I GRANDI DISASTRI IN ITALIA
Sezione a cura di Michele Squillaci e Francomputer
( e altri gratuiti contributi di scrittori e giornalisti )


Anno 1907
* Inondazioni in Alta Italia
* Terremoto in provincia di Reggio Calabria

di Michele Squillaci

1 – Premessa

Nel 1907 la crisi economica di portata mondiale impose al governo interventi straordinari in sostegno del sistema creditizio e bancario. La negativa situazione finanziaria si riflesse sui livelli occupazionali e sui salari comportando un intensificarsi delle agitazioni sindacali che risultarono piuttosto vivaci per quasi tutto l’anno. Scioperi e scontri con la forza pubblica si verificarono in alcuni importanti centri del Nord tra cui Milano, Bologna, Parma e Torino. Cattive notizie pervennero anche dalla Somalia dove, nel dicembre 1907 in uno scontro con armati abissini nei pressi di Lugh trovarono la morte due ufficiali e buona parte del distaccamento al loro comando.

Ad aggravare il malessere del paese contribuirono anche le notizie sui disastri naturali.
Nell’ottobre 1907 in Calabria, nelle stesse zone del versante tirrenico già colpite dal sisma del 1905, scosse di terremoto distrussero interi villaggi provocando centinaia di vittime. Nel susseguirsi quasi contemporaneo degli eventi, lo straripamento dei fiumi, dovuto alle negative condizioni atmosferiche, provocò inondazioni in alcune regioni d’Italia aggiungendo nuovi danni materiali a quelli già prodotti nel corso degli anni 1905 e 1906.

Alle fatalità imprevedibili legate alla manifestazione delle forze della natura quali eruzioni e terremoti, se ne aggiunsero quindi altre. Secondo alcuni la maggior frequenza di frane ed alluvioni che si verificò in gran parte d’Italia, malgrado la storica frequenza di eventi similari, fu generalmente dovuta alla crescita delle città e delle zone coltivate, al disboscamento selvaggio e quindi in buona sostanza alla mancanza di significativi interventi da parte delle autorità costituite per impedire atti destinati a provocare il dissesto idrogeologico del territorio.

2 – Alluvioni in Nord Italia

Nel 1907 le piogge autunnali aumentarono significativamente di intensità. I fiumi si ingrossarono lentamente fino a raggiungere i livelli di guardia. Il Po cominciò a scorrere minaccioso e gonfio in tutto l’arco lombardo ed emiliano ingenerando preoccupazione nei centri abitati dislocati nelle sue prossimità. Anche altri corsi d’acqua di maggiore o minore dimensione accrebbero la loro portata allagando alcune zone di campagna.

L’11 ottobre 1907, il Po il Ticino ed i loro affluenti, superati gli argini nel persistere delle piogge, strariparono in vari punti della Lombardia provocando estese inondazioni.

Le strutture civili raccolsero uomini e mezzi chiamando a supporto anche quelle militari. Reparti del 1° reggimento del genio affluirono nelle località a rischio sviluppando la loro opera iniziale nel settore di Gravellona e nella Valle del Ticino. Raggiunsero Borgo Ticino, Travacò Siccomario ed altre frazioni. Organizzate le azioni di soccorso, giunsero altri reparti del 4° reggimento genio, del 50° fanteria ed alcuni squadroni dei cavalleggeri Vittorio Emanuele. Contingenti del 1° reggimento alpini raggiunsero Parma mentre numerosi drappelli del 71° e del 72° fanteria si portarono nei pressi di Pavia. Richieste di aiuto prevennero da molte località e tra queste dalle comunità di S. Stefano al Corno, Caselle Landi, Corno Giovine, Corno Vecchio ed altre.
Tutti, militari e civili, in attesa dell’ondata di piena operarono nel rafforzamento degli argini provvedendo al recupero di uomini ed animali; anche barconi e pontoni furono utilizzati nello sviluppo delle azioni di salvataggio con l’intento di traghettare in zone più sicure interi nuclei familiari rimasti per lo più isolati nei casali di campagna.

