ANNO 1940
(anno 1940 - Quarta parte)
1� Giugno. Siamo quasi alla fine, a Hitler con le porte aperte, gli resta solo la presa di Parigi. Sono passati solo 20 giorni dal 10 Maggio e l'Europa all'alba di questo giorno � a un passo dal cambiare la sua carta geografica.
Ma ora, accantoniamo la vittoriosa marcia di Hitler su Parigi e ritorniamo in Italia; torniamo a Mussolini che fino al 10 Maggio era rimasto a guardare, mantenendo la sua "non belligeranza"; perfino in aprile, quando come abbiamo gi� letto, con un altro blitz (dopo l'Austria, la Cecoslovacchia, la Polonia) Hitler aveva conquistato la Norvegia e la Danimarca senza nemmeno informarlo se non a cose fatte.
L'offensiva che ora si � scatenata (anche questa senza informarlo) sul fronte occidentale non fa rimanere indifferente Mussolini che rompe gli indugi; anzi vi � costretto. Del resto l'Italia circondata da tre lati dalle armate tedesche che cosa poteva altro fare? In Europa era sola!
La Francia non esisteva pi�, la Russia era alleata di Hitler, e l'Inghilterra si era barricata in casa.
Oltre questa visione oggettiva, Mussolini dalla sua parte ha ora repentinamente quasi tutti gli italiani. Tutti i Paesi stanno aspettando la mossa di Mussolini. Inglesi (ma comodi a casa!), Francesi (quattro gatti rifugiati a Londra) e Americani (ma lontanissimi, non pronti a entrare in guerra, opinone pubblica contro un intervento) cercano di dissuadere il Duce ad intervenire a sostegno dei tedeschi: ma lui, ancora si dibatte -pur impreparato (e questo dovrebbe bastare, ma non � sufficiente)- nel dubbio, e sono questi gli attimi che vanno a decidere il destino di tutta l'Europa. Forse bastava accettare le proposte di Churchill, cio� mantenere la neutralit� che aveva gi� anticipato nel '39 e la futura catastrofe poteva essere evitata? Forse...
Lo abbiamo gi� letto nel '39, quando riflettendo a quali conclusioni Mussolini giunse; ed era proprio la critica situazione di questi giorni, che devono essere stati per lui penosi. Allora aveva detto che se la Francia capitolava davanti alla potente macchina da guerra preparata da Hitler, lui sarebbe rimasto solo. Non escludeva infatti che l'Inghilterra per non farsi annientare l'esercito, abbandonasse la Francia al suo destino per arroccarsi nella sua isola. Inoltre non poteva certo contare sugli americani che non erano pronti, e nemmeno -in questo periodo- volevano entrare in guerra. Ora guardando i fatti, in effetti sono tutti eventi che si sono verificati nella realt� in queste poche settimane, anzi in pochi giorni.
In conclusione Mussolini teme che schierandosi contro Hitler, l'esercito tedesco, conclusa la campagna vittoriosa sul suolo francese avrebbe attaccato l'Italia non solo da nord, cio� da Passo Brennero, da Passo Resia e da Tarvisio, ma era ovvio, ora anche da ovest, cio� dalla Francia. Da Hitler questo c'era da aspettarselo. Che Mussolini non avesse idee chiare sul da farsi e con chi associarsi lo si era gi� visto il 30 Nov del '39, quando mand� aiuti alla Finlandia assalita dai Russi, che erano fino a quel momento alleati dei tedeschi, sconcertando lo stesso Hitler, che in quella circostanza (lo leggiamo nelle sue lettere) cominci� molto a dubitare delle capacit� politiche e strategiche del suo "maestro".
Ma dopo il blitz alla Francia e la batosta data agli inglesi, Mussolini (e in Italia non solo lui) non ha pi� dubbi: Hitler ha spazzato via in 20 giorni quello che era considerato il pi� potente esercito del mondo, e ha ricacciato oltre La Manica quelli che dovevano aiutarla: gli inglesi. Hitler era ormai alle porte di Parigi, vista l' imminente capitolazione della Francia, quindi non si poteva pi� restare a guardare.
