I GRANDI
DISASTRI IN ITALIA
Sezione
a cura di Michele Squillaci e Francomputer
( e altri gratuiti contributi di scrittori e giornalisti
)
ANNO 1923
Eruzione dell'Etna
e crollo della diga del Gleno
Vedi storia della costruzione e analisi tecnica sul crollo della diga
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1 - Premessa
In Italia, dopo la Marcia su Roma del 1922, il governo fascista, con a capo Benito Mussolini, iniziò ad operare procedendo alle prime fasi di assestamento politico, economico e sociale del paese. Vicende e contrasti del 1922 e degli anni precedenti caratterizzarono i periodi immediatamente successivi densi di avvenimenti sia sulle questioni interne, incluse quelle di politica coloniale, sia con riguardo a quelle di rilievo internazionale gestite direttamente dal Governo e dalle strutture diplomatiche.
La stampa ebbe….il suo bel da fare nell’informare l’opinione pubblica sui risultati della conferenza di Losanna del 24 luglio 1923 che mantenne all’Italia la sovranità delle isole dell’Egeo, sulle trattative in corso con Francia ed Inghilterra per ottenere la cessione di fasce territoriali in Libia ed in Somalia nonché sugli incidenti intercorsi in Albania che, a seguito dell’eccidio di Gianina, comportarono il bombardamento e l’occupazione provvisoria dell’isola di Corfù.Oltre agli episodi di cronaca ed ai fatti di politica interna ed internazionale i giornalisti si occuparono, purtroppo, anche di alcuni eventi naturali che interessarono diverse regioni del Nord e del Sud Italia.
Nel Sud, in Sicilia, nel giugno l’Etna entrò in fase eruttiva arrecando notevoli danni in provincia di Catania nella zona tra Linguaglossa e Fiumefreddo.
Nel Nord, a dicembre, si verificò nella valle del Gleno, sulle Alpi Orobie, un nuovo gravissimo disastro che colpì duramente alcune zone del bergamasco e della Val Camonica.2 - I Luoghi
Il Monte Gleno è una delle principali vette delle Alpi Orobie.
Con un’altezza di 2883 metri la montagna dispone di nevai e di flussi d’acqua tali da giustificare, a suo tempo, la progettazione e la successiva costruzione di una diga nella valle a monte di Bueggio e Vilminore di Scalve per l’utilizzo a fini industriali delle acque del Dezzo e di altri corsi d’acqua.
Dalla montagna, scendendo verso il fondo valle sorgevano e sorgono tutt’ora vari centri abitati fino a giungere con forte dislivello attraverso la "Via Mala", l’abitato di Darfo in Val Camonica e quindi Lovere sul Lago d’Iseo.
Ancora oggi, nel parco naturale delle Orobie, è possibile osservare i ruderi della diga che, con il suo cedimento nel dicembre 1923, provocò devastazioni, lutti e vasta eco sulla stampa nazionale e locale.
3 - La Diga
Progettata e finanziata da imprenditori privati, dopo aver ottenuto le necessarie autorizzazioni, i lavori della diga furono avviati nel 1921 per trovare sostanziale completamento nel primo semestre del 1923. Situata ad alta quota l’opera, costruita inizialmente con il sistema a gravità ed ampliata successivamente con il sistema ad archi multipli, consentì di ottenere un grande invaso artificiale. Utilizzando le acque del torrente Povo ed altri corsi d’acqua, provenienti dai nevai del Monte Gleno, si formò così un bacino artificiale lungo circa 4 chilometri e largo 2. Dal lago, con una capacità di circa 6 milioni di metri cubi d'acqua fu articolato un sistema di condotte forzate destinato ad approvvigionare con salti successivi le centrali elettriche poste più a valle fino ad alimentare alcuni impianti posti nei pressi di Darfo. L’energia prodotta dall’insieme delle centrali fu utilizzata ad uso civile ed industriale anche localmente.
4 - Il Disastro
L’evento che si verificò all’epoca dei fatti è oggi paragonabile solo al disastro del Vajont che distrusse Longarone nel 1963.
Il 1 dicembre 1923, alcune delle arcate della diga del Gleno cedettero provocando l’immediata fuoriuscita dell’acqua del bacino che in pochi minuti si riversò sulla vallata sottostante. Un’enorme massa d’acqua accelerata nel suo corso dal dislivello esistente ed appesantita dai massi franati dalla montagna, colpì gli abitati e gli stabilimenti industriali dislocati lungo il corso del fiume Dezzo raggiungendo in poco meno di un’ora il Lago d’Iseo.
Le condotte forzate sotto la pressione dell’acqua esplosero, centrali elettriche e fabbriche furono travolte dalla furia delle acque che allagarono anche alcuni impianti industriali situati nei presi di Darfo. Risultarono danneggiate la “Via Mala”, in gran parte franata, e la strada nazionale della Val Camonica. Crollati anche i ponti, molte frazioni rimasero completamente isolate. Le acque incanalate lungo lo stretto corso del Dezzo, trascinando grandi quantità di detriti, raggiunsero Angolo, Darfo, ed alcune località circostanti. Riversandosi nell’Oglio inondarono la zona di Lovere interrompendo, in alcuni tratti, anche la linea ferroviaria Brescia-Edolo.Data l’ora in cui si verificò il cedimento della diga ed in assenza di qualsivoglia preavviso, gli abitanti di Bueggio, Vilminore, Dezzo, Colere, Azzona, e, poco sotto lo sbocco della Val d'Angolo, quelli di Darfo e della frazione di Corna di Darfo non ebbero tempo il tempo di fuggire e rimasero in parte travolti dalla terribile ondata di piena e che causò la rovina di edifici pubblici, case ed opifici. Dal disastro complessivo si salvò fortunosamente l’abitato di Angolo ma nelle altre frazioni al bilancio dei danni già gravissimo si aggiunse quello della perdita di vite umane: più di 500 le vittime. Alcuni corpi, trascinati dalla corrente, furono successivamente ritrovati nel Lago d’Iseo e nella zona circostante.
