TEMPI DI GUERRA - ANNO 1943

  Fame ?    Che buoni i gatti !

"MAGNAGATTI" non era (é) una leggenda metropolitana vicentina
Purtroppo nel 1943 era una cruda realtà.

QUANDO UNA REALTA' 
CON GLI ORRORI DI UNA SCIAGURATA GUERRA
NON FANNO PROPRIO RIDERE

Anno 1943
La fame era tanta, in giro non si trovava nulla da mangiare, 
quindi che male c'era - si chiesero in molti- mangiarsi qualche gatto a mo' di coniglio?
Il gatto rappresentava carne, che era una scarsezza in quel 1943 dopo tre anni di guerra.
Il Gatto era una fonte di grassi, una rarità anche questa
Inoltre il gatto "nettato" rappresentava anche pelliccia (materia prima per il vestiario)

Ma la questione a un certo punto era stata considerata preoccupante. Non si vedevano più gatti in giro, e i topi senza il loro atavico "killer" prosperavano, s'ingrassavano, erano diventati gli indisturbati padroni di case, magazzini, negozi. Un flagello.

Intervenne il Ministero dell'Interno. Non solo su Vicenza ma su tutta Italia.

Il 3 marzo 1943 emanò un Decreto prefettizio che imponeva il divieto di uccidere i gatti, indirizzato ai podestà e commissari prefettizi della provincia, alla Regia Questura, ed al comando gruppo dei Carabinieri reali..

Quello inviato a Vicenza, lo riproponiamo nella sua interezza:


"Il prefetto di Vicenza vista la nota del Ministero dell'Interno, Direzione Generale della Pubblica Sicuerzza, del 15 febbraio u.s. n. 15320/10089, con cui si segnala una crescente distruzione di gatti per la utilizzazione delle carni, dei grassi e delle pelli; ritenuto necessario e urgente eliminare il grave inconveniente prodotto dalla rarefazione dei gatti, a cui consegue un aumento dei topi, oltre che apportare gravi malattie, recano danno alle derrate alimentari, specie quelle depositate negli ammassi; visto l'art. 19 del T.U. della Legge Comunale e Provinciale approvato con il R.D. 3 marzo 1934 n. 383; decreta: E' vietata la uccisione dei gatti per la utilizzazione delle carni, dei grassi e delle pelli.
I contravventori incorreranno nelle penalità comminate dall'art. 650 del Codice Penale.
O podestà e Commissari Prefettizi della Provincia, gli agenti della Forza Pubblica, l'Arma dei CC. e gli agenti della Polizia Giudiziaria sono incaricati della esecuzione del presente decreto e di vigilarne l'osservanza.
 Il Prefetto Neonis Dinale"

(Il decreto è ricomparso sul Giornale di Vicenza del 2 sett. 2001).


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