Mussolini inoltre moralmente non � solo, adesso gli italiani si sono trasformati tutti in interventisti. La sensazione che si � diffusa in Italia, anche nei pi� scettici, � che la Germania � ormai invincibile. Qualcuno accende un cero alla madonna (anche negli ambienti cattolici) nel ricordare che "l'Italia per fortuna � alleata di Hitler, altrimenti chiss� come finiva anche per noi". Gli industriali che in questi 284 giorni di non belligeranza si erano mantenuti tiepidi (stavano facendo del resto ottimi affari con le esportazioni e la borsa) dissero che era un errore perdere l'occasione di vincere la guerra accanto all'alleato tedesco. Bisognava subito "correre in aiuto ai vincitori" prima che diventasse troppo tardi.
Perfino il Re che fino a marzo era antitedesco e stava perfino tramando un congiura per destituire Mussolini (pur essendo perplesso - ma questo lo dir� dopo!) alla domanda di molti militari che si consultavano con lui, aveva una sola frase che girava negli ambienti come un ordine scritto "gli assenti hanno sempre torto". L'antipatia per i tedeschi (dopo Parigi) cess� all'improvviso quando concesse a GORING, reduce delle sue imprese in Francia, il Collare dell'Annunziata; che significa diventare cugini del Re (Un bel parente! E un bel gesto!)
Mussolini per� � sempre frenato da alcuni generali per quella carenza di mezzi che ha l'Italia, per la sua impreparazione, e per i soldi che mancano. (E' dal "dissanguato" '36 che tutti piangevano per i tagli fatti nell'ammodernamento delle tre armi). Ma Mussolini teme di arrivare tardi, ha fretta, non vuole perdere l'occasione, e non solo lui; molti credono che sia un intervento senza rischi, una "guerra lampo". Mussolini � perfino cinico "La guerra sar� breve e io ho solo bisogno di un certo numero di morti per sedere al tavolo della pace accanto a Hitler". Ha Badoglio, ancora pieno di dubbi, perch� lui � un francofilo (qualcuno prevede perfino le sue dimissioni) e nel sentir parlare di guerra a fianco dei tedeschi diventa un riccio; Mussolini lo tranquillizza "non chiamiamola guerra, chiamiamola una passeggiata" e lo convince (ma mica tanto come vedremo).
1-2 Giugno - Alla mezzanotte, l'evacuazione inglese � completa. 338.000 uomini sono portati in salvo. Evacuati altri 95.000 alleati. Si fece un ultimo sforzo per salvare altri 26.000 francesi, ma poi furono abbandonati con amari risentimenti della Francia.
Ma se dal 24 maggio Hitler non avesse fermato le corazzate e gli aerei la salvezza sarebbe stata impossibile anche agli inglesi.
Weigand aveva raccolto 49 divisioni per coprire il nuovo fronte, lasciandone 17 (seduti) sulla Maginot. Mentre 10 divisioni corazzate e 130 divisioni di fanteria tedesche era quasi ancora intatte.
4 Giugno - Alle ore 3,40 lascia Dunkerque l�ultima nave inglese di soccorso. All�alba i tedeschi arrivano sul litorale. Complessivamente nel grandioso e disperato salvataggio sono andate perdute circa 200 imbarcazioni tra grandi, medie e piccole, 177 aerei, il 40% dei quali bombardieri. Gli inglesi hanno abbandonato sul suolo francese 2000 cannoni, 60.000 automezzi, 76.000 tonnellate di munizioni, 600.000 tonnellate di carburante e di rifornimenti. L�Inghilterra � rimasta praticamente disarmata: terminata l�evacuazione di Dunkerque in Inghilterra sono disponibili soltanto 500 pezzi di artiglieria, compresi quelli prelevati dai musei. Quasi disarmata, con la flotta lontana nel nord. Se le truppe tedesche fossero sbarcate in questo periodo l'Inghilterra avrebbe potuto fare ben poco. Possedeva solo una divisione equipaggiata. Si arruolarono circa 250.000 uomini nel giro di una settimana, erano 300.000 a fine mese, a luglio 500.000 ma i fucili bastavano solo per 100.000 il resto randelli e picche.
