tre i partiti
socialisti che erano intimoriti dalla presunta egemonia comunista insita in
questa ipotesi che ricordava troppo i vecchi �Fronti Popolari.�
L�elezione di Saragat alla massima magistratura repubblicana era stata resa
possibile, oltre che dalla crisi della Dc e dai voti (compatti) del Pci, dal
dialogo tra i due tradizionali partiti socialisti (Psi e Psdi) che cominciavano
a considerare possibile una riunificazione che sanasse le fratture provocate
dalla scissione di Palazzo Barberini del 1947 di cui, con la nascita del Partito
Socialista dei Lavoratori (Psli), lo stesso Saragat era stato protagonista.
Il 20 gennaio 1966 il II governo Moro viene battuto in un�importante votazione
alla Camera a riguardo della scuola. Il giorno successivo l�on. Aldo Moro
rassegna le dimissioni al Capo dello Stato che, dopo meno di un mese riaffida
l�incarico di formare il governo sempre allo statista democristiano che, il
23 febbraio, tiene a battesimo il suo terzo governo consecutivo. Si tratta
sempre di un governo quadripartito di centro-sinistra composto da Dc, Psi,
Psdi e Pri. Il socialista Pietro Nenni ha la Vicepresidenza del Consiglio
e molte sono le conferme rispetto all�esecutivo uscente: Amintore Fanfani
(Dc) agli Esteri, Paolo Emilio Taviani (Dc) all�Interno, Emilio Colombo (Dc)
al Tesoro, Giacomo Mancini (Psi) ai Lavori Pubblici, Giovanni Pieraccini (Psi)
al Bilancio e Oronzo Reale (Pri) al Ministero di Grazia e Giustizia. Da segnalare
lo spostamento del democristiano Giulio Andreotti dal Ministero della Difesa
(che deteneva da sette anni e che viene occupato dal socialdemocratico Roberto
Tremelloni che lascia le Finanze al compagno di partito Luigi Preti) a quello
dell�Industria, Commercio e Artigianato.
Sempre nel gennaio del 1966 si tiene a Roma l�XI congresso del Partito Comunista
Italiano i cui lavori saranno contrassegnati dallo scontro tra la �destra�
di Giorgio Amendola e la �sinistra� di Pietro Ingrao. Per la prima volta nel
partito di via delle Botteghe Oscure si assiste ad una certa dialettica interna
che incrina il tradizionale unanimismo interno che aveva caratterizzato la
vita del Pci ai tempi del cosiddetto �centralismo democratico.�
La linea di Amendola favorevole ad una riunificazione delle forze della sinistra
tradizionale socialista e comunista in un unico partito dei lavoratori era
avversata dai seguaci di Pietro Ingrao che, invece, propugnavano la necessit�
di trovare un accordo con la parte pi� avanzata del mondo cattolico per costruire
un�alternativa al centro-sinistra .
Il congresso si conclude con la vittoria dell�impostazione amendoliana: l�asse
Amendola-Longo (che viene riconfermato alla segreteria del partito), controlla
il Pci e procede a sostituire i dirigenti pi� vicini alla posizione di Ingrao:
Luigi Pintor perde la direzione del quotidiano del partito �l�Unit��, Rossana
Rossanda viene allontanata dalla commissione cultura e Enrico Berlinguer (bench�
�centrista�, ossia vicino alle posizioni di Longo, ma in odore di �eresia�
ingraiana) viene allontanato dalla politica nazionale e nominato segretario
del partito nel Lazio.
Il 16 marzo del 1966 si hanno le prime avvisaglie dell�ondata di protesta
giovanile e studentesca che scoppier� qualche anno pi� avanti: scoppia il
caso della �Zanzara.� Questo era il nome della rivista del Liceo Parini di
Milano che aveva pubblicato un rapporto sui comportamenti sessuali degli studenti.
I responsabili dell�inchiesta, il preside e la tipografia sono denunciati
per pubblicazione oscena e sottoposti a visita medica per stabilirne, come
vuole la legge in vigore risalente al 1934, le reali capacit� psichiche. La
studentessa Claudia Beltrami si rifiuta di denudarsi come le era stato richiesto.
Scoppia una bufera politica che si riassorbir� solo il 2 aprile quando tutti
gli imputati saranno stati assolti.