Non appena giunte le prime notizie, alcune compagnie del battaglione Tirano del 5° reggimento alpini raggiunsero, da Breno e da Edolo, le località disastrate organizzando di propria iniziativa i primi soccorsi nella zona di Darfo.
Dato l’allarme giunsero in aiuto, in base agli ordini emanati dal Comando del Corpo di Armata di Milano, truppe provenienti da Brescia, da Milano, da Bergamo e da Pavia. Tra questi, reparti del 77° e del 78° fanteria, del 7° reggimento bersaglieri, contingenti di zappatori ed alcune autocolonne di rifornimenti. Organizzati i soccorsi alle truppe si unirono, allertati dalle strutture del Partito Nazionale Fascista, uomini della neo-costituita Milizia Volontaria della Sicurezza Nazionale e dei fasci locali. Nuclei di Carabinieri fecero il necessario per il mantenimento dell’ordine pubblico impegnandosi anche in azioni di vigilanza e di soccorso.
Raggruppamenti della Croce Rossa e di altre istituzioni provvidero poi alla distribuzione di viveri ed indumenti, curarono i feriti, raccolsero e ricomposero le salme, organizzarono camere ardenti e collaborarono con le autorità per giungere al riconoscimento dei cadaveri cercando e registrando la testimonianza dei sopravissuti. Gli interventi posti in essere dal personale civile e militare consentirono di riattare provvisoriamente le strade sgombrandole da fango e detriti, gettare ponti e passerelle, demolire e tamponare le case pericolanti, ristabilire le comunicazioni interrotte nonché di raggiungere e rifornire i paesi rimasti isolati.Ricevuta la notizia ed i particolari sul disastro, Vittorio Emanuele III partì immediatamente con un treno speciale per Brescia al fine di portare alle popolazioni sinistrate il conforto della propria presenza e del proprio interessamento. Proseguendo nel viaggio raggiunse varie località tra cui Darfo, Corna di Darfo e Dezzo. Alla visita del Re fecero seguito quella di alcuni gerarchi e quella di Gabriele D’Annunzio che indirizzò alle popolazioni colpite un proprio messaggio di cordoglio. Anche il Papa, Pio XI, giunto al soglio pontificio nel 1922, espresse il proprio dolore per l’accaduto inviando per il tramite dei Vescovi di Bergamo e di Brescia aiuti da devolvere ai più bisognosi e la propria benedizione apostolica. Non mancarono messaggi di solidarietà e sottoscrizioni pubbliche. Aiuti in denaro giunsero anche dall’estero.
Le truppe impiegate nelle operazioni di soccorso cominciarono a rientrare alle sedi di provenienza a partire dal 17 dicembre 1923 portando a compimento la loro azione nel gennaio 1924. A conclusione degli interventi il Ministro della Guerra Armando Diaz inviò un telegramma al Comando del Corpo d’Armata di Milano esprimendo la propria soddisfazione per l’opera compiuta: “Nel recente disastro dell'Alto Bergamasco le truppe di codesto corpo d'armata hanno con mirabile slancio ed ininterrotta abnegazione dimostrato ancora qual parte prenda l'esercito alle sventure nazionali. Voglia esprimere ad ufficiali e truppa che hanno prestato l'opera loro il mio più vivo elogio. Generale Diaz”.
Elogi, riconoscimenti ed attestati di benemerenza furono poi tributati ai comitati di soccorso ed ai reparti inviati sul luogo. In particolare alla bandiera del 5° reggimento alpini, con Regio decreto del 3 aprile 1926, fu concessa la medaglia di bronzo al Valore Civile.
La motivazione risultò la seguente:
“Accorrendo con meravigliosa prontezza da Breno e da Edolo sui luoghi devastati dalla disastrosa discesa delle acque del lago di Gleno nella valle di Angolo e più specialmente a Darfo, spiegando ardimentosa, proficua ed instancabile opera di soccorso a favore di quelle sventurate popolazioni durante 15 rigide giornate, la maggior parte del battaglione Tirano del 5° reggimento alpini rinnovava le prove di altruismo, di tenacia, di spirito di sacrificio e di coraggio date dalle truppe alpine in ogni occasione di pace e di guerra - Darfo (Brescia) dicembre 1923”.
Vari provvedimenti furono poi assunti dal Governo per la ricostruzione delle località danneggiate e per acclarare, attraverso una Commissione di inchiesta appositamente costituita, cause e responsabilità del disastro.
Michele Squillaci
Bibliografia:
E. Faldella - Storia delle Truppe Alpine 1872, 1972 – Ass. Naz. Alpini - Cavallotti Editori, Milano, 1972.
E Scala – Storia delle fanterie Italiane – Gli Alpini – S.M.E. Roma, 1955.
L’Italia del XX secolo, Rizzoli Editore, Milano 1977.
C, Scarpa – P. Sézanne – Le decorazioni al valore dei Regni di Sardegna e d’Italia – Uffici Storici Esercito- Marina – Aeronautica, Roma 1976.
Siti internet: Scalve.it
Cronache e documenti vari
Cartine ed itinerari del Touring Club Italiano – Provincia di Bergamo.
Medaglie: foto da originale d’epoca - collezione privata.Vedi storia della costruzione e analisi tecnica sul crollo della diga
http://www.tecnologos.it/ebook/book/63.pdf?id=63
TABELLA " I DISASTRI IN ITALIA"
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