Edgar Allan Poe
I Racconti
- Se si escludono Le avventure di Gordon Pym
(1838) e Il diario
di Julius Rodman, una sorta di western a puntate pubblicato (e non
terminato) nel 1840, i quali rappresentano un tentativo di Poe di adeguarsi
ai gusti del tempo (il primo e' essenzialmente un libro di viaggi, anche
se affiorano gia' i temi allucinati di molti racconti, il secondo si ricollega
alla produzione di Irving e Cooper), lo scrittore di Boston rimane assolutamente
fedele alle proprie teorie sulla brevita'. I racconti, per indicazione
dell'Autore stesso, si dividono in grotteschi e fantastici (o dell'arabesco"),
piu' un gruppetto che potremmo definire polizieschi.
Nei primi Poe riprende alcuni dei modelli dell'umorismo americano: le estreme
esagerazioni, il gioco di parole, la serieta' che maschera la burla, fino
al "pauroso esagerato nell'orribile", che sfocia nel nero tipicamente
inglese e tedesco (ma Poe amava dire che "il terrore non e' della
Germania, ma e' della mente"). Ripercorrere le tappe storiche di questo
genere letterario, da Il castello di Otranto (1764) di Walpole,
a Il monaco di Lewis, al
Frankenstein (1818) della Shelley, passando attraverso la
produzione di Hoffmann, per giungere fino ai precedenti americani, quali
Wieland (1798) di Brown e i Tales
of a traveller (1824) di Irving, puo' aiutarci
ad inquadrare i racconti di Poe; ma certamente il carattere gotico
della produzione europea e' del tutto ignorato dal narratore americano:
le sue storie sono di norma ambientate nel presente, o meglio, non sono
databili, e la paura nasce in genere dall'interno del personaggio, dalla
sua mente, dalle sue allucinazioni, piuttosto che da sollecitazioni esterne
(Il cuore rivelatore). E questa paura viene
analizzata talmente a fondo, nel suo insorgere e nelle conseguenze, che
altri sentimenti sono assolutamente secondari, tanto che si e' potuto parlare
di "figure", piu' che di personaggi, di figure "tanto poco
realistiche che non sembrano avere neppure una consistenza fisica".
Esse si muovono spesso in una sorta di "trance" da terrore,
che rappresenta in molti casi l'inizio della fine (Il
crollo della casa degli Usher), ma anche, non di rado, l'unica
forma di conoscenza a disposizione dell'uomo, che sconvolge e trasfigura
la realta' (Una discesa nel Maelstrom). Che la semplice razionalita'
non sia per Poe sufficiente alla comprensione, che la verita' sia spesso
raggiunta per altre vie, ci viene confermato dai racconti raziocinativi
(quelli incentrati sulla figura di Dupin, poliziotto dilettante nel senso
originale del termine), generalmente considerati gli antesignani della
letteratura poliziesca, in cui chi risolve l'enigma non e' chi si attiene
semplicemente ai fatti, bensi' il genio, che
lascia che la ragione sia sospinta dall'estro e dall'immaginazione.
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