Il 27 aprile i neofascisti uccidono un giovane studente dell�Universit� di
Roma, Paolo Rossi, iscritto alla facolt� di Architettura ed aderente alla
Federazione Giovanile Socialista Italiana. Alla Camera dei Deputati i rappresentanti
comunisti, socialproletari, socialisti, socialdemocratici e repubblicani chiedono
le dimissioni del Rettore Giuseppe Ugo Papi, che viene accusato di aver tollerato
troppo a lungo i neofascisti avendo assicurato loro un notevole grado di impunit�
all�interno dell�Universit� romana.
Il 30 si tengono i funerali di Paolo Rossi a cui partecipa una grande folla
di popolo e molte autorit�. Sono presenti alle esequie del giovane socialista
il Vicesepresidente del Consiglio dei Ministri, l�on. Pietro Nenni, i segretari
del Pci e del Pri, on. Luigi Longo e on. Ugo La Malfa, e i due vicesegretari
della Dc, on. Arnaldo Forlani e on. Flaminio Piccoli. Il Rettore Papi si dimetter�
il 2 maggio dopo quattro giorni di occupazione dell�ateneo da parte degli
studenti e dopo altrettanti giorni di sciopero da parte del personale docente,
non docente e amministrativo dell�Universit�.
Il 25 luglio un gruppo di terroristi sudtirolesi uccidono in un conflitto
a fuoco a San Martino in Casies (Bz) l�agente della Guardia di Finanza Salvatore
Cabita e feriscono a morte (morir� il 1 agosto) un altro finanziere, l�agente
Giuseppe d�Ignoti. Il terrorismo sudtirolese replica il 9 settembre con un
attentato contro una caserma a Vipiteno (Bz). Muoiono due guardie, gli agenti
Martino Cossu e Eribert Vollger. Altre cinque restano feriti, una delle quali,
l�agente Franco Petrucci, morir� dopo quattordici giorni.
Il fatto politico pi� significativo del 1966 � la riunificazione socialista
di cui vale la pena di ricostruire brevemente alcuni aspetti.
Nella seconda met� degli anni �60 Psi e Psdi erano due partiti che collaboravano
al governo del paese ormai da un paio di anni e le cui linee di visione e
di valutazione della situazione nazionale erano molto simili.
Ci� che separava i due partiti erano essenzialmente i rapporti con i comunisti
e alcuni aspetti di politica estera. Sui rapporti con il partito di Longo
in sede amministrativa e locale il Psi era favorevole, dove le condizioni
lo rendevano necessario, a continuare la quasi ventennale collaborazione,
invece il Psdi era attestato sulla tradizionale avversione per il Pci, anche
se l�elezione di Saragat alla Presidenza della Repubblica aveva ridotto il
tasso di anticomunismo della socialdemocrazia nostrana. In politica estera
il filoatlantismo del Partito Socialdemocratico Italiano era acritico e rigoroso,
mentre in casa socialista continuava a prevalere una notevole tendenza neutralista
e anche anti-americana (De Martino).
L�elezione di Saragat, resa possibile anche dal ritiro di Nenni nella corsa
per il Quirinale, aveva avvicinato ancora di pi� i due partiti del socialismo
italiano che avevano nei rispettivi congressi avanzato la reciproca proposta
di riunificazione.
Occorreva riunificare gli apparati (debole quello socialdemocratico, abbastanza
solido quello socialista) dei due partiti e di creare un nuovo partito in
gradi di interpretare le nuove spinte provenienti dalla societ� italiana.
Si voleva creare una forza di sinistra socialista e democratica in Italia
paragonabile a quelle esistenti negli altri paesi europei e in grado di togliere
il socialismo italiano dal livello di subordinazione in cui si trovava rispetto
ai �cugini� comunisti ed agli �alleati-concorrenti� democristiani.
Nel Psi Nenni e la sua corrente autonomista erano favorevoli in maniera acritica
alla riunificazione con il partito di Saragat, mentre Francesco De Martino
avanzava delle riserva di carattere politico in merito ai rapporti con il
Pci e alla politica estera (soprattutto per quanto riguarda l�intervento militare
statunitense in Vietnam che De Martino condannava, invece il Psdi appoggiava
senza riserva alcuna).
Decisamente contrari alla riunificazione erano quei socialisti vicini
a Riccardo Lombardi che, controllando circa il 18 % del Psi. Essi rappresentavano
la minoranza interna al partito che era guidato dalla corrente maggioritaria
di Nenni-De Martino che controllava circa l�80 % del partito.
Il 30 ottobre 1966 al palazzetto dello Sport di Roma venne proclamata l�unificazione
socialista: Psi e Psdi davano vita al Partito Socialista Unificato (Psu) alla
cui presidenza veniva eletto per acclamazione Pietro Nenni e i cui cosegretari
furono Francesco De Martino (ex Psi) e Mario Tanassi (ex Psdi).