Il fattore salvezza fu che Hitler e il suo comando non avevano fatto alcun preparativo, nessun piano; lasci� passare tutto il mese di giugno senza far nulla, forse sperando in una pace con gli inglesi. Ma anche dopo, quando fu disilluso dalle sprezzanti risposte di Churchill, i preparativi furono esitanti. Eppure la sorte della Gran Bretagna in quelle condizioni era segnata.
Churchill nelle sue "memorie" dirà "se Hitler avesse impiegato la sua divisione paracadutisti come poi fece a Creta, noi eravamo spacciati!".
Tuttavia un abbozzo di un piano per l'invasione dai tedeschi fu fatto il 21 luglio, e doveva essere preceduta da un formidabile attacco della Luftwaffe (che leggeremo pi� avanti).
Mussolini ha risposto all�ultimo messaggio di Roosevelt del 31 maggio dichiarando di non poter accogliere l�invito del presidente americano a non entrare nel conflitto.
Visti i travolgenti successi, si "sveglia"..... (o meglio gli italiani lo "svegliano"). E' impaziente di intervenire. La sera del 29 ha gi� costituito il Comando Supremo, al cui vertice c�� lui Mussolini e sollecita Hitler ad accettare la sua entrata in guerra.
Hitler gli risponde di spostare di qualche giorno la data dell�intervento italiano gi� fissato dal Duce per il 5 giugno. Mussolini aderisce alla sua richiesta.
Ma Mussolini vorrebbe già dare l'annuncio al mondo intero dell'entrata in guerra contro la Francia e l'Inghilterra. Hitler personalmente lo frena, gli consiglia il 10. Sa che la guerra lui l'ha quasi vinta, � quasi alle porte di Parigi e non vuole proprio spartire territori con chi arriva a cose fatte. Come vedremo non gli perdoner� gli indugi, infatti, all'armistizio, non lo inviter� neppure nelle trattative di pace con la Francia.
Dal 1 al 5 giugno, si riapre l'offensiva tedesca; il 6-7-8 Giugno le armate tedesche irrompono nella strada per Rouen, il 9 Giugno sono sulla Senna, mentre l'armata di Kleinst il 10 Giugno allarga sulla Marna poi a passo di corsa verso la frontiera svizzera tagliando fuori tutte le forze francesi sulla linea Maginot.
Il XV corpo corazzato tedesco del gen. Hermann Hoth ha sfondato sulla Somme inferiore tra la costa e Amiens, dove � schierata la 10a armata francese. Ha resisistito bene invece tra Amiens e P�ronne, agli attacchi del XIV e del XVI corpo corazzalo di von Kleist, la 7a armata francese. Pi� a est la fanteria della 9a armata tedesca � riuscita a fare breccia nello schieramento della 6a armata francese, ma � stata respinta davanti allo Chemin-des-Dames: i francesi comunque sono stati costretti a ritirarsi sulla riva meridionale dell�Aisne. Il Panzergruppe di Guderian (formato da due corpi corazzati, il XXXIX e il XLI) ha puntato verso sud-est in direzione di Ch�lons e Langres, cio� verso la frontiera svizzera, per giungere alle spalle della linea Maginot e delle armate francesi schierate a est (precisamente la 3a, la 5a e l�8a).
I tedeschi hanno occupato Rouen, Dieppe, Compi�gne, raggiunto la Senna e la Marna: la battaglia della Somme si � trasformata per i francesi in una rotta. L�ala occidentale della 10a armata francese, � rimasta completamente isolata, ripiega su St.-Val�ry per tentare una ritirata via mare.
Le truppe tedesche superano la Marna. L'esercito francese � praticamente gi� in rotta.
Delle 30 divisioni ancora esistenti sulla carta, 11 non possiedono pi� del 50% degli effettivi, 13 sono ridotte al 25%, le altre non sono che �resti� di divisioni.
SIAMO AL 10 GIUGNO
IN ITALIA MUSSOLINI FA IL...... GRANDE ANNUNCIOLa pagina storica italiana dell'anno - 10 Giugno 1940
10 Giugno Mussolini da Palazzo Venezia toglie gli indugi; annuncia al popolo italiano che l'Italia ha dichiarato guerra alla Francia e alla Gran Bretagna, schierandosi a fianco di Hitler che per� il tedesco � quasi infastidito dalla notizia, perch� ha gi� annientato l'esercito francese ed � quasi alle porte di Parigi.