Nella seconda metà del mese, la situazione generale si appesantì. Risultarono colpite anche le province di Padova, Verona, e Parma. In provincia di Padova, a Piove di Sacco inondato dal Bacchiglione, intervennero gli alpini del 2° reggimento ed alcune squadre del Genova Cavalleria. Sempre nel padovano, il 14° fanteria entrò invece in azione nella zona di Ponte S. Nicolò.
In provincia di Verona a Legnago, colpita dall’inondazione dell’Adige, furono inviati alcuni manipoli di Carabinieri. Straripato anche il fiume Parma altre colonne di soccorso raggiunsero Piacenza per partecipare a lavori di rafforzamento degli argini. Nei pressi di Mantova, a S. Benedetto Po, altre opere civili furono poste in essere per mantenere sotto controllo le agitate acque del Mincio.

Data la vastità delle zone soggette all’inondazione le autorità misero in campo nuove forze ed altri mezzi tra cui reparti della brigata Siena, dell’11° reggimento bersaglieri e del 79° fanteria. Le azioni di soccorso quindi proseguirono con lo sgombero di persone, animali, materiali, fango e detriti trasportati dalle acque.

Le iniziative sviluppate nel campo della protezione civile al nord e le strutture impiegate nella loro opera meritoria consentirono di ottenere buoni risultati. Fu però necessario mettere contemporaneamente in stato di allarme altre unità e programmarne il trasferimento da numerose regioni d’Italia in altre zone considerate, secondo il gergo, particolarmente “calde” e bisognose di assistenza. Il perdurare delle intemperie colpì infatti altre regioni, il Lazio e la zona a sud di Roma, fu allagata dal Tevere straripato. La Calabria inoltre, nelle stesse giornate in cui le inondazioni interessarono in nord Italia, fu devastata da un altro terremoto che sconvolse ancora una volta il suo territorio.

3 – Terremoto in Provincia di Reggio Calabria

Il 27 ottobre 1907 la provincia di Reggio Calabria fu nuovamente e significativamente sinistrata.

Risultarono colpiti numerosi abitati di cui alcuni già parzialmente danneggiati o semidistrutti dagli eventi degli anni precedenti. Alle molteplici esigenze di soccorso provvide immediatamente il Comando della Brigata Cremona, di sede a Reggio. Alle truppe del 21° e del 22° fanteria, già in precedenza impiegate in attività similari, si aggiunsero poi varie colonne fatte affluire da Catanzaro, da Messina, da Bari nonché altre inviate a rinforzo dal IX° e dal X° Corpo d'Armata. Organizzazioni civili, medici, infermieri, carabinieri e soldati operarono al fianco del “Comitato Governativo di Soccorso” istituito per l’occasione dal Presidente del Consiglio. Nell’ambito delle varie azioni poste in essere furono impiegati contingenti facenti capo alle brigate Brescia, Cremona, Pisa, Reggio, Ferrara, Parma, Salerno, Venezia, Friuli e Messina.

Gli uomini presenti, ormai in numero ragguardevole, raggiunsero le località, di Gerace Superiore, Gerace Marina, Motta S. Giovanni, Roghudí, Montebello, Ardore, Agnana, Platì, Pietrapennata, Ferruzzano, Radicena, Arghillà, S. Ilario sullo Jonio, Condojanni, Ciminà, Bagnara, Portigliola, Casalnovo d'Africo, Benestare, Brancaleone, Siderno, Sinopoli, Condofuri, Cosoleto, Fossato Calabro, S. Cristina d'Aspromonte, S. Luca, Polzi, Solano Superiore, Canolo, Bovalino, S. Eufemia, Staiti, S. Procopio, Scido, Antonimina, Zoparto ed altre.