L�unificazione socialista mostr� subito i propri limiti e le prime difficolt�
gi� nei mesi successivamente dopo la propria realizzazione.
Da un punto di vista elettorale gi� nelle elezioni amministrative per i consigli
provinciali di Ravenna, Trieste e Massa i socialisti unificati ebbero un netto
insuccesso. Successi furono invece raccolti in Abruzzo e in Lazio.
In generale si not� che voti persi dal Psu furono raccolti dallo Psiup e dal
Pci.
Dal punto di vista politico, invece, le difficolt� furono dovute dalle ostilit�
degli apparati dei due vecchi partiti e dai troppi personalismi e antichi
rancori interni al nuovo partito.
I socialdemocratici rivendicavano la guida ideologica del partito in quanto
la riunificazione era avvenuta in base alla linea di Palazzo Barberini: autonomia
(e antagonismo) con il Pci e collaborazione con la Dc nel governo del Paese.
I socialisti, invece, si trovavano a disagio in un partito in cui, pur costituendo
la maggioranza dei militanti e degli elettori, temevano l�egemonia degli antichi
rivali saragattiani.
Il 10 maggio 1967 il settimanale �L�Espresso� pubblica un articolo del giornalista
Lino Jannuzzi in cui si rivela l�esistenza del Piano Solo e della schedatura
di molti uomini politici da parte dei servizi segreti. Nel luglio del 1964,
durante la crisi del I governo Moro di centro-sinistra il generale Giovanni
De Lorenzo, allora alla guida del Sifar, avrebbe avuto l�ordine di organizzare
un colpo di stato qualora i socialisti si fossero irrigiditi troppo nelle
loro richieste per far nascere il nuovo esecutivo.
Nella ricostruzione di Jannuzzi non era escluso il coinvolgimento dell�allora
Presidente della Repubblica Antonio Segni (Dc).
Si ebbero indagini da parte di una commissione dell�esercito, ma non, come
inutilmente avevano chiesto Pci e Pli, inchieste da parti di commissioni parlamentari.
L�articolo di Lino Jannuzzi avvalla il rischio del �rumor di sciabole� di
cui, nel 1964, l�on. Nenni aveva parlato nei suoi diari per spiegare le concessioni
e le rinunce fatte al momento della costituzione del II governo Moro.
Dal 23 al 27 novembre si svolge il X Congresso della Democrazia Cristiana
che vedr� riconfermata la supremazia della corrente dorotea nel partito. Dorotei,
morotei, fanfaniani e andreottiani formano una lista unitaria che propone
la rielezione alla segreteria del leader doroteo on. Mariano Rumor, che viene
riconfermato nell�incarico con il 64,2 % dei voti dei delegati.
Il 1968 anche in Italia � l�anno della contestazione giovanile e studentesca
che si manifesta, soprattutto attraverso manifestazioni e occupazioni di universit�.
La protesta parte da Torino (10 gennaio) e si espande a tutta Italia: il 1
marzo a Valle Giulia (Roma) si hanno duri scontri tra studenti e forze dell�ordine.
Il 16 marzo un gruppo di neofascisti guidati dai deputati missini Giorgio
Almirante e Giulio Caradonna assaltano l�Universit� di Roma, occupano la facolt�
di legge e gettano oggetti sugli studenti ferendo seriamente Oreste Scalzone
e Roberto Barone.
In questo clima di esplosione collettiva delle proteste e delle rivendicazioni
giovanili e studentesche il 19 e il 20 maggio si tengono le elezioni politiche
generali il cui dato politico principale � il fallimento del Psu che perde
ben 5 punti in percentuale rispetto a quanto ottenuto nel 1963 da Psi e Psdi
presentatisi con liste autonome davanti al corpo elettorale. La Dc e il Pci
aumentano sensibilmente i propri suffragi e la propria rappresentanza in Parlamento.
Il partito dello Scudo crociato aveva bloccato l�emorragia a destra che lo
aveva colpito nel 1963 e i comunisti avevano ricevuti voti provenienti dall�area
socialista. I due maggiori partiti, inoltre, avevano ricevuto in uguale misura
la quasi totalit� del voto giovanile.
In calo sono il Movimento Sociale Italiano e il Partito Liberale Italiano,
mentre il piccolo Partito Repubblicano Italiano guidato da Ugo La Malfa aumenta
i propri consensi attestandosi al 2 % dei voti: gli elettori hanno premiato
la compattezza interna del partito dell�Edera e la dinamicit� del suo leader.