Il 10 Giugno, tutti gli italiani, dopo aver letto sulle pagine dei giornali, i grandi titoli delle strabilianti vittorie di Hitler, � in attesa di una sola cosa, del grande annuncio. Sono tutti impazienti di saltare sul treno in corsa, prima che si allontani. Pochissimi sono quelli contrari. E non perch�, per merito di Mussolini o di Starace, gli italiani sono diventati tutti guerrieri, ma perch� c'� la convinzione, la certezza assoluta della vittoria tedesca. Tutti i giornali sono pieni di panegirici per Hitler. Di ammirazione per le "formidabili armate che marciano vittoriose in Francia".
"La fulminea campagna tedesca all'inizio diffuse il terrore (fin dall'attacco alla Polonia c'era in Italia una congiura antitedesca: con i Savoia, Ciano, Grandi, Bottai, Balbo, Federzoni ecc), poi questo terrore cominci� a mutarsi in stupefatta ammirazione. Ciano che stava lavorando a questa corrente che doveva travolgere Mussolini, addirittura è lui prendere il suo posto come nuovo capo del governo con tanto di decreto del Re, vide il deserto farsi intorno a lui e, uno dopo l'altro, gli antitedeschi, gli antinazisti di ieri diventare attivi fautori dell'intervento" (Ib. Alberto Consiglio) .
E cosa strana (ma non molto, viste le sue mire) si schiera anche Ciano in questo inizio della guerra, e sar� ancora lui a sostenere e a volere (lui l'ideatore) l'attacco all'Albania e alla Grecia.
Si assiste a un rovesciamento della pubblica opinione in poche settimane; dalla non belligeranza, da un dissenso alla guerra, si passa alla psicosi interventista, alla sindrome del guerriero, all'ossessionante timore di arrivare tardi. Molti da mesi rimproveravano a Mussolini "che stava "guardando" troppo da dietro la finestra, mentre Hitler con le sue folgoranti vittorie gli mancava solo pi� di scavalcare i Pirenei e le Alpi (due imprese molto pi� facili delle precedenti) e poi avrebbe brillantemente chiuso da solo tutta la partita".
"Ma perch� mai allora ci siamo alleati a Hitler? chi aspira spara, e chi non spara, spira" Scriveva una penna molto seguita: Appelius. Ma anche qualche cappellano diceva le stesse cose.
L'immaginario degli italiani in questa vigilia era alimentato dalle notizie che apprendevano dai giornali di tutto il mondo (e queste erano purtroppo vere!); foto e testi impressionanti di un Paese che fino allora era considerato con il suo pi� potente esercito del mondo, invincibile, che stava invece franando in tre settimane davanti alle armate di Hitler. Questo Paese non era uno qualsiasi, Andorra o San Marino, ma era la Francia! L'invasione della Francia! Erano secoli che questo non accadeva. E cos� in fretta nemmeno al tempo dei Romani quando i Galli avevano come arma solo i bastoni!
Come se non bastasse, un'armata di 400.000 mila uomini che gli era andata in soccorso si era data a una fuga precipitosa, e questa armata in fuga era quella dell'Impero britannico non quello di uno staterello qualsiasi, che aveva 600 milioni di sudditi sparsi nei cinque continenti. Anche questo era dal tempo di Cesare che non accadeva, e ci si aspettava, davanti all'evidenza dei fatti e da un momento all'altro una umiliante capitolazione degli inglesi. Mussolini ne era quasi certo "Ve lo dimostrer� con un rigore strettamente logico".
La rivista Bertoldo andava anche oltre l'ottimismo, vaneggiava: "Londra non sar� piena di tedeschi, ma fra poco sar� piena di italiani".