La gente dei paesi sinistrati vide arrivare truppe e soccorsi, alcuni inebetiti dal dolore e dalle più recenti disgrazie mantennero in segno di sconforto e disperazione la testa tra le mani senza alzare lo sguardo. Uomini donne e bambini residenti nelle zone maggiormente sinistrate ed isolate furono evacuati e trasferiti in zone di raccolta più agevolmente raggiungibili dalle organizzazioni di soccorso. Gli orfani amorevolmente assistiti e rifocillati furono affidati alla cura di parenti, a quella di famiglie amiche oppure ad istituzioni religiose.

Le Squadre della protezione civile, ognuna operante nel proprio settore, furono impiegate in tutta quella serie di azioni, considerate ormai usuali, consolidate nella loro metodologia e da alcuni già tristemente conosciute. Provvidero quindi allo sgombero delle macerie, al recupero delle vittime e loro inumazione, al soccorso dei feriti, alla distribuzione di viveri, al puntellamento ed alla demolizione di edifici pericolanti nonché alla predisposizione di ricoveri di fortuna. Approvvigionamenti di vario genere giunsero poi tramite la rete ferroviaria, altri invece furono trasportati dal naviglio accorso nelle acque calabresi. Alle operazioni partecipò anche la potente corazzata Umberto I impegnata nel corso dell’anno anche in interventi di ordine pubblico a Cagliari ed a Palermo.

Come sempre, completata l’opera a loro assegnata, le unità con la fine del mese di dicembre cominciarono a rientrare alle loro sedi lasciando comunque sui luoghi terremotati ancora numeroso personale destinato a completare e proseguire nell’opera assistenziale.

4 – Elogi alle truppe

Nel novembre 1907 il Ministro della guerra, Viganò, espresse parole di apprezzamento per l’opera svolta dalle truppe sia in occasione delle inondazioni che del terremoto.

“Le relazioni pervenute al Ministero sull’opera prestata dalle truppe nei luoghi recentemente colpiti dal terremoto e dalle inondazioni mettono in evidenza lo slancio fraterno con il quale il soldato italiano prestò l’opera sua in aiuto dei fratelli percorsi dalla sventura, e lo spirito di abnegazione e di sacrificio col quale tutti indistintamente attesero , in tali dolorose circostanze, al compimento di quel sacro dovere.
Ancora una volta l’esercito destò l’ammirazione di tutti, ed ebbe ringraziamenti dalle sventurate popolazioni espressi con commovente calore di riconoscenza.
Il Governo è lieto di tributare encomio ai militari che, anche in queste dolorose circostanze, seppero così bene meritare della patria nostra”.
Il Ministro - Viganò

Al compiacimento del ministro si associarono i rappresentanti dei comuni e delle province sinistrate con lettere ed encomi solenni. Non mancò tra l’altro l’attribuzione di ricompense destinate al personale che si distinse per il coraggio dimostrato nel corso delle operazioni di soccorso.

In ogni caso gli avvenimenti del 1907 nel loro complesso portarono alle gente altri motivi di disagio. Alcuni si accostarono con rinnovata fede alla religione, altri sperarono in un futuro migliore…. il passato è passato, altri ancora alimentarono il flusso migratorio verso l’estero. Nel 1907 i lavoratori costretti ad emigrare furono 440.000.

Michele Squillaci

Bibliografia:

A. Gori - Il Popolo Italiano nella storia della Libertà e della grandezza della patria dal 1800 ai giorni d’oggi. Vallardi Editore 1928
Denis Mack Smith – Storia d’Italia 1861-1969
Somalia – Ministero della Guerra, Comando del Corpo di S.M., Ufficio storico – Roma. 1938
Le navi di linea italiane- Ufficio Storico della Marina – Roma 1966.
Italia del XX secolo Rizzoli , Milano 1977
Cronache, manifesti, e documenti vari.
Foto delle medaglie: da originali d’epoca – Collezione privata

 

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