I voti persi dai socialisti unificati vengono quasi tutti raccolti dal Partito
Socialista di Unit� Proletaria (Psiup) che ottiene il 4,5 % dei consensi e,
al Senato, si presenta in liste unitarie con il Partito Comunista Italiano
ottenendo un insperato 30 %.
La sconfitta dei socialisti unificati fu ben accolta da democristiani e comunisti
che, inizialmente, avevano temuto di perdere la propria egemonia nel sistema
politico italiano in caso di un successo del Psu.
Inizialmente i socialisti rifiutarono una riedizione del centro-sinistra e
preferirono alcuni mesi di disimpegno politico. Fu costituito un governo di
transizione e di decantazione in attesa dell�evolversi della situazione soprattutto
in casa socialista. Alla guida di tale esecutivo, formatosi il 25 giugno,
fu chiamato l�on. Giovanni Leone (Dc), ex Presidente della Camera dei Deputati
che gi� nel 1963 aveva guidato uno di questi governi di transizione � a tempo�
che, per il fatto di essere in carica durante i mesi estivi, furono ribattezzati
�governi balneari.�
Il 21 agosto la Cecoslovacchia di Aleksander Dubcek e del nuovo corso del
�socialismo dal volto umano�, viene invasa dalle truppe del Patto di Varsavia
(non partecipano all�azione repressiva mezzi e uomini della Romania di Ceausescu
che aveva ribadito i principi dell�indipendenza nazionale in opposizioni ai
sovietici). Dubcek viene destituito e i sovietici pongono fine all�esperienza
della �Primavera di Praga� ricostituendo un governo amico e subalterno alle
direttive e alle volont� della dirigenza di Mosca.
La rabbia e i disappunto per quanto avvenuto furono forti in tutto il mondo
e anche il Partito Comunista Italiano condanna l�operato dei sovietici.
Questo comportamento dei comunisti italiani differisce di molto da quello
avuto nel 1956 ai tempi dell�invasione sovietica dell�Ungheria quando (insieme
alla sinistra socialista definita per l�assunzione di tale posizione con il
termine �carrista�) avevano appoggiato e difeso l�operato di Krusiov.
Il Pci di Longo condanna l�azione dell�Urss in base ad una nota, redatta dal
coordinatore della segreteria on. Armando Cossutta, in cui si dice di �considerare
ingiustificata la grave al grave decisione di un intervento militare� e si
riafferma la �solidariet� con l�azione di rinnovamento condotta dal partito
cecoslovacco� .
Per la prima volta nella nota annunciata dal partito guidato da Luigi Longo
si dichiara un �grave dissenso� relativa all�Urss e al Pcus.
I comunisti sono travagliati anche dall�atteggiamento da assumere nei confronti
del movimento studentesco: inizialmente il segretario Longo apparir� disponibile
al dialogo con i giovani, ma poi prevarr� la linea di Giorgio Amendola per
il quale si tratta di �un rigurgito di infantilismo estremista e di posizioni
anarchiche� .
Dal 24 al 28 ottobre il Psu si riunisce a congresso e decide di riprendere
la collaborazione al governo del Paese con la Dc e il Pri. Il Partito Socialista
Unificato � diviso in cinque correnti e sempre di pi� si acutizza la contrapposizione
tra la componente socialista e quella socialdemocratica.
La corrente maggioritaria � quella di Luigi Preti (ex Psdi) e Giacomo Mancini
(ex Psi) che coopta il vecchi Nenni che avrebbe, invece, preferito un congresso
all�insegna dell�unit� interna. La corrente di �Rinnovamento socialista� �
guidata dall�ex socialdemocratico Mario Tanassi e raccoglie la maggior parte
degli uomini provenienti dal Psdi. Francesco De Martino guida il gruppo �Riscossa�
e Antonio Giolitti la piccola componente denominata �Impegno socialista.�
Vi � infine la piccola pattuglia della vecchia sinistra interna guidata da
Riccardo Lombardi.
Il congresso venne vinto dagli autonomisti (36 % dei voti) e dai tanassiani
(15 %) che controllarono il partito eleggendo Mauro Ferri alla carica di segretario
generale del partito. De Martino con il 34 % dei voti fu il leader della componente
socialista; Giolitti e Lombardi si attestarono rispettivamente al 7,6 % e
al 5,5 % dei suffragi interni al partito.
Nasceva da questo congresso il seme delle nuove divisioni interne al Psu poich�
�i socialisti non potevano divenire relegati alla opposizione in un partito
in cui conservavano una maggioranza effettiva� .