Fra questo e altro, la fantasia popolare degli italiani fu di tale portata che alle ore 18 del 10 giugno tutta l'Italia pendeva dalle labbra di Mussolini affacciato al suo balcone o ad ascoltare le radio sparse in tutte le piazze della penisola. E se pazzo e irresponsabile era lui, lo erano in quel momento tutti, era una esaltazione collettiva. Se Mussolini non avesse pronunciato la parola "guerra", gli italiani non gli avrebbero certo perdonato di aver trascurato questa occasione, con Hitler, l'alleato che ormai gli mancavano solo poche ore per entrare a Parigi.
Non � proprio da escludere che gli "acciaisti" lo avrebbero destituito e preso il suo posto.
Il "sovversivismo" fatta eccezione di poche manifestazioni isolate non d� quasi segni di vita; mentre la fronda fascista filo-tedesca si fa sempre pi� spavalda e perfino sprezzante verso l'altra fronda fascista piuttosto moderata (e realista).
Non un giornale, neppure clandestino parla di non intervenire. L'antifascismo � sporadico, n� da segni di ripresa. Gli operai tutti (compresi le residue frange comuniste socialiste - abbiamo visto gi� in Francia cos'e' successo) anche se non proprio favorevoli alla guerra risentivano dell'atmosfera (Hitler non si era alleato con i Russi? E allora???!!!) , anzi si illudevano di trarne benefici, di non doverla neppure combattere (gli operai) perch� erano convinti che loro sarebbero rimasti a casa, perch� addetti alla produzione. Inoltre tutti dicevano "al massimo quattro settimane e finisce tutto, e di sicuro non richiamano noi. Quelli che ci sono sotto le armi bastano e avanzano".
Infatti Mussolini, non attu� nemmeno una mobilitazione civile, com'era invece avvenuto in Italia nella Grande Guerra nel 1915. Solo qualche provvedimento nella distribuzione di alimentari.
Ne' si lev� nessuna voce di dissenso dalla parte degli intellettuali (quelli che detestavano il fascismo e quelli che lo lodavano esaltandolo, anche perch� lo usavano per vivacchiarci), avevano solo vaghe preoccupazioni, ma come scrive De Felice questi timori e preoccupazioni "erano solo di facciata, anche se i campanelli d'allarme, dopo la Polonia, il razzismo e il patto d'acciaio, c'erano e non lasciavano molti margini ai dubbi circa i pericoli che si stavano addensando sull'Italia".
PREZZOLINI che criticava il loro ambiguo disimpegno, affermava che "hanno il male intellettualistico", che li porta a discutere su tutto ma non assumersi mai rischi e responsabilit� e, in definitiva a non agire". Non di meno BERTO che di certo non era un "mistico" del fascismo " se non si volevano il fascismo e la guerra, bisognava pensarci prima. Ora ne siamo tutti pi� o meno responsabili, e starsene inerti a guardare gli avvenimenti � la cosa piu' vile che si possa fare".
Montanelli molti anni dopo invece scriver�: "I pi� fecero come chi scrive, cio� nulla. Ci lasciammo portare dagli avvenimenti quasi dissolvendoci in essi, e senza contribuirvi n� in un senso n� nell'altro. Quelli di noi che vennero richiamati alle armi, cio� quasi tutti, non furono soldati traditori, ma nemmeno buoni soldati". "L'Italia dell'Asse, 1a ediz. Rizzoli, 1981, pag 446)
Quelli sopra rispecchiano il tenore dei moderati, ma gli altri, i bellicisti, usavano toni molto pi� duri. I pacifisti, i neutralisti, gli inerti, erano senza mezzi termini bollati "grandi idioti", dei "coglioni", dei "vili".
In conclusione, prima che Mussolini parli al balcone, l'italiano � gi� risucchiato a tal punto che cavalca tutte le irrazionalit�. Di fatti, ne ignora molti e di come stanno le cose pure, crede veramente che abbiamo un potente esercito. Crede che sono finiti i sacrifici dell'attesa durata 284 giorni, che non erano stati n� di pace n� di guerra, ma solo giorni di impaziente ansia. In questa ora decisiva l'italiano era cosciente, sicuro e certo che non era l'ora del fatalismo, n� della diplomazia, ma quella dei fatti. Era insomma l'ora tanto attesa e che "bisognava muoversi!"