La decisione pi� importante era stata per� quella di rientrare nel governo
per cui, in ottemperanza agli impegni presi a giugno, il 19 novembre il Presidente
del Consiglio on. Giovanni Leone presenta al Presidente della Repubblica le
dimissioni del governo da lui presieduto.
Il Presidente Saragat affida un incarico esplorativo al Presidente della Camera
dei Deputati, on. Sandro Pertini (Psi, eletto alla Presidenza dell�Assemblea
di Montecitorio il 5 giugno con i 314 voti di democristiani, socialisti unificati,
repubblicani e liberali e con le 215 schede bianche di comunisti e socialproletari).
Dopo la fase �esplorativa� di Pertini l�incarico di governo va al segretario
democristiano on. Mariano Rumor che il 13 dicembre forma il suo primo governo.
� un tradizionale gabinetto di centro-sinistra con i socialisti Francesco
De Martino e Pietro Nenni rispettivamente alla Vicepresidenza del Consiglio
e al Ministero degli Affari Esteri.
Il 1969 � caratterizzato dall�emergere di violenze e dei primi attentati:
il 12 dicembre una bomba esplode in Piazza Fontana a Milano causando la morte
di 13 persone e oltre 90 feriti: inizia la cosiddetta strategia della tensione.
Il 21 febbraio alla direzione della Dc, l�on. Aldo Moro aveva per la prima
volta parlato della necessit� di un confronto (definito con l�espressione
�strategia dell�attenzione�) nei confronti del Pci che aveva appena terminato
il proprio congresso.
A Roma si era tenuto ai primi di febbraio il XII congresso del Pci durante
il quale era stato eletto alla vicesegreteria del partito (carica vacante
dal 1964, quando l�allora vicesegretario Luigi Longo era divenuto segretario
a seguito della morte del leader Palmiro Togliatti) l�on. Enrico Berlinguer.
Il segretario continuer� ad essere ufficialmente Longo, ma svolger� sempre
meno la propria funzione a cui � impossibilitato a causa di un grave ictus
che lo aveva colpito nel corso dell�anno passato.
Nel frattempo in casa socialista si assisteva ad una formazione di una nuova
maggioranza: Mancini abbandonava Preti e i suoi ex socialdemocratici e conquistava
il partito in accordo con De Martino, Giolitti e l�ex sindacalista socialdemocratico
della Uil Viglianesi.
Gli ex Psdi, temendo di essere costretti a sottostare alla guida degli ex
socialisti e ad una linea politica pi� di sinistra, erano i protagonisti dell�ennesima
scissione della storia del socialismo italiano: Preti, Ferri e Tanassi davano
vita al Psu (Partito Socialista Unitario) che manteneva 30 deputati e 12 senatori
di quelli eletti con i socialisti alle elezioni del 1968 (2 luglio).
I socialisti riassumevano la vecchia sigla di Psi e De Martino assumeva la
segreteria con Mancini suo vice. Anche Nenni rimaneva nel Psi.
La conseguenza immediata nel campo politico nazionale della scissione socialista
fu il ritiro dei ministri socialdemocratici (Tanassi, Preti e Lupis) dal governo
e la crisi del gabinetto Rumor. Rumor form� immediatamente un nuovo esecutivo
monocolore formato da soli democristiani.
All�inizio del 1970 anche questo secondo governo presieduto da Mariano Rumor
entra in crisi e il 29 marzo 1970 l�esponente democristiano veneto forma il
suo terzo governo consecutivo. � un ritorno al centro-sinistra con ministri
socialisti, socialdemocratici e repubblicani (oltre, ovviamente, a esponenti
della Democrazia Cristiana).
Il 7 e l�8 giugno si tengono le prime consultazioni popolari per l�elezione
dei consigli regionali. Non si segnalano discrepanze significative rispetto
alle elezioni del 1968, salvo un tendenza al recupero elettorale del Psi che
riconquista parte dei voti che erano andati al Psiup. Questo dato viene confermato
anche in successivi test elettorali parziali e locali.
Il 6 agosto l�on. Emilio Colombo (Dc) riceve l�incarico di formare il nuovo
governo a seguito delle dimissioni del III governo Rumor (6 luglio).
Il Ministro del Tesoro uscente forma un esecutivo di centro-sinistra composto
da Dc, Psi, Psu (i socialdemocratici, N. d. A.) e Pri e si appresta a ad affrontare
la difficile congiuntura economica che si sta profilando all�orizzonte.
FINE
di Luca Molinari