Quindi nel ricercare le motivazioni al consenso quasi unanime di questa oscillazione psicologica (e fra poco - a fine anno- ne vedremo subito delle altre in negativo) c'era il desiderio di una rivalutazione sociale di una intera nazione. Basta leggere i giornali dell'epoca, ogni settore, ma proprio tutti indistintamente, erano favorevoli all'intervento. I pochi o i tanti (se c'erano) contrari non scrivevano di certo sui giornali -salvo quelli clandestini che nessuno leggeva e che quindi non potevano influenzare un bel niente, mentre chi li possedeva i giornali -o era dentro la numerosa schiera di pennivendoli- non solo incitava ma disprezzava chi solo osava pensare il contrario (e bisognava avere fegato per scriverlo!).
Montanelli era gi� al Corriere, e stranamente proprio il Corriere sottotitolava: "L'Italia contribuir� con tutte le sue forze"!
C'erano comunque anche voci di un dubbio inquietante, riflessioni realistiche, e non certo campate in aria: "sia che vinciamo o che perdiamo, l'Italia diventer� una colonia tedesca, una propaggine mediterranea della Germania". Questo se sfuggiva a qualche italiano poco attento era ben chiaro invece proprio nei progetti di Hitler.
Ma a rompere le uova nel paniere di Hitler fu proprio questo appoggio dell'Italia non desiderato, fonte di tanti suoi guai. Era gi� un presentimento ma non avrebbe mai immaginato l'italiano tipo, che sarebbe stato proprio Mussolini con la sua "guerra parallela" che fra poco andr� a iniziare, a fare la frittata con i suoi errori e tanta improvvisazione.
Del resto il bluff di Mussolini, il millantare forze che non ha, è stato scoperto da Hitler, che non vuole da lui né aiuti né appoggi; Mussolini invece crede che una "passeggiata" in Francia e poi in Albania e Grecia possa riequilibrare il suo prestigio.
In Grecia, come vedremo pi� avanti Hitler lo lascer� cuocere nel suo brodo un intero inverno, ripescandolo solo quando cominci� ad allarmarsi per i suoi personali futuri progetti a est. Ma alla fine gli avrebbe mandato un conto salato (Versailles 1918 insegnava) lo avrebbe un'altra volta esautorato, messo in un angolo (come far� fra qualche giorno in Francia, poi lo far� in Grecia e infine in Africa) solo lui avrebbe dominato dagli Urali all'Atlantico, dal Polo Nord all'Equatore, gli altri a "lucidargli gli stivali". Wilson - secondo Hitler- non aveva fatto cos� a Versailles e a Compaigne?In America, raggiunto dalla notizia dell'intervento dell'Italia contro una Francia che stava capitolando, Roosevelt rilascia a Charlottesville, in Virginia, una dura e amara dichiarazione alla radio:
"In questo 10 giugno, la mano che teneva il pugnale l'ha affondato nella schiena del suo vicino"
(Questo discorso alla radio lo abbiamo in originale. Lo metteremo in seguito).Da considerare che i francesi avevano sguarnito tutta la frontiera alpina a ridosso dei confini italiani per inviare tutte le truppe disponibili sul fronte della Somme e dell'Aisne. Sulle Alpi avevano lasciato solo cinque divisioni, e come vedremo nonostante le 32 italiane che le aggredirono riuscirono a contenere gli attacchi italiani.
(così avevano fatto nella prima guerra mondiale, ma con successo)
Mussolini geloso dei successi di Hitler, - che ammira e invidia- si era illuso di avere un alleato, di poterlo affiancare e con lui dividere la "torta" Europa. (Il "fattore" Russia non lo ha minimamente mai preso in considerazione, anche se � stato lui stesso a suggerirlo a Hitler in gennaio - "di rivolgere le sue armate a est"). Era semmai deluso e quasi con vendetta cominci� a imitarlo, forse voleva anche giocarlo. Ma l'alleato era invece troppo sicuro di s� (e delle sue armate) e sapeva di poterlo semmai giocare lui. Sbagliarono tutti e due, non avendo una minima intesa tra loro, n� collaborando.
DOBBIAMO RITONARE ANCORA AL 10 GIUGNO